Un blog creato da dammiltuoaiuto il 19/08/2007

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un ricordo  

Post n°312 pubblicato il 28 Marzo 2008 da dammiltuoaiuto
 

user posted image

"Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni.
Questa è la base di tutta la moralità umana."
(J. F. Kennedy; citazione che Giovanni Falcone amava spesso riferire)

 
 
 

DON GELMINI  CRONACA DI UN EX

Post n°311 pubblicato il 26 Marzo 2008 da dammiltuoaiuto
 

DON  GELMINI CRONACA DI UN EX

I guai, Don Gelmini se li è creati da solo all'interno della Chiesa stessa venendo meno alla prima regola sacerdotale e cioè obbedienza al Suo Vescovo perchè egli stesso non obbediva più perchè si era "autoproclamato" non vescovo nè cardinale ma papa e, quindi,obbediva a se stesso. Questo suo essere, lo esternava pubblicamente portando in bella mostra quei simboli sacri che contradistinguono gli alti prelati.In parole povere,gli è venuta a mancare l'Umiltà.
Il secondo motivo è la gestione di questo grande impero di comunità e fondazioni che l'ex prete, il Papa ha accolto subito le sue dimissione dal clero e lo ha spretato subito, ha costruito in tutti questi anni di sacerdozio nel mondo.
Da questo immenso patrimonio che ha costruito,pare che abbia escluso la stessa chiesa nel gestirlo affidando il tutto ad un monaco filippino.
L'ex don, non ha perso solo l'onore in vita ma,anche,l'opportunità di diventare santo in morto.Don Gelrmini oppure il Signor Gelmini deve rispondere alla giustizia italiana non come sacerdote, ma come cittadino per gli eventuali reati commessi. Sarebbe ora di smetterla di pensare ad un prete come a qualcuno che sia investito dallo Spirito Santo. Egli è nè più e nemmeno come qualsiasi altro cittadino che se viene meno al rispetto delle leggi dello Stato nè deve rispondere in prima persona. Come sacerdote,poi,se commete degli atti illeciti che investono l'abito che porta,questi nè risponderà moralmente alla Chiesa e alla Direzione Ecclesiale della Santa Sede. Sarebbe opportuno,però,che anche la Santa Sede incominciasse a pensare che un cittadino che per vocazione vesti l'abito talare è, è rimane sempre un essere umano con tutte le sue virtù e difetti della natura e pertanto,esclusi i carrieristi secolari, i preti semplici possano contrarre un regolare matrimonio come tutti gli altri uomini. Si avrebvbero dei buoni preti comprensivi maggiormente dei problemi di tutti gli altri.

 
 
 

STORIE   DI CONVERTITI

Post n°310 pubblicato il 26 Marzo 2008 da dammiltuoaiuto
 

"Noi ex musulmani viviamo nel terrore"

Francesco De Remigis

Milano - «Il mio nome è Hamid Laabidi. Il giorno che mi sono battezzato è il 25 aprile 1997». Comincia così il racconto di un uomo di origine marocchina che ha compiuto un percorso di fede per il quale tanti musulmani, anche in Italia, rischiano la persecuzione. Al Giornale Hamid, mediatore culturale di 42 anni, racconta com’è avvenuta la sua conversione al cristianesimo, tra le perplessità di alcuni correligionari e la diffidenza di chi vede un musulmano entrare in chiesa per la prima volta.

In provincia di Vercelli da quasi vent’anni, oggi vive a Borgosesia. Ricorda la difficoltà di un percorso di conversione maturato «dopo sei anni di ricerca spirituale portata avanti senza tagliare i ponti con gli altri musulmani». «Parlando con loro – racconta – avvertivo un pregiudizio, poi sono arrivate minacce concrete se fossi diventato cristiano e sono stato frenato. Col tempo, però, ho capito che se noi ci sentiamo deboli e abbiamo paura di convertirci, i fanatici dell’islam si sentono forti e pensano di poterti spaventare». «Inizialmente ci hanno provato – spiega Hamid –. Ricordo gesti e parole violente nei miei confronti. Devo ringraziare la comunità cristiana che mi è stata vicina e la cittadinanza che ha rispettato il mio nuovo percorso. Gli altri musulmani, invece, sono stati messi di fronte al fatto compiuto. Si sono ritrovati un mediatore culturale cristiano. Se un immigrato musulmano aveva bisogno di me non poteva fare a mano di parlarmi. Così le cose si sono quasi normalizzate».

