Creato da goblins76 il 23/07/2006

STRISCE BIANCONERE

notizie e commenti sul mondo del calcio e dello sport in generale

 

Suona la campanella

Post n°306 pubblicato il 20 Ottobre 2009 da goblins76
 

Facendo di professione il maestro, colpe ne avrà pure Ferrara, ma qualche disobbediente dalla testa dura nella Juve c’è, e sarebbe ora ascoltasse le indicazioni che gli arrivano nei confessionali dello spogliatoio o dagli urlacci del tecnico durante le partite. Altrimenti, i bianconeri potranno pure variare assetto, e ieri Ciro ha testato il 4-2-3-1, ma non per questo risultati. Ovvio, sul prato s’accampa anche il nemico e di solito vuole impedirti di svolgere i tuoi piani, ma alcuni movimenti juventini non si vedono, semplicemente perché non vengono fatti.

La lista dei cattivi esecutori, partita dopo partita, da inizio stagione, l’ha fatta lo stesso allenatore. Si va dai disinvolti dribbling di Felipe Melo all’abuso di gioco aereo verso le punte, fino al Diego ritiratosi nelle retrovie di centrocampo. Il vizio del mediano, di concedersi spensierati dribbling ai bordi della propria area ha radici nelle serate d’agosto, quando a Ferrara, ne fu chiesto conto. Risposta: «Ne ho parlato con Felipe e, nonostante il suo valore, lui sa benissimo che certe cose non si possono fare in zone pericolose del campo». Come no. Frase ripetuta, nella sostanza, la vigilia di Genoa-Juve, 23 settembre. Bene, dopo un paio di minuti, su un campanile spiovente dalle parti della linea di fondo, a quattro metri dalla porta di Buffon, il buon Felipe invece di «buttare il pallone in tribuna» (come consigliato) lo stoppò e s’avventurò in una samba folle. Andò bene per centimetri, e la collaborazione di un compagno. L’usanza, che comprende tocchi d’esterno e stop modello brasil, s’è ripetuta con il Bologna, e da lì scattò la punizione del pareggio rossoblù, e con il Palermo (porta spalancata a Pastore e Cavani). Per il futuro, prego attenersi scrupolosamente alle indicazioni dell’allenatore.

Altro comportamento da limitare, i lanci sparati dalle parti di Amauri e Iaquinta: passi come extrema ratio sul pressing, ma come abitudine è di quelle che sopprimono il gioco. Pure questo, Ciro l’ha ripetuto: «Abbiamo alzato troppo il pallone». L’ultimo iscritto all’elenco dei disobbedienti è Diego: attaccato il campionato errante per il campo, ma sempre pronto agli inserimenti offensivi (da cui i gol), ora il brasiliano s’è disperso in mezzo al centrocampo, smistando palloni a cinquanta metri dalla porta. Anche qui Ferrara è stato piuttosto chiaro, senza tanto spazio per le incomprensioni: «Vorrei che Diego puntasse di più la porta, per sfruttare gli spazi aperti di Amauri e Iaquinta». Magari gli sarà più facile farlo dentro al nuovo telaio provato ieri che prevede tre mezze punte (qualche chance anche per Giovinco) alle spalle di un solo attaccante (ieri, Trezeguet). La prova generale del nuovo modulo potrebbe già esserci domani contro il Maccabi Haifa, in una partita che non si può sbagliare. Tutti gli studenti universitari (con tesserino) potranno vedersela in curva, tribuna laterale est, est Tim e parterre est a 5 euro: sarebbe carino dar loro il buon esempio, ascoltando le indicazioni di Ciro.

(La stampa)

 
 
 

Tutti a rapporto

Post n°305 pubblicato il 20 Ottobre 2009 da goblins76
 

Alla Juventus qualcosa non va. Il pareggio interno contro la Fiorentina ha evidenziato alcuni dei malesseri che la squadra di Ferrara sta attraversando.

Per questo motivo, ma anche perchè si avvicina il momento clou della stagione, con la decisiva partita contro il Maccabi Haifa di domani, Ciro Ferrara ha voluto tenere a rapporto la squadra.

Prima dell'allenamento di ieri ha chiamato a raccolta tutti, anche gli infortunati, ed ha tenuto un discorso di mezz'ora nella quale ha evidenziato soprattutto le pecche del reparto d'attacco, soffermandosi più volte sulle occasioni sprecate dagli attaccanti contro la formazione di Prandelli. Ma ha soprattutto chiesto di ritrovare quell'intensità agonistica e quell'umiltà che hanno permesso le vittorie di inizio stagione.

La squadra sembra avere recepito il messaggio, soprattutto nei suoi senatori, che hanno promesso pronto riscatto, firmando una sorta di patto di fiducia con il tecnico bianconero. A prescindere dal faccia a faccia, Buffon dopo la partita aveva già colto nel segno: "Se siamo dei professionisti dobbiamo riprenderci subito e vincere in Champions League contro il Maccabi".

Il sentore che il momento è di quelli delicati si è avuto anche perchè c'è stata la presenza a Vinovo del futuro presidente Jean Claude Blanc, che non ha parlato alla squadra, ma ha assistito silenziosamente all'allenamento, scambiando solo quattro chiacchere con Ferrara e con medico sociale e preparatore bianconeri.

Facendo un confronto con la prima stagione Ranieri, quando non c'era la Champions League, il bilancio della Juventus "ferrariana" è inferiore.  A questo punto della stagione infatti la squadra allenata dall'attuale tecnico romano aveva 17 punti, 3 in meno dall'Inter.

E' quindi il momento di ripartire per i bianconeri, la vittoria manca da troppo tempo (19 settembre, 2-0 contro il Livorno).

