Certo, diciamo la verità, ci vuole un bel coraggio. Affermare in un consesso internazionale come il G20 di Cannes (dove siamo stati appena commissariati) che l’Italia non è un paese in crisi, significa avere una bella faccia tosta, oltre che coraggio. O, più semplicemente, la faccia del nostro premier, visto che è stato lui a dire ai giornalisti di mezzo mondo che i nostri ristoranti sono pieni, che i consumi non sono calati, che le località di villeggiatura questa state erano colme e che gli aerei viaggiano sempre esauriti!

Stiamo, ahimè!, ai fatti. Da uno studio della Coldiretti si evince che nel triennio 2008-10 i consumi alimentari sono calati in Italia del 6%. E i dati più recenti ci dicono che c’è da aggiungere un altro 4% nel primo trimestre 2011. In particolari nel settore delle carni (-5%), della frutta (addirittura -9%) e del pesce(-8%).

Gli operatori turistici hanno appena finito di dire che se non ci fosse stato il settembre assolato, avrebbero tutti chiuso la stagione delle vacanze in rosso. E vogliamo dimenticare che la Sardegna, mèta ambita e preferita da tutti gli italiani, ha risentito pesantemente dell’improvviso caro-traghetti?
Non basta. Nel suo rapporto annuale l’istituto di statistica(Istat) ha scritto che “un italiano su quattro è a rischio povertà” o di esclusione sociale, vale a dire quasi il 25% della popolazione. Ma il ministro dell’Economia Tremonti ha contestato l’affermazione. “Alzi la mano chi è povero”, ha detto secondo un quotidiano. Curioso: in aperto dissidio con Berlusconi su tutto il maxiemendamento e però eccolo d’accordo con lui sul benessere del Paese..

Rilevo che l’istituto di statistica, organismo di Stato, ha parlato di “rischio di povertà” e non di povertà tout court. Ma poi, è forse una favola degli oppositori del governo che la crisi economica ha gettato sul lastrico milioni di italiani, che oggi potrebbero alzare la mano? Secondo una ricerca del Centro Studi Sintesi di Venezia, su dati forniti dall’Istat(ahia!) e dal Ministero dell’economia (nientemeno!), un contribuente su otto vive sotto la soglia media di “povertà locale”, che va -secondo le zone- dai diecimila ai dodicimila euro annui. E l’impoverimento non è più soltanto meridionale. Il fenomeno è strisciante anche al nord. In testa ai comuni figura, sì, Barletta, città pugliese, ma seguono subito Rimini, Brescia, Massa, Verbania.
E c’è un altro dato, a mio sommesso avviso, preoccupante: l’aumento degli sfratti per morosità. Tremila a Torino, seimilacinquecento a Milano, 2.500 a Genova, ottomila richieste a Roma, cinquemila a Napoli. In totale 150mila famiglie sloggiate. Chissà se vanno al ristorante..

A proposito, dai ristoranti pieni Berlusconi deduce che l’Italia stia bene in salute e in soldi. In realtà sono mutati i comportamenti al ristorante. Intanto la Federconsumatori ha condotto una indagine dalla quale risulta che le cene sono calate del 50%. Diversi ristoratori, poi, sia a Roma che a Milano o a Napoli, mi hanno raccontato che i clienti raramente ormai ordinano “il completo”, ossia antipasto, primo, secondo, contorno e frutta. Adesso le ordinazioni si limitano a un piatto base, che sia primo o secondo, e frutta. Acqua, certo ma un bicchiere di vino, la caraffa insomma e non più una bottiglia come ai bei tempi.

Be’, però bisogna ammettere che il nostro presidente del consiglio non finisce mai di sorprenderci, soprattutto a fine corsa.

- Antonio Lubrano -

http://www.iljournal.it/2011/l’italia-di-berlusconi-e-al-ristorante/275427