Ma nel frattempo il fanatismo di chi non accetta la libertà di culto è cresciuto nelle comunità islamiche italiane, spiega Hamid, soprattutto con l’ingresso di immigrati che lo hanno importato dai Paesi di origine, «dov’è inconcepibile che un fratello possa abbandonare l’islam». Secondo Hamid è ancora troppa l’ignoranza che i governi di certi Stati arabi trasmettono ai cittadini, che mantengono il loro pregiudizio anche dopo l’arrivo in Italia. «Sembra più difficile scegliere liberamente il proprio credo qui che non a Rabat – conclude – dove ogni tanto faccio ritorno ed entro tranquillamente in chiesa».

In Italia ci sono infatti centinaia di convertiti che vivono in segreto la nuova condizione, almeno inizialmente. Alcuni sono riusciti a superare la paura grazie al sostegno di cittadini italiani. Altri stanno chiedendo consiglio ad amici immigrati che vivono in Italia da più tempo. È il caso di Ahmed Mohamed, padovano di origine egiziana che al Giornale confida le difficoltà di un musulmano che vorrebbe convertirsi. Lui, per esempio, lo ha fatto soltanto a metà. Non ha ricevuto il battesimo perché non si sente tutelato: «Lo Stato pensa che nelle comunità islamiche siamo tutti fratelli, mentre lo scorso anno hanno dato fuoco alla mia auto per intimorirmi. La diffidenza è molto forte – spiega – perché assumendo un nome cristiano si capisce che hai lasciato l’islam». Ahmed ha però superato le perplessità dei familiari e le ire di alcuni correligionari, assicurando almeno al suo primogenito il battesimo. «Per i miei genitori è stato quasi un disonore quando mi sono presentato con un crocefisso addosso, mentre a Padova, dove la situazione è sempre più tesa, non posso certo ostentarlo».

La libertà religiosa è ancora tabù nelle comunità islamiche. Per questo è stata richiesta massima riservatezza da altri venti musulmani che hanno trovato il coraggio di ricevere il battesimo in Italia proprio in questi giorni. Sono diventati cristiani nelle festività pasquali, ma in segreto.
Quattro egiziani sono stati battezzati in Sicilia, nel Palermitano. Due tunisini in Calabria, una donna nel Viterbese. Altri due stanno invece valutando di sposarsi in una chiesa di Modena, sempre con il sostegno della comunità cristiana.

 
 
 

storia  di convertiti

Post n°309 pubblicato il 26 Marzo 2008 da dammiltuoaiuto
 

"Noi ex musulmani viviamo nel terrore"

Francesco De Remigis

Milano - «Il mio nome è Hamid Laabidi. Il giorno che mi sono battezzato è il 25 aprile 1997». Comincia così il racconto di un uomo di origine marocchina che ha compiuto un percorso di fede per il quale tanti musulmani, anche in Italia, rischiano la persecuzione. Al Giornale Hamid, mediatore culturale di 42 anni, racconta com’è avvenuta la sua conversione al cristianesimo, tra le perplessità di alcuni correligionari e la diffidenza di chi vede un musulmano entrare in chiesa per la prima volta.

In provincia di Vercelli da quasi vent’anni, oggi vive a Borgosesia. Ricorda la difficoltà di un percorso di conversione maturato «dopo sei anni di ricerca spirituale portata avanti senza tagliare i ponti con gli altri musulmani». «Parlando con loro – racconta – avvertivo un pregiudizio, poi sono arrivate minacce concrete se fossi diventato cristiano e sono stato frenato. Col tempo, però, ho capito che se noi ci sentiamo deboli e abbiamo paura di convertirci, i fanatici dell’islam si sentono forti e pensano di poterti spaventare». «Inizialmente ci hanno provato – spiega Hamid –. Ricordo gesti e parole violente nei miei confronti. Devo ringraziare la comunità cristiana che mi è stata vicina e la cittadinanza che ha rispettato il mio nuovo percorso. Gli altri musulmani, invece, sono stati messi di fronte al fatto compiuto. Si sono ritrovati un mediatore culturale cristiano. Se un immigrato musulmano aveva bisogno di me non poteva fare a mano di parlarmi. Così le cose si sono quasi normalizzate».