 
 
 

Avanti all'indietro

Post n°304 pubblicato il 18 Ottobre 2009 da goblins76
 

Eccoci qua a commentare l'ennesima partita deludente di una Juve ormai blando ricordo di quella squadra tritatutti che la compianta triade aveva tirato su.
Quella rabbia agonistica figlia di una mentalità vincente tramandata da avi quali Boniperti, Zoff, Platini, Lippi, sembra essersi sgretolata dopo l'estate 2006.
Cosa si sia rotto in quella triste estate mondiale non è dato sapere, quel che è certa è la pochezza globale che ha rappresentato società e squadra in queste ultime 3 stagioni.
Dare tutta la colpa dei nostri insuccessi a Ranieri è stato certamente sbagliato, così come pensare che Ferrara sia da silurare in quanto inesperto e incapace di fronteggiare simili situazioni, sarebbe un'ulteriore errore dettato più dalla paura che da accorte riflessioni.
Se in società non sanno dare la sferzata giusta a tutto l'ambiente, certo non possiamo noi appassionati di juve.
Noi dobbiamo solo stare vicino ai giocatori con il solito calore e con qualche fischio di rimprovero, non disprezzo però, perchè la Juve va incoraggiata.
Non penso ci si trovi nuovamente davanti ad una squadra inesperta e leggera quale quella dei 9 anni senza scudetti, quella post Platini , quella dei Barros, Rusch, Zavarov e Dario Bonetti.
Questa squadra ha giocatori di indubbia esperienza e valore agonistico e non credo che il digiuno di insuccessi si protrarrà per molti anni, nel frattempo aspettiamo con fiducia una pronta reazione, nella speranza che sia blanc stesso a scendere negli spogliatoi per spronare ragazzi e allenatore a fare meglio.

 
 
 

In caduta libera...lontano dall'inter di 4 punti

Post n°303 pubblicato il 18 Ottobre 2009 da goblins76
 

La Juventus non sa più vincere e il credito di fiducia che l’accompagnò nella primissima parte della stagione si è ridotto al punto che per la prima volta l’uscita dei bianconeri, dopo l’1-1 con la Fiorentina, è stata accompagnata dai fischi: escludendo che si trattasse dei contestatori che mercoledì fecero saltare i nervi a Lippi e che volevano sperimentare l’effetto prodotto su Ferrara, un suo allievo prediletto, la conclusione è che alla gente questa squadra blanda quasi quanto l’anno scorso piace sempre meno. Non vince, non convince, si accartoccia su soluzioni che non ne definiscono il gioco. E soprattutto perde di vista l’Inter, salita a + 4 dopo il successo sul Genoa.

Non si capisce cosa sia successo. Se la Juve aveva programmato di mettersi in mostra soltanto a Roma, dove cullò le migliori illusioni sia con la Roma che con la Lazio, l’annuncio è che di trasferte sul Tevere quest’anno non ce ne sono più. Bisogna sfangarsela sugli altri campi e in particolare in casa, dove l’elenco delle prestazioni mediocri si allunga: con il Bordeaux in Champions, con il Livorno (battuto grazie a Buffon), con il Bologna e ieri contro i viola in campionato. Di questo passo sarà utile rinfoderare le ambizioni di scudetto e per fortuna il calcio italiano è un orticello con poche squadre decenti, altrimenti tornerebbe in discussione persino l’accesso alla futura Champions League.

Ci si aspettava la reazione al disastro di Palermo. Si è vista per un quarto d’ora nel primo tempo, quando i bianconeri hanno spinto per realizzare il pareggio e riequilibrare il match dopo la rete di Vargas. E’ poco. E se una serataccia da ubriachi, come a Palermo, può capitare, questa seratina da studentelli è persino più pericolosa perché indica la difficoltà di giocatori che volevano combinare di più ma non ci riuscivano.

Ferrara stavolta aveva ideato il centrocampo dei dobermen e rinunciato a Camoranesi visto che, per qualcuno, tutti i guai nascerebbero dalla leggerezza che si crea con l’oriundo argentino, unito a Diego e a due punte. Non ci sembra che la linea costruita dal lungodegente Sissoko, Felipe Melo e Poulsen abbia ravvivato i pregi. Il gol del vantaggio fiorentino, al 5’, ne è stato l’esempio. Jovetic ha saltato Grygera e ha lanciato Vargas sottoporta, infermabile dal recupero di Poulsen partito 30 metri più lontano per il rattoppo in extremis. E se la Fiorentina ha costruito altre palle gol significa che neppure l’esibizione dei cagnacci a centrocampo ha eliminato il difetto.

I viola sono sembrati più completi. Hanno una fisionomia di attacco chiara, con Jovetic dietro a Gilardino, e Vargas che sulla fascia progetta i pericoli, se non lo coglie la voglia di strafare. Nella Juve invece Diego è il bilancino. Quando azzecca la regia e il passaggio può succedere qualcosa (nel momento migliore le aperture a sinistra per Grosso sarebbero state una soluzione se il terzino avesse azzeccato qualche cross in più di quello sprecato da Iaquinta al 18’). Altrimenti si indulge al lancio lungo ad Amauri che spizzica di testa o controlla di petto, quindi si vede come va. Detto che il brasiliano è tornato al gol e non alla lucidità sotto porta e che Iaquinta pasticcia, dopo aver tenuto su la Juve con i gol, appoggiare tanto su di loro non è una garanzia. Non abbiamo capito, ad esempio, perché Ferrara abbia tentennato a provare la carta Trezeguet, dopo aver già lasciato in panchina Camoranesi fino al 24’ della ripresa.

Senza scomodare l’indecenza come a Palermo, si può parlare di impotenza. Iaquinta ha sprecato nel primo tempo due occasioni favorevoli e anche nell’azione del gol, avviata da un buon Poulsen, la conclusione era sballata: per sua fortuna si è trasformata in assist facile per Amauri. Si può discutere sul fuorigioco che ha fermato l’ex udinese al 40’, sul pallone consegnatogli da un avversario, ma la Fiorentina ha avuto altrettante palle buone e ancora si chiede perché Rizzoli le abbia annullato il 2-1 al 33’ del primo tempo: sulla punizione di Vargas, fischiare un contrasto tra Dainelli e Chiellini, senza aver neppure capito chi dei due avesse la colpa, è sembrato decisamente un bel modo pilatesco di non assumersi la responsabilità.

 
 
 

La Juve anti-fiorentina

Post n°302 pubblicato il 14 Ottobre 2009 da goblins76
 

Soffocare la Fio­rentina nella propria area. Ciro Ferrara sta pensando a una Juventus ancora più aggressiva. Non tanto nei numeri e nel modulo, quan­to piuttosto nell’interpreta­zione. Avanti con il centro­campo a rombo, Diego pron­to ad accendere la manovra sulla trequarti e due attac­canti (Iaquinta e Amauri in pole position) di peso come terminali offensivi. Sulla carta nessuno stravolgimen­to. A cambiare, casomai, sarà il lavoro richiesto dal tecnico ad alcuni dei suoi giocatori. Contro la Fioren­tina, ancora più che in passato, Ferrara vuole presen­tarsi con una formazione corta e aggressiva, pronta a contrastare le fonti di gioco avversarie già nella loro tre­quarti di campo. Nel caso della squadra di Prandelli significa bloccare, o quanto­meno infastidire, fin da subi­to i due laterali Comotto e Gobbi (o Pasqual) e di con­seguenza anche i riforni­menti per Zanetti e Monto­livo, ovvero i ricamatori del­la manovra viola. I due fari da cui, dati della Lega alla mano, partono la maggior parte dell’iniziative della Fiorentina.

