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Granfondo Del Durello 2014

Post n°15 pubblicato il 30 Aprile 2014 da mat143
 

La gara che non vorresti mai fare.

 

 

Appuntamento anche quest'anno a San Giovanni Ilarione per la magnifica Granfondo del Durello che non ha voluto smentirsi trasformandosi in un'impresa epica complice un meteo avverso che ha messo a dura prova gli atleti che hanno comunque deciso di affrontare la gara dimostrando carattere e determinazione da vendere.

 

 

 

Memore dei danni che procurai l'anno scorso alla mia Stumpjumper Carbon decidendo di fare la gara nelle medesime condizioni di quest'anno, ho deciso di portarmi dietro la più massiccia Camber.

Avrei tribolato non poco per portare a casa la linea del traguardo ma ne sarei uscito indenne sia dal punto di vista meccanico che fisico.

Folto il numero dei partenti, posso osservarlo per intero perchè come spesso mi accade mi trovo ad essere l'ultimo dell'ultima griglia.                      La partenza con il lungo tratto in asfalto mi fa pensare che la scelta delle coperture Saguaro sia stata per il momento indovinata anche se sarà tutto da vedere.

Il meteo sembra tenere all'inizio ma passati venti minuti le cataratte del cielo si aprono con intenzioni minacciose ed il terreno comincia a peggiorare sempre più fino a diventare fango del peggior tipo.

 

Niente di nuovo purtroppo per la gara del Durello che ho fatto sotto l'acqua almeno in altre quattro occasioni.      Questa volta però piove sul serio e l'acqua penetra le barriere fino a sentirla sul corpo.

Mi faccio coraggio nonostante lentamente rimango sempre più solo nelle retrovie e tento di amministrare la situazione sotto il profilo psicologico.          Mi consolo quando vedo atleti che hanno forato o rotto la catena e mi sento davvero fortunato.

Ad uno di essi, che versa in condizioni disperate con bike forata e vestito con abiti insufficienti per affrontare un temporale del genere, decido di dare la mia bomboletta di CO2.     Stava al campanello di una villetta e suonava sperando che qualcuno in casa avesse una pompa da prestargli.

Dopo un quarto d'ora l'atleta mi passa a velocità doppia della mia e mi ringrazia.    Io ho anche la pompa e due camere d'aria nel camelback quindi sono tranquillo.

Verso il trentacinquesimo kilometro il tracciato diventa inguidabile e le Saguaro arrancano nel fango senza seguire la traiettoria da me imposta bensì la conformazione del terreno costringendomi ad una concentrazione massima per evitare cadute.

 

Scopro ahimè che i km da percorrere sono 44 enon 41 come avevo letto e per quanto incredibile quei 3 km mi mettono un po' di panico perchè pedalo ormai da più di tre ore ed il fisico non ha oramai più risorse sufficienti per produrre calore ed energia.

le mani cominciano a ghiacciarsi ed il freddo si fa sentire.  Ma ho l'arma segreta e quindi inserisco sotto il petto una salvietta riscaldante.

Mi guardo attorno ed i bikers che sono con me sono sfiniti.

Il percorso guidato su fango è lento e sempre minaccioso, la caduta o la rottura sembra sempre dietro l'angolo. Il personale dell'organizzazioe è comunque presente nei punti peggiori.

La parte finale riserva un bel po' di discesa resa tecnica dal suolo fangoso ed è allora che la Camber dà il meglio di se.   Mi permette di strafare e di divertirmi nonostante le forze ormai esigue.

L'ammortizzatore posteriore lavora divinamente attenuando quei scossoni che quando sei stanco diventano mortali.

Anche nell'ultima parte di tracciato fra i boschi incontro pubblico pronto ad incitarmi e mi stupisco di come una persona sia rimasta tre ore sotto l'acqua ed ancora abbia la vivacità di gridarmi dei complimenti specialmente a me che sono ultimo.          Questi sono momenti che valgono la sofferenza di tutta la gara.

Alla fine scendo in piazza a San Giovanni e la linea del finish è li davanti.

Non ci avrei scmmesso una lira se mi avessero detto che tutto sarebbe andato bene e che alla fine mi sarei divertito ed invece ecco, una giornata meravigliosa di sport, natura e  sfida con se stessi.

 

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