Criticinema

L’ uomo che verrà

Regia : Giorgio Diritti
Attori : Alba Rohrwacher ( Lena ), Maya Sansa ( Beniamina ) , Claudio Asadio ( Armando )
Attrice non professionista  ed eccezionale Greta Zuccheri Montanari nel ruolo della piccola MARTINA.
Sceneggiatura : Tania Pedroni, Giovanni Galavotti ; Giorgio Dititti;
Montaggio : Giorgio Diritti, Paolo Marzoni

1943 / 1944.
Il film racconta la vita di una famiglia nei pressi di Marzabotto dal dicembre del ’43 ai primi di ottobre del’44.
Una bimba di otto anni  Martina ,unica figlia di una coppia di poveri contadini ci racconta i tragici  avvenimenti che coinvolgono l’intera comunità: le visite dei tedeschi che pretendono il cibo dai contadini poveri, che si vedono costretti a macellare il maiale di nascosto per non dover dare parte di esso, le avance che fanno alle loro donne .
Martina ha smesso di parlare in seguito alla morte del fratellino, come ci racconta il padre Armando, è una bimba provata dalla vita e gli avvenimenti di cui è la testimone non l’aiutano di certo a superare il trauma : vedere i partigiani che uccidono i tedeschi, i nazisti arroganti che vengono a casa sua a pretendere il cibo e in seguito anche altro è troppo anche per un adulto .
Martina vive momenti di gioia, in questo tristissimo periodo, la messa di  Natale dove i bimbi della comunità diventano i protagonisti ,la sua prima comunione, l’attesa di un nuovo fratellino che rappresenta la speranza di un futuro prossimo più gioioso, l’arrivo degli sfollati Bolognesi, una cosa non le manca di certo l’amore della poverissima famiglia.
Martina assisterà alla nascita del fratellino e altro ancora, gli eventi la faranno divenire una persona che comprende fino in fondo quanto pericolosi possano divenire gli uomini.
La piccola attrice è superlativa , la sua recitazione è toccante e ci accorgiamo di avere di fronte una grande interprete che sicuramente merita di essere premiata per tanta bravura.
Gli attori professionisti sono bravi cosi pure le comparse del luogo, espressive e bravissime.
Giorgio Diritti ci dimostra di essere un ottimo regista .
 Bellissima la fotografia ,questa languida campagna con le sue prime nebbie sono il giusto scenario per raccontarci la terribile tragedia che colpisce la comunità in seguito al rastrellamento dei tedeschi che non guardano in faccia nessuno: neonati, bimbi ,anziani , preti tutto uguale . In questi uomini sembra vedere una specie di compiacimento nell’eseguire i tragici ordini dei superiori, è vero gli ordinavano di uccidere ma non si tiravano indietro di certo. La cosa che ci colpisce vedere come alcuni Italiani per vivere passavano sul carro dei vincitori e uccidevano conoscenti e non.
Il film parlato in dialetto e sottotitolato ci ricorda  il film “ Il vento fa il suo giro”del medesimo regista, parlato in occitano ed anche per chi lo ricorda “Cento chiodi” di Olmi .
A differenza di “Cento chiodi” dove lo spettatore esce dalla sala cinematografica canticchiando la canzone  “Non ti scordar di me” qui esce con un senso di impotenza e di profonda tristezza per i fatti avvenuti in quei tristi anni e in cuor proprio spera che i sacrifici dei soldati e dei partigiani che si sono opposti a questi crimini non vengano mai dimenticati.
Ricordiamo che il 27 / 1 / 2010 si celebra il Giorno della memoria .
La domanda è CHI RICORDERA’ CIO’ CHE E’ AVVENUTO QUANDO GLI ULTIMI SUPERSISTI DEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO MORIRANNO ?
La risposta  è : Noi quarantenni o cinquantenni, raccontando ai nostri figli ai nostri nipoti ciò che ci è stato insegnato dai libri di scuola, dai mass-media, dalle persone di buon senso e dai giusti che condannano ogni tipo di guerra.
                                                                                                                                ANGY