Per Diego, che in questi giorni ha for­zato in allenamento, la Fio­rentina e le prossime gare, Champions compresa, rap­presentano il trampolino di lancio in primis appunto con la maglia bianconera e poi - fattore non seconda­rio - con quella verdeoro. Perché la riconquista della Seleçao passa attraverso i successi juventini, da ritro­vare subito e in serie. Solo così il ragazzo di Ribeirão Preto può convincere il ct a consegnargli un biglietto per il Sud Africa. Altrimen­ti sarebbe una grandissi­ma delusione. E allora la carica è supplementare, perché gli obiettivi sono ancora alla portata.

 
 
 

Mesto, obiettivo Juve

Post n°301 pubblicato il 14 Ottobre 2009 da goblins76
 

TORINO, 14 ottobre - Ovvio, le "evolu­zioni" tattiche (già attuate oppure allo studio che sia­no) finiscono anche per in­fluenzare le strategie di mercato prossimo ventu­ro, i piani societari vanno sempre di pari passo con le novità tecniche. E così mentre nella mente di Ci­ro Ferrara prende corpo l’ipotesi di una Juventus modulata secondo un qua­si inedito 4-2-3-1 (da testare non appena avrà a disposizione anche i bian­coneri al momento impe­gnati con le rispettive Na­zionali), nelle menti dei dirigenti societari prendo­no corpo mosse di mercato utili a rendere ancora più attuabile questo sistema di gioco. Il nome di Gian­domenico Mesto diventa dunque d’attualità.
 
DUTTILITÀ - Mesto che ha dribbling, ha buone capa­cità balistiche, ha ottima propensione scendere sul fondo e crossare in mezzo (guarda un po’, proprio quella propensione che at­tualmente è merce rara nei giocatori della Juven­tus). Mesto che è in grado anche di fornire supporto in fase di copertura, tan­topiù considerando che ad inizio carriera - con la Reggina e con l’Udinese si era affermato come terzi­no -. Nonché Mesto che gioca in un Genoa legato alla Juventus da diverse operazioni di mercato an­cora aperte, cosa che ren­derebbe l’esterno genoano ancora più avvicinabile dalla società di corso Gali­leo Ferraris. Il direttore sportivo Alessio Secco e il direttore generale Fabri­zio Preziosi dovranno in­fatti vedersi per definire la situazione di due gioca­tori rossoblù attualmente in comproprietà con la Ju­ventus. Si tratta di Dome­nico Criscito e Raffaele Palladino, che sono stati a lungo argomento di di­scussione tra le due so­cietà in estate e che sono destinati a tornare di nuo­vo oggetto del contendere.
(Tuttosport)

 
 
 

Segnali di ripresa

Post n°300 pubblicato il 13 Ottobre 2009 da goblins76
 

 

Stamattina allo Juventus Center di Vinovo si è rivisto in campo Alessandro Del Piero. Il capitano è comparso sul rettangolo verde verso il finire della seduta e ha effettuato un blando lavoro atletico differenziato, un ulteriore passo importante verso il recupero dalla distrazione del muscolo lungo adduttore della gamba sinistra accusata nell’allenamento dello scorso 1 ottobre.

In campo, al contrario di ieri, c’era pure Felipe Melo che spera di esserci contro i suoi ex compagni della Fiorentina nell’anticipo di sabato. Il brasiliano ha svolto la prima parte atletica da solo, quindi quella tattica con i compagni ed è poi rientrato in palestra mentre il resto della comitiva bianconera, infarcita anche oggi di alcuni giovani della Primavera, svolgeva una serie di esercizi atletici extra, seguiti da un lavoro con il pallone e poi dalla solita partitella di fine seduta.

Rispetto a ieri, presenti anche Amauri e Trezeguet che hanno svolto un supplemento di corsa alla fine dell’allenamento, mentre Diego e Giovinco provavano i calci di punizione (per la cronaca il brasiliano ne ha messi a segno 4 contro i 3 siglati della "formica atomica") con Manninger in porta. Assenti gli infortunati Marchisio e Salihamidzic. Domani pomeriggio ultima seduta senza i nazionali che, fatta eccezione per Caceres, rientreranno tutti tra giovedì notte e giovedì mattina.

Doveva essere a Coverciano a festeggiare la qualificazione ai Mondiali e a preparare l’ultima gara contro Cipro e, invece, si ritrova costretto alla fisioterapia dopo l’intervento al menisco del ginocchio destro. P
er Claudio Marchisio, che finora non era mai finito sotto i ferri, è il primo vero infortunio della sua carriera. Per il centrocampista torinese tre le gare già saltate, quella di Palermo con la Juventus e le due in Nazionale. Un vero peccato visto l’ottimo avvio di stagione che gli aveva permesso di conquistare una maglia da titolare sia in azzurro che in bianconero. «L’obiettivo è quello di essere pronto per la metà di novembre. Ma tutto sarà fatto rispettando i tempi e senza accelerare, quello che mi interessa di più è guarire perfettamente - spiega Marchisio al sito internet della Juventus -. Sono contento di come stanno andando le cose. Il giorno dopo l’intervento avevo un pò male, ma ora cammino già senza stampelle e ho subito iniziato la fisioterapia. Ovviamente mi spiace molto dovermi fermare adesso ma la prendo con ottimismo. Se questo infortunio fosse arrivato più avanti nel corso della stagione sarebbe stato molto peggio».

Marchisio salterà, tra le altre, le gare casalinghe con Fiorentina e Napoli e la trasferta di Siena, proprio quelle in cui nella scorsa stagione ha lasciato il segno con gol pesanti.«Vorrà dire - è la battuta di Marchisio - che cercherò di fare gol al ritorno o di trovare avversari nuovi... Scherzi a parte, dovrò saltare partite importanti in campionato e in Champions League, ma sono tranquillo perchè i miei compagni faranno bene. Inoltre ora rientra anche Sissoko che è stato fermo a lungo e ha tanta voglia di giocare».