Ma nel frattempo il fanatismo di chi non accetta la libertà di culto è cresciuto nelle comunità islamiche italiane, spiega Hamid, soprattutto con l’ingresso di immigrati che lo hanno importato dai Paesi di origine, «dov’è inconcepibile che un fratello possa abbandonare l’islam». Secondo Hamid è ancora troppa l’ignoranza che i governi di certi Stati arabi trasmettono ai cittadini, che mantengono il loro pregiudizio anche dopo l’arrivo in Italia. «Sembra più difficile scegliere liberamente il proprio credo qui che non a Rabat – conclude – dove ogni tanto faccio ritorno ed entro tranquillamente in chiesa».

In Italia ci sono infatti centinaia di convertiti che vivono in segreto la nuova condizione, almeno inizialmente. Alcuni sono riusciti a superare la paura grazie al sostegno di cittadini italiani. Altri stanno chiedendo consiglio ad amici immigrati che vivono in Italia da più tempo. È il caso di Ahmed Mohamed, padovano di origine egiziana che al Giornale confida le difficoltà di un musulmano che vorrebbe convertirsi. Lui, per esempio, lo ha fatto soltanto a metà. Non ha ricevuto il battesimo perché non si sente tutelato: «Lo Stato pensa che nelle comunità islamiche siamo tutti fratelli, mentre lo scorso anno hanno dato fuoco alla mia auto per intimorirmi. La diffidenza è molto forte – spiega – perché assumendo un nome cristiano si capisce che hai lasciato l’islam». Ahmed ha però superato le perplessità dei familiari e le ire di alcuni correligionari, assicurando almeno al suo primogenito il battesimo. «Per i miei genitori è stato quasi un disonore quando mi sono presentato con un crocefisso addosso, mentre a Padova, dove la situazione è sempre più tesa, non posso certo ostentarlo».

La libertà religiosa è ancora tabù nelle comunità islamiche. Per questo è stata richiesta massima riservatezza da altri venti musulmani che hanno trovato il coraggio di ricevere il battesimo in Italia proprio in questi giorni. Sono diventati cristiani nelle festività pasquali, ma in segreto.
Quattro egiziani sono stati battezzati in Sicilia, nel Palermitano. Due tunisini in Calabria, una donna nel Viterbese. Altri due stanno invece valutando di sposarsi in una chiesa di Modena, sempre con il sostegno della comunità cristiana.

 
 
 

la  cina  colpisce ancora  anche via web

Post n°308 pubblicato il 26 Marzo 2008 da dammiltuoaiuto
 
Tag: cina, tibet

La censura di Pechino colpisce Internet non solo con l’oscuramento dei siti scomodi ma anche con attacchi mirati di hacker. Le ultime vittime della "cyberguerra" cinese sono le Ong considerate ostili, riporta il sito della Bbc. A denunciare attacchi, oltre ad associazioni che sostengono il Tibet, ora anche l’organizzazione Save Darfur Coalition, che spesso accusa Pechino per il suo ruolo in questa tragedia umanitaria. In quest’ultimo caso, affermano i rappresentanti di Save Darfur, è stata allertata anche l’Fbi.

Gli attacchi avvengono prevalentemente sotto forma di mail contenenti allegati che se aperti installano nei computer dei ’programmi spià, che consentono di sapere tutto ciò che avviene al loro interno. Dalle prime indagini è emerso che le mail partono da computer dislocati nella capitale cinese: "Qualcuno a Pechino ci sta mandando un messaggio - afferma Allyn Brooks, portavoce dell’organizzazione - anche se non abbiamo ancora prove concrete che gli attacchi siano stati organizzati dal governo".

Lo stesso problema dell’ong pro Darfur viene riscontrato da qualche giorno anche dalle associazioni pro-Tibet. Secondo un rapporto dell’Internet Storm Center, un sito che censisce l’attività dei virus informatici, da quando sono iniziati i disordini in Tibet gli hacker hanno preso di mira i siti a favore dei monaci il triplo delle volte.

