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Creato da scorpione.scorpione il 08/02/2011

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« Tornando a casaForse le vecchie storie ... »

Forse le vecchie storie andrebbero lasciate laggiù dove stanno, indietro nel tempo.

Post n°18 pubblicato il 21 Agosto 2011 da scorpione.scorpione

Ero contento di averla trovata su FB, era sempre bella ma forse non aveva pubblicato le foto più recenti ma soprattutto aveva sempre la sua inconfondibile espressione, non saprei come definirla, ma guardarla mi sconvolgeva allora e guardando le sue foto oggi, sento ancora sotto la lingua il sapore di quei giorni.

A pensarci bene, oggi, a tanta distanza di tempo da allora, ci sarebbe da pensare che in effetti, io non l’ho ho mai conosciuta, tanto poco è stato il tempo che ci siamo frequentati, forse è stata una donna completamente diversa da come io l’avevo formulata nella mia mente, se poi aggiungiamo che sono facile a farmi delle opinioni e mi accorgo dopo anni che erano sbagliate, mi chiedo se veramente ho mai saputo chi e come era.

Certamente non saprei riprodurre un qualunque dialogo che abbiamo avuto in quei giorni, non saprei proprio dire di cosa parlassimo quando eravamo insieme e non avevamo le bocche impegnate in altre attività.

Quella sera che l’ho invitata al cinema, in ascensore, scendendo da casa di suo fratello dove allora stava, da poco  separata, ho notato che non aveva i tacchi, si era messa le paperine basse basse, così eravamo alti uguale. Non che io avessi programmato di provarci quella sera, ma quando ho notato le paperine, ho pensato che forse qualcosa sarebbe accaduto.

Che film abbiamo visto, proprio non lo ricordo, ma ricordo la sala quasi vuota e che ad un certo punto, come nelle migliori storielle fra adolescenti, ci stavamo baciando.

Ricordo anche bene che dopo, in macchina, dopo un’infinità di palpeggiamenti e toccamenti, mi ha detto “vieni su”, che nel suo linguaggio voleva dire concludiamo, mettimelo dentro, anche se mi pare che sia stata lei ad essere venuta su di me, sul sedile destro della mia Lancia Fulvia già allora d’annata.

Non ricordo molto altro di quella sera, ma ricordo che poi, mentre l’accompagnavo a casa mi ha spiegato che lei aveva un modo suo di avere una storia, che magari spariva per quindici giorni per poi ricomparire.

Infatti  è stato proprio così.

Avevamo poche ore insieme, per me intensissime, e poi per giorni non la si vedeva più.

Ricordo una domenica pomeriggio, nell’ex pied-a-terre di un collega mio e di suo fratello che sarebbe poi diventato casa mia, facevamo l’amore al suono di musica classica suonata da un registratorino a nastro Geloso (chissà perché poi, proprio musica classica, forse già allora avevo velleità didattiche) e me l’ha fatto spegnere perché le impediva la concentrazione.

Era bellissima, era bellissima nuda, a cavalcioni sopra di me, così come era bellissima anche vestita e non solo ai miei occhi.

Il suo viso, l’espressione del suo viso che si avvicinava al mio per raccogliere un bacio mentre cavalcava il mio pube, il suo viso a tratti coperto dalla massa dei suoi capelli chiari, mi sconvolgeva.

Pensarci mi emoziona ancora oggi, mi piacerebbe riuscire a descrivere quella espressione ma per quanto mi sforzi di trovare parole e paragoni, proprio non mi riesce.

Capelli chiari ma non proprio biondi, occhi (mi pare) verdi, naso dritto con le narici appena allargate, una fila di denti bianchissimi e straordinariamente regolari (nelle foto di oggi sono ancora molto bianchi), la fronte alta le sopraciglia ben segnate, poi tutto il resto e le caviglie sottilissime che le facevano gambe bellissime.

Le ho scritto di non pensare che le scrivessi per rinverdire qualcosa di quel breve amore che mi ha fatto stare così male, anzi, non avrei voluto proprio rivederla (paura della delusione? Sono passati decenni), mi bastava aver rivisto il suo viso nelle foto su facebook, era sempre lei.

E’ stata quella domenica che le ho messo un cioccolatino fra le gambe, nella farfallina (scusate il linguaggio, vorrei essere più diretto, ma cerco di essere discreto) e l’ho leccato tutto raccogliendolo con la lingua quando entrava dentro.

Il giorno dopo mi ha detto che sentendo il cioccolatino nella figa ha avuto un brivido. Erano le prime variazioni sul sesso che, ventottenne sperimentavo, se avessi avuto l’esperienza di oggi, sai che brividi le avrei procurato?

Comunque, per qualche giorno dopo abbiamo avuto, lei la farfallina ed io il pisello, irritati e doloranti per la cioccolata.

Io quella domenica la ricordo molto bene.

Ricordo anche che spariva ed io stavo malissimo.

La chiamavo al telefono (e non sempre la trovavo) e le inventavo tutte per incontrarla, ho anche tentato di ingelosirla raccontandole che uscivo con un’altra. Questo non le piaceva, ma niente riusciva a smuoverla; se decideva di venire a casa mia lo faceva, altrimenti no.

Non era gelosia, era proprio solo voglia di vederla e fare l’amore con lei, immaginavo che avesse un altro o che volesse vivere più storie a piacer suo e godersi i suoi venticinque anni di donna bellissima, ero separato da quattro mesi, era una separazione dolorosissima e non per l’amore, non ero pronto per una storia seria, ma questo non mi ha impedito di perdere la testa per lei.

Un’altra domenica pomeriggio, solo in casa, era d’inverno, le ho scritto una lettera, l’ho scritta e riscritta un mucchio di volte e anni dopo, leggendo le “lettere di una monaca portoghese”, mi ci sono ritrovato: suppliche e recriminazioni.

Credo, spero, di non averla mai spedita.

Mi ero fatto zerbino.

E’ stata quella domenica che ho deciso che non sarei stato più male, non per lei né per nessun’altra donna, ho deciso che non l’avrei più cercata e così è stato.

L’ho rivista un’ultima volta a casa di suo fratello ed io ero con Silva, allora ventenne e che avrei frequentato per quattro anni.

Silvia vestita tutta di rosso ed un po’ appariscente, forse troppo. Mi ha raggiunto nel corridoio, in un momento in cui ero solo e mi ha sibilato un “non ci hai messo molto a trovarne un’altra…” al quale non ricordo se ho risposto, ma mi ha molto stupito, non la vedevo né la sentivo da sei mesi!

Io, Silvia l’avrei lasciata in quel momento stesso, magari davanti a tutti, per stare con lei, l’avrei fatto e invece non ho risposto, chissà cosa sarebbe successo se le avessi chiesto di stare con me e di dirlo a tutti, proprio in quel momento. Non sarebbe successo proprio nulla e forse sarei tornato zerbino, meglio così. Però avere suo fratello per cognato, non mi sarebbe dispiaciuto.

Ecco, questo è il modo in cui ho vissuto l’unica storia che mi ha fatto stare male, molto male, malissimo, ho sofferto come un cane.

Ciò nonostante ho un buon ricordo di lei e come si può vedere, non l’ho dimenticata, nonostante la siderale distanza di tempo (e di spazio geografico) che ci divide.

Se una cosa ancora avrei voluto è sapere come avesse vissuto lei, quei giorni, dov’era quando spariva e cosa ricorda.

Ma ho pensato che non ricordasse nulla, non ricordasse proprio nulla.

 
 
 
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