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Post N° 68

Post n°68 pubblicato il 18 Agosto 2007 da jinny1978
 





I BENEFICI DELLA PAPAYA CONTRO L'INVECCHIAMENTO CELLULARE

 

La
pianta della Papaya è originaria delle zone tropicali del centro America
e le prime notizie su di essa risalgono al 1519, poiché viene citata
da Hernan Cortés nei suoi resoconti di viaggio, quando descrive l'accoglienza
ricevuta da parte degli Aztechi. Essi, credendo di avere a che fare
con delle divinità, offrirono a Cortés e al suo seguito abbondanza
di cibo e, alla fine del banchetto, li invitarono a mangiare uno strano
frutto che somigliava ad un melone, con la buccia dorata e la polpa
morbida, che li aiutò a "smaltire" il troppo cibo ingerito. Gli Spagnoli
chiesero quindi il nome di quel frutto prodigioso e gli indigeni risposero
con un suono simile alla parola "Ababai", da cui venne coniato il
nome spagnolo "Papaya", che è giunto fino ai nostri giorni.

Nonostante somigli ad un melone (in lingua caraibica infatti Ababai
significa "albero del melone"), la Papaia, il cui nome botanico è
Carica papaya, non appartiene alla famiglia dei meloni, le Cucurbitacee,
ma a quella delle Caricacee. In Nuova Zelanda e in Australia viene
tuttora usato il nome Pawpaw , ma i nomi con cui le varie popolazioni
nel mondo indicano questo frutto sono numerosi, ad esempio a Cuba
è definito "fruta bomba" per la sua forma globosa, in Brasile "Mamao".

Dalla sua terra d'origine la Papaya si è propagata in tutte le regioni
tropicali e subtropicali; oggi viene coltivata ed è molto più diffusa
al di fuori dell'America Latina. Attualmente in tutto il mondo se
ne coltivano 50 varietà diverse.



Gli aborigeni australiani conoscevano da secoli i benefici effetti
della Papaya sull'organismo, ed essa costituiva un alimento chiave
della loro dieta per la sua ricchezza di sostanze nutritive.

Grandi esploratori come Cristoforo Colombo, Marco Polo, Vasco de Gama
e Magellano, al ritorno dalle loro spedizioni riferirono dell'uso
della Papaya presso le popolazioni che avevano conosciuto. In particolare
Colombo annotò nei suoi appunti l'uso della Papaya dopo i pasti per
prevenire i problemi digestivi, mentre Marco Polo verificò la sua
efficacia contro lo scorbuto (malattia causata dalla carenza di Vitamina
C, anticamente diffusa fra i naviganti che stavano in mare moltissimo
tempo senza potersi approvvigionare di cibi freschi).



Oggi
sappiamo che queste azioni benefiche sono dovute al fatto che la Papaya
contiene un enzima, la papaina, che ha un'azione
proteolitica
quindi è molto utile per migliorare la digestione;
inoltre è ricchissima di Vitamina C (più dei kiwi e delle carote!)
la cui carenza, come abbiamo detto, provoca lo scorbuto. La Papaya
contiene anche in gran quantità antiossidanti
come selenio, flavonoidi, carotene e provitamina A, che l'organismo
trasforma in Vitamina A; infatti questo frutto contiene più carotenoidi
del pompelmo, dell'avocado, delle arance, del kiwi, delle banane,
dei limoni e persino delle carote.

I carotenoidi principali sono il licopene e la B-criptoxantina, che
insieme agli altri antiossidanti proteggono le cellule dai radicali
liberi
responsabili dell'invecchiamento cellulare, e dalle patologie
legate alla degenerazione cellulare indotta appunto dai radicali liberi.
I flavonoidi
regolano la permeabilità dei vasi sanguigni, quindi sono importanti
per il microcircolo e per la circolazione del sangue in generale.