 
 
 

i volti dello sterminio

Post n°307 pubblicato il 24 Marzo 2008 da dammiltuoaiuto
 
Tag: cina, tibet

Tibet, i volti dello sterminioPostato in Senza Categoria il 19 Marzo, 2008

mortitibet.jpg

Per ovvi motivi di censura, le immagini che sui giornali vengono pubblicate in questi giorni di monaci menati non vengono dal Tibet: sono, di solito, momenti di scontri durante cortei in Nepal.

Invece il sito cattolico-missionario Asianews, che già durante la rivolta birmana aveva mostrato diverse foto inedite delle vittime, adesso pubblica queste immagini agghiaccianti dal monastero di Kirti - e mi scuso se qualcuno ne può essere turbato.

Come si vede, sono tutti abbastanza giovani (il primo è proprio un ragazzo) e non sono monaci ma cittadini comuni (infatti non hanno i capelli rasati).

 
 
 

l'auto ad aria compressa

Post n°306 pubblicato il 24 Marzo 2008 da dammiltuoaiuto
 

New York 2008: l'ennesimo atto per l'auto ad aria compressa di Guy Negre

mdi new york 2008

Anche l’ultima volta che abbiamo parlato di lui, avevamo esordito dicendo: “Guy Negre non molla”, ed il fatto che sia presente al NYIAS di New York, ancora una volta, ostinatamente, con la sua auto ad aria compressa, dimostra che l’ingegnere francese non manca certo di cocciutaggine.

La sua MDI ha infatti portato alla manifestazione di Oltreoceano un nuovo modello di microcar spinto dall’ormai celebre motore CAE (Compressed Air Engine), studiato e sviluppato proprio da Guy Negre. Dopo i numerosi tentativi di dare un seguito di produzione alle sue idee, l’ingegnere sembrerebbe aver trovato un solido partner commerciale nella Tata, che sosterrà lo sviluppo e l’applicazione di questa tecnologia.

La piccola vettura portata a New York è una tre posti che dovrà arrivare nei listini francesi ed europei nel corso del 2009 a prezzi compresi tra 5000 e 6000 dollari. Il 2010 invece sarà la volta di un secondo modello, destinato al debutto negli USA: prezzo da 18.000 dollari, sei posti e velocità massima di 155 km/h saranno le sue caratteristiche principali.

Ma come funziona questa poco conosciuta tecnologia? Cuore del progetto è un motore a pistoni alimentato ad iniezione elettronica di aria compressa. La MDI ne ha create due versioni: una prima che fa affidamento sulla sola aria compressa e che è destinata a microveicoli urbani, ed una seconda, ibrida, che conta anche sull’apporto di combustibili più tradizionali come i derivati del petrolio o i biocarburanti.

Al di sotto dei 60 km/h il motore sfrutta la sola aria compressa. Una volta superata tale soglia entrano in gioco piccole quantità di carburante che vanno a riscaldare l’aria in un apposita camera, detta CAM (Compressed Air Multiplier), prima che essa entri in circolo nel motore.

I motori sono costituiti da moduli di due cilindri contrapposti (schema boxer) che possono essere abbinati per ottenere unità da 4 o da 6 cilindri, come nel caso del secondo modello, destinato agli USA, di cui dicevamo più sopra. La potenza di questo motore è di 75 CV ed il consumo, ad andature superiori ai 60 km/h, è di 2,2 l/100 km. Ridicole anche le emissioni, contenute al di sotto dei 40 g/km di CO2.

il video

http://it.youtube.com/watch?v=qi3tsybCJZE

 
 
 

FILMATO UNICO

Post n°305 pubblicato il 23 Marzo 2008 da dammiltuoaiuto
 

UN DOCUMENTO UNICO, CHE POTRA' SCONVOLGERE CHI NON HA MAI SEGUITO LA DISCUSSIONE SUI FATTI CHE HANNO CONDOTTO ALL'11 SETTEMBRE, ALLA GUERRA IN IRAQ E IN AFGHANISTAN. LE PROVE DI UNA COSPIRAZIONE PER L'EGEMONIA DEGLI USA SUL MONDO.

