STRISCE BIANCONERE
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Il 25 aprile del 1995, a soli 23 anni, Andrea Fortunato si spegneva dopo una dura battaglia contro la leucemia. Sono passati quindici anni da allora, ma il suo ricordo non ha mai abbandonato la Juventus, i suoi tifosi e tutti coloro che ebbero la fortuna di conoscerlo. Tra questi c'è Roberto Bettega, che ha ancora bene in mente tanti momenti condivisi con Andrea: «Una volta - ricorda sul sito internet del club bianconero - ci fermammo nella sala da pranzo di Villar Perosa, dopo cena, a parlare insieme, perchè era un momento non troppo positivo per lui. Pensandoci a posteriori, probabilmente stava già covando la malattia. Ho cercato di rincuorarlo, facendogli capire quanto fosse difficile la nostra piazza, indossare questa maglia. Un'altra volta, si giocava un'amichevole a Tortona e tra il primo e il secondo tempo rimase negli spogliatoi perchè aveva un po' di febbre. Quello fu il campanello d'allarme».
Quando ad Andrea fu diagnosticata la malattia, fu proprio Bettega a comunicarlo alla squadra: «La notizia toccò profondamente tutti. È chiaro che trattandosi di un ragazzo di quell'età, di uno sportivo, si fa fatica a pensare che possa essere colpito da un male così grave. In piccola parte provai la stessa cosa quando avevo vent'anni e forse ero quello che si era trovato più vicino ad una situazione del genere e quindi toccò a me dirlo ai suoi compagni. Sono rimasto molto legato alla famiglia, perchè quelli furono momenti molto difficili e delicati per tutti. Andrea aveva una grande forza, una grande volontà, che credo tutti trovino quando si è costretti ad affrontare certe sfide. Sono sicuro che ce l'abbia messa tutta per provare a vincere la sua, ma purtroppo non è bastato».
La scomparsa di Andrea colpì profondamente tutto il mondo del calcio: «Andrea si ammalò nel pieno della sua giovinezza, del percorso del suo sogno. Il calcio fu sicuramente colpito, anche perchè per fortuna situazioni del genere sono rare in un mondo come il nostro, fatto di atleti. E poi la personalità di Andrea aveva toccato tutti e anche per questo furono in molti a partecipare al dolore per la sua perdita. Sono cose purtroppo tristi, che però rimangono dentro e viene da chiedersi perchè ad esempio io sono stato più fortunato... Viene da chiedersi: perchè lui?».
(Tuttosport)
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PRIMO GOAL
Eri poco più di un ragazzo quando ti buttarono dentro al tuo primo campo di calcio di serie A.
In quel momento, quando il Trap ti disse:"Dai, scaldati che tocca a te", tu non sapevi che pensare, un groppo in gola, le gambe che tremavano, ma ti facesti coraggio.
Alzarsi dalla panchina e iniziare il riscaldamento, una corsa verso l'ignoto.
Pensasti a tuo padre, a tua madre, al fratello che ti aveva sempre sostenuto, ai tuoi amici più cari ai quali sarebbe venuto un'infarto nel vederti entrare in campo, ma dopo c'era solo l'ignoto.
Non sapevi a cosa seresti andato in contro dentro quel campo da calcio, eppure il terreno di gioco l'avevi calpestato migliaia di volte, in quel momento ti sembrava fosse la prima volta che ti capitava di giocare...
Pensare a cosa fare, a come doverlo fare, pianificando tutto nei minimi dettagli, e poi l'arbitro fischiò…toccava a te.
Baggio ti sorrise e strizzò l'occhio, Moeller ti guardò impassibile, Ravanelli ti battè il 5..:"e adesso?.....cosa ne sarà di me", ti chiedesti?...Dribbling di Julio Cesar, palla a Marocchi che dà subito a Baggio,il quale lancia la palla in profondità, sui tuoi piedi..Goal..si Goal...non sapevi cosa fosse...gioia, emozione...cuore gonfio di sentimenti che passano veloci confusi nella mente e nell'animo che sembra poter volare
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