Creato da goblins76 il 23/07/2006

STRISCE BIANCONERE

notizie e commenti sul mondo del calcio e dello sport in generale

 

Conquistata Roma

Post n°291 pubblicato il 30 Agosto 2009 da goblins76
 

Ed eccola la Juve «brasiliana»... Una doppietta di Diego, un gol di Felipe Melo, ma anche un ottimo Amauri, questi gli ingredienti che hanno permesso ai bianconeri di vincere 3-1 in casa di una Roma che non ha demeritato e che ha giocato alla pari con la squadra di Ferrara. La differenza l’ha fatta Diego: una doppietta splendida, grandi giocate e tanta sostanza. L’ex Werder Brema sblocca il risultato al 25’, al 68’, riporta in vantaggio la Juve dopo il momentaneo pareggio firmato da De Rossi al 35’. Al 93’ il definitivo 3-1 siglato da Felipe Melo. Un successo tutto sommato meritato che permette alla Juve di portarsi a quota 6 punti, mentre la Roma resta a 0.

Nella Roma Spalletti si affida al terzo portiere: dentro l’esordiente Julio Sergio, in panchina Artur. In difesa la coppia Mexes-Burdisso, a centrocampo torna Perrotta, schierato sulla trequarti insieme a Menez e Taddei. Totti unica punta. Nella Juve: Camoranesi in panchina, Tiago titolare. A centrocampo c’è Felipe Melo, sulla trequarti Diego, Amauri-Iaquinta la coppia d’attacco, Del Piero in panchina. Avvio bianconero, ma il primo tiro in porta arriva al 22’ con un colpo di testa di Tiago che costringe Julio Sergio in angolo. Tre minuti più tardi, al 25’, Juve in vantaggio: Diego approfitta di uno svarione di Cassetti, va via in contropiede e con l’esterno destro batte Julio Sergio. La Roma reagisce e, al 35’, De Rossi sigla l’1-1 con un gran destro dalla distanza. Al 43’ palo di Amauri, al 46’ Buffon salva la sua portacon un grande intervento su Totti. Nella ripresa Juve pericolosa due volte con Amauri e una con Iaquinta. Poi, al 23’, i bianconeri passano in vantaggio ancora con Diego che salta Mexes e di destro batte Julio Sergio: doppietta per il brasiliano e 2-1 per la Juve. Non ci sta la Roma che risponde con Menez, Vucinic e soprattutto Totti che al 34’ centra il palo con un destro imparabile.

Al 93’ il 3-1 di Felipe Melo che chiude con un preciso sinistro il suo contropiede. Finisce 3-1 per i bianconeri, Juve a punteggio pieno, Roma ancora ferma a 0.

(La Stampa)

 
 
 

Sorteggi champions

Post n°290 pubblicato il 28 Agosto 2009 da goblins76
 

Grandi sorprese dall’urna monegasca da cui sono stati estratti tutti i gironi per la fase iniziale della Champions League 2009/2010. Sorteggi “beffardi”, o meglio ancora “spettacolari”, per la gioia di tutti gli sponsor (in primis) e dei tanti tifosi di calcio in Europa; il Milan infatti ha pescato proprio il Real Madrid di Kakà, mentre l’Inter dovrà vedersela col suo ex pupillo Ibrahimovic nella sfida al primo posto col Barcellona!

Nessuna sorpresa invece per la Juventus, che trova il Bayern di Monaco di Luca Toni, i francesi del Bordeaux, e il Maccabi Haifa. Urna piuttosto benevola quindi, che non dovrebbe creare grossi problemi di qualificazione, anche se ovviamente l’obiettivo deve sempre essere quello del primo posto nel girone.

A mio avviso il girone peggiore potrebbe essere quello dell’Inter, e mi spiego: è vero che i nerazzurri possono avere anche loro una certa sicurezza di passare il turno, però c’è un ostacolo che potrebbe rivelarsi molto più impegnativo del previsto: la Dinamo Kiev. Sappiamo tutti quanto sia difficile giocare in climi gelidi e su campi impraticabili, e questo può anzitutto creare una variabile impazzita all’interno di partite che potrebbero apparire scontate (ma nel calcio in fondo non c’è nulla di scontato), come ad esempio una sconfitta che determini poi delle vittorie “ad ogni costo”; mentre il campo ghiacciato può provocare infortuni e quindi defezione di giocatori importanti anche nel Campionato.

Forse può risultare una visione un po’ pessimistica…. ma è quello che noi ci auguriamo

GRUPPO A: Bayern Monaco, Juventus , Bordeaux, Maccabi Haifa
GRUPPO B: Manchester United, CSKA Mosca, Besiktas, Wolfsburg
GRUPPO C: Milan
, Real Madrid, Marsiglia, Zurigo
GRUPPO D: Chelsea, Porto, Atl. Madrid, Apoel
GRUPPO E: Liverpool, Lione, Fiorentina , Debrceni
GRUPPO F: Barcellona, Inter , Dinamo Kiev, Rubin Kazan
GRUPPO G: Siviglia, Rangers, Stoccarda, Unirea Urziceni
GRUPPO H: Arsenal, AZ Alkmaar, Olympiacos, Standard Liegi

(juventuspporters.it)

 
 
 

Buona la prima

Post n°289 pubblicato il 28 Agosto 2009 da goblins76
 

D’accordo l’entusiasmo della vigilia, ma pochi forse immaginavano una partita così buona e convincente, spesso accompagnata da applausi scroscianti e clima festoso sugli spalti. Eppure l’ingresso delle squadre è stato salutato da un certo sconcerto per le strane scelte del nostro mister. Difesa con Grygera, Cannavaro, Chiellini e Salihamidzic (la buona intuizione di Ferrara sulla sinistra); a centrocampo Ciro decide di far giocare Poulsen come perno centrale, una decisione alquanto “singolare” visto le movenze tutt’altro che veloci del danese, sopratutto per quanto concerne la fase di regia arretrata, quella cioè di prima impostazione della manovra, accompagnata pure da qualità tecniche piuttosto discutibili. Insieme a Poulsen, Marchisio e Tiago completano il reparto; ma se Tiago si è sempre espresso bene a sinistra, non capiamo perchè sia stato messo dalla parte opposta; ma sopratutto, rimane inspiegabile come un giocatore come Marchisio, completo sia nella qualità che nella quantità (e oltretutto in ottima forma nelle partite precedenti), non abbia ricevuto le chiavi del centrocampo da Ferrara. Considerando poi che in panchina c’è finito un tal Camoranesi…

In avanti, dopo quindici anni, Del Piero salta la prima partita di campionato (in passato sempre presente almeno in panchina), lasciando lo spazio alla coppia Amauri - Iaquinta. Assente pure Trezeguet, in panchina.