Quello che segue è il link per vedere un docufilm che propone una visione globale della situazione mondiale, sin dalle premesse dell'11 settembre 2001.
Chi lo visionerà scoprirà fatti che non sono di pubblico dominio, saprà di circostanze occultate dalla televisione, apprenderà di una mopstruosa cospirazione che mira AL DOMINIO DEL MONDO.
Qiello che p. es. David Icke dice attraverso favole diaboliche e metafore illuminanti, "IL NUOVO SECOLO AMERICANO" lo offre in chiave di prove autoevidenti.
Una sola persona - l'autore di questo docufilm - si sta sostituendo all'intero sistema dei media e agli storici nell'offrire una visione compiuta e difficilmente opinabile della contemporaneità.
Ecco il link:

http://video.google.it/videoplay?docid=5888066934889354980&q=11+settembre+site%3Avideo.google.com&total=142&start=60&num=10&so=0&type=search&plindex=4

Ne ho visti molti di documentari che cercano di far chiarezza sulle circostanze storiche che coinvolgono anche i fatti dell'11 settembre 2001, la guerra in Iraq e in Afghanistan. Ma questo è informatissimo e circostanziato e non offre il fianco a nessuna critica storiografica. Offre fatti e circostanze documentate.
Ecco il link:

http://video.google.it/videoplay?docid=5888066934889354980&q=11+settembre+site%3Avideo.google.com&total=142&start=60&num=10&so=0&type=search&plindex=4

In questo docufilm troverete ciò che non vi ha detto mai la televisione di stato per la quale ci "estorcono" un canone.
Si parla di circostanze sconvolgenti con i testimoni che le raccontano oppure i documenti dell'amministrazione americana desecretati che lo affermano.
Quando si hanno tutti i pezzi del puzzle allora l'immagine appare chiara e tutte le circostanze trovano una spiegazione quasi banale

 
 
 

LA SEGRETEZZA

Post n°304 pubblicato il 23 Marzo 2008 da dammiltuoaiuto
 
Tag: kennedy

signori e signore la parola "segretezza" è ripugnante
in una società aperta e libera e noi come popolo, ci siamo
imposti, intrisicamente e storicamente, alle società
segrete, ai giuramenti segreti, e alle riunioni segrete.
siamo di fronte, in tutto il mondo, ad una cospirazione
monolitica e spietata, basata soprattutto su mezzi segreti,
per espandere la sua sfera di influenza,sull'infiltrazione,
anzichè sull'elezione, sull'indimidazione, anzichè
slla libera scelta.
è un sistema che ha reclutato ampie risorse
umane e materiali nella costuzione di una macchina
affiatata, altamente efficente, che combina operazioni
militari, diplomatiche, di intelligence operazioni
economiche, scientifiche e politiche.
le sue azioni non vengono diffuse, ma tenute segrete.
i suoi errori non venono messi in evidenza ma vengono
nascosti, i suoi dissidenti non vengono elogiati,
ma ridotti al silenzio.
nessuna spesa viene contestata, nessun segreto viene rivelao.
ecco perchè il legislatore ateniese SOLONE decretò
che evitare le controversie fosse un crimie
per ogni cittadino.
stò chiedendo il vostro aiuto, nel difficilissimo compito
di informare e allertare il popolo americano e del mondo.
convinto che con il vostro aiuto l'uomo diverrà quello
che è nato per essere: libero ed indipendente.

JOHN F.KENEDY

 
 
 

I papponi di stato

I papponi di stato: i conti in tasca ai politici.

Ecco la prima puntata dell’inchiesta,  Roberto Poletti, racconta in prima persona la sua esperienza da deputato, le assurdità cui si è trovato davanti, i benefici di cui ha goduto, parla della campagna elettorale e dei tanti tesserini di cui gli onorevoli dispongono per poi accedere ai più incredibili privilegi.

