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Assemblea siciliana, il Palazzo dei misteri.

Post n°9 pubblicato il 21 Giugno 2010 da rtsindacato
 

Fonte: Sicilia Informazioni

Due sconosciuti, un hard disk scomparso, un’indagine “anomala”: sono gli ingredienti di un giallo che non sembra destare preoccupazioni a Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea regionale siciliana. Alle undici del mattino di giovedì due uomini si sono presentati presso gli uffici della Commissione regionale antimafia, ubicata al primo piano. Riferendo di dovere riparare il computer del presidente della Commissione regionale antimafia, Lillo Speziale, hanno potuto avere accesso all’apparecchiatura, ma invece che riparare il computer si sono portati via l’hard disk.

Tutto senza intoppi: il collaboratore del presidente Speziale aveva segnalato il giorno prima all’ufficio addetto alla manutenzione di Palazzo dei Normanni, anomalie nel funzionamento del computer, gli addetti alla segreteria della Commissione hanno pensato che si trattasse di tecnici autorizzati.

Dopo la visita dei due sconosciuti, il collaboratore di Speziale ha constatato che il guasto non era stato riparato e lo ha riferito all’ufficio addetto, dove però nessuno era a conoscenza dell’intervento effettuato. Quando si è scoperto che mancava l’hard disk, in Assemblea si sono domandati chi mai fossero quegli ospiti che non avevano ricevuto alcun input. Il Direttore del servizio informatico, Gaetano Savona, ha cercato di saperne di più, ma senza successo. E allora ha visionato i nastri delle telecamere a circuito chiuso del Palazzo nella speranza di identificare i due personaggi con l’hard disk in mano.

Le cronache riferiscono che Savona avrebbe lavorato per molte ore fino a tarda notte senza successo.

Il presidente della Commissione antimafia ha assicurato che nell’hard disk non si trovavano documenti, atti o informazioni di una qualche rilevanza, tuttavia ha rimarcato il fatto che fosse così semplice accedere ai suoi uffici, manomettere il computer e prendere l’hard disk. Pur minimizzando le conseguenze dell’incidente, ha segnalato perciò la necessità di verificare le condizioni di sicurezza del Palazzo. La Presidenza dell’Ars – un funzionario, il portavoce o chi altri? – ha riferito al cronista di Repubblica che “di controlli e verifiche in corso per capire che cosa sia realmente accaduto, se si sia trattato di un furto o solo di un errore di comunicazione che magari potrà essere chiarito nelle prossime ore”.

E di quale errore  di comunicazione si tratterebbe, visto che i due sconosciuti – restano tali comunque - si sono impossessati di un hard disk che avrebbe potuto contenere atti riservati della Commissione antimafia?
Chiunque può avere accesso ai computer dell’Antimafia ed ai documenti che esso contiene così facilmente?

Non è l’unico dubbio suscitato dall’episodio. Gli interrogativi sono tanti. Come facevano i due sconosciuti a sapere della richiesta di riparazione fatta dalla Presidenza della Commissione antimafia, dal momento che l’ufficio addetto alla manutenzione non è stato informato della loro visita e non conosce la loro identità?
La scomparsa dell’hard disk è stata segnalata alla Polizia?  Le cronache non ne fanno cenno. E se ciò non fosse avvenuto, per quale ragione si sarebbe ritenuto di non dovere informare gli inquirenti?

La visione dei filmati, secondo il resoconto di Repubblica, è stata effettuata dal direttore del Servizio Informatico, il quale non avrebbe individuato “i due sconosciuti con un pacchetto in mano”.  Una indagine interna, dunque, per un episodio inquietante o vissuto con preoccupazione nelle prime ore.

Alla Commissione antimafia si accede attraverso il Cortile interno, chiamato della Fontana, cui a sua volta si accede attraverso i varchi riservati agli ospiti autorizzati. La loro presenza, piuttosto che nei nastri delle telecamere a circuito chiuso, avrebbe dovuto essere stata autorizzata ai varchi principali. C’è anche un ingresso riservato ai turisti, che viene sorvegliato dagli assistenti parlamentari, ma i controlli sono difficili, praticamente impossibili. Coloro che entrano nella sede dell’Ars sono però registrati sia che si tratti di personale interno che di ospiti occasionali.
Teoricamente, non dovrebbero esserci sconosciuti a Palazzo dei Normanni.

Gli interrogativi non finiscono qui. Se, come afferma Speziale, l’hard disk non conteneva files della Commissione antimafia, perché avrebbe dovuto essere trafugato? Le ipotesi non sono molte: è possibile, ma assai improbabile, che si sia trattato di un avvertimento diretto al Presidente della Commissione? I files dell’hard disk sono stati ritenuti importanti, a prescindere dai loro contenuti? O si è voluto impedire che la riparazione facesse scoprire delle “anomalie”,  applicazioni in grado di permettere la condivisione dell’hard disk?
Ipotesi, mere ipotesi.

Di sicuro il livello di affidabilità dei presidi di sicurezza di palazzo dei Normanni è basso. Nessun varco è dotato di strumenti di controllo e rilevazione, metal detector o altre apparecchiature per la sorveglianza. La vigilanza è affidata agli assistenti parlamentari che non possono effettuare verifiche su borse, pacchi e pacchetti di alcun tipo. I protocolli di sicurezza non sono di pubblico dominio, così come i nomi dei responsabili della sicurezza interna. L’accesso alle centraline telefoniche interne e ai nastri delle telecamere a circuito chiuso pretenderebbe il riconoscimento dei responsabili con doppia password. Norme che nei luoghi sensibili dovrebbero essere adottati scrupolosamente e resi noti a tutti coloro che frequentano quotidianamente Palazzo dei Normanni.

Le apparecchiature di sicurezza, acquistate da molti anni (ingenti risorse), non sono funzionanti: alcune giacciono nei magazzini, altre fanno bella mostra di sé inutilizzati ai varchi principali. Presidi di sicurezza assai modesti, dunque, ed una sorveglianza blanda.

La scomparsa dell’hard disk – errore comunicazionale o meno – è una spia di questa situazione. La scelta di svolgere indagini interne non rassicura sui livelli di sicurezza del Palazzo, sia per la tutela della privacy dei deputati quanto per la incolumità di coloro che operano nella sede del Parlamento regionale.
In definitiva, il giallo dell’hard disk, come una matrioska, sta dentro il “giallo” del Parlamento regionale sprovvisto di strumenti di sorveglianza affidabili. 

 
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