Intanto è già entrato nel cuore dei tifosi che lo stanno sostenendo in questo periodo di recupero dall’intervento chirurgico. «Ho ricevuto tanti attestati di stima, soprattutto da parte dei tifosi. Tutto questo mi ha fatto davvero molto piacere - conclude Marchisio - e quindi non posso che ringraziare con affetto tutti coloro che mi sono stati vicini».

(La Stampa)

 
 
 

Ferrara riparte da Cannavaro

Post n°299 pubblicato il 07 Ottobre 2009 da goblins76
 

 

Appena undici uo­mini a disposizione alla ri­presa, oltre ad Alessandro Del Piero e Hasan Saliha­midzic, che sono infortunati. Sarà una settimana a ran­ghi ridotti per Ciro Ferrara, che deve rinunciare a quin­dici giocatori impegnati con le rispettive Nazionali, ma che può contare fino a saba­to su Fabio Cannavaro. Per il difensore, che deve sconta­re un turno di squalifica in azzurro e pertanto salta Ir­landa-Italia, sono giorni di duro lavoro: non ha goduto del doppio riposo concesso alla squadra, ma ha preferi­to allenarsi nel centro spor­tivo di Vinovo per recupera­re la condizione dopo l’infor­tunio che lo ha fermato per tre settimane. Si tratta di straordinari necessari per­ché Fabio vuole arrivare in forma per la prossima setti­mana quando sarà chiamato al doppio impegno contro Ci­pro in azzurro e Fiorentina in bianconero.

I RIENTRI - Per la ripresa del campionato torneranno a disposizione anche Momo Sissoko e Claudio Marchi­sio (sempre che abbia recu­perato dal problema al gi­nocchio): il maliano è uno dei giocatori chiave di cui si sen­te la mancanza fin da mar­zo, il giovane azzurro è inve­ce uno dei nuovi leader del centrocampo che possono dare equilibrio alla squadra. Saranno fondamentali per affrontare la squadra di Ce­sare Prandelli: contro i vio­la la Juventus non avrà ali­bi, dovrà ritrovare la vitto­ria per non perdere di vista la vetta della classifica.

LA RAMANZINA - Domani, alla ripresa degli allena­menti, i giocatori che si pre­senteranno a Vinovo do­vranno anche ascoltare la ramanzina della società. Do­menica sera, negli spogliatoi dello stadio Barbera, ci ave­va pensato Ferrara ad alza­re la voce con la squadra, adesso toccherà ad Alessio Secco tenere a rapporto il gruppo dopo il flop contro il Palermo. Il dirigente pun­terà sull’orgoglio, chiederà un bagno di umiltà, preten­derà maggiore cattiveria agonistica. A parziale discol­pa, i giocatori potranno ad­durre la stanchezza. Sono stati infatti tanti gli impe­gni, da inizio stagione, tra campionato e Champions e alcuni non hanno potuto ri­posare e ricaricarsi perché Ferrara ha sfruttato poco il turnover. L’alternanza è sal­tata anche per colpa degli infortuni, che ha costretto il tecnico a essere parecchie volte in emergenza e utiliz­zare sempre gli stessi uomi­ni.

LA RIFLESSIONE - La pau­sa del campionato consen­tirà a Ferrara di riflettere anche sul modulo adottato. L’allenatore bianconero ha ammesso che il nuovo siste­ma di gioco scelto per la Ju­ventus, il rombo a centro­campo con Diego fulcro del gioco, funziona soltanto se la squadra è al cento per cento della condizione. Dal mo­mento che la squadra è stan­ca e non al meglio, Ciro sta valutando le possibili alter­native. Tra le ipotesi emerse, il 4-2-3-1 sembra prevalere perché, con due mediani (Sissoko e Felipe Melo, con Poulsen in alternanza) da­vanti alla difesa la porta di Buffon sarebbe maggior­mente protetta, poi verreb­bero schierati tre centro­campisti (Diego al centro, Marchisio a sinistra e Ia­quinta o Camoranesi, De Ceglie nelle ipotesi più pru­denti, a destra) e una sola punta in attacco.

(Tuttosport)

 
 
 

Tutto da rifare

Post n°298 pubblicato il 06 Ottobre 2009 da goblins76
 

L’Inter ritrova il primato in classifica, grazie a Walter Zenga. L’ex portierone neroazzurro con il suo Palermo travolge la Juventus, infliggendole la prima sconfitta stagionale. Una Juve tramortita forse già alla vigilia di questo incontro dalle parole di Mourinho, il quale per giustificare la scarsa prestazione dei suoi in Champions, risponde alle critiche tirando in ballo la squadra bianconera. E’ evidente come quest’anno siano i bianconeri il bersaglio preferito del tecnico portoghese. Purtroppo, Buffon e compagni non hanno risposto sul campo alle parole dello Special One, facendosi letteralmente surclassare dagli undici rosanero, guidati da un ex al veleno come Miccoli.

Continua la crisi del Milan. Reduci dall’infausto mercoledì di coppa contro lo Zurigo, i ragazzi di Leonardo rischiano di lasciarci le penne anche contro l’ultima in classifica, un’Atalanta ridotta peraltro in dieci per un’ora abbondante di gioco. Per fortuna di Leonardo ci pensa nientemeno che Ronaldinho a salvare una panchina sempre più in bilico.

Al di là degli aspetti tecnico-tattici, ciò che abbiamo notato in questo scorcio di campionato, è il numero di presenze negli stadi notevolmente ridotto rispetto allo scorso anno. Infatti, escludendo alcuni big match, i nostri impianti di gioco sia di A che di B, presentano, domenica dopo domenica, ampi vuoti sugli spalti. I motivi possono essere diversi: dalla scarsa sicurezza, alla fatiscenza degli stadi stessi, dall’aumento dei prezzi unito ad uno spettacolo offerto alquanto modesto, fino ad arrivare alla tanto contestata tessera del tifoso, adottata dal ministro Maroni per arginare la violenza dei gruppi organizzati. Ma crediamo che il motivo principale di questa crisi consista dal dominio delle televisioni a pagamento, le quali da ormai quindici anni esercitano sul mondo del pallone il loro potere decisionale, spesso con orari e calendari impossibili da seguire per la gente comune che, oltre agli impegni lavorativi ha anche una famiglia a cui badare. Il calcio, si è ormai immesso in un tunnel dal quale difficilmente potrà uscire. I club italiani per mantenere la loro competitività tecnica in campo nazionale e internazionale, necessitano di ingenti somme di denaro che solo le TV possono garantire, utili per finanziare le faraoniche campagne acquisti e gli onerosi ingaggi delle rose. Questo a discapito del vero tifoso che ormai si è adeguato al calcio del terzo millennio, preferendo la comoda poltrona di casa alla fredda poltroncina di una tribuna.

