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Assolutamente Juve

Post n°292 pubblicato il 13 Settembre 2009 da goblins76
 

Come un bancomat. In due settimane la Juventus ha fatto dell’Olimpico la cassa da cui prelevare i punti per mettere paura al campionato: dopo la piallata alla Roma è venuto il 2-0 sulla Lazio, molto più sofferto di quanto non dica il punteggio. E’ una vittoria costruita in altra maniera, senza magie ma con colpi da fabbri ferrai e senza l’apporto di Diego, meno brillante che contro i giallorossi, che si è infortunato nel 1° tempo e non si sa quando potrà tornare. L’infortunio del brasiliano è il rovescio sgradevole della medaglia. Per il resto alla Juve ha girato bene tutto, dal gol annullato a Mauri alla fine del 1° tempo, e sul quale i laziali recriminano con ragione, al fatto che siano andati in rete due uomini che erano stati a lungo una zavorra: buon segno quando decidono i peggiori, tra cui Trezeguet tornato al gol e disposto a rivedere l’idea di lasciare la Juve a fine stagione: «Ho sofferto tanto, ora me la godo. Il futuro? Ne riparlerò con la mia famiglia».

Con la Lazio era altra musica che con la Roma. Innanzitutto perchè ha più freschezza fisica e meno presunzione dei giallorossi: è una buona squadra che gioca da grande provinciale, non dà spazio, accetta di sacrificare gli uomini per soffocare Diego, sapendo che è metà del gioco juventino, insomma non si vergogna di chiudersi per ripartire con compattezza. La Lazio gioca in 11, non ha fenomeni che si astengono dalla battaglia. Perciò la Juve non ha mai potuto piazzare il contropiede letale che aveva conquistato l’Olimpico due settimane prima.



Del resto non era neppure quella Juve. Camoranesi, che quando vuole sa indisporre, si incaponiva nel portare palla tra gli sciami laziali che gliela portavano via con regolarità. Caceres pareva un difensore tremebondo, ancora semplice da saltare. Dall’altro lato, Grosso era la copia sbiadita del protagonista contro la Bulgaria: l’hanno preso perchè vada sul fondo e piazzi il cross perchè di gente che butta palla in area da metà campo o quasi ce n’era a sufficienza. L’uomo del rigore Mundial sarebbe cresciuto soltanto nella ripresa, nel 1° tempo non combinava nulla di importante e se ne intuiva la preoccupazione quando lo puntava Foggia. Chissà cosa sarebbe successo se ci fosse stato Zarate.

La manovra juventina non aveva ossigeno, si imbottigliava al centro e la maggior parte dei palloni finiva contro la difesa laziale dove si notava Diakitè e non solo per il colore della pelle. Lo presero ragazzino e videro lontano: come direbbe Lotito con citazione dal Vangelo di Matteo, «Sinite parvulos». Comunque l’avvio dei bianconeri aveva prepotenza. Trezeguet al 9’ calciava al volo sull’appoggio di Amauri e l’unico difetto era nella mira, addosso a Muslera, il portiere che poco dopo recuperava la posizione quando un tiro cross di Camoranesi stava per beffarlo. Il francese aveva ancora l’occasione al 14’ su assist di Amauri, sporcava il tocco sull’uscita di Muslera e si consegnava a un giudizio insufficiente. Trezeguet può amareggiarsi se lo tengono nel retrobottega dell’attacco, dopo gli anni di gloria, ma oggi vicino ad Amauri è meglio se gioca Iaquinta perchè si ha la sensazione che siano in due. E per fortuna si riscattava nel finale con un tocco fortunato. La Lazio prendeva confidenza con il match. Le avanzate tra Camoranesi e Caceres di Kolarov erano un pericolo, concluse da saette potenti. Buffon ne deviava una, poi metteva il piede nell’angolino per respingere con efficacia la punizione velenosa di Baronio.

Velocità, aggressività, ritmo. Partita baruffosa e non brutta. L’uscita di Diego coincideva con il momento critico della Juve: c’era pure il gol di Mauri in mischia, annullato per una spinta di Cruz su Legrottaglie che ha richiesto una certa fantasia a chi l’ha vista. Sembrava di essere tornati ai «falli di confusione» di alcuni anni fa. Giovinco al posto di Diego teneva botta nel 2° tempo, iniziato dalla Lazio con aggressività e riequilibrato a fatica dai bianconeri. Amauri un leone, Marchisio un puma. Ferrara risparmiava Iaquinta e non ne capivamo il motivo ma quando i laziali pregustavano l’impresa, li gelava la migliore manovra della Juve. Caceres al limite dell’area calciava con potenza la ribattuta della difesa e a partita spenta Trezeguet realizzava su cross di Giovinco e prima conclusione di Amauri.

 
 
 
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PRIMO GOAL

Eri poco più di un ragazzo quando ti buttarono dentro al tuo primo campo di calcio di serie A.

In quel momento, quando il Trap ti disse:"Dai, scaldati che tocca a te", tu non sapevi che pensare, un groppo in gola, le gambe che tremavano, ma ti facesti coraggio.

Alzarsi dalla panchina e iniziare il riscaldamento, una corsa verso l'ignoto.

Pensasti a tuo padre, a tua madre, al fratello che ti aveva sempre sostenuto, ai tuoi amici più cari ai quali sarebbe venuto un'infarto nel vederti entrare in campo, ma  dopo c'era solo l'ignoto.

Non sapevi a cosa seresti andato in contro dentro quel campo da calcio, eppure il terreno di gioco l'avevi calpestato migliaia di volte, in quel momento ti sembrava fosse la prima volta che ti capitava di giocare...

Pensare a cosa fare, a come doverlo fare, pianificando tutto nei minimi dettagli, e  poi l'arbitro fischiò…toccava a te.

Baggio ti sorrise e  strizzò l'occhio, Moeller ti guardò impassibile, Ravanelli ti battè il 5..:"e adesso?.....cosa ne sarà di me", ti chiedesti?...Dribbling di Julio Cesar, palla a Marocchi che dà subito a Baggio,il quale lancia la palla in profondità, sui tuoi piedi..Goal..si Goal...non sapevi cosa fosse...gioia, emozione...cuore gonfio di sentimenti che passano veloci confusi nella mente e nell'animo che sembra poter volare

 

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