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Post n°998 pubblicato il 27 Maggio 2012 da dammiltuoaiuto
 

Myanmar: polizia picchia e arresta manifestanti a Pyay24 Maggio 2012 - 14:10

(ASCA-AFP) - Yangon, 24 mag - Manifestanti picchiati e arrestati in Myanmar nella prima dimostrazione nel paese dal 2007, quando fu repressa nel sangue la protesta guidata dai monaci. Secondo uno dei leader della protesta, Kyaw Swe, anche lui fermato per qualche ora e interrogato nella citta' di Pyay a circa 300 chilometri da Yangon, due dei manifestanti picchiati avrebbero riportato lesioni gravi. Gli abitanti di Pyay protestavano per i continui black-out di energia elettrica in citta' e sono stati affrontati da circa 50 poliziotti.

Nyan Win, portavoce del partito di Aung San Suu Kyi, National League for Democracy (NLD), ha detto che fra i fermati ci sono anche tre membri della Lega.

Le manifestazioni, iniziate nel fine settimana a Mandalay, la seconda citta' piu' grande del Myanmar, si sono estese anche a Yangon, dove circa 250 persone hanno sfidato il divieto della polizia.



IL   SOTTOSCRITTO     RITIENE    CHE   IL COMPORTAMENTO   DELLE    AUTORITA'     BIRMANE   SULLA  REPRESSIONE   AVVENUTA    RECENTEMENTE  CON  L'ARRESTO     DEI  3  ESPONENTI    DELLA  LEGA  PER LA DEMOCRAZIIA     SIANO  INGIUSTE   E  DEPLOREVOLI      CHIEDO  IL    RILASCIO   DEI 3    ESPONENTI      E  LIBERE  MANIFESTAZIONI  DI  LIBERTA'  POLITICA

MANDA  LE  TUE   EMAIL  DI  PROTESTA  QUI 

"birmania" , "BURMA" , "mofa my" , "CINA" , "cina1" , "nancy pelosi" , "CLINTON" , "hilary clinton" , "usa" , pinoscaccia@gmail.com, "beppe" , ambyang.mail@esteri.it, amb.yangon@cert.esteri.it




FIRMA   PER  IL  RILASCIO     DEI  PRIGIONIERI     POLITICI 

http://www.azionebirmania.com/index.php/burma/Partecipa/firma-la-petizione-per-i-prigionieri-politici

http://www.freeburmavj.org/media/petition

http://www.hrw.org/reports/2012/03/20/untold-miseries

 

http://www.burmacampaign.org.uk/index.php/campaigns/actions/free-political-prisoners/no-political-prisoner-left-behind

Nessuna fedeltà ai militari: Aung San Suu Kyi non siede in ParlamentoLa leader birmana ha disertato la prima seduta per non giurare fedeltà alla Costituzione

 

Aung San Suu Kyi
Aung San Suu Kyi

Orchidee tra i capelli, un corpo minuto ma uno spirito fiero e forte, un cuore coraggioso. Nessuna paura per lei che tutti ricordano come l’orchidea d’acciaio, il volto della Speranza in Birmania. Non siede al suo scranno Aung San Suu Kyi, nobel per la Pace 1991, leader della Lega nazionale per la Democrazia (LND), eletta ad inizio aprile dopo decenni bui di brogli elettorali e dopo 14 anni di arresti domiciliari. Non siederà fin quando non sarà modificata la formula del giuramento alla Costituzione. Non siederà per non giurare fedeltà ai militari.