La Serie A nel prossimo week-end osserverà un turno di riposo lasciando spazio alla Nazionale impegnata nelle qualificazioni ai Mondiali 2010, con ben otto juventini convocati. E’ la magra consolazione di questo periodo.

 
 
 

Un'occasione persa

Post n°297 pubblicato il 28 Settembre 2009 da goblins76
 

 

La Juve fallisce l’aggancio al primato e lo fa nella partita meno indicata. Il Bologna toglie le idee a Diego e compagni, che, dopo il vantaggio siglato dal solito Trezegol, danno vita a un match soporifero. Il Bologna ci crede e fa gioco: prima è sfotunato, poi Adailton mette tutti d’accordo con il goal del pari in pieno recupero. La Samp resta lontana un punto.

In campo
– Ferrara sfida gli infortuni e ripropone Diego dal primo minuto. C’è anche Alex Del Piero, che si accomoda in panchina. A centrocampo conferma per Camoranesi dopo Genova;  in difesa torna Molinaro al posto dell’assente Grosso. Nel Bologna, la coppia d’attacco è ex juventina: Di Vaio e Zalayeta. Vigiani e Valiani sono gli esterni del centrocampo a quattro.

Si gioca – La Juve parte con tutta la cautela del caso. Solo Amauri, in attacco, si sbatte a dovere, ma come spesso accade nell’ultimo periodo,  i risultati non si vedono. La prima vera occasione capita a Trezeguet, che, liberato al tiro, trova un prodigioso Viviano sulla sua strada. Dall’azione di calcio d’angolo è Legrottaglie ad incornare senza successo. Al 17’ è ancora Trezeguet a mettere i brividi: la sua spaccata, su preciso suggerimento di Zebina, non trova la porta. Dieci minuti dopo, però, l’attaccante è ancora scaltrissimo e deposita in rete con un tap-in la corta respinta di Viviano. Bravo anche Zebina ad inserirsi sulla destra e a concludere verso la porta. Da quel momento la Juve si addormenta: Diego ha pochi palloni giocabili e Amauri diventa un fantasma. Il Bologna ci prova a ripetizione: due volte con Di Vaio, una con Raggi. Ma Buffon non fatica più di tanto. Al 45’ gli emiliani troverebbero anche il goal per un goffo intervento di Chiellini, ma l’arbitro annulla tutto per fuorigioco attivo di Di Vaio. Massimo risultato col minimo sforzo: il cinismo bianconero risponde ‘presente’.

Nella ripresa il copione non cambia. La Juve è lenta e prevedibile, il Bologna prende coraggio. Diego viene richiamato in panca, al suo posto Giovinco. Ma Sebastian non dà la scossa e la Juve deve ringraziare il salvataggio sulla linea di Chiellini. Il difensore si immola sul tentativo di Di Vaio, dopo il dribbling dell’attaccante bolognese a Buffon. Un minuto prima lo stesso Di Vaio aveva sciupato a tu per tu con Buffon, anche grazie al recupero in corsa di Legrottaglie. Ma la cronaca del secondo tempo è davvero a tinte rossoblu. Al 72’ Tedesco ci prova dalla distanza, ma Buffon è un muro: Osvaldo, invece, mezza sciagura, visto l’errore clamoroso sulla ribattuta. Passa qualche minuto, ma la Juve non migliora. Il colpo di testa di Camoranesi sul palo è più frutto del caso che non di un’azione ragionata. Guana ci riprova, ma SuperGigi mette in angolo. La Juve riconquista metri, ma al 93’ arriva la beffa: il Bologna batte in fretta una punizione, Tedesco pennella il cross, Adailton ci mette la firma e spedisce in porta. I due neo entrati collezionano un punto capolavoro. Per la Juve la prima vera occasione persa della stagione.
 
La chiave
– L’atteggiamento della Juve è troppo remissivo. Dopo i primi 25’ di buon calcio, la squadra di Ferrara prova a tirare il fiato ma non ne viene più fuori. Lascia al Bologna l’iniziativa e i rossoblu non sfigurano. Il finale poi li ricompensa di tanti sforzi. Ferrara si farà sentire.

La chicca – In una partita qualitativamente non eccelsa, brilla il pubblico dell’Olimpico. Nel pre-gara, quando Alex Del Piero è premiato come il calciatore più sportivo dello scorso campionato, ma anche all’84’, quando il capitano è mandato nella mischia dal suo amico Ciro. In mezzo tanti cori ed ovazioni: mai visto un amore così grande.

Top&Flop – Amauri e Diego deludono le aspettative. Almeno il secondo è giustificato da un’assenza prolungata. Bene Zebina sulla destra, Trezeguet non perde mai il suo killer istinct. Nel Bologna ottimo Di Vaio, che pecca solo in precisione. Zalayeta si muove bene, Adailton è decisivo.

 

 

Adesso non resta che pensare alla supersfida dell'Allianz Arena contro il temibile Bayern Monaco con un Ciro Ferrara  che deve ancora sciogliere diversi dubbi legati allo schieramento anti-Bayern.

Il dilemma principale del tecnico della Juventus riguarda sicuramente Diego Ribas da Cunha, tornato in campo ieri contro il Bologna dopo due settimane di stop. La prova del fantasista brasiliano è stata opaca, anche Ciro lo ha ammesso: "L’ho voluto far giocare, si vede che gli manca la brillantezza, ma non poteva essere altrimenti. Riuscirà a recuperare? Vediamo".

Se nella battaglia di Monaco Ferrara non dovesse puntare sull'estro e la creatività del numero 28 bianconero, si potrebbe rivedere la Juve tutta muscoli e concretezza, con Poulsen ad affiancare Marchisio e Melo, e con Camoranesi nelle vesti di guastatore tra le linee.

