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DALAI   LAMA  RIFIUTATO A MONTECITORIO

Post n°163 pubblicato il 26 Novembre 2007 da dammiltuoaiuto
 

CARO  PRESIDENTE  DELLA  REPUBBLICA
Giorgio  Napolitano
MANDA EMAIL DI PROTESTA
 
Caro Presidente  sono ....... zorro......vorrei che lei dall'alto della sua Autorita' Morale  intervenisse  sulla questione Dalai Lama !!!
Le  chiedo  se bisogna vergognarsi di essere italiani!!!!! Ma perche' i nostri politici si rifiutano  di ricevere   il Dalai lama  a Montecitorio nella sede della nostra democrazia !!! ma in che paese  viviamo!!!!
 Altri paesi hanno fatto da battistrada ultimamente, non rifiutamo un uomo che porta con se' una veste semplice, un messaggio di pace e di gioia e un sorriso che disarmerebbe chiunque. Noi occidentali ci vantiamo della nostra cultura illuminata e tollerante, di una presunta supremazia verso il sud del mondo e dell'Oriente - dimostriamo che non abbiamo paura di minacce; anche la Cina ha interessi da difendere e una valata allusione alle prossime Olimpiadi li indurrebbe a piu' miti consigli. Chi ha paura di un uomo di pace non ha scordato le crudelta' perpetrate, il semplice vederlo sui media li mette di fronte al male, al dolore, all'annientamento brutale di persone, principi e culture di cui sono e si sentono responsabili.Dimostriamo ai giovani che non sempre soldi e potere hanno la meglio, che ci sono anche altri valori per cui vale la pena vivere ed impegnarsi. Trovo aberrante che in Italia si faccia a gara a cercare di evitare il Dalai Lama. Ma come !! Italia di arcobalenisti, falsi pacifisti,  rifiutano l'uomo più pacifico del mondo, il predicatore della libertà e della pace, in Cina  noi portiamo le ns. aziende per sfruttare la povera gente, paese dove la pena di morte è applicata con nonchalance, dove si sono permessi di cercare di distruggere e annientare un intero popolo ed una intera cultura.
Il Tibet   e' come la Birmania: si stanno verificando gli stessi soprusi, la stessa soppressione delle libertà umane, civili e religiose. In Tibet, come in Birmania, le rivolte di massa sono state guidate dai monaci buddhisti, saldando la componente religiosa della società a quella politica per chiedere un cambiamento di regime. Nei filmati d’archivio delle manifestazioni del 1988 in Tibet vediamo ovunque violenza, pestaggi, sangue, poliziotti che picchiano monaci, li prendono a bastonate, li trascinano fuori dai monasteri.
Non ricevere il Dalai Lama sarebbe come non ricevere Aung San Suu Kyi
ho da sempre seguito la questione tibetana e la prevaricazione dei diritti umani in quel paese da parte della Cina. Ho letto libri tremendi sulle torture, le distruzioni di migliaia di templi ( alcuni di valore inestimabile) e del genocidio tuttora in atto in Tibet da parte del governo cinese. Poche settimane fa siamo rimasti allibiti e inorriditi per i fatti della Birmania, poi tutto è caduto nel dimenticatoio perchè la cina non voleva sollevare polveroni...e tutti, compreso l'ONU, sono stati zitti. E adesso abbiamo questa meravigliosa occasione per gridare in faccia alla cina che l'Italia è un paese che difende i diritti umani e che prende a cuore la difesa dei più deboli e questi deboli sono rappresentati anche dal Dalai Lama. Invece vedo solo ipocrisia, interessi di potere e di business. Caro Presidente  le cheido questa sarebbe la rappresentazione dell'Italia?! Sarebbero loro che rifiutano il Dalai Lama che ci rappresntano ! La Germaia e USA, che proprio non sono dei Maestri di morale, se ne sono fregati dei diktat della cina e hanno ricevuto il Dalai Lama, hanno dimostrato forza e coerenza. Siamo italianetti, piccoli eroi del nulla, ipocriti coccodrilli dalle lacrime facili, me ne vergogno. Non ricevere un premio nobel per la Pace per non dare fastidio ai potenti, ma che mondo stanno costruendo questa gente ?! cosa insegnano ai nostri giovani?    ecco come si persegue   la politica pacifista andava  bene  la sala  per la commemorazione   di GARIBALDI   O PER FAR INTERVENIRE    IL PAPA  GIOVANNI  PAOLO II   MA PER  IL DALAI LAMA   CHE LOTTA PER IL TIBET  LO SI METTE NELLA SALETTA  GIALLA!!!!!  IN CASTIGO  ...................FUORI  DALGLI  IMBARAZZI  CINESI  O DA UNA DISCUSSIONE   CHE POTREBBE  TURBARE  IL DRAGONE  ROSSO!!!!
Caro Presidente   Aiuti   il Popolo  del Tibet  dia rilevo e lustro
nel ricevere il Premio Nobel  il Dalai Lama   una persona  di Pace
nella sede della nostra democrazia  Montecitorio  e si apra un serio dibattito
sui  diritti  umani  in Cina  non si possono anteporre gli interessi economici
ai diritti umani  
MEDITATE   GENTE  MEDITATE
 