Sono  Roberto Poletti, parlamentare pentito, ricordo il periodo in cui riflettevo sulla mia possibile discesa in campo. Era l’inizio del 2006: la legislatura del cavaliere alla fine, l’ascesa di prodi sembrava inarrestabile. C’era feeling e stima con i Verdi, pecoraroscanio un amico, facendo due conti, quello dei Verdi era il partito che più degli altri mi dava la possibilità di essere eletto. Sapevo che uno dei candidati in Lombardia avrebbe rinunciato allo scranno romano per rimanere alla Regione,tale MONGUZZI, e la legge elettorale mi avrebbe permesso di subentrare. I colloqui con i vertici del partito scivolavano via senza problemi, sul mio disinteresse per l’ambientalismo militante, nessun problema: quando puoi garantire qualche crocetta in più sulle schede elettorali, un accordo si trova. L’incontro decisivo con pecoraroscanio avvenne a milano nel gennaio 2006: “Visto che sei giornalista ti potresti occupare dell’informazione e poi ti piazziamo in una commissione parlamentare di quelle giuste” dice il segretario nazionale. Inizia il perido “faticoso” della campagna elettorale. Imposto la campagna sulla difesa degli anziani e sulla moralizzazione della vita pubblica, i temi che avevano fatto la mia fortuna in televisione. Mi faccio tutti i mercati rionali, il pubblico mi riconosce e si divide, è l’unico momento in cui ti sembra di avere un contatto reale con gli elettori, li incontri, ci parli. Ti illudi di aver fatto la scelta giusta, immagini di arringare l’aula gremita, sogni un futuro da Martin Luther King. Ma la realtà è molto più prosaica, i primi schiaffoni arrivano da quelli che dovrebbero essere dalla tua parte: i compagni di partito, nel mio caso, tal Fiorello Cortiana. I vertici dei verdi avevano deciso di sacrificare la sua candidatura per offrirla a me. Sul suo blog iniziano a uscire commenti non proprio gentili nei miei confronti, si ironizza e si fa del sarcasmo sul corriere della sera.


Il 6 giugno 2006 il mio esordio in parlamento, entro in quello che mi sembra un altro mondo. I grandi corridoi, i soffitti a volta, i tappeti, lo sfarzo. Vado subito nell’enorme salone Transatlantico, quello famoso, dove tutti si incontrano nelle pause delle sedute: i commessi, gli impiegati, i parlamentari, ecco Bertinotti, D’Alema. Entro in aula, cerco il mio posto, mi siedo sono commosso. C’è il presidente della camera Bertinotti, che informa il governo sul grave attentato subito da una pattuglia del contingente italiano a Nassiriya. Il vice presidente Leoni invece passa alla proclamazione dei deputati subentranti, e proclama deputato, vista la rinunzia di Carlo Monguzzi, Roberto Poletti. Sono ufficialmente un onorevole. . Guardo e riguardo il tesserino, la medaglietta d’oro da deputato, e mi sento un re. Passeggio per il transatlantico e noto tre colleghi che sembrano stiano giocando a figurine, mi avvicino.
“Questa c’è l’hai?”
“Si, certo."
“E quest’altra?”.
“Ma no, non vale più, l’hanno abolita”.
“Ehm, ma io la uso ancora…”.
Non sono figurine, ma tessere, tesserine tipo le carte di credito, necessarie per godere di questo beneficio o di quell’esenzione.


Questa storia degli uffici dei deputati è davvero curiosa. Si trovano a Palazzo Marini, tre minuti a piedi da Montecitorio. Per mantenerli, lo Stato paga circa 30 milioni di curo all’anno soltanto di affitto. Una decina di anni fa, il già grande complesso è stato addirittura ampliato, adesso è arrivato a 60mila metri quadrati. E ci credo: il. fatto è che i parlamentari non confermati non ne vogliono sapere, di mollare le stanze, dunque passano mesi prima che i nuovi eletti possano avere a disposizione lo spazio. Così succede anche a me, Poletti Roberto, onorevole di fresca nomina: «E il mio ufficio?» chiedo. «Un po’ di pazienza, adesso salta fuori». Poi scopro che l’ex titolare deve ancora liberarlo, e nessuno si può permettere di impacchettargli le scartoffie: lo farà lui, quando avrà voglia e tempo.