Altro dubbio amletico per l'allenatore juventino è legato all'attacco: Iaquinta sembra pressocchè certo di una maglia, ma chi ci sarà al suo fianco? Difficile che Del Piero possa disputare la prima da titolare in un match così delicato, il ballottaggio sembra tra Trezeguet e Amauri. E al momento il francese potrebbe fare le scarpe al brasiliano: "Sto ritrovando le mie sensazioni - spiega il francoargentino - che sto bene e sto tornando a giocare con un po' di continuità. Una ragione per lasciarmi fuori? Non lo so, deciderà l’allenatore, come sempre".

 
 
 

Materazzi polemizza contro Melo

Post n°296 pubblicato il 26 Settembre 2009 da goblins76
 

La gara pareggiata dalla Juventus a Genova fa ancora discutere anche in casa-Inter. Intervistato ai margini di un evento legato alla settimana della moda in corso a Milano, il difensore nerazzurro Marco Materazzi ha criticato l'operato dell'arbitro, riguardo un particolare episodio...

"Io sono fatto un po' come Mourinho - ha esordito Materazzi - non accetto quando subisco delle ingiustizie. Avete visto cosa ha detto Felipe Melo dopo l'ammonizione? Ha detto 'Hijo de puta' all'arbitro. Perché non è stato espulso? Le leggi devono essere uguali per tutti, io ho pagato tante volte. E' accaduto anche al trofeo Tim, dove ho detto all'arbitro Damato che era una vergogna il rigore fischiato. Era per giunta un trofeo che non valeva niente e ho pagato 5 mila euro di multa. Così non va bene. La mia non vuole assolutamente essere una protesta contro il sistema arbitrale. Però se si vuole avere un rapporto di collaborazione bisogna avere lo stesso metro sempre, non solo con Mourinho e Materazzi".

Materazzi ha qualcosa da dire anche sul presidente dell'Associazione Arbitri, Marcello Nicchi, che ne aveva criticato un brutto fallo durante la partita col Bari... "Per me quello di Nicchi era stato un bilancio di tutta la domenica - ha detto il difensore nerazzurro - Ho accettato di buon cuore quello che ha detto l'alta istituzione calcistica quale il presidente degli arbitri, perchè ci stava che potessi essere espulso col Bari. Poi però non è successa la stessa cosa dopo un'entrata di Flamini su Lucio nel derby o a Napoli fra Pieri e Gargano. Se è così tutte le domeniche è giusto, se invece è così perchè c'è Materazzi non mi sta affatto bene".

Materazzi parla anche di una sua eventuale convocazione in Nazionale... "Io ai Mondiali? Non ci credo più - ha detto - Lippi sta costruendo un gruppo ed è giusto che ai Mondiali vada chi se lo sta conquistando

 
 
 

Ferrara prepara la Juve anti bologna

Post n°295 pubblicato il 26 Settembre 2009 da goblins76
 

Dopo il primo "stop" in campionato, dovuto al pareggio sul campo del Genoa, la Juventus torna in casa per ospitare il Bologna di Papadopulo.

Ciro Ferrara, in occasione della consueta conferenza stampa, ha subito però precisato che i felsinei non saranno sottovalutati: "Sarà una partita difficilissima - ha detto l'allenatore bianconero - Ho il massimo rispetto per tutti gli avversari a prescindere dalla loro classifica".

Per la gara in questione, Ferrara recupera anche Diego e Del Piero, i quali potrebbero giocare uno spezzone di gara in vista della delicata sfida di martedì sul campo del Bayern Monaco: "Voglio valutare bene tutte le situazioni e parlare con Ale e Diego. Poi, se ce ne sarà necessità, valuterò il loro impiego".

A proposito del duo storico bianconero, Del Piero-Trezeguet, quest'anno un po' ai margini, per ragioni diverse, dell'undici titolare, Ferrara ha aggiunto: "A nessuno piace stare fuori, in maniera particolare se per infortunio - ha detto riferendosi a Del Piero - Credo che Alex abbia tanta voglia di tornare e dare il suo contributo. Trezeguet si sta allenando con lo spirito e l'umore giusto e ciò mi fa piacere. Riuscire ad entrare a partita in corso e risolvere le situazioni è un bel segnale".

Chi invece domani non ci sarà, è Fabio Grosso, tenuto a riposo: "Da quando è arrivato qui le ha giocate tutte - ha spiegato Ferrara - Per questo motivo ho preferito non convocarlo".

 
 
 

Un ottimo ..pareggio

Post n°294 pubblicato il 25 Settembre 2009 da goblins76
 

 

Davanti a John Elkann e a Lippi, la Juve perde i primi punti del campionato e non scavalca l’Inter in classifica ma lo fa in una partita così veemente e briosa da lasciare comunque una bella impressione. Non c’è stato mai da annoiarsi nel 2-2 rocambolesco sul quale i bianconeri possono recriminare per il gol di Iaquinta, annullato per fuorigioco da Saccani, e su una incertezza clamorosa dell’ex friulano davanti ad Amelia ma anche gioire per il pareggio agguantato nel finale da Trezeguet sulla dormita collettiva della difesa del Genoa, il cui tallone d’Achille è l’incapacità di assestarsi in area sui calci da fermo. Tolto il gol iniziale di Iaquinta, tutti i pericoli per i rossoblu sono venuti allo stesso modo. Del resto qualche crepa devono averla, altrimenti sarebbero una squadra in lotta per lo scudetto e non per l’accesso in Champions League, che è già un obiettivo ambizioso.

In partite del genere si capisce perché il Genoa infiammi il proprio pubblico anche più dei risultati che raccoglie. Non c’è, a memoria, una formazione che abbia interpretato più di questa il calcio come lo esigono i suoi tifosi, calata nella pelle di curve che non hanno mai preteso la raffinatezza: massima velocità, ritmo forsennato, una veemenza garibaldina che pregiudica la precisione però rafforza un’idea di impegno e di lavoro. Sarebbe bello vedere le strategie di Gasperini applicate da gente di maggiore qualità. Ammesso che gente di maggiore qualità di Rossi, di Modesto, di Milanetto, del rigeneratissimo Sculli (Lippi non cerca un esterno offensivo?) avessero la voglia di battersi a questo modo.

