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Da Farinacci a Bondi, ritorna l’arte del ventennio : “Tematiche epico-popolari”.

Post n°33 pubblicato il 29 Novembre 2009 da rollero.stefano
 
Tag: arte
Foto di rollero.stefano

Sul settimanale  "Grazia" del mese di Agosto 2008 il ministro Sandro  Bondi (portato da Berlusconi al governo per occuparsi di cultura,  premiato per aver scritto una biografia su Berlusconi e poesie dai critici stroncate e sbeffeggiate) concede l’intervista al settimanale, specificando di voler promuovere e sostenere nuovi artisti. Rivelò così: “Faccio fatica a trovare segni di bellezza nell’arte contemporanea: se visito una mostra faccio come molti, cioè fingo di capire”.

 

“Ma sinceramente non capisco”. “Coltivo la mia spiritualità con molta fatica e molte contraddizioni.- diceva il ministro - Viviamo in un’epoca priva di spiritualità e, dunque, di bellezza.

 

Come Ministro sono determinato a custodire e conservare tutto il valore artistico che ci viene dalla tradizione e dal passato”.

 

In quel momento è come se Bondi si fosse addormentato nel 1895, all’inaugurazione della prima Biennale di Venezia e si fosse svegliato nel 2008...   L'arte contemporanea è una parte imprescindibile della realtà complessa di oggi e usa linguaggi che esprimono questa complessità.

 

Il settimanale “L’Espresso”  di oggi 23 Novembre 2009 pagina “attualità” articolo di  Roberto Di Caro,  riporta la conferenza stampa di Bondi, titolata: “Una mostra sul suo amico Cascella, nuove regole per le nomine e opere popolari. Così il ministro vuole mettere le mani sulla Biennale di Venezia.”

È da quando si è insediato al ministero dei Beni culturali che Sandro Bondi, tra un attacco all'arte contemporanea :"Sinceramente non la capisco e fatico a trovarvi segni di bellezza" e uno agli artisti:  "Proni, servi, accattoni, animati non dal sacro fuoco, ma da un pregiudizio politico ostinato."


 Nell’ambito della conferenza stampa aggiunge inoltre:

"È opportuno ripensare compiti e funzioni della Fondazione, tema sul quale da tempo ho avviato una profonda riflessione" (che, tradotto) significa mettere all'ordine del giorno l'ipotesi di un decreto per riscrivere per la terza volta in un decennio lo Statuto della Biennale, mandare a casa con due anni di anticipo i 5 membri dell'attuale cda, completare lo spoils system con la nomina di un nuovo presidente allineato ai valori del  ministro e del centrodestra.

Tutto ammantato di nobili motivazioni culturali: esporre opere comprensibili al pubblico, far crescere giovani leve di artisti, recuperare la nostra tradizione figurativa, epica, promuovere l'arte italiana nel mondo come Luca Zaia all'Agricoltura sponsorizza vini e formaggi della Penisola.  Ribadisce scandendo le parole:  “La cultura deve avere per me una matrice po-po-la-re!".

 

Termina con  la richiesta imperativa di una mostra al suo amico Pietro Cascella al Giardino delle Vergini, la nomina ministeriale dei curatori del Padiglione Italia della Biennale con criteri dichiaratamente politici.

 

 

 
 
 
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