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LA  TELEFONATA   DI BERLUSCONI  E SACCA

Post n°223 pubblicato il 22 Dicembre 2007 da dammiltuoaiuto
 

ASCOLTA LA TELEFONATA

DI   BERLUSCONI       E  DI SACCA'

LE DONNE  DI SILVIO

La conversazione tra Agostino Saccà e Silvio Berlusconi diventa un brano hip hop. Dai giochi in azienda, alla fissa di Bossi per il Barbarossa fino alle scritture per le attrici. Sì, sì... grazie!

ASCOLTA  LA TELEFONATA  IN  ORIGINALE

http://espresso.repubblica.it/multimedia/1471644

VERSIONE   RAP http://kataweb-ilcaso.temi.kataweb.it/Pronto Silvio, sono Saccà

Il testo e l’audio della conversazione tra il manager Rai e il Cavaliere: “Lei è amato nel paese, glielo dico senza piangeria”. Dai giochi in azienda, alla fissa di Bossi per il Barbarossa fino alle scritture per le attrici: “Sto cercando di avere la maggioranza in Senato”

 
VERBALE: di trascrizione di conversazioni telefoniche in arrivo ed in partenza sull'utenza avente il numero XXX XXXXXXX in uso a Saccà Agostino, come da decreto del 05.06.2007 emesso dalla Procura della Repubblica di Napoli a firma del Dott. Dr. Vincenzo PISCITELLI
Data: 21/06/2007
Ora: 18:40:09 Durata: 0:07:17

S.S. = Segretaria Saccà
S. = Saccà
S.P. = Segretaria Presidente
P. = Presidente

S: Pronto.
S.S.: Direttore, glielo passano.
S: Si,.. pronto.
S.P.: Si Direttore, le passo il Presidente.
S: Si, grazie.
P: Agostino!
S: Presidente! Buonasera ..come sta ... Presidente...
P: Si sopravvive...
S: Eh .. vabbè, ma alla grande, voglio dire, anche se tra difficoltà, cioè io ... lei è sempre più amato nel paese ...
P: Politicamente sul piano zero ...
S: Si.
P: ... Socialmente, mi scambiano ... mi hanno scambiato per il papa..
S: Appunto dico, lei è amato proprio nel paese, guardi glielo dico senza nessuna piangeria ...
P: Sono fatto... oggetto di attenzione di cui sono indegno ...
S: Eh .. ma è stupendo, perchè c'era un bisogno ... c'è un vuoto ... che .. che lei copre anche emotivamente ... cioè vuol dire ... per cui la gente .. proprio ... è cosi ... lo registriamo...
P: E' una cosa imbarazzante ..
S: Ma è bellissima, però
P: Vabbè .. allora?
S: Presidente io la disturbo per questo, per una cosa fondamentale, volevo dirle alcune cose della Rai importanti in questo momento, perchè abbiamo faticato tanto per conservare la maggioranza .. eh, la maggioranza cinque è importante anche in questo passaggio, riusciamo a conservarla per un anno dopo la ... ma è strategica questa cosa, ma se la stanno giocando in una maniera .. stupida ... proprio, cioè ... quindi, volevo.. lei già lo sa ... perchè le avevo... volevo darle questo allarme, perchè, allora, se abbiamo la maggioranza in consiglio, e quindi abbiamo una forte importanza, questa maggioranza non la smonta più nessuno ormai dopo la decisione...

P: si, ... non capisco Urbani che fa lo stronzo, no?!
S: Mah! Allora ... Urbani, io non .. non lo so .. penso che in questi giorni sono stati più i nostri alleati ... che hanno un pò .. no! ... lui forse ha fatto un errore su Minoli ...e l'altra volta ... eh .. però sono stati un pò .. AN e anche la Lega, che per un piatto di lenticchie hanno spaccato la maggioranza ... dopo quindici giorni, in cui la maggioranza era uscita saldissima dalle aule giudiziarie, cioè quello che non è riuscito con specie ...
P: Mamma mia, vabbè, adesso io ho dovuto ... interessarmi di questa cosa....
S: Gli è riuscito con Speciale .. gli è riuscito forse con quello della Polizia ...
P: .. adesso li richiamo .. a ..(parola incomprensibile) ...
S: Li richiami lei all'ordine .. Presidente ...
P: Daccordo.
S: .. perchè abbiamo una grande vittoria .. qui in azienda stavamo riprendendo ...anche con Sensi ... Ingiro (fonetico) ..
P: vabbè .. va bè .. adesso vediamo, vediamo un pò. Senti, io ... poi avevo bisogno di vederti ..
S: Si.
P: perchè c'è Bossi che mi sta facendo una testa tanto ..
S: si .. si ..
P: .. con questo cavolo di .. fiction .. di Barbarossa ..
S: Barbarossa è a posto per quello che riguarda .. per quello che riguarda Rai fiction, cioè in qualunque momento ...
P: allora mi fai una cortesia ...
S: si
P: puoi chiamare la loro soldatessa che hanno dentro il consiglio ..
S: si.
P: .. dicendogli testualmente che io t'ho chiamato ...
S: vabbene, vabbene ..
P: ...che tu mi hai dato garanzia che è a posto ..
S: si, si è tutto a posto ..
P: .. chiamala, perchè ieri sera ..
S: la chiamo subito Presidente ...
P: ... a cena con lei e con Bossi, Bossi mi ha detto, ma insomma .. di qui di là ... dice ... Ecco, se tu potevi fare sta roba ...mi faresti una cortesia.
S: allora diciamola tutta ... diciamola tutta Presidente .. cosi lei la sa tutta, intanto il signor regista ha fatto un errore madornale perchè un mese fa ... ha dato .. e loro lo sanno .. ha dato un'intervista alla Padania, dicendo che aveva parlato con Bossi e che era tutto... io, ero riuscito a rimetterla in moto la cosa, che era tutto a posto perchè aveva parlato col Senatur .. bla, bla, bla ... il giorno dopo il corriere scrive ...
Alì Saccà story
di Peter Gomez e Marco Travaglio
Il tifo per il Cavaliere. La scalata ai vertici Rai. Gli amici eccellenti. Ma ora l'inchiesta di Napoli pone fine al potere del manager. In esclusiva gli audio delle intercettazioni telefoniche
 
