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Post n°17 pubblicato il 18 Agosto 2010 da rtsindacato
Fonte: Quotidiano di Sicilia
Ricordate il bel film di Claude Lelouch Vivere per vivere? Una trama dolce e delicata, una musica di contorno che esaltava l’atmosfera e comunicava emozioni. Ma, se vogliamo enucleare il titolo, ci accorgiamo del vuoto che esso rappresenta. Infatti, se ognuno di noi vivesse per aprire gli occhi la mattina, riempirsi lo stomaco durante il giorno e richiuderli la sera, si accorgerebbe che il ciclo di ventiquattr’ore è assolutamente insufficiente a giustificare il nostro essere vivi.
Vivi si è se esplichiamo un’attività, possibilmente intensa, non importa in quale settore: economico o sociale. Vivi si è se ci rendiamo utili al prossimo oltre che a noi stessi, ma in modo immateriale, il che significa usare al massimo il proprio cervello perchè produca qualità piuttosto che quantità.
Ognuno di noi è dotato del libero arbitrio, può scegliere cosa fare e come farlo. Secondo Ennio Flaiano (1910-1972) Vi è qualche stupido colpito da un lampo di imbecillità. Ma questo costituisce una minoranza, mentre la maggioranza delle persone è dotata di normale intelligenza che, però, deve mettere a profitto, diversamente depaupera una risorsa importante.
La questione che si pone non è attribuibile alla nostra dotazione intellettuale, bensì alla volontà che manifestiamo nel mettere a profitto tale dotazione. Tante persone intelligenti languono. Tanti ragazzi sono acuti a scuola, ma studiano poco. Poi, però, in qualche caso hanno dimostrato di eccellere nelle arti o nelle scienze, perchè hanno trovato gli stimoli giusti.
Ecco un altro versante del vivere: avere sempre stimoli, pungoli, che ci permettano di puntare ad obiettivi difficili con la consapevolezza che, magari sforzandoci, siamo nelle condizioni di potercela fare. La forza di volontà di ognuno di noi è l’arma vincente per colmare eventuali nostre carenze. Gli antichi chiamavano olio di gomito la capacità di lavorare molto e proficuamente.
Ai giovani, nelle famiglie, a scuola e nelle Università non si insegna che bisogna fare sacrifici e che bisogna spostare in avanti l’esaudimento dei propri desideri.
Vivi si è se esplichiamo un’attività, possibilmente intensa, non importa in quale settore: economico o sociale. Vivi si è se ci rendiamo utili al prossimo oltre che a noi stessi, ma in modo immateriale, il che significa usare al massimo il proprio cervello perchè produca qualità piuttosto che quantità.
Ognuno di noi è dotato del libero arbitrio, può scegliere cosa fare e come farlo. Secondo Ennio Flaiano (1910-1972) Vi è qualche stupido colpito da un lampo di imbecillità. Ma questo costituisce una minoranza, mentre la maggioranza delle persone è dotata di normale intelligenza che, però, deve mettere a profitto, diversamente depaupera una risorsa importante.
La questione che si pone non è attribuibile alla nostra dotazione intellettuale, bensì alla volontà che manifestiamo nel mettere a profitto tale dotazione. Tante persone intelligenti languono. Tanti ragazzi sono acuti a scuola, ma studiano poco. Poi, però, in qualche caso hanno dimostrato di eccellere nelle arti o nelle scienze, perchè hanno trovato gli stimoli giusti.
Ecco un altro versante del vivere: avere sempre stimoli, pungoli, che ci permettano di puntare ad obiettivi difficili con la consapevolezza che, magari sforzandoci, siamo nelle condizioni di potercela fare. La forza di volontà di ognuno di noi è l’arma vincente per colmare eventuali nostre carenze. Gli antichi chiamavano olio di gomito la capacità di lavorare molto e proficuamente.
Ai giovani, nelle famiglie, a scuola e nelle Università non si insegna che bisogna fare sacrifici e che bisogna spostare in avanti l’esaudimento dei propri desideri.
La comunicazione generale, purtroppo, spiega dettagliatamente quali siano i nostri diritti. La stessa Costituzione, redatta sessantaquattro anni fa, all’uscita del periodo dittatoriale, ha puntato molto sui diritti. La verità, invece, è che bisogna spiegare alla Comunità che occorre prima osservare il proprio dovere. Solo dopo si è abilitati a richiedere il proprio diritto. Le regole del gioco devono essere chiare per tutti. Nessuno deve sfuggirvi o evitarle, perchè se agisse per scansarle sarebbe un modo per venire meno alle proprie responsabilità.
Ecco, dovere e responsabilità. Di questi due valori bisogna riempire la propria vita, senza essere seriosi, anche scherzando e ironizzando prima di tutto su sé stessi e poi sugli altri. Il che significa mettersi in gioco continuamente, pensando che mai siamo arrivati ad una meta. Ogni meta, infatti, deve essere considerata un punto di approdo e contemporanemente un punto di partenza.
Le cose che andiamo scrivendo ci sembrano ovvie e persino banali, ma riteniamo che non ci vogliano particolari requisiti per vivere con contenuti. Piuttosto l’osservanza di un ordinario comportamento rispettoso degli altri, ricordando la massima biblica: “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”.
Vivere per vivere: no, è sbagliato. Se così facessimo, e fossimo lucidi nel momento in cui lo spirito abbandona il corpo, ci accorgeremmo dell’inutilità di essere vissuti e in quel momento non potremmo fare più nulla per rimediarvi. Mentre siamo in ottima salute dobbiamo preoccuparci di cosa fare quando dovesse capitarci una malattia. Quando siamo in ottima salute dobbiamo preoccuparci di scegliere cosa fare per riempire di contenuti il nostro vivere.
L’assenza di previsione, il vivere giorno per giorno con il sistema del rinvio porta a perdere di vista l’essenza stessa della vita, i motivi per cui siamo nati, viviamo e moriamo. Non i motivi materiali, perchè possiamo interferire poco con i processi biologici, malgrado i progressi che si sono fatti e si faranno. Ma quelli affettivi e morali.
Ecco, dovere e responsabilità. Di questi due valori bisogna riempire la propria vita, senza essere seriosi, anche scherzando e ironizzando prima di tutto su sé stessi e poi sugli altri. Il che significa mettersi in gioco continuamente, pensando che mai siamo arrivati ad una meta. Ogni meta, infatti, deve essere considerata un punto di approdo e contemporanemente un punto di partenza.
Le cose che andiamo scrivendo ci sembrano ovvie e persino banali, ma riteniamo che non ci vogliano particolari requisiti per vivere con contenuti. Piuttosto l’osservanza di un ordinario comportamento rispettoso degli altri, ricordando la massima biblica: “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”.
Vivere per vivere: no, è sbagliato. Se così facessimo, e fossimo lucidi nel momento in cui lo spirito abbandona il corpo, ci accorgeremmo dell’inutilità di essere vissuti e in quel momento non potremmo fare più nulla per rimediarvi. Mentre siamo in ottima salute dobbiamo preoccuparci di cosa fare quando dovesse capitarci una malattia. Quando siamo in ottima salute dobbiamo preoccuparci di scegliere cosa fare per riempire di contenuti il nostro vivere.
L’assenza di previsione, il vivere giorno per giorno con il sistema del rinvio porta a perdere di vista l’essenza stessa della vita, i motivi per cui siamo nati, viviamo e moriamo. Non i motivi materiali, perchè possiamo interferire poco con i processi biologici, malgrado i progressi che si sono fatti e si faranno. Ma quelli affettivi e morali.
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