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Il paratutto Buffon

Post n°293 pubblicato il 20 Settembre 2009 da goblins76
 

La serie continua. Gli impacci di Coppa hanno abbandonato la Juve per la quarta vittoria in campionato che ribadisce la leadership ma che non è stata così semplice e filante come farebbe supporre il 2-0. Come a Roma con la Lazio, gli avversari dei bianconeri sono usciti dal campo convinti di aver giocato una grande partita. Ed è vero anche se la vittoria è legittima e non è una colpa, ma un merito avere tra i pali un grandissimo portiere.

Il Livorno non ha mostrato reverenza. Per capirci, i toscani non si sono chiusi a catenaccio come l’Inter mercoledì davanti al Barcellona benché, in proporzione, lo squilibrio di qualità rispetto alla Juve fosse superiore a quello dei nerazzurri con gli spagnoli. Per fortuna c’è ancora gente che predica calcio più che slogan anche se ha poco materiale da sfruttare e non guadagna 11 milioni all’anno. Russo e Ruotolo, la coppia sulla panchina amaranto, lo fanno e la Juve ha dovuto subito salvarsi con Buffon in uscita a catapulta sul ravvicinatissimo Tavano. Scambiando i portieri, probabilmente sarebbe stato diverso anche il risultato, almeno nel primo tempo in cui la difesa bianconera, senza Cannavaro, si lasciava infilare con troppa allegria. In mezz’ora, Buffon doveva ripetersi smanacciando il tiro di Pulzetti corretto da Legrottaglie e salvare con un piede su Lucarelli lanciato da Candreva, il più interessante del mazzo insieme all’esterno Pulzetti, 47 anni in due. Aggiungendo un paio di altre situazioni a rischio per la Juve, il Livorno provava la frustrazione di stare sotto di due gol avendo avuto le stesse occasioni da rete dei bianconeri.

La differenza stava nei portieri e nelle punte. Buffon è tornato ai miracoli e non da ieri, mentre se chiedessero a De Lucia di camminare sulle acque finirebbe a fondo come ogni altro portiere normale. Quanto agli attaccanti, tra l’imprecisione di Tavano e la bollitura di Lucarelli ormai prossimo al capolinea (insultato dalla curva juventina che pende verso l’estrema destra, nell’intervallo litiga con l’arbitro e con una telecamera) il Livorno non poteva competere con la concretezza della Juve.

Iaquinta, che qualcuno considera di passaggio come titolare, è diventato invece una certezza. Dopo 8’ è salito più in alto delle testoline dei modestissimi Miglionico e Diniz e ha deviato in rete il cross di Camoranesi come aveva già fatto con il Chievo: terza rete nelle ultime quattro partite, a conferma della continuità. Si era risolta in fretta la pratica di schiodare il risultato. Con un Livorno meno disposto a giocare sarebbe stato un problema: così la manovra trovava abbastanza spazio e a dirigere l’orchestra c’era Camoranesi, l’alternativa più seria all’assenza di Diego. I due non hanno lo stesso gioco né gli stessi colpi ma se non c’è il brasiliano a costruire, Camoranesi è quello che lo può rimpiazzare meglio di Giovinco che è un contorno, non l’attore principale.

Era l’oriundo argentino a giostrare l’azione, in avvio con supponenza e imprecisione, poi calandosi nel ruolo con sempre maggiore consistenza. Dal suo piede partiva il lancio su cui si fiondava "Schizzo" Marchisio, bravissimo a mettere in porta la palla del raddoppio con un pallonetto in diagonale. Due assist e molte cose, fino alla sostituzione con Marrone, 19 anni, un altro dei giovani fatti in casa che Ferrara prova a lanciare. Si andava all’intervallo con la parata involontaria di De Lucia centrato dalla botta volante di Iaquinta come gli orsi al tirassegno e con Lucarelli ammonito in uscita per quante ne diceva all’arbitro di cui non avevamo notato sfondoni decisivi, anzi con un buon piglio nel dirigere. La ripresa toccava il massimo per la Juve con il palo colpito da Trezeguet, alla ricerca di una giocata vincente, e per il Livorno con tutte le conclusioni cui Buffon metteva pezze geniali, a volte surreali per come le cavava dal cilindro. Danilevicius (perché non metterlo prima?) non aveva neppure la forza per disperarsi davanti a una respinta ravvicinatissima. Alzava gli occhi al cielo. Almeno non pioveva più.

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PRIMO GOAL

Eri poco più di un ragazzo quando ti buttarono dentro al tuo primo campo di calcio di serie A.

In quel momento, quando il Trap ti disse:"Dai, scaldati che tocca a te", tu non sapevi che pensare, un groppo in gola, le gambe che tremavano, ma ti facesti coraggio.

Alzarsi dalla panchina e iniziare il riscaldamento, una corsa verso l'ignoto.

Pensasti a tuo padre, a tua madre, al fratello che ti aveva sempre sostenuto, ai tuoi amici più cari ai quali sarebbe venuto un'infarto nel vederti entrare in campo, ma  dopo c'era solo l'ignoto.

Non sapevi a cosa seresti andato in contro dentro quel campo da calcio, eppure il terreno di gioco l'avevi calpestato migliaia di volte, in quel momento ti sembrava fosse la prima volta che ti capitava di giocare...

Pensare a cosa fare, a come doverlo fare, pianificando tutto nei minimi dettagli, e  poi l'arbitro fischiò…toccava a te.

Baggio ti sorrise e  strizzò l'occhio, Moeller ti guardò impassibile, Ravanelli ti battè il 5..:"e adesso?.....cosa ne sarà di me", ti chiedesti?...Dribbling di Julio Cesar, palla a Marocchi che dà subito a Baggio,il quale lancia la palla in profondità, sui tuoi piedi..Goal..si Goal...non sapevi cosa fosse...gioia, emozione...cuore gonfio di sentimenti che passano veloci confusi nella mente e nell'animo che sembra poter volare

 

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