La banda Raidi Emiliano Fittipaldi e Peter Gomez
Ora che il lungo regno di Alì Saccà pare davvero al tramonto, nel corridoio di Raifiction c'è chi ricorda le sue ultime parole famose: "Sai, in fondo a me dei soldi non me n'è mai fregato niente. Vivo come un francescano, abito in un appartamento di 65 metri quadri, mi accontento di un tozzo di pane e una fetta di formaggio". E, mentre i giornali parlano delle indagini a suo carico per corruzione e di fondi neri su conti svizzeri per 275 mila euro, l'unica meraviglia è per la cifra: "Ma come, solo 275 mila?". La storia di Agostino Saccà da Taurianova è un misto di leggenda e realtà. Dove però la realtà supera la leggenda e la peggiora.

I primi passi don Agostino li muove da giornalista socialista, prima al 'Giornale di Calabria' poi a 'Panorama'. Nel 1976 approda alla Rai. Tre anni al Gr. Poi al Tg3: un garofano a Telekabul. Nell'87 passa a RaiDue, vice del direttore craxiano Luigi Locatelli. Nel '94 trasloca in Forza Italia, giusto in tempo per la prima abbuffata berlusconiana in viale Mazzini: assistente della presidente Letizia Moratti, poi capo della comunicazione. Nel '96 l'Ulivo vince le elezioni. Lui, previdente, ha già fatto amicizia col responsabile informazione del Pds, il turbodalemiano Claudio Velardi. La Rai però tocca ai veltroniani e, nell'era di Enzo Siciliano e Franco Iseppi, don Agostino finisce nel cono d'ombra almeno finché, nell'ottobre '98, D'Alema non espugna palazzo Chigi e viale Mazzini in un colpo solo. Il nuovo dg Pierluigi Celli gli regala RaiUno, dove comincia a imperversare Bruno Vespa. Saccà mette in piedi un triumvirato col dalemiano Marcello Del Bosco e un'altra ex craxiana folgorata sulla via di Arcore: Giuliana Del Bufalo.

Ma il governo-ombra a tre punte dura poco. Nel 2000 D'Alema cade e Saccà pure. Lo parcheggiano al Marketing strategico. Ma il Rieccolo di viale Mazzini, come l'avrebbe chiamato Montanelli, sa che presto tornerà. Intanto cura ufficiosamente l'immagine di Berlusconi nell'accidentata campagna elettorale 2001. Michele Santoro propone un faccia a faccia tra i due candidati a Palazzo Chigi. Rutelli accetta, il Cavaliere no: meglio interviste separate. Santoro propone una cinquina di intervistatori: Lerner del 'Corriere', Pirani di 'Repubblica', Riotta della 'Stampa', Graldi del 'Messaggero', Rossella di 'Panorama'. Saccà chiama Santoro e lo invita al bar "per un aperitivo e un consiglio da amico". Questo: "Michele, Berlusconi non gradisce i giornalisti che hai proposto e vuol sapere le domande prima. Ti conviene accettare. Sappi che ti stai giocando il tuo futuro in Rai". Santoro potrà fingere un'intervista aggressiva, ma Berlusconi, conoscendo le domande in anticipo, farà un figurone. Una sceneggiata per salvare la faccia a entrambi. Santoro rifiuta. La pagherà cara.


Saccà invece va all'incasso: appena l'amico Silvio torna al governo, rieccolo direttore di RaiUno. E nel marzo 2002, sotto la presidenza di Antonio Baldassarre, diventa financo direttore generale, previa intervista al 'Corriere' in cui rivela che "io e tutta la mia famiglia votiamo Forza Italia". Enzo Biagi lo fulmina: "Penso commosso alle nonne e alle zie". Sono i giorni del diktat bulgaro, di cui don Agostino è l'esecutore materiale. Via 'Il fatto' di Biagi e 'Sciuscià' di Santoro. Dopo un'estate di finte e controfinte ("Biagi non si tocca"), è proprio lui a licenziare il grande giornalista con 'raccomandata ricevuta di ritorno'.

