Creato da jackwiz il 10/06/2007

Le mie ombre

Ho 1000 Sogni ed un solo Desiderio: realizzarne almeno 1

 

 

Il Filo Rosso

Post n°887 pubblicato il 03 Giugno 2020 da jackwiz



Una leggenda popolare giapponese, originata da una storia cinese, narra che ogni uomo e ogni donna viene al mondo con un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra (la versione originale cinese narra che il filo è legato alle caviglie); questo filo unisce indissolubilmente due anime gemelle, due amanti, due persone destinate a vivere insieme, non importa la distanza, non importa l’età, la classe sociale o altro, è un filo che lega due anime per sempre.
Questo filo rosso non è visibile, è lunghissimo, indistruttibile e serve a tenere unite le due persone che sono destinate a stare insieme per sempre,il problema è che essendo molto lungo il filo spesso si aggroviglia e crea intrecci strani e nodi che creano difficoltà alle due anime destinate a congiungersi; ogni groviglio che verrà sciolto sarà il superamento di un ostacolo nella relazione, ogni nodo che verrà districato servirà a rafforzare il legame.

 
 
 

Lacrime

Post n°886 pubblicato il 02 Giugno 2020 da jackwiz

 
 
 

I viaggi del Cuore

Post n°885 pubblicato il 01 Giugno 2020 da jackwiz

Talvolta è meglio perdersi 
sulla strada di un viaggio impossibile, 
che non partire mai.

 
 
 

Il Sogno Proibito

Post n°884 pubblicato il 31 Maggio 2020 da jackwiz

Invecchiare insieme alla persona che ami.
Bellissimo..... e non mi importa se avrò il viso rigato dalle rughe... saranno i segni della mia gioia vissuta accanto all'amore della mia vita... sarò debole, decadente, non avrò più la forza di fare grandi cose o compiere grandi imprese... chi se ne frega dico io... avrò la forza sufficiente per abbracciare i miei figli e per vivere i miei nipotini.... un secondo della mia gioventù non vale un attimo di questa vecchiaia...

 
 
 

Avventura

Post n°883 pubblicato il 30 Maggio 2020 da jackwiz

"Avventura: Impresa che presenta imprevisti, rischi." così la definizione data dal dizionario...
Cos'è l'avventura se non il desiderio di scoprire, conoscere qualcosa che ci è ignoto...?
"Ci si incontra... ci si prende... ci si perde..." non è forse questo il life motive che muove la continua ricerca dell'anima gemella...? Non è forse una continua avventura...?
Allora perché, parlando di rapporti uomo/donna viene definita: "Relazione sentimentale non impegnativa" assumendo un significato dal sapore dispregiativo...? 



Abbandoniamoci al vento del nostro cuore, finché gonfia la vela. Lasciamo che ci spinga dove vorrà e quanto agli scogli... Vedremo

 
 
 

...

Post n°882 pubblicato il 29 Maggio 2020 da jackwiz

Ci sono le persone felici
e le persone tristi,
e poi ci sono le persone vere,
che a volte sono felici e a volte tristi.

 
 
 

Funziona così

Post n°881 pubblicato il 27 Maggio 2020 da jackwiz

E' stato un lento scivolare tra le pieghe dell'anima. Talmente lento che non me ne sono accorto. La luce è scomparsa un fotone per volta: così i miei occhi si sono abituati all'oscurità. Un centimetro per volta mi sono imbozzolato: credevo di fasciarmi in un filo di seta, ma stavo usando filo di ferro.

Dicono che, quando si annega, all'inizio si avverta solo panico, che si annaspi e ci si agiti per cercare di incamerare più aria possibile. E che, dopo il dolore, sopraggiunga una strana, paradossale calma. Così funziona la depressione. E' l'acqua che ti sommerge e il tuo progressivo abbandonarti ad essa, per non sentire più nulla. Tutto, pur di non percepire altro dolore.

In quei momenti non avevo certezze, a parte una: che là fuori non fosse rimasto più niente, per me. La depressione aveva cancellato ogni mia aspirazione, ogni slancio vitale. Come una Medusa, aveva paralizzato la mia creatività, atrofizzato i miei sensi, distorto le mie percezioni.

Non ho mai indossato armature  portato scudi...

 (da: La Faccia nascosta della luce di D. Bossari)

 
 
 

Quelli "giusti"

Post n°879 pubblicato il 10 Novembre 2018 da jackwiz

No donna, non siamo tutti uguali credimi. Non siamo tutti "donnaioli", egoisti e vogliosi di arricchire il proprio scaffale di trofei. Non siamo tutti pronti a giurarti amore per "possederti" e poi gettarti. No... non è così. Ci sono anche uomini che ancora ci provano a conquistare una donna, ma anche per noi credetemi c'è rimasto ben poco da conquistare. Troppo spesso le cose ci vengono offerte ancor prima di un gesto, ancor prima di pensare di volerle. Ci siamo ancora, ma nascosti e delusi esattamente come molte di voi. Proviamo a difenderci da donne che non sanno offrirci più di una notte di passione e a volte anche scadente. C'è ancora qualcuno di noi che cerca una donna che non sappia solo eccitarci il corpo, ma magari anche la mente. Qualcuna che possa coccolarci, rimetterci in riga e magari ascoltarci. Provate a guardare più a fondo magari verso chi non parla invece che solo verso chi vi lusinga. Provate a guardare oltre un bel fisico e oltre una bella macchina... molte di voi si perdono proprio guardando cose sbagliate, cose che poi alla fine non riempiono il cuore e non appagano l'anima. Stare bene dentro per quelli come noi è più importante che stare bene materialmente. Provate a guardare anche dove non avreste mai pensato di guardare e chissà... magari finalmente ci incontreremo "giusti".

