corvo rosso
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Si poteva parlare di più e più seriamente di problemi concreti ma alla fine la valenza “politica” del voto ha preso il sopravvento. A Milano ed a Napoli si giocano le sorti del governo e della legislatura e quindi le scelte amministrative locali passano in secondo ordine. Ma a ben vedere la vera insidia per il Premier non viene tanto dalle opposizioni, deboli e divise, quanto dalla Lega. Bossi sa che il suo partito andrà meglio del Pdl ed è pronto ad avvantaggiarsene . Il Senatur che al nord ed in Emilia punta al sorpasso del Pdl, è pronto a rinegoziare l’alleanza. L’obiettivo è Palazzo Chigi, dopo aver “congelato” Berlusconi al Quirinale. Il candidato per la guida del Governo è Tremonti, con la variante tattica Maroni. Il “neo divo” Giulio, potrebbe riunificare il blocco sociale moderato, Pdl, Lega e Polo di centro, dando vita ad un nuovo schieramento di centro - centro destra, forte della maggioranza con cui eleggere Silvio al Colle (perché no?) e formare un governo stabile anche con Casini e Fini. Lasciando la sinistra e Di Pietro nelle mani di Santoro e Travaglio. Il punto è che per come si sono messe le cose, Berlusconi non è più il leader che unisce (chi non ricorda il capolavoro politico del primo Silvio che mise insieme Bossi e Fini e assorbì Casini) ma quello che divide l’area moderata. Le doppie defezioni di Pierferdi e di Fini, anche se non sono risultate vincenti, hanno ridotto di molto il “potere di coalizione” del premier oggi costretto a ricostituire una maggioranza parlamentare con la esosa pattuglia dei “responsabili”. Ma il Cavaliere è un osso duro anzi durissimo. Fallite le spallate parlamentari (un boomerang per le opposizioni) e la via giudiziaria, (disinnescata da Berlusconi stesso presentandosi alle udienze), escluse sia l’opzione elettorale, (Berlusconi resta di gran lunga il più forte), che quella parlamentaristica, (la via dei governi di emergenza è impraticabile), per superare l’empasse non resta che, a scadenza debita e con tutto il rispetto per il presidente Napolitano, portare Silvio al Colle. E se questo servisse a sbloccare il sistema politico ed a rilanciare in campo, da una parte e dall’altra, leader ultra cinquantenni che rischiano il prepensionamento, perché non farlo? Per che mai Casini e Fini, ammesso che fossero determinanti, dovrebbero far muro contro una simile ipotesi? Dunque la staffetta Pdl – Lega, Palazzo Chigi – Quirinale potrebbe essere la mossa vincente e aprire nuove prospettive all’area moderata con una maggioranza “senza” Berlusconi ma “non contro” Berlusconi anzi da lui stesso benedetta.Resta il “paradosso meridionale” drammaticamente centrale per lo sviluppo del Paese ma politicamente marginale sulla scena nazionale. Una variabile che, se non considerata, renderebbe monca e quindi debole qualsiasi strategia. Fantapolitica? Lo sapremo a partire da lunedì pomeriggio.
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