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Campania, i residui tossici del vecchio regime

Post n°390 pubblicato il 29 Novembre 2010 da corvo_rosso_1

Siamo di nuovo invasi dall’immondizia, scopriamo, (si fa per dire) che le partecipate sono una enorme enclave clientelare ed infine ci dicono (ma pure questo lo abbiamo scritto fino alla noia) che c’è il rischio di  perdere i fondi Ue perché non siamo stati capaci di spenderli. Andiamo con ordine. Sull’immondizia ci risiamo. Il termovalorizzatore  ha due linee fuori uso, non si sa se per difetti di costruzione o se per la qualità non idonea dei rifiuti da bruciare, servono milioni di euro e molti mesi per le riparazioni, intanto le eco balle restano a terra ed i rifiuti anche, visto che Chiaiano è satura e non estendibile senza il rischio di una rivolta (che questa volta sarebbe del tutto giustificata!)e le altre discariche pure. Si troverà qualche soluzione di ripiego, ci saranno polemiche e ripicche e inchieste (l’ennesima perché le altre sono da tempo sul binario morto), ma prepariamoci  a soffrire senza sapere neppure con chi ce la dobbiamo prendere. Sulle società miste, ormai è ufficiale: tranne eccezioni, sono improduttive, in passivo, servite per assunzioni e consulenze clientelari. Parliamo di migliaia di persone e di costi stratosferici. Solo gli assunti sono poco meno di 7000 (molti poi scandalosamente “comandati” ai gruppi consiliari per svolgere lavoro “politico”) mentre sulle consulenze mancano dati ufficiali ma parliamo di numeri alti, per esempio solo la Tess in quattro anni ne ha conferito 700, senza parlare delle poltrone,  consigli di amministrazione allargati, presidenti, amministratori, revisori ecc. Utilità e produttività vicino allo zero, costi alle stelle, sprechi inauditi in assistenza clientelare. Si dovrebbero chiudere, almeno quelle inutili o superflue e sono la maggioranza, ma con migliaia di dipendenti da sistemare sarà impossibile e tutto resterà così com’è. Sarebbe già tanto se si riuscisse a razionalizzare per comparti tutta la pletora delle partecipate (anche quelle comunali e provinciali ecc.) raggruppando in un holding quelle buone e liquidando in una bad company le altre.. Si risparmierebbero un sacco di soldi. E veniamo ai fondi Ue, sui quali ieri sono intervenuti sil sen Villari ed il consigliere Schifone, delegato di Caldoro per i fondi Ue il primo, presidente del “tavolo” di partenariato socio- economico regionale il secondo, entrambe con dichiarazioni per niente rassicuranti. Del por 2007 – 2013, 7,5 miliardi di euro, allo stato risulta impegnato il 20% e speso il 4%. Disponiamo di 1 miliardo di fondi fas, che aggiunti al residuo 2006 ed a quelli disponibili per l’anno prossimo fanno 3 miliardi di euro, quasi seimila miliardi delle vecchie lire, che bisogna riprogrammare, impegnare, spendere e rendicontare a Bruxelles entro il 31 dicembre del  2011. Senza di che saranno revocati. Considerando che la capacità di spesa della Regione non supera il miliardo all’anno e che bisogna riprogrammarli evitando la dispersione su micro opere, il rischio di un flop è dietro l’angolo. Inoltre i 7 miliardi di euro ricevuti dalla Campania sul programma 2000 - 2006 non sono stati ancora del tutto spesi  e sarebbe magari utile che qualcuno dei sessanta consiglieri regionali, di maggioranza o di opposizione, ne chiedesse conto, per sapere cosa è accaduto, di quali opere si tratta, chi le ha progettate, a chi li sono state affidate; insomma, procedure e qualità della spesa. E’ chiaro che la Regione riceve più soldi di quanti ne riesca a spendere. Per colmare questo gap si dovrebbe potenziare la capacità di spesa magari riprogrammando tutti i flussi finanziari e orientandoli su livelli interregionali e provinciali. Il nuovo Governatore ha esperienza di governo e sensibilità politica sufficienti per sapere che se questa è la strada giusta essa tuttavia non è in discesa per le resistenze politiche e burocratiche che vi si annidano. I residui tossici del bassolinismo  continuano a rendere l’aria irrespirabile. A Stefano Caldoro spetta il compito di un radicale cambiamento. Ma da solo non ce la può fare.  Auguriamoci che il Governo non chieda solo tagli ma sostenga concretamente la svolta con un vero e serio piano per il sud.

 

 
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