Per sopperire alla carenza di fantasia, Diego arretra il suo baricentro, partendo da una decina di metri più indietro, saltando spessissimo l’uomo e costringendo i giocatori del Chievo a cinque falli in dieci minuti. Da una punizione dalla trequarti nasce proprio il vantaggio bianconero di Iaquinta, che colpisce benissimo di testa mettendo la palla nel sette.

Cerca il Chievo di proiettarsi in avanti, ben memore del 3 a 3 strappato qualche mese prima a proprio qui a Torino (l’inizio della disfatta di Ranieri), ma tra una magià di Diego (davvero un grande trascinatore), e uno spunto di Amauri, la Juve rimane sempre più intraprendente e pericolosa. L’azione più bella parte infatti da una fuga del brasiliano sulla sinistra, che con il suo doppio passo lascia sul posto l’avversario e crossa per Iaquinta che nuovamente di testa sfiora il secondo gol (paratone del portiere ospite).

Juve sempre pericolosa anche sui calci d’angolo, dove può schierare una serie di arieti come ben poche squadre possono fare addirittura in Europa, e, valore aggiunto di quest’anno, un vero grande trequartista che dà imprevedibilità e incisività alla manovra, fornendo quei palloni che per anni gli attaccanti si sono sognati di notte.

Poche altre occasioni nel primo tempo, più che altro sterile di conclusioni vere, ma ben altra Juve nel gioco rispetto a quelle viste negli ultimi anni. Ripresa con De Ceglie che subentra a Salihamidzic, infortunato proprio nel finale del primo tempo. Nulla cambia ovviamente a livello tattico, se non che il subentrato non riuscirà ad azzeccare nemmeno un cross. Così come Poulsen entra in bambola al punto tale da commettere un secondo fallo da ammonizione, clamorosamente ignorato dall’arbitro, scatenando le ire giustificate del mister De Carlo.

La Juve è poco concentrata e rischia di farsi raggiungere da Pellissier, anche se sul capovolgimento di fronte è il solito Diego ad arrivare fino in area palla al piede, per poi servire Amauri a rimorchio che scheggia la base del palo. La partita scivola fino alla mezz’ora in modo piuttosto piacevole, anche se, come nel primo tempo, quasi priva di conclusioni da ambo le parti. La Juve sostituisce anche Tiago con il giovane Marrone, centrocampista proveniente dalla primavera.

Il Chievo però si spinge sempre maggiormente verso la nostra metà campo, senza che i nostri riescano a sfruttare a dovere l’arma del contropiede, tattica ideale per i giocatori schierati da Ferrara. Ma la Juve appare stanca, e Diego viene sostituito nel finale da Camoranesi, che ne eredita i compiti di rifinitura.

I minuti finali più che a dare qualche speranza al Chievo, servono a regalare qulche ovazione a Cannavaro, autore di una partita quasi perfetta (anche se non difficile), ma sempre sicuro ed estremamente efficace nei suoi interventi. Per il momento quindi, sulla questione del ritorno di Cannavaro, “la partita” tra tifosi e dirigenti è iniziata con l’1 a 0 per i dirigenti. Il campo dice sempre la verità.

(juventuspporters.it)

 
 
 

Un nuovo inizio

Post n°288 pubblicato il 22 Agosto 2009 da goblins76
 

Il mio calcio con la corazza», disse qualche anno fa Michel Platini parlando di Zidane: ecco, con tutta l’argenteria, e gli anni, che per ora separano i due, Diego Ribas da Cunha pare uscito dalla stessa catena di montaggio di Zizou. Pensate e piedi da fantasista avvitati su una blindatura da mediano, uno che sa nascondere il pallone, pilotarlo in territorio nemico e restare in piedi negli autoscontri di centrocampo. Per l’indole basterebbe la maglietta che s’è infilato ieri, appena finito l’allenamento: con la scritta “Bad society” sul petto, sopra il disegno di un gruppo di ragazzotti poco raccomandabili con qualche mazza da baseball. Dice che si diverte e diverte giocando («è il mio stile e non lo cambio»), ma che è quasi ossessionato dalla vittoria, fin da piccolo: «gañar», vincere, lo ripete una decina di volte, quasi fosse un intercalare, un ordine di servizio da rispettare.

Diego, domani comincia l’avventura: emozionato?
«Orgoglioso e felice. Anche se la prima volta che mi sono messo questa maglia, un po’ di emozione l’ho avuta. Ora penso a vincere, fin dalla prima partita, l’unica cosa che conta».

I tifosi già l’amano: se l’aspettava?
«Così no, davvero. È tutto perfetto: i tifosi, i compagni, il lavoro».

Da novello profeta dovrà portare lo scudetto: sente la pressione?
«Quando giochi in una squadra come la Juve non puoi fuggire dalle responsabilità. Ma qui ci sono grandi giocatori, ci stiamo allenando bene, stiamo attenti ai dettagli. L’obiettivo è lo scudetto, e lo sappiamo».

Lei ha detto che potete vincere anche la Champions: conferma?
«Sì, ci proviamo. Se sei la Juve non puoi giocare solo per partecipare e poi se giochiamo al nostro livello non dobbiamo avere paura di nessuno. Inutile dire di più: ora è tempo di lavorare, non di parlare».

