Cosa vuoi che sia

Sprechi

Stamattina potevo finalmente dormire, ma i ritmi vitali degli ultimi giorni hanno deciso di farmi aprire gli occhi in un’ora in cui, in un sabato d’agosto, solo gli uccellini e poche altre persone erano già svegli.
Ho assaporato per qualche attimo il silenzio spezzato soltanto da quel cinguettio garbato, poi ho lasciato che la tecnologia infrangesse questo idilliaco quadretto... una notifica sul display e poche parole... sufficienti a mutare istantaneamente il mio stato d’animo, a farmi ripiombare con estrema facilità nelle grigie sensazioni di ieri.

Rabbia, Insofferenza, Tristezza, Impotenza.
Sono parole che fissate nero su bianco rischiano di diventare eccessive, sproporzionate. Le sensazioni sono delle scosse di pochi istanti, impercettibili quanto intense... la parola scritta invece è eterna, statica, immutabile... poco adatta a descrivere con efficacia quello che ci si agita dentro. Ma tant’è. Quelle parole in fondo raccontano gli ingredienti della strana miscela che ho sentito invadermi il cuore.

Ho preparato il caffè, infilato il costume e sono scappata nell’unico posto che sento mio, il mare... lo guardavo, sorseggiando dalla mia tazza, e intanto pensavo, pensavo...
Ho acceso una sigaretta e continuato a contemplare l’azzurro e pensare.... e una parola è emersa su tutte.... SPRECO.

Ho riflettuto sul fatto che la vita è costellata di sprechi, alcuni inevitabili, altri decisamente no.

Sono uno spreco gli equivoci, le incomprensioni, i contrasti, l’orgoglio... tutte quelle circostanze che impediscono di comunicare e di aprire il cuore gli uni agli altri, creano delle barriere, delle prigioni in cui restano ingabbiati i sentimenti più sereni e la fiducia, muri su cui si infrangono abbracci e sorrisi.

Penso che ho tanto dentro di me da dare, tanto di buono con cui travolgere gli altri e anche me stessa, tante emozioni da vivere e da regalare... e il fatto  che i contesti, l’incapacità, gli ostacoli, veri o presunti, me lo impediscano, mi irrita e mi angoscia.

Spreco. E’ questo il primo grande spreco a cui ho pensato stamattina. L’amore non dato, l’amore imprigionato, l’amore rifiutato o incompreso... l’amore sprecato.

Tutto questo lo pensavo mentre confondevo il grigio di una lacrima col turchese del mare... e nel frattempo mi sono resa conto che anche lui, il mare, è uno spreco.
E’ uno spreco per tutte le volte in cui resta invisibile, ignorato... per tutte le volte in cui quell’infinito manto scintillante non emoziona nessuno, per tutte le volte in cui non c’è orecchio pronto a cogliere la carezza di quelle onde che si infrangono, dolci, testarde e instancabili, sul bagnasciuga.
E come per il mare, così per le albe e i tramonti, per le cime innevate e le valli sconfinate, per il verde lussureggiante e il manto aureo di un deserto.
Spreco. E ingratitudine, per tutta la meraviglia che, minuto dopo minuto, eternamente, la natura ci regala.

E poi c’è lo spreco, insopportabile, di bocconi di vita stessa.
Perché rinunciare ad un’esperienza per paura, per pigrizia, per mancanza di intraprendenza, per indecisione... cos’è se non un frammento di morte dentro la vita...? E’ una parentesi di non vita... è occasione perduta... è una fiamma fredda che consuma ma non scalda...

No, non voglio rimpianti nella mia vita... voglio fuggirli come la peste... voglio piuttosto essere sommersa dai rimorsi per gli errori commessi, che non dall’angoscia per la consapevolezza di un’occasione mancata, di un’opportunità che nessuno potrà mai offrirmi una seconda volta. Voglio provarci sempre, rischiare la pelle e il cuore pur di correre incontro ad un’emozione.

Io sogno una vita senza sprechi... una vita di emozioni mai negate o soffocate, di stupore, di entusiasmo. Una vita autentica, coraggiosa e pura. Forse sogno semplicemente di vivere, per tutta la vita, la vita di un bambino.