Ferrara ha ragionato sul modo per disinnescare i rossoblu e sfruttarne i limiti, soprattutto la tendenza a concedere discrete praterie una volta persa la palla a centrocampo. Ne ha tratto una squadra molto fisica, senza rifinitori e frillini, e ha chiesto a Camoranesi di badare alla copertura e meno alla regia come contro il Livorno. Ne è nato un primo tempo di grande intensità nonostante le poche occasioni da rete. Finalmente si vedeva Poulsen all’altezza dei milioni con cui lo acquistarono. Con Melo, Marchisio e Camoranesi, il danese completava la batteria dei doberman che braccavano i genoani con un 4-4-2 compatto almeno per un’ora. La Juve aveva un bell’inizio. Marchisio saltava Rossi sulla sinistra e metteva al centro un rasoterra su cui Camoranesi faceva velo per Iaquinta. Tiro precisissimo nell’angolo basso, rete. Il Genoa subiva il colpo. Legrottaglie e soprattutto Amauri su una punizione di Grosso avevano, di testa, le occasioni per raddoppiare e non le sfruttavano.

Non sarebbero state le ultime. Nel momento peggiore, comunque, i rossoblù trovavano il pareggio alla prima occasione in cui Sculli aveva lo spazio per un cross preciso: lo colpiva di testa Mesto, in anticipo su Grosso che, a parte le punizioni, non ha convinto. C’era equilibrio anche nella ripresa, benché la Juve sembrasse più pericolosa. Il Genoa calava il ritmo. Marchisio produceva strappi impressionanti: il suo assist per Iaquinta al 9’ era una delizia che l’attaccante non gustava. Pasticciava di fronte ad Amelia. Iaquinta era comunque il riferimento sicuro in attacco, più di Amauri che scavallava a vuoto. Era ancora l’ex udinese a segnare al 30’, di testa, la rete che veniva annullata per un fuorigioco inesistente. Un minuto dopo, il Genoa passava in vantaggio: cross di Mesto, ancora decisivo, e splendida deviazione di testa di Crespo che rispetto a Floccari è un’altra cosa. Ferrara doveva osare il tutto per tutto con l’ingresso di Trezeguet e persino di Giovinco. Lo premiava l’inzuccata del francese quasi sulla linea di porta, sul tocco di testa di Chiellini. Il primo posto era salvo, anche se in comproprietà

 
 
 

Il paratutto Buffon

Post n°293 pubblicato il 20 Settembre 2009 da goblins76
 

La serie continua. Gli impacci di Coppa hanno abbandonato la Juve per la quarta vittoria in campionato che ribadisce la leadership ma che non è stata così semplice e filante come farebbe supporre il 2-0. Come a Roma con la Lazio, gli avversari dei bianconeri sono usciti dal campo convinti di aver giocato una grande partita. Ed è vero anche se la vittoria è legittima e non è una colpa, ma un merito avere tra i pali un grandissimo portiere.

Il Livorno non ha mostrato reverenza. Per capirci, i toscani non si sono chiusi a catenaccio come l’Inter mercoledì davanti al Barcellona benché, in proporzione, lo squilibrio di qualità rispetto alla Juve fosse superiore a quello dei nerazzurri con gli spagnoli. Per fortuna c’è ancora gente che predica calcio più che slogan anche se ha poco materiale da sfruttare e non guadagna 11 milioni all’anno. Russo e Ruotolo, la coppia sulla panchina amaranto, lo fanno e la Juve ha dovuto subito salvarsi con Buffon in uscita a catapulta sul ravvicinatissimo Tavano. Scambiando i portieri, probabilmente sarebbe stato diverso anche il risultato, almeno nel primo tempo in cui la difesa bianconera, senza Cannavaro, si lasciava infilare con troppa allegria. In mezz’ora, Buffon doveva ripetersi smanacciando il tiro di Pulzetti corretto da Legrottaglie e salvare con un piede su Lucarelli lanciato da Candreva, il più interessante del mazzo insieme all’esterno Pulzetti, 47 anni in due. Aggiungendo un paio di altre situazioni a rischio per la Juve, il Livorno provava la frustrazione di stare sotto di due gol avendo avuto le stesse occasioni da rete dei bianconeri.

La differenza stava nei portieri e nelle punte. Buffon è tornato ai miracoli e non da ieri, mentre se chiedessero a De Lucia di camminare sulle acque finirebbe a fondo come ogni altro portiere normale. Quanto agli attaccanti, tra l’imprecisione di Tavano e la bollitura di Lucarelli ormai prossimo al capolinea (insultato dalla curva juventina che pende verso l’estrema destra, nell’intervallo litiga con l’arbitro e con una telecamera) il Livorno non poteva competere con la concretezza della Juve.

Iaquinta, che qualcuno considera di passaggio come titolare, è diventato invece una certezza. Dopo 8’ è salito più in alto delle testoline dei modestissimi Miglionico e Diniz e ha deviato in rete il cross di Camoranesi come aveva già fatto con il Chievo: terza rete nelle ultime quattro partite, a conferma della continuità. Si era risolta in fretta la pratica di schiodare il risultato. Con un Livorno meno disposto a giocare sarebbe stato un problema: così la manovra trovava abbastanza spazio e a dirigere l’orchestra c’era Camoranesi, l’alternativa più seria all’assenza di Diego. I due non hanno lo stesso gioco né gli stessi colpi ma se non c’è il brasiliano a costruire, Camoranesi è quello che lo può rimpiazzare meglio di Giovinco che è un contorno, non l’attore principale.

Era l’oriundo argentino a giostrare l’azione, in avvio con supponenza e imprecisione, poi calandosi nel ruolo con sempre maggiore consistenza. Dal suo piede partiva il lancio su cui si fiondava "Schizzo" Marchisio, bravissimo a mettere in porta la palla del raddoppio con un pallonetto in diagonale. Due assist e molte cose, fino alla sostituzione con Marrone, 19 anni, un altro dei giovani fatti in casa che Ferrara prova a lanciare. Si andava all’intervallo con la parata involontaria di De Lucia centrato dalla botta volante di Iaquinta come gli orsi al tirassegno e con Lucarelli ammonito in uscita per quante ne diceva all’arbitro di cui non avevamo notato sfondoni decisivi, anzi con un buon piglio nel dirigere. La ripresa toccava il massimo per la Juve con il palo colpito da Trezeguet, alla ricerca di una giocata vincente, e per il Livorno con tutte le conclusioni cui Buffon metteva pezze geniali, a volte surreali per come le cavava dal cilindro. Danilevicius (perché non metterlo prima?) non aveva neppure la forza per disperarsi davanti a una respinta ravvicinatissima. Alzava gli occhi al cielo. Almeno non pioveva più.