Ha iniziato presto, a sei anni.
«Il pallone è sempre stato la mia vita. Prima a Ribeirao Preto, dove sono nato, poi nel San Carlos».

Primi idoli?
«Rai (fratello di Socrates, ndr). Giocava nel San Paolo, la squadra del cuore, quand’ero piccolo. Io e i miei amici facevamo di tutto per andare a vedere quelle partite».

Poi dentro gli stadi c’è entrato lei.
«A 11 anni andai nelle giovanili del Santos, e fu dura spostarsi lontano da casa, senza la famiglia, ma mi aiutò a crescere. A 16 l’esordio con i grandi, l’anno dopo vincemmo il campionato. Insieme a Robinho: grande squadra».

Lui non incanta, da tempo, ma è abbonato alla Nazionale, lei no: motivo?
«Non c’è nessun problema fisico o disciplinare, scelte di Dunga. Però mi metto io nel Brasile, alla Playstation».

Trequartista da sempre?
«Da subito, centrocampista offensivo, come diciamo in Brasile».

Sbirciava pure Zidane, raccontò.
«Un fenomeno, uno dei miei preferiti. Faceva giocate pazzesche, e sembrava fossero la cosa più semplice del mondo. Grandissima tecnica e uso del corpo super».

Lo utilizza benino anche lei: a San Siro ha spianato Gattuso e Flamini.
«Dovevo dar loro il pallone? È il mio stile di gioco, forza e tecnica, ho lavorato molto per questo. La mia missione è quella di portar palla in attacco, quella degli avversari di levarmela: mi capita da quando ho iniziato a giocare».

Ha rubato qualche segreto ai suoi eroi?
«Non sono uno che copia molto dagli altri. Guardavo le partite, i campioni, e mi piaceva, ma non ero uno di quelli che quando tornava ad allenarsi cercava di ripetere i colpi che aveva visto. Magari prendo ispirazione, ma poi seguo l’istinto».

Come quel gol all’Aachen?
«Il mio più bello, un tiro da oltre 60 metri. Mica facile, perché ci vuole precisione. Vidi il portiere fuori e pensai: “Ci provo”».

Come ha conosciuto la Juve?
«Dalla tv, in Brasile. Mi piaceva quella squadra di grandi giocatori, che volevano vincere. Sempre, tutto».

E quando l’ha scelta?
«Praticamente al primo incontro. Ho visto che c’era un piano, un progetto di squadra, ed è la cosa fondamentale. Poi è una delle più importanti del mondo».

Le manca il numero dieci?
«Mi piace tanto, non lo nego. Ma non è quello sulla schiena che ti fa fare gol e assist».

Perché il 28?
«A parte la somma, dieci, è la mia data di nascita. Va bene quello».

L’hanno pagata meno di Felipe Melo.
(sorride). «Chiedete a Blanc o Secco».

Pure molto meno di Ronaldo e Kakà: è così scarso o ha esagerato il Real?
«Ronaldo è il migliore del mondo, e se in futuro lo pagheranno 100 o 150 milioni va bene lo stesso. La verità, però, è che in campo non ci vanno i conti in banca».

Meglio un gol o un assist?
«Non dico bugie: il gol, il massimo del calcio. Poi so che il mio compito è anche quello di spedire in porta i compagni, e mi piace pure quello».

Al Porto passò mesi cupi: mai pensato di tornare in Brasile?
«Neppure una volta. E se sono arrivato fin qui è anche per quei momenti».

Che sogni insegue?
«Vincere con la Juve, e andare ai Mondiali. Vorrei davvero prenderli entrambi».

 
 
 

La Juve di Ferrara

Post n°287 pubblicato il 13 Giugno 2009 da goblins76
 

Al di là degli aspetti anch’essi fondamentali circa la preparazione fisica (una Juve più “muscolare”, vicino a quella lippiana), e la gestione del gruppo (”non sarà la Juve di Diego e di nessun altro”), il modulo di gioco rientra tra gli aspetti più importanti del nuovo corso. Per la prima volta dopo molto tempo si cambia e si torna “all’attacco”. Non più 4-4-2, o almeno per il momento, ma il più spregiudicato con il 4-3-1-2, con Diego alle spalle di due punte. L’acquisto del centrocampista brasiliano “impone” il rifinitore tra le linee, ma nessuno ha ancora sottolineato il “problema” degli incontristi.

Con il centrocampo a tre, la Juve si troverebbe a dover giocare con Camoranesi, Sissoko, e forse D’Agostino. Ferrara infatti vorrebbe giocare col rombo mettendo l’ex Udinese come vertice basso, come registra arretrato “alla Pirlo“, insomma. Ma qui il dilemma addirittura raddoppia: come incontrista puro rimarrebbe il solo Sissoko, relegato però sul centro sinistra; in conseguenza a questo modulo sparirebbe completamente il gioco sulle fasce, visto che gli esterni di centrocampo devono stringere frequentemente le vie centrali, chiamando a supporto gli esterni difensivi per la fase d’attacco (ahimè!).

Per questo motivo c’è da chiedersi se l’acquisto di D’Agostino possa essere un acquisto “vantaggioso“, o se questo giocatore possa portare ad uno squilibrio tattico. Sappiamo che la nostra difesa non è risultata ultimamente così impermeabile, e togliere già un uomo a centrocampo può essere cruciale se non si hanno tre mastini in mezzo (ricordate Conte - Davids - Deschamps?). La dirigenza potrebbe convincersi a promuovere Marchisio definitivamente, sperando in un salto di qualità importante del giovane bianconero, oppure sperare in un anno di grazia di Zanetti, senza infortuni e bagnato dalle miracolose acque di Cocoon.  Ma tutto questo non basta, poichè avremmo solamente tre centrocampisti “validi” per affrontare un intero anno e tre competizioni.