Dharamsala, 31 ottobre 2007
Il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia ha reso noto di aver appreso che Ronggay Adrak, il nomade tibetano arrestato il 1° agosto per aver invocato pubblicamente il ritorno del Dalai Lama, è stato processato, a Kardze, dal Tribunale del Popolo della prefettura di Gansu. Ronggay è stato giudicato colpevole di quattro crimini: sovversione, collusione con le forze separatiste del Dalai Lama, incitamento alla rivolta e disubbidienza alle leggi del Lithang. Trasferito, dopo il processo, nel centro di detenzione di Dartsedo, è in attesa della sentenza.
Radio Free Asia riferisce che il nomade tibetano ha dichiarato, in tribunale, di aver chiesto il ritorno del Dalai Lama e la liberazione dei prigionieri politici perché, contrariamente alle notizie false e propagandistiche diffuse dalle autorità governative, “in Tibet non vi è nessuno che non abbia fede nel Dalai Lama, che non gli sia leale e che non desideri rivederlo”. Queste le parole del giudice: “Sei colpevole di sovversione nei confronti della Repubblica Popolare Cinese. Il Dalai Lama, al quale hai augurato lunga vita e del quale hai invocato il ritorno, è la stessa persona che, con differenti metodi e mezzi, stringe alleanze con capi di stato e organizzazioni straniere per dividere il nostro paese. Non solo lo hai incontrato due volte in India: tornato in Lithang ti sei impegnato in attività separatiste al fine di dividere il paese e sovvertire le leggi”. Sotto accusa anche il nipote di Ronggay, Adruk Tseten, per “aver fornito informazioni ai media di tutto il mondo e aver risposto alle loro domande danneggiando l’immagine internazionale della Cina”.
 
  DAL  CORRIERE ma i sostenitori insistonoNiente Montecitorio per il Dalai Lama«Nell'emiciclo non si svolgono celebrazioni». L'unica eccezione per i presidenti dei Parlamenti stranieri
ROMA Fausto Bertinotti non concederà l'Aula di Montecitorio per la visita del Dalai Lama a Roma. «Nell'emiciclo si svolgono solo lavori parlamentari, non celebrazioni», spiegano i suoi collaboratori e infatti l'unica eccezione che ha fatto il presidente della Camera è stata quella di ospitare i presidenti dei Parlamenti stranieri: «Si potrà organizzare un incontro nella Sala Gialla, con tutti gli onori». Ma non sarebbe la stessa cosa. Romano Prodi è orientato a non ricevere la guida spirituale tibetana. E così Massimo D'Alema: anche se questo non esclude, spiegano alla Farnesina, che ci siano incontri con ministri, come avvenne durante la sua visita l'anno scorso. L'arrivo del premio Nobel per la pace Tenzin Gyatzo, in Italia ai primi di dicembre, ha già creato un mezzo incidente diplomatico con la Cina (con proteste preventive dell'ambasciatore di Pechino), ma rischia ora di creare un vero e proprio caso politico.
Perché questa volta il partito pro-Tibet non demorde: guidato da Benedetto Della Vedova, ex radicale ora in Forza Italia, è riuscito a raccogliere 165 firme, e punta alle 315, cioè alla metà del Parlamento, per chiedere che il Dalai Lama possa avere accesso «al cuore della democrazia italiana». Si sono iscritti al «partito dei diritti umani» oltre alla vicepresidente della Camera Giorgia Meloni (An), un lungo elenco di deputati di Forza Italia, il casiniano Luca Volontè. Ma anche un buon numero di parlamentari che sostengono il governo Prodi: da Roberto Giachetti e Pietro Marcenaro del Pd a Pietro Folena di Rifondazione e a Grazia Francescato dei Verdi, e praticamente l'intero gruppo della Rosa nel Pugno. Non è contrario alla causa anche il vicepresidente della Camera Carlo Leoni. A loro si aggiungono gli amministratori locali piemontesi, tutti Pd di osservanza veltroniana, e lo stesso sindaco di Roma: ad invitare il Dalai Lama è stato infatti il sindaco di Torino Sergio Chiamparino per conferirgli la cittadinanza onoraria; Mercedes Bresso, presidente della Regione, lo riceverà (senza tutti i dubbi che ha invece Roberto Formigoni) e anche Veltroni potrà stringergli la mano all'incontro annuale a Roma con i premi Nobel.
 
«Gli amministratori locali hanno una loro autonomia», liquidano l'affare alla Farnesina. Perché se sotto tiro c'è Bertinotti, ma sotto accusa è il governo Prodi: «Non si può abdicare ai diritti umani in nome degli affari — insiste Della Vedova —. Perché ci sono tre Paesi del G8, Stati Uniti, Canada e Germania, che hanno avuto il coraggio di ricevere il Dalai Lama e invece noi non vogliamo fare dispiacere a Pechino». Il perché è nelle notizie che arrivano dalla Cina sui ricatti e gli affari perduti dalle aziende tedesche e americane. Il caso diplomatico è dunque chiuso, a meno che i due partiti, quello più realista che non vuole sfidare la Cina e quello che vuol fare della visita del Dalai Lama una vetrina per la battaglia per i diritti umani, non costringeranno a riaprire i giochi.
Gianna Fregonara
25 novembre 2007

 
 
 
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