In compenso arrivano in Rai i Mediaset Boys: Alessio Gorla ai Palinsesti e Deborah Bergamini al Marketing. Gli ascolti sono disastrosi, almeno per la Rai, che dal 2002 al 2003 perde per la prima volta la sfida del prime time, precipitando dal 47,6 al 43,6 per cento di share (Mediaset sale dal 43 al 46,4). Un crollo di 4 punti, oltre le più rosee aspettative del partito Mediaset. Nel marzo 2003 arriva un nuovo Cda, con Lucia Annunziata "presidente di garanzia". Fini chiede la testa di Saccà, Bossi pure. Berlusconi è costretto a scaricarlo: si nega persino al telefono. Don Agostino gioca il tutto per tutto: manda avanti il suo assistente, Carmelo Messina, perché convinca l'amico Tony Renis a chiamare Arcore. Messina, manager parastatale di lungo corso, è l'uomo che ha presentato a Saccà l'avvenente Michelle Bonev, sedicente "modella, pittrice, scrittrice, attrice, esperta di moda e consulente internazionale di vip", subito promossa 'opinionista' al Festival di Sanremo. Non sa che Renis ha il telefono intercettato dalla Procura di Potenza. Il 24 marzo lo chiama e gli illustra la questione: "Senti, gioia, perché non provi a chiamare l'amico tuo ad Arcore? Digli: 'Silvio, corriamo il rischio di rimanere con una mano davanti e una di dietro'.". Si parla di sostituire Saccà con un manager esterno: "Tu digli così: 'Guarda che Fini lo vuol sentire da te che vuoi quello (Saccà, ndr). Non puoi pensare che esce dal cilindro della divina provvidenza il nome di Saccà. perché questo ha fatto per te tutto quel che doveva fare. Santoro ecc. Se lasci che venga un esterno in Rai, la rovini, perché gli interni sono all'80 per cento di centrosinistra e non gli faranno toccar palla. L'unico in grado di imbrigliarli è Saccà'". Ma la missione fallisce. Poco dopo Tony richiama 'zio Carmelo' con la ferale notizia: "Ho chiamato Silvio e gli ho detto: 'Tu non puoi mollare, devi difendere Saccà fino alla fine'. Ma Silvio: 'Tony, faccio tutto quello che posso, ma Fini e Bossi non lo vogliono.'. Ho capito che domani lo fanno fuori". E Carmelo, affranto: "È fesso. Agostino gli ha dato troppe cose senza chiedere in cambio nulla.".
(20 dicembre 2007)

Le intercettazioni delle chiamate con Saccà

CON    BERLUSCONI

IL MESSAGGERO

ROMA (20 dicembre) - L'audio di una delle conversazioni telefoniche tra Silvio Berlusconi e Agostino Saccà, al centro dell' inchiesta della procura di Napoli, è stato pubblicato oggi dal sito di Repubblica e L' Espresso. Una registrazione di sette minuti del dialogo intercettato alle 18:40 del 21 giugno 2007.

«Lei è sempre più amato nel paese - dice Saccà a Berlusconi - guardi glielo dico senza nessuna piaggeria... ma è stupendo, perché c' era bisogno... c'è un vuoto che lei copre anche emotivamente...». Saccà spiega all' ex premier di volergli dire «alcune cose importanti in questo momento, perché abbiamo faticato tanto per conservare la maggioranza» e aggiunge di dargli l'allarme perché «se abbiamo la maggioranza in consiglio, e quindi abbiamo una forte importanza, questa maggioranza non la smonta più nessuno ormai dopo la decisione...».

Berlusconi parla delle fiction su Barbarossa («C'è Bossi che mi sta facendo una testa tanto...») e chiede la cortesia di avvertire «la loro soldatessa che hanno dentro il consiglio dicendogli testualmente che io ti ho chiamato, che tu mi hai dato garanzia che è a posto». In un passaggio, Saccà, sempre secondo il testo riportato da Repubblica, fa anche riferimento a un articolo del Magazine del Corriere della Sera in cui Aldo Grasso scrive che il potente Saccà fa quello che gli dice Berlusconi e basta... «che poi, non è vero, lei è l'unica persona che non mi ha chiesto niente».

Quindi Berlusconi chiede a Saccà di chiamare due attrici, Elena Russo ed Evelina Manna, spiegando: «...perché io sono veramente dilaniato dalle richieste di coso...». E aggiunge «Io sto cercando... di avere la maggioranza in Senato...» (Berlusconi:«...Questa Evelina Manna può essere... perché mi è stata richiesta da qualcuno... con cui sto trattando...»). «Capito tutto...», risponde Saccà che infine, in un passaggio della telefonata apostrofa il consigliere di amministrazione in quota Forza Italia, Giuliano Urbani, mentre Saccà ritorna sulla questione del cda Rai: «...oh... metta le mani però su 'sta maggioranza... perché veramente io ho rischiato tanto per avere la maggioranza in consiglio...».

 
 
 
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