Penso che i tifosi juventini debbano far sentire la propria voce per spronare la società a vendere quei giocatori che non offrono garanzie (vedi Poulsen) per cercare delle nuove alternative. Nella peggiore delle ipotesi, andare alla cieca garantirebbe quasi sicuramente comunque un rendimento pari (o mai inferiore) a quello di Poulsen e Tiago (considerando i 2 anni di quest’ultimo). Tanto vale cercare tra i giovani o provare con lo scambio di prestiti. Qualcosa la società deve fare, e Ferrara dovrà valutare attentamente il suo modulo di gioco. Non basta avere un buon allenatore e fare un modulo d’attacco.

 
 
 

L'ultimo traguardo di Pavel

Post n°286 pubblicato il 01 Giugno 2009 da goblins76
 

Al di là di tutto quello che è successo in questi ultimi due mesi e mezzo, e cioè dell’andamento “altalenante” della squadra, delle polemiche, dell’esonero di Ranieri, e della panchina affidata a Ferrara, bisogna riconoscere con tutta onestà che la Juventus ha nonostante tutto centrato la il suo obiettivo stagionale riguardante il campionato. D’accordo, a Ranieri si era chiesto di cominciare a vincere qualcosa (e quel “qualcosa” non poteva che essere la Coppa Italia), ma il crollo verticale dei bianconeri è coinciso proprio con il momento delle “finali”, considerando anche la partita col Chelsea una vera e propria “finale”. E lo si voglia o no, il secondo posto in classifica non può essere solo frutto della “cura Ferrara“, visto che 6 punti in classifica pesano molto meno di tutti gli altri conquistati precedentemente. Questo indipendentemente dall’opinione che si possa avere su uno o l’altro allenatore, anche perchè Ciro ha potuto recuperare giocatori importanti per questo rush finale (oggi giocava pure Salihamidzic!). Certo è che se ogni anno la Juve deve puntare sempre più in alto, l’anno prossimo non ci si può presentare senza un obiettivo diverso dalla conquista dello scudetto.

Intanto la partita di oggi ha visto l’addio di un giocatore che avrebbe senz’altro contribuito ancora a far crescere la squadra il prossimo anno; sappiamo tutti che parliamo di Pavel Nedved. Di lui si è ormai detto tutto, per cui non ci ripetiamo col rischio di essere noiosi e scontati. Quello che è importante sottolinare di questo “addio”, è che forse non è un “addio al calcio” ma un “addio alla Juventus“. Dopo otto anni consecutivi ad essere il cuore e l’anima dei bianconeri, il nostro Pavel potrebbe diventare protagonista con un’altra maglia, e il bello è che di questa situazione potrebbe esserne lui stesso inconsapevole. La questione gira tutta intorno a Mino Rajola, il suo procuratore. Infatti, alla vigilia della partita contro la Lazio, la Juventus ha chiesto ufficialmente a Pavel di tornare sui suoi passi e di prolungare di un altro anno, prendendo poi un posto da dirigente. La risposta negativa di Nedved ha chiuso le porte ad ulteriori discussioni sui termini del contratto, quindi per la società ha organizzato il suo addio al calcio. Il suo procuratore invece, che intravede ancora un anno di calcio ad alto livello per il suo assistito, ha già dichiarato che continuerà ad insistere affinchè il ceco possa continuare la carriera, ma a questo punto non necessariamente nella squadra bianconera. Se Rajola dovesse trovare un accordo con una grandissima squadra europea, dando a Nedved la possibilità di vincere la Champions (seppure come “attore non protagonista”), abbiamo la sensazione che il giocatore potrebbe accettare questa possibilità, nel nome della Champions. La nostra opinione è che sicuramente molto dipenderà anche dal prossimo allenatore della Juve, anche se fare poi uno, due, tre, “addi al calcio” non sarebbe una cosa molto in linea con lo stile Juve.

Ma ora veniamo alla partita di oggi: Juve- Lazio, la prima e (forse) l’ultima squadra italiana di Pavel Nedved. Era questo il leit-motiv dell’ultima giornata di campionato qui a Torino. I biancoazzurri non avevano più nulla da giocarsi, i bianconeri dovevano mantenere il secondo posto guardandosi dal Milan impegnato a Firenze. Partita rivelatasi piuttosto semplice in virtù del gol segnato da Iaquinta dopo soli due minuti e mezzo di gioco, sfruttando un bellissimo lancio di Marchisio e una bellissima papera del portiere laziale che esce troppo presto dalla porta e si fa passare la palla tra le gambe.

Partita “facile” anche perchè la Lazio non alza mai i ritmi e Ferrara può contare, come detto in precedenza, su una buona forma dei propri giocatori, sopratutto del tandem Camoranesi-Zebina sulla destra, vera e propria “ira di Dio“ su quella fascia. “Archiviati” Poulsen e Tiago, Marchisio e Zanetti riprendono le redini del centrocampo, aspettando anche un certo Sissoko. Del Piero e Iaquinta in attacco fanno faville, con una media gol veramente impressionante del friulano che ha iniziato a decollare paradossalmente nel momento più difficile della Vecchia Signora.

Primo tempo che ha visto i nostri meritare pienamente il vantaggio, grazie ad un paio di occasioni da gol molto importanti, tra le quali da segnalare, oltre al gol, la rovesciata che Del Piero ha mandato poco sopra la traversa alla fine della prima frazione di gioco. Gli spunti più importanti si vedono nella ripresa, dove la la Juve continua la sua pressione nei primi 10 minuti in modo sempre più convinto, e Ciro Ferrara per assecondare la squadra decide di mettere il tridente togliendo Zanetti e inserendo Amauri, portando Nedved in quella posizione di centro-sinistra dove a nostro avviso può rendere ancora molto. Due volte il tridente su due partite “dirette” da Ferrara, un atteggiamento che piace molto ai tifosi che storicamente hanno sempre rimproverato ai suoi allenatori atteggiamenti più ”cauti” che “propositivi”.

