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l'imposizione sionista

Post n°41 pubblicato il 08 Maggio 2008 da cristianodisinistra
 

LA STORIA ANTICA

Secondo il resoconto biblico, antiche tribù di israeliti conquistarono parte delle terre di Canaan, lungo la costa mediterranea, verso il 1200 A.C. (Sono  gli anni in cui Mosè avrebbe scritto il Pentateuco).
Verso il 950, sotto Re Salomone, fu costruito il Tempio di Gerusalemme ("Primo Tempio"). Alla sua morte il regno fu diviso in due. A Nord, il Regno di Israele, a Sud il Regno di Giudea. E' in questo secondo che rimasero i progenitori degli ebrei contemporanei.
Nel 586 la Giudea fu conquistata dai Babilonesi, che distrussero il Tempio e cacciarono gli ebrei in una prima diaspora, limitata ai paesi confinanti.
Nel 539 Ciro di Persia conquistò Babilonia, e sotto il suo regno tollerante gli ebrei poterono tornare alle terre da cui erano fuggiti. Nell'arco di 70 anni sia Gerusalemmne che il suo Tempio erano stati ricostruiti.
Nel 330 fu Alessandro Magno a conquistare la Persia, estendendo quindi anche alla Palestina la dominazione ellenica. Questa durò fino alla cosiddetta rivolta dei Maccabei, del 168 (che si festeggia con Hanukah, in Settembre), in cui gli ebrei presero il potere in quello che sarebbe stato l'ultimo loro periodo di controllo ufficiale nella regione.
Nel 63 a.C. la Giudea venne conquistata dalla armate di Pompeo, e divenne provincia dell'Impero Romano.

Nel 70 d.C una violenta rivolta popolare fu affogata nel sangue dall'imperatore Tito, il Secondo Tempio fu distrutto, e gli ebrei in fuga iniziarono quella che è storicamente considerata la "diaspora" vera e propria.
Durante la rivolta fu anche sterminata la piccola comunità degli Esseni, una setta sacerdotale eremitica, di stanza a Qumran, che si era rifugiata nella fortezza di Masada, e che ci ha lasciato i cosiddetti "Rotoli del Mar Morto".
Alla caduta del'Impero Romano (476) la Palestina passò sotto quello Bizantino, e vi rimase fino al 638, anno in cui fu conquistata dagli arabi. Fu il secondo califfo, Omar, a far costruire, sulle rovine del tempio di Gerusalemme, la moschea di Al-Aqsa, creando così una delle premesse per la disputa contemporanea. (Il "Muro del Pianto" è quello che resta oggi del Tempio, sopra il quale c'è appunto la nota "spianata".)
Dai tempi del Califfo quindi, e fatta eccezione per brevi periodi di controllo cristiano durante le Crociate (XII sec.), la Palestina è sempre rimasta sotto il dominio arabo, per passare a far parte dell'Impero Ottomano (Turchia) nel XIX secolo.

LA STORIA MODERNA
Ci ritroviamo a fine secolo XIX con ampie comunità di ebrei disperse in tutto il mondo, con diversi livelli di integrazione sociale, in situazioni più o meno armoniche, dopo aver trascorso secoli di persecuzioni di ogni tipo, praticamente in ogni luogo. 
 NASCE IL SIONISMO
A seguito della pubblicazione del libro del giornalista viennese Theodore Hertzl, "Der Judenstaat" (Lo stato ebraico), si tenne a Basilea, nel 1897, il primo Congresso Sionista, con lo scopo di discuterne collettivamente la proposta. Hertzl partiva dal presupposto dell'impossibilità per gli ebrei di venire assimilati dalle varie culture che li ospitavano nel mondo, e voleva la creazione di uno stato apposito, in cui essi potessero convivere senza trovarsi necessariamente ai margini della società.

Questo intento trovava inoltre particolare riscontro nella profezia biblica, che annunciava un futuro ritorno degli israeliti alla "Terra Promessa", o Eretz Israel.

Il Congresso concluse i lavori con il cosiddetto "Programma di Basilea", il cui obbiettivo era "la creazione di uno stato per gli ebrei, in Palestina, garantito dalla pubblica legge".