Ha disertato, dunque, la seduta del Parlamento, con sede nella capitale Naypyidaw, con altri deputati per non giurare fedeltà alla Costituzione figlia di un regime militare ultradecennale che non ha consentito elezioni democratiche  libere da brogli e condizionamenti. Il presidente Thein Sein, al quale la Lnd ha presentato una petizione per la modifica, al momento in Giappone, non si è ancora pronunciato. Un boicottaggio per la modifica della Costituzione ed una revoca delle sanzioni (ad eccezion fatta per l’embargo di armi) da Bruxelles per la Birmania. Per dodici mesi, infatti i ministri degli Esteri dell’Unione Europea hanno revocato le sanzioni economiche relative al blocco dei visti e dei beni contro 491 personalità, legate alla vecchia giunta militare, e contro 59 società ed organizzazioni, e quelle relative alle restrizioni commerciali imposte ad almeno 800 imprese, attive soprattutto nei settori del legno, delle pietre preziose e delle miniere.

Così si apre quella che potrebbe essere una nuova era per il paese. Una vita al servizio del paese, quella di San Suu Kyi. Figlia di Aung San, capo della fazione nazionalista del Partito Comunista della Birmania ucciso nel 1947, dopo avere negoziato l’indipendenza dal Regno Unito, San Suu Kyi rimase orfana del padre molto piccola. Da allora sempre al fianco della madre, Khin Kyi, ambasciatrice in India nel 1960 e divenuta, dopo la morte del marito, una delle figure politiche di maggior rilievo in Birmania.

Nel 1967, presso il St Hugh's College di Oxford, Aung San Suu Kyi, conseguì la prestigiosa laurea in Filosofia, Scienze Politiche ed Economia, quindi il trasferimento a New York dove nel 1972 cominciò a lavorare per le Nazioni Unite. Fu allora che conobbe uno studioso di cultura tibetana, Micheal Aris, che sarebbe diventato suo marito e padre dei suoi due figli, Alexander e Kim. Un legame profondo. Michael Aris sposando Aung San Suu Kyi sposò la Birmania e la sua causa di libertà e di difesa dei diritti umani, come testimonia la loro storia, trasposto anche nella pellicola cinematografica di Luc Besson ‘The lady’ (2011).

Nel 2010, dopo aver compiuto 65 anni, sempre agli arresti domiciliari, Aung San Suu Kyi, privata della libertà dal momento del golpe che rovesciò la democrazia liberamente eletta nel 1988, viene liberata.

Dal 1988 la Birmania, ex colonia inglese, terra stupenda, acquisì il nome di Myanmar e iniziò l’ennesima epoca buia di dittatura e negazione dei diritti umani. Una violenza del potere che ha fatto scendere in piazza i monaci buddisti per una protesta non violenta nel 2007; una protesta che sarebbe, invece, stata repressa con abusi e arresti.

Oggi, dopo venti anni di democrazia negata, nonostante le liberazioni nel 2011 e la tregua siglata tra i ribelli nel gennaio 2012, in Myanmar ci sono ancora migliaia di prigionieri di coscienza, detenuti in carcere per opinioni non gradite al regime militare birmano e manifestate pacificamente. Un dato allarmante ed emblematico di un regime in cui l’espressione pacifica del dissenso politico viene repressa, gli arresti degli oppositori politici avvengono spesso senza mandato e i detenuti sono costretti a trascorrere lunghi periodi d’isolamento, la tortura è praticata regolarmente nel corso degli interrogatori, i processi nei confronti dei prigionieri sono iniqui e inosservanti delle procedure previste dalle norme di diritto internazionale, agli imputati viene frequentemente negato il diritto a scegliere o addirittura ad avere, un avvocato. Migliaia di arresti sono stati eseguiti negli ultimi anni, a seguito delle nuove ondate di repressione.

 Una di queste, nell’agosto del 2007 quando dimostranti pacifici protestano contro il regime militare e vengono aggrediti da gruppi parastatali e dalle forze di polizia. Centinaia di persone vennero arrestate senza processo e detenute a rischio di tortura. Prima di questi arresti già più di mille erano i prigionieri di coscienza, detenuti per avere manifestato senza violenza il proprio dissenso rispetto al regime. Durante il successivo mese di settembre, mentre le proteste proseguirono e con esse l’attività repressiva del regime, Amnesty International dichiarò le persone arrestate prigionieri di coscienza e ne chiese il rilascio immediato, chiedendo, altresì, la missione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e un embargo di armi.  Nel mese di ottobre 58 mila firme vengono inviate da tutti Italia alla Farnesina e all’ambasciata del Myanmar per chiedere il rilascio dei prigionieri di coscienza.