Raddoppio dei bianconeri grazie ad un pallone rubato dal ceco che fornisce un assist perfetto per Iaquinta smarcandolo nuovamente davanti al portiere; gioco facile il 2 a 0. Come se non bastasse, dentro anche Giovinco (e non al posto di Del Piero, alla faccia di Ranieri!), ma stavolta al posto di una punta: standing ovation per Iaquinta.

Ma la standing ovation più importante avviene nei 10 minuti finali, con il saluto di Pavel davanti a tutto il suo pubblico, con tutto l’affetto e la commozione che si dedica ad una grande “bandiera”.

(juventuspportes.it)

 
 
 

Ecco mister x

Post n°285 pubblicato il 27 Maggio 2009 da goblins76
 
Foto di goblins76

Al di là di tutte le bufale del calciomercato, dove già da uno o due anni si parlava di Antonio Conte come l’immediato allenatore della Juventus, adesso pare proprio che sia la volta buona. Tutti i tasselli si stanno ricomponendo nel mosaico che dovrebbe dare corpo alla nuova Juve 2009-2010. Il fatto che Ciro Ferrara non verrà riconfermato, dimostra due cose: la prima è che l’ex “scugnizzo napoletano” era stato scelto solamente come traghettatore; non si spiegherebbe infatti quale dimostrazione di maggiore affidabilità avrebbe potuto dare, se non vincere la partita d’esordio, in trasferta, per 3 a 0. La seconda è che alla Juve non comanda la società ma i giocatori, visto che a quanto pare la chiamata di Antonio Conte è stata quasi imposta da Alex Del Piero, miracolosamente risorto dalle ceneri della gestione Ranieri.

La debolezza della dirigenza non è una novità, così come abbiamo più volte dibattuto nei vari commenti. Sorprende invece la scelta di affidare la squadra a Ferrara senza dichiarare chiaramente le intenzioni di un suo impiego a tempo, sapendo benissimo che Antonio Conte avrebbe raggiunto Torino anche a piedi. Il Bari infatti non ha mai manifestato l’intenzione di trattenere il suo tecnico (se questi avessi ricevuto una chiamata dal Signor Elkann), e l’ingaggio dell’allenatore non è certamente un ostacolo visto che il contratto per dirigere la squadra bianconera si assesterà su un biennale da circa 900 mila euro annui.

In giornata il tecnico del Bari si svincolerà dalla sua attuale società, con tutti i ringraziamenti reciproci di rito. Poi potrebbe arrivare subito l’annuncio come nuovo allenatore della Juventus. Forse la cosa più corretta sarebbe aspettare che Ferrara terminasse l’ultima partita, ma sappiamo di quale mondo stiamo parlando…

(juventuspporters.it)

 
 
 

Primo obiettivo raggiunto dai ragazzi di Ciro

Post n°284 pubblicato il 24 Maggio 2009 da goblins76
 
Foto di goblins76

Siena-Juventus 0 a 3 = reazione bianconera. su tutta la linea.

Dopo 7 partite senza lo straccio di una vittoria, ecco una juve tornata sui suoi livelli, nel carattere e nel gioco, merito di Ferrara? Non è dato sapere, nessun allenatore può essere giudicato dopo una o due partite, ma è comunque importante aver visto una reazione da parte di tutta la squadra, qui penso si che Ciro ci abbia messo lo zampino, Ferrara sa come si vince, Ferrara oltre che da calciatore anche da vice allenatore ha avuto modo di imparare da un egregio maestro quale Marcello Lippi, che qualcosa abbia appreso?

Bisogna attendere qualche settimana per conoscere il destino tormentato della panchina bianconera, esperienza o no, io tifo per Ciro, perchè ha carattere e potrebbe trasmettere ai calciatori quella mentalità vincente che solo un mito può dare a dei giocatori e ad una società giovani.

 
 
 

Dubbio Pandev

Post n°283 pubblicato il 22 Maggio 2009 da goblins76
 

Sempre più alla stretta finale la trattativa per il laziale Goran Pandev. E ancora la Juve impegnata a rinforzare il reparto d’attacco. L’interessamento al giocatore di Lotito, accresce i dubbi circa la conferma in attacco di tutti e quattro gli attaccanti della Juventus. Nato come uno dei più forti e completi attacchi d’Europa, il reparto ha subìto l’andamento globale dei reparti arretrati, mai in grado di fornire copertura e palloni giocabili agli avanti bianconeri. Tra un infortunio e l’altro poi, si sono persi per strada sia i gol, sia la “trazione anteriore” su cui Ranieri aveva fatto affidamento in alcune occasioni già l’anno scorso, adottando con piacevole sorpresa il 4-3-3 ben visto anche dai tifosi bianconeri.

Detto questo, sappiamo anche dei problemi che Trezeguet ha incontrato nei rapporti personali con Ranieri, e il fatto che il francese troverebbe un nuovo allenatore lo fa pensare in ogni caso il maggior predestinato al ricambio del reparto d’attacco. Se infatti Del Piero rimarrà sempre e comunque (anche a costo di fare panchina), con Amauri che, se in forma, rimane uno dei più grandi attaccanti d’Europa, e con Iaquinta confermatissimo (anche da Cobolli Gigli) dopo la lunga serie di marcature in questa parte finale di stagione, non è difficile pensare che David possa essere designato a lasciare il gruppo. Contro di lui giocano sicuramente l’età e gli infortuni, ma molto pesa anche l’aspetto caratteriale, che ne fa una vera e propria mina vagante ogni qualvolta debba sedersi in panchina.

Ciò che si ricollega al discorso Pandev, non è tanto scoprire chi potrà fargli posto, quanto come Pandev potrà sostituire tatticamente il suo predecessore. Il laziale infatti non assomiglia a nessuno dei nostri, e questo può essere apparentemente un vantaggio; ma potrebbe garantire un numero maggiore di gol rispetto a quelli che farebbe Trezeguet o qualcun’altro? La risposta è facilmente intuibile.

