L'Arte è completamente inutile. Anzi, no.
Esiste un paradosso in questa affermazione che sistematicamente si ribalta ogni qualvolta la questione viene osservata da un'altra parte. Sotto il profilo della logica economica l'arte non ha nessun valore e nessuna voce in capitolo (..e attenzione a non confondere l'utilità accidentale dell'opera d'arte), ed è per questo che la valutazione del lavoro d'arte è pressochè affidata alla discrezionalità degli operatori del settore, cosa che comunque non trova nessun fondamento pratico se non nei percorsi che questa la distingue. E' questa la difficoltà dell'artista quando tenta di quantificare il valore della propria Arte, ricorrendo infine ai canoni del sistema dell'arte. E' invece chi rinnega l'Arte che poi ne fa sfoggio senza sapere che proprio tutto ciò è frutto di Arte. L'Arte non è solo forma, ma è anche sostanza. E' l'espressione della voglia di vivere che si trasmette attraverso il calore del cambiamento.
L'immagine dell'artista è spesso distorta e incompleta, proprio perchè viene misurata con i suoi profitti. Naturalmente l'incompatibilità tra arte e rendita è anche la scommessa di diversi artisti che sfidano i sistemi per percorrere la strada dell'espressione. Che è solo una via per realizzarsi.
La logica capitalistica non prevede sentimenti, ma solo il benessere del piacere. questa visione del benessere risulta sfalsata da ciò che effettivamente genera il benessere psico-fisico.
Chi vivrebbe in un mondo senza colori e senza calore?
perché i geni artistici più incompresi e più grandi sono anche quelli più sofferenti?
Perché cercano quel calore che non riesce a riempire loro incolmabili vuoti esistenziali?
|
Egure il 04/11/09 alle 20:32 via WEB
Oggi ho riflettuto tanto su quest'ultima domanda che poni. Sul rapporto che c'è fra il prodotto artistico e questa ricerca. Pensavo che forse è un anelare continuo, una ricerca quasi senza meta, che sembra infinita ma che un punto centrico ce l'ha. Ed è noi stessi, ritrovarsi, ritrovarci. Gli artisti sono sempre persone molto sensibili, o questo è quel che credo, ed è la ferita con l'altro che cercano di sanare, scavando la materia, dipingengo altereghi, altri posti, luoghi di memorie non sopite..ma poichè è sempre immateriale ed effimero l'abbraccio a cui si va incontro, con una scultura, un dipinto, un'istallazione. Ecco che si continua il pellegrinaggio in noi stessi e verso il rapporto con il prossimo che evidentemente ci preme. Circostanziale. E se penso questo non mi stupisco del famoso Michelangelo - se chiese al Mosè - perchè non parli..
ieri notte prima di addormentarmi pensavo ad una frase che ho letto recentemente nel libro che sto leggendo e si dice che per guarire il nostro io interiore, abbiamo bisogno di fare esperienze con altri uomini. Possiamo anche abbracciare un albero, ma non è quello ad averci ferito, sono le persone..ed è con loro che dobbiamo confrontarci. Che pioggia, piove a Vicenza? E.
(Rispondi)
|
|
Inviato da: minarossi82
il 11/11/2016 alle 18:25
Inviato da: sexydamilleeunanotte
il 10/09/2016 alle 10:20
Inviato da: Egure
il 27/07/2013 alle 18:42
Inviato da: EnricoDC_gallery
il 13/07/2013 alle 18:44
Inviato da: living_art
il 28/06/2013 alle 15:06