Subito i primi sionisti (lett. = quelli della terra di Sion) iniziarono ad immigrare in Palestina, soprattutto dalle regiorni nord-orientali dell'Europa, dove la persecuzione si faceva sentire in modo particolare. Nel 1903 erano già 25.000 quelli che si erano sistemati a vivere accanto ai palestinesi, in quello che era allora territorio dell'Impero Ottomano (Turchia). Una seconda ondata ne portò altri 40.000 circa, finchè, nel 1914, scoppiò la I Guerra Mondiale.

Quattro anni di combattimenti decretarono la sconfitta definitiva dell'Impero Ottomano per mano delle forze alleate, che nella zona mediorientale erano state organizzate e sostenute dall'Inghilterra. Fu così che nel 1918 la Palestina si ritrovò sotto il controllo militare inglese, finchè nel 1920 l'allora nascente Lega delle Nazioni (in seguito Nazioni Unite) assegnò ufficialmente all'Inghilterra il mandato per la conduzione dei "Territori della Palestina".
Nel frattempo erano avvenuti tre fatti fondamentali:
Nel 1916, per avere l'appoggio militare degli arabi contro gli Ottomani, il commissario inglese in Egitto, Sir Henry McMahon, aveva promesso loro l'indipendenza, una volta finita la guerra.
Contemporaneamente, grazie agli accordi segreti Skies-Picot (sopra a dx), Francia ed Inghilterra si erano divise il futuro controllo dell'intera regione.
(Lo Skyes-Picot non sarebbe mai stato implementato, ma sulla sua falsariga Francia ed Inghilterra finirono comunque per spartirsi il controllo della zona).
Ed infine vi fu la "Dichiarazione Balfour", che impegnava l'Inghilterra ad un appoggio formale del movimento sionista nel perseguimento dei suoi obbiettivi.Questa dichiarazione ha da sempre diviso gli storici, poichè da una parte non contiene alcun riferimento specifico ad uno "stato" ebraico, dall'altro pone come condizione inderogabile il rispetto dei diritti civili e religiosi degli abitanti del luogo. E' indirizzata a Lord Rotschild, leader della comunità ebraica a Londra.


"E' con estremo piacere che le porto, a nome del governo di sua Maestà, la seguente dichiarazione di simpatia per/favore verso/condivisione delle aspirazioni degli ebrei sionisti, che è stata sottoposta ed approvata dal Consiglio dei Ministri.

Il governo di sua Maestà vede con favore la creazione in Palestina di una sede/ritrovo/focolare (home) nazionale per il popolo ebraico, e si adopererà al meglio delle proprie possibilità per facilitare il raggiungimento di questo obbietivo, con la chiara intesa che nulla sarà fatto che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi delle comunità non-ebraiche già esistenti in Palestina, nè i diritti o lo status politico di cui godono gli ebrei in qualunque altra nazione nel mondo.

Le sarei grato se volesse portare a conoscenza della Federazione Sionista questa dichiarazione.

Vostro

Arthur James Balfour


RISENTIMENTO ARABO
Fra il 1920 e il 1930, durante il mandato britannico, decine di migliaia di ebrei emigrarono in Palestina. Le autorità censirono, nel 1922, l'11% di popolazione ebraica su un totale di 750.000 abitanti, e ai primi fermenti di guerra, nel '37, vi erano circa 300.000 ebrei che si erano già insediati in Palestina.
Vari episodi di violenza si registrarono già in quegli anni, come ad esempio gli scontri dell'Agosto del '29,  che videro oltre centi morti per parte. Quelli palestinesi quasi tutti per mano della polizia britannica.
Nel 1936 si arrivò addirittura ad uno sciopero generale dei palestinesi, che protestavano per le continue azioni terroristiche [il termine è usato correttamente] da parte di gruppi sionisti armati, come l'Irgun Zvai Leumi, che agivano con il dichiarato scopo di "liberare la Palestina e la Transgiordania" (la Giordania attuale) con la forza.Iniziano nel 1937 dieci anni cruciali, in cui vengono in luce e si cristallizzano tutti gli elementi che saranno poi alla base dei maggiori problemi odierni.
Nel Luglio del 1937 una commissione britannica, capeggiata dal Segretario di Stato delle Indie, Lord Peel, raccomandò la spartizione delle terre in due stati, uno israeliano (un terzo delle terre circa, comprensivo della Galilea e della pianura costiera) ed un arabo. I palestinesi respinsero questa idea, e chiesero invece un arresto dell'immigrazione, con l'implementazione di adeguate misure di protezione per le minoranze all'interno di un unico stato comune.
Il rifiuto inglese portò ad un ritorno della violenza, finchè le proteste furono definitivamente schiacciate con la forza dall'esercito britannico.

