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Perù: il presidente Alan Garcia aveva dato ordine di uccidere gli indigeniPerù: il presidente Alan Garcia aveva dato ordine di uccidere gli indigeni
In breve: il governo peruviano emette 15 giorni fa un decreto che permette alle multinazionali di spogliare l’Amazzonia, sfruttando le risorse senza chiedere niente a chi quella terra la abita, la comunità indigena. Le popolazioni si ribellano e scendono in strada. Non ci può essere mediazione, lo scontro è frontale. All’alba del 5 giugno, tre elicotteri MI-17 dell’esercito aprono il fuoco su 3.500 indigeni che bloccavano la strada che collega la selva alla costa Nord, inizia il massacro in Amazzonia. Al termine dell’incursione sul terreno gli indigeni contavano almeno 25 morti e un centinaio di feriti ma non demordono e resistono. I dati sulle violenze successive continuano ad essere contraddittori. Secondo fonti inconciliabili, il governo e gli indigeni, ci sarebbero 23 poliziotti morti da una parte e almeno 50-60 indigeni uccisi e fino a 400 desaparecidos dall’altra. Dopo la mattanza il Congresso peruviano ha deciso di sospendere a tempo la legge che ha causato le proteste degli indios; una legge che svenderebbe ai privati di 45 milioni di ettari di superficie boschiva che fino a oggi appartengono allo Stato e che sono sfruttate attraverso concessioni. Nel frattempo, Amnesty International si dice preoccupata per la sorte degli indios arrestati dopo le proteste. “Non abbiamo notizie e non ci è chiaro come sia il trattamento dei nativi. Non sappiamo di cosa sono accusati e se hanno accesso o meno a assistenza legale e medica”. “Strano” che nessun governo si sia interessato della situazione, sarà forse per il fatto che il presidente Garcia è rimasto uno dei pochi latinoamericani compiacenti con il Fondo Monetario Internazionale e gli interessi occidentali? Il presidente indigeno della Bolivia Morales ha espresso così il suo pensiero: “Quello che succede in Perù è un massacro voluto dal Trattato di libero commercio con gli Stati Uniti, particolarmente punitivo per gli interessi del paese andino. Da noi in Bolivia non potrebbe succedere perché la nostra Costituzione obbliga alla consultazione con i nativi. In Perù invece il TLC consegna la selva amazzonica alle multinazionali che commettono un vero e proprio genocidio in America latina”. Ieri Yehude Simon, presidente del Consiglio dei ministri del Perù, ha annunciato le sue dimissioni, finchè la situazione non tornerà come prima, ovvero le terre saranno restituite ai loro legittimi abitanti. Resta il dato di fatto che le popolazioni indigene non mollano, è la loro terra in gioco. Il tempo e la tenacia diranno se i fatti di questi giorni sono una semplice tregua per dirottare l’attenzione internazionale oppure l’inizio di una vittoria storica di chi difende la biodiversità dell’Amazzonia. Immagine|Flickr |
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