Silvia Nelli ©

 
 
 

Trieste e la Bora

Post n°878 pubblicato il 07 Febbraio 2018 da jackwiz

"Difficilmente chi non è nato a Trieste può capirla, parlo della Bora. Non solo i triestini la comprendono, ma la amano e ne sono orgogliosi. Un anomalo simbolo di indomita ribellione, di irruenza e di imprevedibilità. Quasi un riscatto al carattere schivo e un po' scontroso di questa città a ridosso dei confini. Una città che è limes essa stessa, tra terra e mare, tra nazioni, etnie e culture. Senza eccessivi attriti, accoglie tutti con la stessa scontrosità. Italiani, sloveni, russi, croati, austriaci, greci, albanesi, cinesi, arabi. Non credo manchi nessuna chiesa: cattolica, anglicana, ebraica, luterana, greco-ortodossa, serbo-ortodossa, valdese. Non manca neppure la moschea con il suo annesso cimitero, vicinissimo, se non confinante con quello ebraico. Lì da sempre. A mia memoria, mai l'etnia o la religione è stato motivo di intolleranze o di urlate rivendicazioni. Tutti egualmente e ruvidamente respinti da questa città che sembra non voler accogliere alcuno e che finisce per ospitare tutti, senza necessità di costruire ghetti.

Divisioni e lacerazioni non sono mancate, ma indotte dalla seconda guerra mondiale e dall'esodo istriano e dalmato conseguente. Anche durante la guerra fredda, i confini di questa città hanno rappresentato quelli più aperti da e per l'Est europeo.
Il triestino vero non esiste, è un mito che molti proclamano, ma che in realtà si perde già alla seconda o terza generazione, in altre terre, da parte di madre o da quella di padre. Per essere triestino basta amare questa città e parlare un dialetto pieno di espressioni che nulla hanno di offensivo: “tu mare grega” (tua madre greca), “cos'te son, de Durazzo?” (sei originario di Durazzo? Albania, indica persona dura di comprendonio). Questi intercalari si perdono in tempi remoti e con loro si cresce. Bisogna diventare adulti per capirne la motivazione delle loro origini e il loro significato, perché queste espressioni popolari sono svuotate di qualsiasi contenuto e quindi non rappresentano una offesa o indicano razzismo. Rimangono confinate a quello che sono: burle di campanile.
La Bora ben rappresenta questo spirito di ostilità democratica, investendo con le sue violente raffiche tutti, senza preferire alcuno.
Da ragazzini, d'inverno, se c'era ghiaccio e bora, uno dei nostri più grandi divertimenti era rappresentato dal sedersi sul gradino di una casa, nei pressi di una salita, in attesa di qualche impavido passante che sfidasse gli avversi elementi. Tifavamo per i ruzzoloni.

Quando questi non fossero, spontaneamente e in numero sufficiente atti a soddisfare il nostro spirito, un catino d'acqua rovesciato a terra, che ghiacciava immediatamente, aiutava. Ora saremmo bollati come criminali, quella volta bastava un ceffone... se fossero riusciti a prenderci. Persone eleganti, massaie, operai, preti, gente comune, tutti giù per terra. Durava poco. Appena qualche adulto si accorgeva di quanto stavamo facendo, usciva con la scopa in mano, ci faceva scappare e rimediava al pericolo con sale o ghiaia. Scoperti e scacciati, altro non restava che andare in cerca di qualche cartone, da usare come slittino improvvisato, per lanciarsi da qualche discesa ghiacciata.
Spesso, chi non è abituato a questo vento irruente, si chiede come sia possibile accettare un clima come il nostro.
Una mia amica siciliana si faceva spesso questa domanda, ed era curiosa. Veniva a Trieste saltuariamente, per lavoro, non mancava mai di salutarmi e spesso prendevamo un caffè o andavamo a cena assieme. Si lamentava del fatto che, nonostante fosse venuta molte volte in questa città e in tanti anni, non avesse mai trovato la Bora. Ma quel giorno venne.
Era una bella giornata di febbraio, fredda, la Bora iniziava e stava crescendo bene. Ci recammo al Caffè San Marco, uno dei caffè storici, di memoria asburgica. Tra chiacchiere, amici e innumerevoli caffè, rimanemmo parecchie ore coccolati al calduccio del suo interno. Dentro, il rumore della gente attenuava i colpi di vento che si abbattevano sulle vetrate.