L’operazione potrebbe rispondere ad una esigenza economica. Vendere Trezegol oggi non sarebbe come venderlo l’anno prossimo, e poi bisogna contare anche la differenza di ingaggio con Pandev (si parla di un quadriennale da “soli” 2,5 milioni di euro. Sicuramente la valutazione deve essere attenta, ma non deve prescindere dal ”calcolo dei gol“, visto che alla fine, nel calcio, ciò che separa la gloria dagli inferi, è sempre stato segnare un gol in più degli avversari.

(juvesupportes.it)

 
 
 

Ancora infortuni in casa Juve

Post n°282 pubblicato il 21 Maggio 2009 da goblins76
 

Cambiano gli allenatori, ma i problemi restano. Dopo un solo allenamento sotto la guida di Ciro Ferrara, il nuovo coach bianconero ha potuto ereditare immediatamente le sfortune di Claudio Ranieri. Durante la prima seduta infatti, Grygera è uscito in barella a causa di una forte contusione; per lui l’importante trasferta di Siena è molto a rischio, e date le defezioni di Molinaro e De Ceglie, la situazione in difesa ci sembra piuttosto preoccupante. Questa piccola premessa attuale, permette di introdurci meglio nella prospettiva futura di quella che sarà la “nuova” Juve.

Le virgolette sono d’obbligo quando si parla di due giornate di campionato e degli stessi giocatori che hanno fatto le precedenti 34 partite. Quello che forse alcuni tifosi juventini si aspettano, è di vedere degli stravolgimenti che cambino radicalmente la squadra, come se ci fosse una formula magica che Ranieri non avesse mai adottato, o come se l’inserimento di un giocatore potesse toglierci da tutti i guai. Orsù, siamo seri. Per poter arrivare a tanto si dovrebbe per esempio schierare Giovinco titolare; poi però occorrerebbe cambiare modulo; e di conseguenza passare al centrocampo a 3, sguarnendo maggiormente la difesa…… Cose già ampiamente discusse e non applicabili in questo momento della stagione.

Come dicevamo prima, bisogna essere seri, e in questo periodo anche molto pratici. Non è il momento di esperimenti, nè ci sono margini per cambiare radicalmente la Juve. L’infortunio che ha colpito Grygera, costringerà Ferrara a schierare una difesa composta in alcune posizioni da riserve, e per di più schierate fuori ruolo (Mellberg e Zebina). Allora quando si prenderà gol a Siena dovremo tutti additare Ferrara come l’ennesimo incapace? Ovviamente no, ma è la stessa difficoltà con cui ha convissuto Ranieri per tutto il campionato. Non dobbiamo aspettarci risultati diversi dalle ultime gare se i giocatori, il modulo, e le emergenze sono sempre le solite. Se i risultati ci saranno, tanto meglio, ma le aspettative bisogna riconoscere che sono costruite sulla sabbia.

Il nostro nuovo allenatore ha parlato bene e in modo molto realistico dicendo: “lavorerò più sulle motivazioni“, che leggendo tra le righe si può benissimo tradurre con: “non posso fare altro che lavorare sulle motivazioni“. La realtà è che se i risultati di queste due partite saranno deludenti, qualsiasi decisione o qualsiasi formazione avrà scelto Ferrara scatenerà sempre ottime argomentazioni polemiche. E anche il nostro futuro Presidente Lapo Elkann (ma per piacere….) ha stavolta centrato il problema, esprimendo con la consueta eleganza e con la classe che lo contraddistingue il succo di tutto il discorso:

E’ ora di tirare fuori i coglioni“.

(da myjuve.it)

 
 
 

Ranieri esonerato, vai Ciro

Post n°281 pubblicato il 18 Maggio 2009 da goblins76
 

Il comunicato dopo il vertice in sede. A due giornate dalla fine del campionato la società esonera l'allenatore. Da oggi la guida tecnica della Prima Squadra è affidata a Ferrara: «Ritrovare gli stimoli giusti».
Forza Ciro, restituisci linfa vitale a questa squadra ormai allo sbando totale e che necessita di fiducia, forza psicologica.
Speriamo solo che la società si muova per cercare un nuovo staff di preparatori atletici, quelli di questa stagione hanno toppato grandemente, deluso, artefici della disfatta di Ranieri.

 
 
 

Diego si presenta

Post n°280 pubblicato il 15 Maggio 2009 da goblins76
 

Con il dribbling, Diego Ribas da Cunha se la cava benone anche fuori dal prato, e il catenaccio lo lascia agli altri: sbucato da oltre due ore di colloquio con gli uomini mercato Juve, che gli avranno suggerito di non parlare, sai la novità, il fantasista brasiliano apre la porta della sua villetta bianca in Helene-Neesen Strasse, periferia residenziale di Brema e, con gentilezza, accetta di fare quattro chiacchiere. Maglietta bianca, jeans scoloriti, scarpe da tennis e sorriso spontaneo stampato sotto la zazzera che gli copre la fronte: da star ha i piedi, non pare (ancora) la spocchia. Una stretta di mano, e via. Anche se neppure lui si sbilancia fino a chiudere la storia, perché è la regola, però dice che è praticamente un giocatore della Juve («Non è ufficiale, ma manca pochissimo»), e che quella è la squadra dove vuole giocare. S’è già scelto il modello («Quando ero in Brasile guardavo Zidane in tv, grandissimo»), e un obiettivo: diventare il numero uno anche in Italia («Ma passo dopo passo»). Da queste parti lo è da due anni, anche se il Werder fatica in Bundesliga, e ormai era tempo di migrare.

Diego, dal primo giugno sarà un giocatore della Juve?
«Non c’è ancora niente di ufficiale, ma credo che manchi davvero pochissimo, questione di dettagli. Penso proprio, e spero, che andrà così».

Parevano virgole pure martedì, e per un pelo non s’infilava la maglia del Bayern Monaco.
«Preferirei non parlare, davvero, lo farò a giugno».

