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OBAMA  E IL GRANDE SOGNO

Post n°527 pubblicato il 05 Novembre 2008 da dammiltuoaiuto
 
Tag: obama, usa

OBAMA   E IL GRANDE SOGNO    

 

www.zorro.tk

"Ci sarà bisogno di stare uniti. Questo è il momento di aprire la porta della speranza ai nostri figli".

 

Sono le 5:00 di mattina - non potevo non essere qui con il mio PC a sentire CNN, e vedere lo streaming dei Tweet che mettono una gioia indescrivibile. Obama diventerà Presidente degli Stati Uniti.

L’America ci ha dato una lezione, sta dimostrando che si può sbagliare e si possono porre dei rimedi agli errori …

Tutti noi che ci occupiamo di Web  abbiamo visto il web esprimere tutta la sua potenzialità come strumento di comunicazione e di aggregazione.

Obama è il timoniere verso una nuova era - questo è un momento storico … e magico - sto vivendo la storia, è bellissimo.

Se riesce a fare solo la terza parte di quello che ha dichiarato durante questa campagna elettorale, il mondo cambierà e gli Stati Uniti si guadagneranno il rispetto del mondo - perso in 8 anni di una amministrazione che passerà alla storia come una delle peggiori della storia americana.5 novembre 2008 - Il momento di cui le future generazioni leggeranno sui libri di storia arriva alle 23 in punto: Cnn e Abc, a distanza di pochi istanti l’una dall’altra, annunciano che Barack Obama è il primo afro-americano a diventare presidente degli Stati Uniti d’America. Il momento cruciale coincide con la vittoria del candidato democratico in Virginia, uno Stato che dal 1964 finiva costantemente nelle mani repubblicane. Gli Stati della Costa Ovest hanno chiuso i seggi da pochi secondi e la loro certa adesione a Obama consegna al senatore dell’Illinois l’automatico successo. Anzi il trionfo, perché come sottolinenano i commentatori politici, che in questi mesi sono stati i veri mattatori dei palinsesti tv, Obama non sarà soltanto il Presidente delle due coste, ma di tutta l’America.
Che sarebbe stata una vittoria rapida lo si è capito quasi subito, quando la Pennsylvania e successivamente l’Ohio (lo Stato senza il quale i repubblicani non sono mai entrati alla Casa Bianca) si sono tinti di blu. Nel momento in cui è caduta in mano democratica anche la "pesante" Florida, che aveva determinato la vittoria di Bush nelle due precedenti elezioni, è stato chiaro che sarebbe mancato pochissimo alla ufficializzazione di Obama presidente. La Storia procede molto rapidamente. Passano appena venti minuti dall’annunciato trionfo democratico, che lo sconfitto John McCain, dal suo quartier generale a Phoenix in Arizona, concede la vittoria al rivale. E lo fa con il più bel discorso pronunciato in tutta la campagna elettorale. Rende a Obama l’onore delle armi e chiede ai suoi "fellow friends" che lo hanno supportato di applaudire il neo eletto presidente.
APOTEOSI - "La sconfitta è chiara, il fallimento è mio e non vostro. L’America si è espressa e lo ha fatto chiaramente. Ho avuto l’onore di congratularmi con il senatore Obama che questa notte è diventato il nuovo Presidente degli Stati Uniti". Nelle piazze di New York, da Times Square a Union Square ad Harlem, storico quartiere nero, la folla festeggia come fosse la liberazione da un incubo. Quello di Bush. Tre minuti prima della mezzanotte, Obama con la nuova First Lady Michelle e le due figlie, compare sul palco di Grant Park a Chicago. E’ l’apoteosi. Il suo discorso dura 15’ e contiene tutti i principi per cui è stato votato da un’America mai così compatta negli ultimi vent’anni: il voto popolare con cui viene eletto è il più ampio dai tempi di Lindon Johnson. "Se qualcuno ancora dubita che questo Paese non offra a tutti pari opportunità, stasera avete la risposta: il cambio tanto auspicato è arrivato. Ora dobbiamo affrontare i peggiori pericoli della nostra storia: la crisi economica e la lotta al terrorismo. Ci sarà bisogno di stare uniti. Questo è il momento di aprire la porta della speranza ai nostri figli". La commozione si taglia a fette: è un momento storico. Lo si respira nell’aria.

PAOLO  CARINCI

 

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Barack Hussein Obama Jr. nasce a Honolulu (Hawaii, USA) il 4 agosto 1961.
Il padre, keniota agnostico ed ex pastore, emigrato negli Stati Uniti per studiare conosce la studentessa Ann Dunham (di Wichita, Kansas); la coppia frequenta ancora l'università quando il piccolo Barack nasce.
Nel 1963 i genitori si separano; il padre si trasferisce ad Harvard per completare gli studi, poi fa ritorno in Kenya. Rivedrà il figlio solo in un'occasione poi morirà nel suo paese natale nel 1982.
La madre si risposa: il nuovo marito è Lolo Soetoro, indonesiano, altro ex collega universitario, da cui avrà una figlia. Soetoro muore nel 1993 e Ann si trasferisce a Giakarta con il piccolo Obama.
Qui nasce la figlia Maya Soetoro-Ng. Obama frequenta le scuole elementari fino ai suoi 10 anni, poi torna ad Honolulu per ricevere una migliore istruzione.
Viene cresciuto inizialmente dai nonni materni (Madelyn Dunham) e poi dalla madre che li raggiunge.

Dopo il liceo studia all'Occidental College prima di spostarsi al Columbia College della Columbia University.
Qui consegue una laurea in scienze politiche con una specializzazione in relazioni internazionali.
Inizia quindi a lavorare per la "Business International Corporation" (poi diverrà parte del "The Economist Group"), agenzia fornitrice di notizie economiche di carattere internazionale.
Obama si trasferisce poi a Chicago per dirigere un progetto non profit che assiste le chiese locali nell'organizzare programmi di apprendistato per i residenti dei quartieri poveri nel South Side. Lascia Chicago nel 1988 per andare ad Harvard, per tre anni, dove approfondisce gli studi di giurisprudenza.
Nel febbraio 1990 è il primo afroamericano presidente della celebre rivista "Harvard Law Review".
Nel 1989 conosce Michelle Robinson, avvocato associato nello studio dove Obama sta facendo uno stage estivo. Ottiene il dottorato magna cum laude nel 1991 e l'anno seguente sposa Michelle.
Tornato a Chicago dirige il movimento "voter registration drive", per far registrare al voto quanti più elettori possibili. Diviene avvocato associato dello studio legale Miner, Barnhill & Galland e lavora per difendere organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti civili e del diritto di voto.
Nel 1995 scrive un libro dal titolo "Dreams from My Father", in cui descrive l'esperienza di crescere con la famiglia della madre, famiglia bianca, di ceto medio. La madre morirà solo poco tempo dopo la pubblicazione del libro. Intanto nel 1993 inizia a insegnare Diritto costituzionale presso la Scuola di legge dell'Univerisità di Chicago, attività che porta avanti fino al 2004 quando si candida per il Partito Democratico e viene eletto al Senato federale.
Il 4 novembre 2008 viene eletto Presidente degli Stati uniti di America.

 
 
 
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