 
 
 

Assolutamente Juve

Post n°292 pubblicato il 13 Settembre 2009 da goblins76
 

Come un bancomat. In due settimane la Juventus ha fatto dell’Olimpico la cassa da cui prelevare i punti per mettere paura al campionato: dopo la piallata alla Roma è venuto il 2-0 sulla Lazio, molto più sofferto di quanto non dica il punteggio. E’ una vittoria costruita in altra maniera, senza magie ma con colpi da fabbri ferrai e senza l’apporto di Diego, meno brillante che contro i giallorossi, che si è infortunato nel 1° tempo e non si sa quando potrà tornare. L’infortunio del brasiliano è il rovescio sgradevole della medaglia. Per il resto alla Juve ha girato bene tutto, dal gol annullato a Mauri alla fine del 1° tempo, e sul quale i laziali recriminano con ragione, al fatto che siano andati in rete due uomini che erano stati a lungo una zavorra: buon segno quando decidono i peggiori, tra cui Trezeguet tornato al gol e disposto a rivedere l’idea di lasciare la Juve a fine stagione: «Ho sofferto tanto, ora me la godo. Il futuro? Ne riparlerò con la mia famiglia».

Con la Lazio era altra musica che con la Roma. Innanzitutto perchè ha più freschezza fisica e meno presunzione dei giallorossi: è una buona squadra che gioca da grande provinciale, non dà spazio, accetta di sacrificare gli uomini per soffocare Diego, sapendo che è metà del gioco juventino, insomma non si vergogna di chiudersi per ripartire con compattezza. La Lazio gioca in 11, non ha fenomeni che si astengono dalla battaglia. Perciò la Juve non ha mai potuto piazzare il contropiede letale che aveva conquistato l’Olimpico due settimane prima.



Del resto non era neppure quella Juve. Camoranesi, che quando vuole sa indisporre, si incaponiva nel portare palla tra gli sciami laziali che gliela portavano via con regolarità. Caceres pareva un difensore tremebondo, ancora semplice da saltare. Dall’altro lato, Grosso era la copia sbiadita del protagonista contro la Bulgaria: l’hanno preso perchè vada sul fondo e piazzi il cross perchè di gente che butta palla in area da metà campo o quasi ce n’era a sufficienza. L’uomo del rigore Mundial sarebbe cresciuto soltanto nella ripresa, nel 1° tempo non combinava nulla di importante e se ne intuiva la preoccupazione quando lo puntava Foggia. Chissà cosa sarebbe successo se ci fosse stato Zarate.

La manovra juventina non aveva ossigeno, si imbottigliava al centro e la maggior parte dei palloni finiva contro la difesa laziale dove si notava Diakitè e non solo per il colore della pelle. Lo presero ragazzino e videro lontano: come direbbe Lotito con citazione dal Vangelo di Matteo, «Sinite parvulos». Comunque l’avvio dei bianconeri aveva prepotenza. Trezeguet al 9’ calciava al volo sull’appoggio di Amauri e l’unico difetto era nella mira, addosso a Muslera, il portiere che poco dopo recuperava la posizione quando un tiro cross di Camoranesi stava per beffarlo. Il francese aveva ancora l’occasione al 14’ su assist di Amauri, sporcava il tocco sull’uscita di Muslera e si consegnava a un giudizio insufficiente. Trezeguet può amareggiarsi se lo tengono nel retrobottega dell’attacco, dopo gli anni di gloria, ma oggi vicino ad Amauri è meglio se gioca Iaquinta perchè si ha la sensazione che siano in due. E per fortuna si riscattava nel finale con un tocco fortunato. La Lazio prendeva confidenza con il match. Le avanzate tra Camoranesi e Caceres di Kolarov erano un pericolo, concluse da saette potenti. Buffon ne deviava una, poi metteva il piede nell’angolino per respingere con efficacia la punizione velenosa di Baronio.

Velocità, aggressività, ritmo. Partita baruffosa e non brutta. L’uscita di Diego coincideva con il momento critico della Juve: c’era pure il gol di Mauri in mischia, annullato per una spinta di Cruz su Legrottaglie che ha richiesto una certa fantasia a chi l’ha vista. Sembrava di essere tornati ai «falli di confusione» di alcuni anni fa. Giovinco al posto di Diego teneva botta nel 2° tempo, iniziato dalla Lazio con aggressività e riequilibrato a fatica dai bianconeri. Amauri un leone, Marchisio un puma. Ferrara risparmiava Iaquinta e non ne capivamo il motivo ma quando i laziali pregustavano l’impresa, li gelava la migliore manovra della Juve. Caceres al limite dell’area calciava con potenza la ribattuta della difesa e a partita spenta Trezeguet realizzava su cross di Giovinco e prima conclusione di Amauri.

 
 
 

JUVENTUS - LAZIO 2- 1

 

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PRIMO GOAL

Eri poco più di un ragazzo quando ti buttarono dentro al tuo primo campo di calcio di serie A.

In quel momento, quando il Trap ti disse:"Dai, scaldati che tocca a te", tu non sapevi che pensare, un groppo in gola, le gambe che tremavano, ma ti facesti coraggio.

Alzarsi dalla panchina e iniziare il riscaldamento, una corsa verso l'ignoto.

Pensasti a tuo padre, a tua madre, al fratello che ti aveva sempre sostenuto, ai tuoi amici più cari ai quali sarebbe venuto un'infarto nel vederti entrare in campo, ma  dopo c'era solo l'ignoto.

Non sapevi a cosa seresti andato in contro dentro quel campo da calcio, eppure il terreno di gioco l'avevi calpestato migliaia di volte, in quel momento ti sembrava fosse la prima volta che ti capitava di giocare...

Pensare a cosa fare, a come doverlo fare, pianificando tutto nei minimi dettagli, e  poi l'arbitro fischiò…toccava a te.

Baggio ti sorrise e  strizzò l'occhio, Moeller ti guardò impassibile, Ravanelli ti battè il 5..:"e adesso?.....cosa ne sarà di me", ti chiedesti?...Dribbling di Julio Cesar, palla a Marocchi che dà subito a Baggio,il quale lancia la palla in profondità, sui tuoi piedi..Goal..si Goal...non sapevi cosa fosse...gioia, emozione...cuore gonfio di sentimenti che passano veloci confusi nella mente e nell'animo che sembra poter volare

 

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LA STORIA SIAMO NOI

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