Gli uffici sono assegnati dai gruppi parlamentari. Ed è un litigio continuo: riunioni su riunioni, trattative estenuanti che sembra la Finanziaria, «a me ne serve uno un po’ più grande», «non datemi quello vicino ai bagni, per favore» e via dicendo. Problemi e lamentele finiscono tutte sul groppone di Giampiero Spagnoli, funzionario storico del gruppo dei Verdi e anche di quello misto, bresciano cui Roma non ha rubato l’accento né la voglia di lavorare: è lui che tranquillizza, media, propone, risolve che neanche Gianni Letta. In ogni caso, l’ufficio assegnato me lo liberano dopo l’estate, a tre mesi dall’elezione. All’inizio, mio vicino di stanza è Massimo Fundarò, ma capisco che la situazione è ancora in evoluzione. L’onorevole Arnold Cassola, infatti, non la manda giù: dice che il suo, di ufficio, proprio non va bene, pare sia troppo rumoroso, soprattutto a causa di una caldaia sistemata nei paraggi.

E insomma, Cassola si mette a far la posta agli altri, controlla le frequenze, cronometra i tempi, conclude che Fundarò il suo lo usa poco e invece per lui sarebbe perfetto. Tra l’altro Cassola è stato eletto in una circoscrizione estera, e questi hanno un po’ la fissa di essere discriminati dai deputati “indigeni”, «ma almeno a noi le preferenze ce le hanno date votando il nostro nome, mica come voi». Alla fine, più che altro per sfinimento generale, la spunta. E trasloca nell’ufficio accanto al mio.

E allora, parliamo del mio nuovo stanzone da deputato: non è niente male. E al terzo piano, stanza numero 321. Due scrivanie, due computer, fax e telefono e stampante, una televisione, un frigorifero. E poi tre armadioni, due sedie-poltroncine di quelle comode, una finestra che dà sul cortile interno. Di cancelleria ce n’è a strafottere: penne, matite, colle stick, forbici, fermagli e graffette e graffettine da graffettare il mondo, sbianchettatori, evidenziatori, persino le gomme blu, quelle per cancellare la penna (e mi chiedo: ma chi è che oggi cancella le cose scritte a penna con la gomma blu, che se non stai attento ti buca anche il foglio? Non lo fanno più nemmeno alle elementari). E poi carta, un mare di carta, fogli, buste grandi medie e piccole, bloc notes, cartelline: d’istinto, mi vengono in mente le proteste della Polizia, che più volte si è lamentata perché non ne hanno nemmeno per fotocopiare i verbali, o le mamme costrette a portare le risme di carta alla scuola del figlio. Qui, invece, siamo sommersi, alla faccia

Le tesserine dei miracoli.


Prima tessera da ritirare, è quella con cui si vota in aula, serve anche per mangiare e bere al ristorante di montecitorio, al self-service, oppure alla bouvette, il mitico bistrot extra lusso dai prezzi di una trattoria di ultima classe. Il conto te lo scalano dallo stipendio, il trattamento riservato ai deputati è di dieci euro, ma il conto per le casse statali è di circa 90 euro a pranzo. La tesserina in questione serve anche per l’aereo gratis, basta esibirla in qualunque biglietteria per fissare il volo senza sborsare un centesimo, altrimenti c’è l’agenzia di viaggi interna al parlamento, che è anche più comoda. A proposito di aeroporti, anche il parcheggio auto, in appositi spazi riservati, è gratuito. Naturalmente anche il treno è gratis, e l’autostrada? Serve il tesserino Aiscat, e la barra si alza senza pagare, volendo si può richiedere pure il telepass, cosi da oltrepassare le barriere senza fermarsi, e lo puoi installare su qualsiasi automobile, anche quella della nonna.

Auto blu e partite gratis.

A Roma e a Milano possiamo usufruire delle corsie preferenziali, e nella Capitale abbiamo anche il permesso per entrare in centro nelle zone a traffico limitato (ZTL), in passato ciascun deputato/senatore poteva estendere il permesso ad altre due vetture, cosa adesso non più possibile. La tessera CONI invece serve per andare gratis allo stadio. San Montecitorio pensa anche alla dichiarazione dei redditi con un servizio gratuito di assistenza e consulenza fiscale. In caso di problemi di salute, invece, c’è la Card Medital che garantisce un servizio medico d’urgenza 24 ore al giorno 365 giorni all’anno, basta chiamare il numero verde 800652585, struttura privata pagata dallo stato, cioè i cittadini. Ma un parlamentare moderno dove va se non’è capace di usare il pc? Ecco il corso di informatica gratuito. E le lingue? Per quelle ci sono le lezioni private e individuali, con insegnante madrelingua, a qualunque orario e in qualunque luogo, anche a casa. Si può scegliere l’inglese, il francese, il tedesco il russo e il giapponese!!. Tutto alla modica cifra di otto euro all’ora quando costano a noi comuni mortali circa il quadruplo, peccato che sino ad un anno fa le lezioni erano completamente gratuite!!

