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A Castellammare alle primarie anche i camorristi alle urne?
Primarie del Pd a Napoli. Ciò che francamente stupisce è che nonostante tutto a Castellammare di Stabia si voti. Come se nulla fosse accaduto e come se fosse del tutto normale che tra gli iscritti di un partito si ritrovassero un consigliere assassinato con modalità mafiose ed uno dei suoi assassini, reo confesso di quell’ efferato omicidio. Stupisce che i dirigenti nazionali e locali del Pd non abbiano sospeso le primarie a Castellammare e, magari, in altre aree sospette di infiltrazione camorristica. Era una cautela dovuta. Tanto più che è emerso che Catello Romano, il killer di Tommasino e, per sua ammissione, autore di altri quattro omicidi di camorra, lasciato a piede libero dagli inquirenti e regolarmente svanito nel nulla, due anni fa era stato candidato alle primarie nella lista Pd guidata da Gaetano Cimmino, poi divenuto segretario cittadino del partito, appartenente alla corrente facente capo a Massimo Paolucci, ex braccio destro di Bassolino, ex consigliere comunale ed assessore Pd alla mobilità del Comune di Napoli, ex sub commissario ai rifiuti nominato dal Commissario Bassolino e oggi regista ombra delle primarie per Bersani. E tanto più che nel tesseramento gonfiato (quasi tremila iscritti), sempre del circolo stabiese del Pd, ora al vaglio della magistratura, figura anche la moglie di un noto boss della zona. In una situazione del genere un partito appena appena “normale”, per parafrasare D’Alema, avrebbe deciso di annullare i risultati congressuali e sospendere le primarie. Ma il Partito di Bersani, Franceschini, Marino e, appunto, di D’Alema, nonostante gli appelli di alcuni suoi dirigenti come Ranieri e Morando, non lo ha fatto. Dunque, almeno fino ad ora, domani alle urne anche a Castellammare, per scegliere il segretario regionale e quello nazionale.
Che la lotta interna al pd abbia assunto toni per così dire inusuali (Bassolino e Iervolino, ad esempio, hanno detto di Franceschini, che è il segretario del partito, il primo “pur’e pulici teneno a tosse”, “è un moccioso”, la seconda) potrebbe non sorprendere più di tanto data la violenza dello scontro interno. Ma che addirittura si soprassedesse a casi accertati di infiltrazione camorristica era imprevedibile. Tanto più che ci si dovrebbe chiedere perché la camorra aveva deciso di “scalare” il Pd di Castellammare se non per accedere all’amministrazione comunale di cui il Pd (nelle sue componenti) da molti anni fa parte. Un caso più o meno simile si era scoperto nella vicina Torre Annunziata in occasione di un blitz delle forze dell’ordine contro potenti clan locali. Anche in quell’occasione emerse che c’erano camorristi tra i tesserati e, nel corso di una perquisizione presso le basi operative dei clan, furono anche trovati pacchetti di tessere Pd in bianco. Data la gravità del caso da Napoli fu spedito a Torre l’ex parlamentare diesse Aldo Cennamo, un dirigente serio e stimato, che dopo qualche tempo, nell’impossibilità di operare efficacemente, gettò la spugna e restituì il mandato. Dunque il “caso Castellammare” non è il primo del genere anche se certamente di gran lunga il più grave.
Difficile era prevedere che dagli epigoni di un partito come il Pci potesse venir fuori qualcosa del genere. Naturalmente sarebbe fuor di luogo pregiudizialmente criminalizzare il Pd ed i suoi dirigenti. Ma se si fosse trattato di altri, il Pd ed i suoi dirigenti, con le manette dei pm e la grancassa di stampa e tv contigui, lo avrebbero certamente fatto. E dei camorristi assassini e assassinati iscritti ad un partito avrebbero parlato i media di tutto il mondo. Sarebbe utile e opportuno che gli interessati riflettessero su ciò.
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il 21/05/2011 alle 07:19
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