La Papaya, inoltre, è ricca di minerali, in particolare potassio,
magnesio e calcio, in forma naturale biologica, assimilabile, utili
per le ossa, soprattutto durante la menopausa per prevenire l'osteoporosi,
e di enzimi, sostanze importantissime senza le quali la vita sarebbe
impossibile, poiché essi entrano a far parte di tutte le reazioni
chimiche che avvengono nell'organismo, rendendole compatibili con
la vita. Essi sono definiti infatti "biocatalizzatori" perché attivano
e favoriscono i processi fondamentali della vita stessa. La parola
enzima deriva dal greco "zumé", che significa "lievito". Nel 1897
Eduard Buschner isolò il primo enzima dal lievito di birra e lo chiamò
"Zimase": vinse il premio Nobel.

Il frutto acerbo della Papaya contiene molti più enzimi del frutto
maturo; i principali sono la papaina, la chimopapaina e la papaialisozima.
Le vitamine, i minerali e gli oligoelementi
di cui la Papaya è ricca, svolgono la cosiddetta funzione di "coenzimi".

La moderna alimentazione spesso non ci fornisce un'adeguata quantità
di enzimi, poiché la cottura e la conservazione impoveriscono i nostri
alimenti di queste importantissime sostanze, mentre la Papaya, che
ne è ricchissima, può fornircene in abbondanza.



Se vogliamo purificare il nostro organismo la Papaya ci aiuta perché
stimola l'eliminazione e lo smaltimento delle sostanze di scarto e
purifica il sangue, effettua anche una sorta di pulizia dell'intestino,
stimola gli organi
emuntori
, aiuta anche a ridurre il sovrappeso stimolando il metabolismo
e aiutando a scomporre più velocemente le proteine, con beneficio
per la digestione e con minor formazione di sostanze di scarto che
l'organismo deve eliminare, perché tossiche.



Si ritiene anche che la Papaya abbia una sorta di azione "ringiovanente"
per l'organismo, perché il suo effetto depurativo non si limita al
canale alimentare, ma si estende anche alle altre cellule. Da alcuni
studi effettuati recentemente si è notato, infatti, che l'uso della
Papaya riduce l'incidenza di alcune malattie degenerative.



La
Papaya, sia acerba che matura, aiuta a ristabilire nell'organismo
l'equilibrio acido-base spesso compromesso e squilibrato verso l'iperacidità
da diversi fattori, come un'alimentazione squilibrata, povera di frutta
fresca e verdura, lo stress, il poco riposo, un'insufficiente attività
fisica che aiuta ad espellere con la traspirazione e il sudore le
sostanze acide di scarto dal corpo. Una delle conseguenze dell'iperacidità
è un aumento della formazione di radicali liberi, che danneggiano
le strutture cellulari. Le vitamine, i minerali e le sostanze vitali
presenti negli alimenti non vengono utilizzate correttamente, e ciò
si traduce in sintomi legati alla loro carenza.

I batteri benèfici che vivono abitualmente nel nostro intestino, che
costituiscono la cosiddetta flora batterica intestinale, muoiono e
di conseguenza il nostro sistema immunitario si indebolisce, e ciò
può portare all'insorgere di malattie. La Papaya invece ci aiuta a
ristabilire l'equilibrio acido-base, facendolo virare verso l'alcalinità,
per l'effetto alcalinizzante dell'enzima papaina. L'effetto alcalinizzante
della Papaya è uguagliato solo da alghe e Spirulina (che è sempre
un'alga, ma di acqua dolce e non contiene iodio come le alghe di mare).



Una particolare forma di assunzione della Papaya è la Papaya fermentata,
che potenzia le caratteristiche benefiche di questo frutto e ci aiuta
ancora di più a mantenerci in forma, combattendo l'invecchiamento
cellulare indotto dai radicali liberi. La Papaya fermentata contiene,
infatti, frutti maturi ma ancora verdi, perché è in questo stadio
di maturazione che la Papaya sviluppa il massimo di principi attivi
e di enzimi, ed è preparata utilizzando la polpa, i semi, la buccia
e le foglie, per avere la totalità dei principi attivi della pianta.
La fermentazione avviene in presenza di
verde
, succo di limone fresco e un particolare lievito, la Kombucha;
si ottiene così un arricchimento di sostanze benefiche e si rende
il composto totalmente assimilabile, per via della fermentazione che
è quasi una pre-digestione, e lo rende utile a tutti e a tutte le
età.



Dr.ssa Marina Multineddu




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