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ma porca miseria, è mai possibile che bisogna urlare in questa casa?!? appunti di un artista vicentino

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« cambiamento e arte: connessioni1 cosa »

meglio coprare una copia o un dipinto originale?

Post n°193 pubblicato il 15 Febbraio 2010 da EnricoDC_gallery

vendere una propria opera d’arte è una bella cosa. Anzi, una cosa bellissima! E’ una gioia grande. Avete mai provato? Non tanto per i soldi ma per ciò che rappresentano i soldi. O forse, per quello che dovrebbero rappresentare: un riconoscimento ufficiale per un lavoro d’arte. Detto ciò passiamo ad un altro punto che sta strettamente a cuore ad ogni pittore. Il pittore infatti vorrebbe vendere ogni sua opera al miglior prezzo possibile criticando ogni acquirente di opere derivate da procedimenti di copiatura. Quindi la domanda è: perché qualcuno dovrebbe scegliere un’opera originale quando con una copia a buon mercato può dare un gradevole tocco di colore al locale da arredare? Può cioè una semplice copia essere trattata alla stregua di un originale, almeno dal punto di vista dell’arredo? Credo di Yes! Così come l’ascolto della copia di una canzone tra le migliaia prodotte non costituisce una svalutazione sufficiente ad abbassare il valore dell’arte contenuta. La copia naturalmente trasmetterà nella sostanza la stessa arte dell’originale. L’acquisto di un’opera originale dovrebbe costare di più perché dal punto di vista collezionistico costituisce un oggetto unico e irripetibile e simbolicamente è la prima matrice dell’espressione d’ arte di un artista. Perciò, e lo dico anche contro i miei interessi, una copia è sufficiente per gli scopi della maggior parte delle persone, puntualizzando che comunque l’acquirente non deve pretendere di aver fatto un investimento se non quello di respirare aria buona e di vivere il bello che trasmette la copia..

 
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Commenti al Post:
perswellnesscoach
perswellnesscoach il 16/02/10 alle 16:19 via WEB
noi abiamo alcune opere di Attardi...l'artista del Papa...sinceramente le abbiamo comperate come investimento e quando ce le guardiamo pensiamo all'artista che le ha ideate e poi create. I falsi non mi piacciono....oddio qualche riproduzione qualche stampa le abbiamo anche noi...altrimenti come faremmo a permetterci le opere di Picasso per cui andiamo pazzi"!!!?
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EnricoDC_gallery
EnricoDC_gallery il 17/02/10 alle 16:10 via WEB
è proprio questo il punto. Tutti possono avere un'opera di Picasso in casa (una copia), tutti ne possono godere sebbene l'originale ce l'abbia solo una persona al mondo. Non è bella questa cosa questa? Per questo mi verrebbe da dire che lo scopo dell'artista non è quello di vendere il "pezzo" al prezzo più alto, ma semplicemente di far passare la propria arte attraverso il maggior numero di utenti possibile..
(Rispondi)
 