Perdoni l’insistenza: da juventino?
«L’ho già detto parlando con i dirigenti bianconeri, voglio giocare con la Juve. Il campionato italiano mi affascina da tempo, è uno dei più difficili, ci sono giocatori straordinari. Una bella sfida, insomma».

Qui, che si vinca o si perda, i tifosi l’adorano, in Italia dietro ogni sconfitta c’è un agguato: preoccupato?
«Per niente. È vero, qui in Germania forse c’è meno pressione, ma da anni sono abituato a giocare con la Seleçao: e quando il Brasile perde una partita, è un dramma. Credetemi».

Diventare il numero uno è il suo obiettivo, ovunque lei giochi, dicono i suoi amici.
«Sono fatto così, e faccio di tutto per esserlo. Ma senza ansie, senza fretta. Sono abituato a fare un passo alla volta, piano, piano».

L’avrebbero presa per vincere, e la riserva di pazienza dei tifosi è quasi esaurita: tutti si aspettano grandi cose da lei.
«Per questo è una bella sfida, e spero di non deludere».

Del Piero, Zidane, Platini, sono alcuni numeri dieci della Juve: tocca a lei.
«Mica male come lista, vedrò di essere all’altezza».

Il suo preferito?
«Zidane, un europeo che giocava un po’ come un brasiliano. Me lo ricordo bene, lo guardavo in tv quando iniziavo a giocare, giù in Brasile. Un grandissimo».

Primi calci seri?
«A sedici anni, l’anno dopo in prima squadra, con il Santos: vincemmo subito il campionato».

Lì trovò pure l’anima gemella.
«Sì, Bruna. Stiamo insieme da otto anni, mi ha seguito sin qui».

Dove è diventato un fenomeno e un idolo.
«Cerco di lavorare sodo, e vado in campo per vincere».

Sarà la sua missione anche in bianconero, a giudicare dalle attese: andrà subito in ritiro dopo la Confederations Cup?
«Intanto, spero di andare alla Confederations».

Come va l’infortunio?
«È un piccolo problema muscolare dietro alla coscia sinistra, nulla di grave. Spero di recuperare per sabato - domani - si gioca in casa con il Karlsruhe».

Altrimenti le resta la finale di Coppa di Germania, contro il Bayen Monaco: sarà l’addio al Werder Brema?
(sorriso). «Ci vediamo».

(La Stampa)

Quella maglia della Juve che Diego s’era, e s’è, ormai infilata, negli ultimi due giorni ha rischiato di diventare la maglia del Bayern Monaco. I bianconeri hanno sventato il ratto, tra telefonate d’alta diplomazia e incursioni terrestri, a Brema, per controllare che al giovane brasiliano, e al talentuoso papà Djair, non venissero strane idee. Così, mercoledì e ieri, si trovavano nella città anseatica il direttore sportivo Alessio Secco e il capo degli osservatori Renzo Castagnini, che hanno parlato con il trequartista un paio di volte. Già da qualche giorno, invece, temendo la concorrenza, la Juve era rimasta in stretto contatto con Giacomo Petralito, il procuratore del fantasista, che ormai aveva fatto dell’hotel Maritim la sua seconda residenza, insieme all’avvocato Luca Albano.

L’assalto del Bayern era scattato tre giorni fa, quando la Juve pensava di aver già chiuso l’affare, con il giocatore e il Werder Brema: papà Djair, infatti, da consumato piazzista era andato a Monaco per parlare con la dirigenza del Bayern al completo, come testimoniato dalle foto pubblicate dalla «Bild». In ballo c’erano molti quattrini, così il padre di Diego e il Werder ci devono aver fatto un pensierino: il club bavarese, infatti, era pronto a offrire due milioni in più al Werder e uno in più al giocatore, arrivando a cinque milioni di euro a stagione. Il rischio, insomma, c’era. Così l’ad bianconero Jean Claude Blanc ha telefonato a Karl-Heinz Rummenigge, iniziando a riaggiustare le cose, come poi dimostrato dalle parole di mercoledì sera del presidente del Bayern: in fondo, tra le due società c’è un buon rapporto, annodato già quando si decise di superare il G14.

Poi, ieri, c’è stato l’ultimo incontro, nella villetta di Diego, che ha ospitato i dirigenti juventini, il procuratore, e il legale. Un pranzo di un paio d’ore che ha spazzato via tutti i dubbi: il brasiliano ha ribadito di aver scelto la Juve.

Alla fine, il club bianconero l’ha impacchettato a 24,5 milioni di euro semplicemente perché era da oltre un anno che ci stava dietro. A tanto risale il primo bliz di Secco in Germania, cui seguirono altri tre incontri clandestini, uno in Svizzera, cui partecipò anche Blanc. Fino, alla settimana scorsa, quando lo stesso Blanc e Secco erano volati in gran segreto qui in Germania, chiudendo di fatto la trattativa a notte fonda. Che pure rischiava di saltare, fino a ieri.
(LaStampa)
 
 
 

Platini: "Sbagliano i tifosi"

Post n°279 pubblicato il 06 Maggio 2009 da goblins76
 
Foto di goblins76

Cinque partite senza successi con tanto di grosse liti negli spogliatoi, i tifosi che contestano ed un  secondo posto che sembra allontanarsi sempre più: ha visto cosa sta succedendo alla "sua" Juve? Michel Platini sorride: "Ho visto, ma sbagliano i tifosi ad attaccare la società in quel modo efferato ed insistente, la squadra va aiutata in altro modo".

Hanno addirittura rimpianto Luciano Moggi. "Moggi? Ripeto: sbagliano. E sa perché? Perché è facile distruggere e finire in serie B, difficile invece ricostruire in soli due anni. E la Juve lo sta facendo: i tifosi erano abituati troppo bene, agli anni Ottanta quando noi vincevamo tutto. Ma ce lo ricordiamo l'elenco dei giocatori che sono andati via dopo Calciopoli? Zambrotta, Ibrahimovic, Thuram, Cannavaro... Impressionante, no? Cobolli Gli, Banc e Ranieri stanno ricostruendo: diamo loro tempo. Secondi o terzi in campionato non è cosa da poco, in Champions poi sono stati eliminati dal Chelsea che potrebbe andare anche in finale. Certo, l'Inter è stata più forte, è vero: lo scudetto se lo sta meritando sul campo, e in campionato è diverso rispetto ad una Coppa, in campionato sono dieci mesi di battaglie. Ma la Juve mi sembra proprio sulla strada giusta, lasciamoli lavorare".