.

La storia del paese delle pagode più celebri al mondo, infatti, è scandita da parentesi di democrazia smentite da golpe militari. L’ultimo nel 1988, quando Aung San Suu Kyi, leader della Lega per la Democrazia vinceva le prime elezioni libere del paese prima di essere destituita e arrestata a seguito di un colpo di stato nell’ex capitale Yangoon. Oggi se ne potrebbe aprire un’altra. Oggi che la libera elezione di Aung San Suu Kyi non è stata delegittimata.

Nonostante la restrizione della libertà, in tutti questi anni, Aung San Suu Kyi è rimasta e rimane la voce della Speranza perchè come ella stessa ha scritto: “Le schegge di vetro, le più piccole con la forza tagliente e luccicante di difendersi contro le mani che cercano di frantumarle, possono essere indispensabili per chi vuole liberarsi dalla morsa dell’oppressione”.

image

Aye Aung

Aye Aung is one of the remaining political prisoners in Burma and he was sent to prison for 59 years in 1998. He was charged with five different counts, including Sate Emergency and Provision Act 5(j) for his part distributing leaflets and taking part in peaceful demonstration asking for education policies in Burma.

Please take action for the release of Aye Aung and the remaining political prisoners in Burma.

1.Email Foreign Office Minister Jeremy Browne, urging the UK government to take action to ensure the immediate release of all political prisoners.

2.You can also write a letter to Aye Aung to express your solidarity. Please write to:

Aye Aung
C/O The Governor of Kale Prison
Kale Prison
Sagaing Division
Myanmar
Airmail Letter postal cost: From United Kingdom to Myanmar (Burma) will cost £1.10.



Aye Aung is a 36-year-old student who was studying Physics in Dagon University in Rangoon. He was a member of the Reform Committee of Dagon University Students’ Union. He was actively involved in motivating the students for their rights and education practices in the country. He was one of the students who took part in 1996 students uprising where government arrested more than 200 students. After the uprising, he motivated student groups from Dagon University to form the Student Union.

He was put in charge of the News and Information Committee where he was responsible for collecting the news and coordinating the students’ activities in the university. Military Intelligence saw their activities as a threat and arrested 11 students from the Dagon University Students Union in 1997. Aye Aung and other fellow students went into hiding so that they could continue their activities asking for students’ rights.

While universities in Rangoon were closed after the 1996 uprising, to discuss the movement of reopening the universities ,Aye Aung was meeting and coordinating with other students who were also in hiding. He and other students distributed leaflets around the town asking the government for the universities to be reopened.  Aye Aung was one of the students behind the 1998 student movement and he was arrested by military intelligence in September 1998 for his activities.

Aye Aung was detained for more than 4 months for interrogation where he was tortured brutally. He was charged with five different counts, including the Paper Act and State Emergency and Provision Act.  The closed trail was held in Insein Prison and he was sentenced to 45 years imprisonment in January 1999. His was later given an additional 14 years in prison because he was on hunger strike demanding prisoners’ rights.  He was sent to Kale prison, which is more than 650 miles away from his family in Rangoon.  Aye Aung’s mother, Daw San Myint, told the Irrawaddy, “I have to try very hard not to lose my hope and give up. I feel like the world is forgetting my son and other remaining political prisoners.”

It is very important to remember the remaining political prisoners like Aye Aung who are innocent but jailed for their beliefs in genuine democracy and freedom.

Please take action for the release of Aye Aung and the remaining political prisoners in Burma.

1.Email Foreign Office Minister Jeremy Browne, urging the UK government to take action to ensure the immediate release of all political prisoners.

2.You can also write a letter to Aye Aung to express your solidarity:

Aye Aung
C/O The Governor of Kale Prison
Kale Prison
Sagaing Division
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