Egure
Egure il 13/03/10 alle 12:56 via WEB
La tua idea di arte, caro Enrico, è stupendamente democratica e a mio avviso riassume in sè il significato stesso dell'opera d'arte: l'urgenza del pittore, artista, scrittore, poeta di comunicare e comunicarsi. Penso che all'artista interessi in primis questo dialogo d'intenzioni dirette con gli altri, offrire il suo punto di vista e mettersi in comunicazione con il resto. La soddisfazione materiale della compravendita è un atto aggiunto, necessario per sostentarsi, ma collaterale all'esperienza e bisogno primario di comunicazione che porta l'artista ad essere tale ed esprimersi con questi mezzi. Altrimenti avrebbe potuto fare il panettiere, l'impalcatore, il bigliettaio, bibliotecario (con tutto rispetto parlando per ogni altro mestiere,sono esempi) e stare altrettanto al pubblico. Invece ha scelto l'arte perchè questa è mezzo per scommettere su di sè e rendersi pure assai vulnerabili col prossimo. L'artista è un gran rischiatore, per come la vedo e la vivo io..è un giocatore d'azzardo incallito, impellente il suo bisogno di conoscersi e per farlo la fiche che punta è sempre se stesso. Riguardo il discorso copia, non c'è niente di male ad averne, perchè sul loro valore materiale e morale si può discutere e ad oggi lo si fa, a livello idealistico (vedi L'era della riproducibilità tecnica di Walter Benjamin). Ma penso vadano distinti i due fronti: dalla copia si ricava la stessa soddisfazione, colori, forma, soggetto sono identici - seppure c'è più interesse che nel comprare un cuscino dell'Ikea - ma l'aspetto che rende intrinsecamente necessario il legame con l'orginale, secondo me passa dall'aver direttamente partecipato o addirittura stimolato il processo di creazione dell'opera nell'artista. Quando si crea un legame, c'è uno scambio proficuo, a volte anche sentimentale..è chiaro che il possesso dell'opera acquista un altro valore, senza il quale sarebbe come possedere l'oggetto senza la sua anima. O più concretamente parlando, senza la sua "ragion d'essere", che appunto è entrata nella nostra storia, ci ha coinvolti, cambiati, fatto riflettere. Non è come vedere opere in un museo, delle quali ci si può invaghire, ci possono cambiare, come tu dicevi -uscendo da una mostra scopriamo un nuovo modo di pensare e abbiamo bisogno di testarlo, qualcuno o qualcosa interiormente ci ha lanciato una sfida e noi dobbiamo puntare ancora.- Il legame che si sviluppa con una mostra è comunque indiretto, però: una finestra su un passato di vita di qualcun'altro. Siamo solo silenziosi spettatori di passaggio. Il possesso dell'originale è giustificato dal rapporto artista committente, così com'era in passato. In cui tra i due si sviluppava un mutuo scambio e muto rispetto. In fondo, E., è un po' quello che mi dicevi anche tu: tu stesso non hai voglia di omaggiare qualcuno di una tua opera se non per un motivo interiore? Dimmi se ho capito male. Bello questo tuo intervento, ti ringrazio di avermi stimolato a fare queste riflessioni. Una buona giornata, ad E. da E.
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habral
habral il 27/03/10 alle 00:44 via WEB
complimenti enrico. hai visto il mio nuovo blog wripainter.wordpress.com
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fossing
fossing il 01/05/10 alle 14:03 via WEB
All'inizio dici che, vendere una propria opera d'arte e' gioia grande. Forse sarò anormale, ma per me e' sempre stato traumatico: al punto da sentirmi quasi un ladro, un truffatore. E proprio per questo, ho deciso di non vendere piu' nulla. Credo, che la gioia più grande, sia il fatto che qualcuno apprezzi la tua opera: molte volte ho provato un senso di profonda gioia regalando i miei quadri, piuttosto che venderli. Molto interessante il tuo blog...Ciao.
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EnricoDC_gallery
EnricoDC_gallery il 03/05/10 alle 11:58 via WEB
eh, succede anche a me. E' normale. Nel senso che non sai mai quanto chiedere. E qualsiasi cifra sembra fuori luogo. Per un semplice motivo, cioè che l'arte insita nell'opera non si misura col tempo perso e nemmeno col costo dei materiali e quindi spesso non può essere capita. Regalarla può essere giusto, ma solo se l'opera è desiderata dall'altra parte. Altrimenti è un po' un rischio. Oggigiorno esiste un solo modo per far circolare l'opera ed è quello della compravendita. Ma se ci pensiamo potrebbe essere utilizzata un'altra moneta probabilmente più valida. Uno scambio di arte alla pari come facevano i pittori nell'800. Tu mi offri vitto e alloggio o altro e io ti regalo un quadro.. sarebbe più bello, no?
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Egure
Egure il 28/05/10 alle 16:44 via WEB
Effettivamente concordo; in fondo esprimere l'arte è un po' fare amicizia con se stessi, gli altri e ciò che si ha intorno. Personalmente l'amicizia non ha valore economico, quindi attribuire prezzo ad un sentimento quale quello artistico è difficile e sorge un umano imbarazzo. A presto, E.
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serenais
serenais il 19/12/10 alle 20:02 via WEB
Mi piace l'Arte e questa discussione. Mi cimento anch'io in tante cose più o meno artistiche e anche nella pittura, ma non mi sognerei mai di vendere le mie "croste" ... sono tutte mie figlie! D'accordissima con Fossing ... è più gratificante regalare. Piacevole il tuo blog. Ciao Serena
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EnricoDC_gallery
EnricoDC_gallery il 20/12/10 alle 14:49 via WEB
beh si, è gratificante.. quando è gradita. Ma cosa mi diresti se chi l'ha ricevuta e accettata per cortesia poi se ne sbarazzasse? i tuoi lavori sicuramente piacciono a qualcuno. Ma purtroppo non si può scegliere a chi farli piacere.. è il bello dell'arte!
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Egure
Egure il 24/12/10 alle 19:10 via WEB
Mi hai fatto di punto in bianco riflettere: l'arte si può considerare politica? Scegliamo, in fondo in base a un sostrato civile, storico e culturale, come le influenze politiche. Di contro l'arte e l'istintivo interesse estetico non nascono da schemi soltanto razionali, ma in fondo la nostra "natura"politica si indirizza in base ad una certa spontaneità di carattere che poi può essere arricchita da una struttura di pensiero. Così il gusto nel mercante, nel collezionista e l'uomo di strada. Cos'è la politica dell'arte? Quella di un quadro è la stessa dell'artista? Non penso perchè un'opera è finita nei suoi contenuti, mentre l'artista continua a evolvere opera dopo opera..quasi come se la sua firma si vada a comporre esperimento dopo esperimento. Che cosa ci fa dire che un'opera d'arte, specie le odierne meno legate alla committenza, intendono promuoversi o promuovere? a presto, auguri,E! da E.
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