In un'intervista, lei disse: "Avrei voluto consegnare la Champions ai bianconeri". Per questo i tifosi dell'Inter, a San Siro, l'hanno fischiata. "Macché, nessun fischio: sa com'è andata? Ero seduto in tribuna, mi passa uno davanti e mi fa: juventino di merda. Moratti si è subito scusato: nessun problema presidente, gli ho detto, è successo anche a Firenze per la partita in memoria di Franchi. Lì erano in due a darmi dello juventino di merda. E la cosa curiosa è che si trattava tutti di ragazzi giovani, buon segno". Spero solo che questo momento difficile venga superato con la saggezza propria di chi ne ha passate tante

 
 
 

Nuovamente papà

Post n°278 pubblicato il 05 Maggio 2009 da goblins76
 

Tramite il suo sito internet, il capitano della JuventusAlessandro Del Piero di nuovo papà.  ha annunciato la nascita della sua secondogenita, Dorotea, sorellina di Tobias. «Sonia ed Io siamo diventati nuovamente genitori -scrive Del Piero-. E' nata Dorotea e siamo felicissimi di renderVi partecipi di questo lieto evento. Mamma e bimba stanno molto bene. Vi ringraziamo per le numerose testimonianze d'affetto. Alessandro».

 
 
 

Un Camo confuso

Post n°277 pubblicato il 05 Maggio 2009 da goblins76
 
Foto di goblins76

Capita che Camoranesi faccia un primo tempo irritante, giocando parecchi palloni, ma donandoli troppo spesso al nemico. Alla sosta di metà partita, Ranieri gli comunica il cambio, e lui esplode («Io? Ma se ho giocato un sacco di palloni»). S’innesca una violenta lite con il tecnico («Li hai passati agli altri»). Il tutto non proprio con toni da Oxford. Gigi Buffon, già nauseato dallo spettacolo, non ne può più, fa notare al collega, a volume elevato, che non è il momento per intavolare un dibattito e fugge via, per evitare di fare «qualche cazzata».

Il giorno seguente, ieri, cerca di chiarire tutto l’agente dell’italo-argentino, Sergio Fortunato: «Ci vuole più rispetto per giocatori di un certo spessore - spiega - dopo 8 anni di militanza alla Juve». Garantisce poi che tutto è già finito: «Per Camoranesi non ci saranno strascichi, ma lo si deve capire: domenica ha giocato in un ruolo non suo e aveva diritto di chiedere un appello nel 2° tempo, giocando da esterno, come sa fare. E poi è comprensibile il nervosismo di tutta la squadra, che si è vista sfumare il secondo posto e rischia di perdere anche il terzo».

Si può ricucire con il tecnico, a occhio, a patto che il giocatore si rimetta in pista: meno chiacchiere e più fatti. Pure perché, fin qui, Ranieri aveva fatto molto per recuperarlo, dopo un’annata passata più in infermeria, per tre infortuni, che in campo: considerandolo un fenomeno, uno di quelli che può fare la differenza, per l’allenatore era un sacrificio che si poteva fare. Ora non più, con la stagione agli sgoccioli: se non si allineerà alla disciplina del gruppo, starà in panchina.

Sarebbe l’addio a un altro pezzo della vecchia Juve, un altro di quei cinque samurai, come disse Lapo, che aveva accettato di scortare la Juve anche nella giungla della B. Non senza bisticciare, come raccontò lui stesso, nell’estate del 2006. Al solito, senza censura: «Dissi: “Cavolo, mi sono fatto un mazzo così per arrivare fin qua e adesso devo andare in serie B?”. Dal mio punto di vista, poi, senza alcuna colpa». E non volle passare per fedelissimo della bandiera: «Perché non ho fatto come Vieira, Ibra e gli altri? Attenzione, ci terrei fosse scritto chiaro: non ho avuto la possibilità di scegliere». Si rimise però a giocare alla Camoranesi: quest’anno l’ha fatto pochino.

 
 
 

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PRIMO GOAL

Eri poco più di un ragazzo quando ti buttarono dentro al tuo primo campo di calcio di serie A.

In quel momento, quando il Trap ti disse:"Dai, scaldati che tocca a te", tu non sapevi che pensare, un groppo in gola, le gambe che tremavano, ma ti facesti coraggio.

Alzarsi dalla panchina e iniziare il riscaldamento, una corsa verso l'ignoto.

Pensasti a tuo padre, a tua madre, al fratello che ti aveva sempre sostenuto, ai tuoi amici più cari ai quali sarebbe venuto un'infarto nel vederti entrare in campo, ma  dopo c'era solo l'ignoto.

Non sapevi a cosa seresti andato in contro dentro quel campo da calcio, eppure il terreno di gioco l'avevi calpestato migliaia di volte, in quel momento ti sembrava fosse la prima volta che ti capitava di giocare...

Pensare a cosa fare, a come doverlo fare, pianificando tutto nei minimi dettagli, e  poi l'arbitro fischiò…toccava a te.

Baggio ti sorrise e  strizzò l'occhio, Moeller ti guardò impassibile, Ravanelli ti battè il 5..:"e adesso?.....cosa ne sarà di me", ti chiedesti?...Dribbling di Julio Cesar, palla a Marocchi che dà subito a Baggio,il quale lancia la palla in profondità, sui tuoi piedi..Goal..si Goal...non sapevi cosa fosse...gioia, emozione...cuore gonfio di sentimenti che passano veloci confusi nella mente e nell'animo che sembra poter volare

 

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LA STORIA SIAMO NOI

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