Quando uscimmo la Bora era una furia, gli alberi si piegavano e sbattevano i rami, un sacchetto di plastica, fluttuava nell'aria, sembrando sospeso, per poi sparire velocemente verso il cielo. La mia amica, una figura minuta, piccolina ed esile, appena fuori dalla porta del caffè esclamò “Mamma mia! E' questa la Bora?”. Replicai, mentendo per sbruffonaggine, che quella non era proprio Bora, semmai un borino.
L'automobile era vicino, in Piazza Giotti, a poche centinaia di metri dal caffè, dietro alla sinagoga. Iniziammo a scendere lungo Via Battisti, con il vento alle spalle e girammo a destra, in via Donizetti, percorremmo l'isolato verso via S. Francesco al riparo delle raffiche. La Bora, che sembrava essersi acquietata, proprio nel momento in cui giravamo l'angolo ci investì con tutta la sua violenza, prendendoci di faccia. Istintivamente portai il peso in avanti e attesi di poter riprendere a respirare. Sì, quando arrivano raffiche molto violente, se si viene investiti frontalmente, la pressione è tale che non si riesce a respirare, ma dura il tempo della raffica, pochi secondi. Bisogna fare pure attenzione a non sbilanciarsi troppo in avanti, perché il vento può cessare all'improvviso, levando di colpo il sostegno al corpo. Mi girai per vedere che effetto avesse causato quella potente raffica sulla mia amica, ma... non c'era più.
La Bora l'aveva sospinta nuovamente dietro l'angolo. Ridendo le presi la mano e la condussi all'automobile. “Ecco, - le dissi, una volta saliti a bordo – ora puoi dire che hai conosciuto la Bora. E' bellissimo, vero? Vuoi che andiamo in Piazza Unità, così vedi anche il mare?” Tutta spettinata, con il naso gocciolante e uno sguardo non propriamente sereno, mi guardò, dicendomi: “Voi triestini siete pazzi! Portami subito in albergo!”.
La Bora durò due giorni, durante i quali la mia amica non volle più uscire. E sì, per amare la Bora bisogna proprio essere triestini." 

Dagli scritti personali di Paolo Visnoviz

 
 
 

P.F.

Post n°876 pubblicato il 04 Febbraio 2018 da jackwiz

Non ho smesso di amarti,
ho smesso di insistere.

 
 
 

 

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I HAVE A DREAM

Tra le mie braccia dormirai
serenamente
ed è importante questo sai
per sentirci pienamente noi

 

SARÒ STRANO MA...

BONDAGE  IS NOT  A  CRIME

 

LA LUCE

 

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IO CI CREDO

 

Conserva l’amore nel tuo cuore.

Una vita senza amore
è come un giardino senza sole
dove i fiori sono morti.

La coscienza di amare
ed essere amati
regalano tale calore
e ricchezza alla vita
che nient’altro può portare.

 

 

CUORE

 

 

“Quando si percorre il sentiero della vita col cuore messo a nudo,
si corre il rischio di vederlo spesso sanguinare.”

(Ma qual è l’alternativa...
un cuore cauterizzato?)

 

 

 

 

VA TUTTO BENE

Ho capito dove va a finire il sole quando non c'è più
dietro a quelle cose che mi coprono la visuale
per poi ritornare sopra le colline a svegliarmi ancora
per ricominciare
Ho capito che dopo l'inverno c'è la primavera
come una promessa che la terra fa a tutta l'umanità
come quando mamma si raccomandava e io
che ho fatto sempre quel che pare a me
Ah, se fossi stato solo un po' più io
se avessi fatto un po' più a modo mio
ma ciò che conta è che ora sono qui, e finchè va così
Vivo di emozioni che io mi spalmo sulla faccia
e ho una musica che gira da una vita sempre in testa
ho un amore appeso a un filo come panni ad asciugare
che profumano di sole, che raccolgo quando piove
e una strada tutti i giorni che mi porta fino a casa
ho uno specchio per guardarmi ed un letto per la sera
e poi mille sogni addosso, dormo poco e penso troppo
forse sono ancora in tempo, se ci credo e non mi perdo
Io, ho capito che nulla è per sempre, tutto prima o poi sarà
un'immagine nella mia testa, una fotografia
che se ieri è stato, se domani sarà mai
è oggi che posso e devo vivere di tutto quel che c'è, ma
se fossi stato solo un po' più io
se avessi fatto un po' più a modo mio
ma ciò che conta è che ora sono qui, e finchè va così
Vivo di emozioni che io mi spalmo sulla faccia
e ho una musica che gira da una vita sempre in testa
ho un amore appeso a un filo come panni ad asciugare
che profumano di sole, che raccolgo quando piove
e una strada tutti i giorni che mi porta fino a casa
ho uno specchio per guardarmi ed un letto per la sera
e poi mille sogni addosso, dormo poco e penso troppo
forse sono ancora in tempo, se ci credo e non mi perdo

 
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