Egure il 13/03/10 alle 12:56 via WEB
La tua idea di arte, caro Enrico, è stupendamente democratica e a mio avviso riassume in sè il significato stesso dell'opera d'arte: l'urgenza del pittore, artista, scrittore, poeta di comunicare e comunicarsi. Penso che all'artista interessi in primis questo dialogo d'intenzioni dirette con gli altri, offrire il suo punto di vista e mettersi in comunicazione con il resto. La soddisfazione materiale della compravendita è un atto aggiunto, necessario per sostentarsi, ma collaterale all'esperienza e bisogno primario di comunicazione che porta l'artista ad essere tale ed esprimersi con questi mezzi. Altrimenti avrebbe potuto fare il panettiere, l'impalcatore, il bigliettaio, bibliotecario (con tutto rispetto parlando per ogni altro mestiere,sono esempi) e stare altrettanto al pubblico. Invece ha scelto l'arte perchè questa è mezzo per scommettere su di sè e rendersi pure assai vulnerabili col prossimo. L'artista è un gran rischiatore, per come la vedo e la vivo io..è un giocatore d'azzardo incallito, impellente il suo bisogno di conoscersi e per farlo la fiche che punta è sempre se stesso.
Riguardo il discorso copia, non c'è niente di male ad averne, perchè sul loro valore materiale e morale si può discutere e ad oggi lo si fa, a livello idealistico (vedi L'era della riproducibilità tecnica di Walter Benjamin). Ma penso vadano distinti i due fronti: dalla copia si ricava la stessa soddisfazione, colori, forma, soggetto sono identici - seppure c'è più interesse che nel comprare un cuscino dell'Ikea - ma l'aspetto che rende intrinsecamente necessario il legame con l'orginale, secondo me passa dall'aver direttamente partecipato o addirittura stimolato il processo di creazione dell'opera nell'artista. Quando si crea un legame, c'è uno scambio proficuo, a volte anche sentimentale..è chiaro che il possesso dell'opera acquista un altro valore, senza il quale sarebbe come possedere l'oggetto senza la sua anima. O più concretamente parlando, senza la sua "ragion d'essere", che appunto è entrata nella nostra storia, ci ha coinvolti, cambiati, fatto riflettere. Non è come vedere opere in un museo, delle quali ci si può invaghire, ci possono cambiare, come tu dicevi -uscendo da una mostra scopriamo un nuovo modo di pensare e abbiamo bisogno di testarlo, qualcuno o qualcosa interiormente ci ha lanciato una sfida e noi dobbiamo puntare ancora.- Il legame che si sviluppa con una mostra è comunque indiretto, però: una finestra su un passato di vita di qualcun'altro. Siamo solo silenziosi spettatori di passaggio. Il possesso dell'originale è giustificato dal rapporto artista committente, così com'era in passato. In cui tra i due si sviluppava un mutuo scambio e muto rispetto. In fondo, E., è un po' quello che mi dicevi anche tu: tu stesso non hai voglia di omaggiare qualcuno di una tua opera se non per un motivo interiore? Dimmi se ho capito male.
Bello questo tuo intervento, ti ringrazio di avermi stimolato a fare queste riflessioni. Una buona giornata, ad E. da E.
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Inviato da: minarossi82
il 11/11/2016 alle 18:25
Inviato da: sexydamilleeunanotte
il 10/09/2016 alle 10:20
Inviato da: Egure
il 27/07/2013 alle 18:42
Inviato da: EnricoDC_gallery
il 13/07/2013 alle 18:44
Inviato da: living_art
il 28/06/2013 alle 15:06