WHITE PAPER

Con l'avvicinarsi della guerra, aumentò sensibilmente il ritmo di immigrazione degli ebrei, che provenivano soprattutto dall'Europa Centrale, e che iniziò a mettere a rischio l'intero equilibrio del ciclo produzione/sostentamento nella regione.
Nel Maggio del 1939 il governo Britannico pubblicò il Documento Parlamentare 6019, noto come "White Paper", con il quale intendeva porre un limite all'affluenza ormai indiscriminata verso Israele. Nonostante questo, intere navi cariche di immigranti viaggiavano di notte, sottocosta, cercando di superare il blocco navale inglese, per poi accostare alla prima spiaggia libera e scaricare letteralmente fuori bordo centinaia di persone alla volta.
Quelli che venivano arrestati finivano in campi di internamento costruiti appositamente dagli stessi inglesi.
GUERRA MONDIALE
Durante la guerra, i vari gruppi armati sionisti si unificarono e riorganizzarono sotto la guida di Irgun, con l'intento di rivolgere contro gli stessi inglesi la loro lotta di "liberazione del territorio". Alla loro guida nel frattempo era stato eletto un uomo che trent'anni dopo, nelle vesti di Primo Ministro di Israele, avrebbe firmato uno storico trattato di pace con l'Egitto di Anwar el Sadat: Menachem Begin.
LE NAZIONI UNITE
Alla fine della guerra la situazione era ormai giunta al limite, con arabi contro ebrei, inglesi contro arabi, ebrei contro inglesi, ma anche ebrei contro ebrei, con gli stessi leader Yashuv che temettero per un momento una vera e propria guerra civile. L'Inghilterra si vide così costretta a rimettere la delicata questione nelle mani delle Nazioni Unite, che erano da poco nate dalle ceneri della stessa Lega delle Nazioni che le aveva assegnato il mandato venticinque anni prima.
Nel frattempo gli scontri fra palestinesi ed ebrei si facevano sempre più gravi, col confluire in Palestina di nuove ondate di ebrei sopravvissuti alla Shoah, oltre a quelli che avevano risposto all'appello del sionismo da ogni altra parte del mondo.
Un Comitato Speciale delle Nazioni Unite tornò a proporre una spartizione della terra, che prevedeva la creazione contemporanea dello Stato di Israele. Il piano (nella cartina sotto a sin.), che assegnava il 57% delle terre agli ebrei (giallo) ed il 43 agli arabi (grigio), con Gerusalemme (bianco) sotto controllo internazionale, fu accettato dai primi, ma respinto dai secondi. Va notato che i palestinesi non facevano direttamente parte delle Nazioni Unite, e dovevano quindi farsi rappresentare dai delegati dei confinanti paesi arabi (arancione).
IL PIANO UFFICIALE DI SPARTIZIONE
Il 29 Novembre 1947 il piano fu sottoposto al voto dell'Assemblea Generale, che emise la storica risoluzione 181, con 33 paesi a favore, 13 contrari, e 10 astenuti. 
L'Inghilterra annunciò l'intenzione di restituire il mandato il 15 Maggio del 1948. Ma i fermenti provocati dalla decisione ONU esplosero molto prima di quella data, precipitando la regione in uno stato di caos, e mettendo gli inglesi in serie difficoltà: da una parte, neltentativodidomare la rivolta, il numero dei morti fra i loro soldati continuava a salire, dall'altra si facevano sempre più forti le pressioni da parte degli Stati Uniti per permettere l'immigrazione ad un numero ancora maggiore di ebrei. Ora in chiaro contrasto con l'Inghilterra, sembrava essere passato decisamente agli USA il ruolo di sostenitori della causa sionista.
Le prime operazioni sistematiche di "pulizia" - così definite da loro stessi - furono intaprese dai sionisti contro i palestinesi nel Dicembre del 1947
NASCE LO STATO DI ISRAELE
Il 9 Aprile 1947 le milizie di Irgun e Lehi massacrarono l'intera popolazione del villaggio di Deir Yassin. La notizia si sparse in fretta dappertutto, ed i palestinesi iniziarono a fuggire in massa verso il Libano a Nord, la Cisgiordania ad Est, e l'Egitto a Sud del paese.
