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Slave

Post n°129 pubblicato il 08 Marzo 2009 da comando101

 

Si fa un gran parlare di slave, come sono, come dovrebbero essere, come… non sono.

Spesso sono loro stesse, le schiave, a dire ciò che vogliono, ciò che dichiarano di essere ma nasce

sempre più in me la convinzione che spesso molte di loro non abbiano le idee chiare.

E’ come se nel momento in cui decidano di dare concretezza ai loro desideri, alle loro pulsioni si

scontrino poi con le altre parti di se.

Quanto vi è della schiava in ognuna di loro? Quanto vi è della donna che desidera l’uomo in un

modo possessivo ed esclusivo al di fuori della sua natura di slave?

Quante accettano questo ruolo semplicemente perché, al di fuori di ogni bel parlare e sbandierare

desiderano semplicemente godere mentalmente e fisicamente ad essere sottomesse?


Credo che l’errore più grande sia generalizzare le cose o cercare di usare il raggruppare entro certi schemi. Facile a dire sono schiava, facile a dire sei la Mia schiava ma dietro questa parola quante

motivazioni, emozioni, desideri diversi si agitano in ogni donna. Ritengo che loro stesse in un certo

contesto si trovino a partire con un… piede e poi rendersi conto di aggiustare il tiro, di ritrovare in

se stesse una persona di cui non avevano coscienza di essere.


Tocchiamo un argomento un po’… difficile. L’Appartenere allo stesso Padrone.

Alcune lo accettano, convengono che in ogni caso Lui le faccia sentire uniche, non parlano di

gelosia ma anzi vanno da un ignorare l’altra o le altre a una forma di amicizia. Qualcuna in questo

è davvero sincera, altre fanno buon viso a cattivo gioco pur di non perdere il proprio Master ma,

se potesse, senza mettersi in cattiva luce, screditerebbe l’altra pur di vederla silurata.

Qualcuna professa le cose in chiaro dall’inizio, vuole essere l’Unica ed in questo, certe volte,

rasenta un rapporto vanilla al punto tale che ci si domanda, e se fosse semplicemente una vanilla

che prova piacere ad essere trattata in un certo modo? Quale è la differenza poi sostanziale fra le

due? Si aprono nuovi interrogativi.


Ma una donna che invece desidera semplicemente essere presa, guidata e trattata in un certo modo

quanto è realmente schiava o quanto ella “usi” il Padrone che la accetta e si cura di lei?

Una schiava che non si trova con il suo Master lo abbandona, gli chiede, semplicemente per forma,

di essere considerata libera ma la sostanza rimane, è lei che va via a questo punto chi è schiavo realmente? Continuo a pensare che rimane tutto una questione di incastri nel bdsm come nel vanilla

e che sottili sfumature come infinite tonalità di grigio avvicinino l’uno all’altro.

Si parlava della schiava ideale, dovrebbe essere come questa foto, una esplosione di colore e fuoco.

 
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