Il 14 Maggio 1947 veniva proclamato a Tel Aviv il nuovo stato di Israele, mentre gli ultimi reparti di soldati inglesi lasciavano in fretta e furia il territorio. I palestinesi ricordano quella data come "al-Nakba", che significa "La Catastrofe".
Le forze israeliane, assistite dai gruppi militanti di Irgun e Lehi, si impadronirono immediatamente del territorio a loro assegnato, appropriandosi anche di sostanziose porzioni destinate invece ai Palestinesi. In poche gli israeliani controllavano l'intera Galilea, il Negev, Gerusaslemme Ovest, e buona parte delle pianure costiere.
Il giorno seguente gli eserciti di Giordania, Siria, Egitto, Libano e Iraq attaccarono Israele, ma furono sconfitti con relativa facilità dalla superiorità militare israeliana. Si venne così ad un armistizio, i cui confini (cartina sopra a destra) ricalcavano da vicino quelli del precedente Mandato Britannico. La differenza più vistosa era costituita dalla striscia costale di Gaza, che andava agli egiziani, e la Cisgiordania (West Bank) con Gerusalemme Est, che passava sotto il diretto controllo della Giordania.
In altre parole, da un punto di vista geografico, Israele aveva sostituito in pieno gli inglesi nel controllo dell'intero territorio palestinese, fatto salvo per quelle zone - Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est - che avrebbe poi invaso in seguito.
Fra il 1920 e il 1930, durante il mandato britannico, decine di migliaia di ebrei emigrarono in Palestina. Le autorità censirono, nel 1922, l'11% di popolazione ebraica su un totale di 750.000 abitanti, e ai primi fermenti di guerra, nel '37, vi erano circa 300.000 ebrei che si erano già insediati in Palestina.
Vari episodi di violenza si registrarono già in quegli anni, come ad esempio gli scontri dell'Agosto del '29,  che videro oltre centi morti per parte. Quelli palestinesi quasi tutti per mano della polizia britannica.
Nel 1936 si arrivò addirittura ad uno sciopero generale dei palestinesi, che protestavano per le continue azioni terroristiche [il termine è usato correttamente] da parte di gruppi sionisti armati, come l'Irgun Zvai Leumi, che agivano con il dichiarato scopo di "liberare la Palestina e la Transgiordania" (la Giordania attuale) con la forza.
Iniziano nel 1937 dieci anni cruciali, in cui vengono in luce e si cristallizzano tutti gli elementi che saranno poi alla base dei maggiori problemi odierni.
Nel Luglio del 1937 una commissione britannica, capeggiata dal Segretario di Stato delle Indie, Lord Peel, raccomandò la spartizione delle terre in due stati, uno israeliano (un terzo delle terre circa, comprensivo della Galilea e della pianura costiera) ed un arabo.
I palestinesi respinsero questa idea, e chiesero invece un arresto dell'immigrazione, con l'implementazione di adeguate misure di protezione per le minoranze all'interno di un unico stato comune.Il rifiuto inglese portò ad un ritorno della violenza, finchè le proteste furono definitivamente schiacciate con la forza dall'esercito britannico.

potere economico,  appoggio politico e appoggio militare è con questi mezzi che lo stato di israele si è inserito in un ambiente in cui da secoli vivevano altre popolazioni...

non provo odio per israele, no,... ma seria critica verso chi ha permesso un imposizione violenta di questo tipo sì....

non c'entra essere anti sionista o anti palestinese... si tratta di non concepire le ingiustizie...

 
 
 
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Un blog di: cristianodisinistra
Data di creazione: 05/03/2008
 

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