Il deputato paga meno.

C’è la sartoria che si offre di confezionarti l’abito su misura con lo sconto del 40%, l’ottico invece ha pensato ad una riduzione del 30%, l’associazione parlamentare amici delle nuove tecnologie garantisce uno sconto del 10% su cellulari e palmari, condizioni agevolate di pagamento arrivano anche da case automobilistiche per l’acquisto di auto nuove presso la rete dei concessionari. Per i libri 20% in meno, che arrivano al 30% per i testi universitari, per i figli dei deputati/senatori. E poi ci sono le mille attività organizzate dal Circolo Montecitorio, quello di via Campi Sportivi, un club elegante, di lusso. Campi di calcetto, golf, palestra, piscina, basket, tennis. Ristorante e club-house. L’iscrizione è gratuita, invece gli ex deputati pagano la modica cifra di 24 euro al mese, non mancano i festini con una di quelle ballerine di lap-dance che si esibiscono dimenandosi intorno al palo. Dulcis in fundo il corso di Pilates, un sistema di allenamento che migliora la fluidità di movimenti e il coordinamento fisico e mentale, che quando c’è da votare altroché se èimportante!!.

Vi aspetto alla prossima puntata.

NB Articolo di R. Poletti e R. Scaglia apparso sul quotidiano Libero del 18/3/'08

 

 
 
 

CONSIDERAZIONI   PASQUALI  SUL SISTEMA

Post n°301 pubblicato il 23 Marzo 2008 da dammiltuoaiuto
 

Perchè ci comportiamo come cavie di laboratorio? che razza di meccanismi mentali possono permettere all'umanità occidentale di'accettare questa economia così orribilmente disumana? Ritengo che una piccolissima parte dell'umanita suddetta in nome del profitto (banche-imprenditori-affaristi) e comprandosi coloro che dovrebbero rappresentarci e tutelarci (i politici) mantenga questo ignobile sistema che ci conduce ad una vera schiavitù. Questa non è una questione di destra o di sinistra. Questo è un pensiero malvagio insito nell'uomo (omo ominis lupo)che nutre l'egoismo e lo ipertrofizza. Siamo veramente vittime di un maleficio, di un incantesimo. Che il denaro sia lo sterco del demonio è una inconfutabile verità. . Che l'uomo si risvegli! Riappropriamoci della vita che fino a prova contraria è una sola Il sistema capitalistico in sé non è sbagliato. sono sbagliati gli uomini che hanno fatto del capitalismo quella cosa per cui tutto è lecito nel nome del guadagno. sono sbagliati gli uomini che comprano tutto e tutti per il solo Dio che loro venerano il Dio danaro. Per Lui si uccide chiunque si frapponga fra loro e il loro Dio e non contano i valori, non conta la verità, non conta il benesere dei popoli, non conta l'essere umano in quanto persona degna di vivere una vita dignitosa. queste persone si professano credenti, si comunicano, vanno la domenica e le feste comandate in chiesa offendendo i valori che ci ha trasmesso Gesù Cristo e profanando un luogo di culto dove ci si dovrebbe accostare con l'animo pulito dell'uomo onesto.Ma lo sapete che una delle condizioni necessarie per ottenere un prestito dal FMI e' che i soldi erogati non vengano impiegati per l'istruzione dei popoli dei paesi beneficiari. Questo la dice lunga su che tipo di aiuti si danno.
Ovviamente questi aiuti vengono erogati solo a paesi ricchi di materie prime o di energia o perché strategicamente utili.
Chi decide di erogare e a chi erogarli questi fondi? Il FMI e chi controlla il FMI? Gli Illuminati! Ti danno la canna da pesca ma non ti insegnano a fabbricarla.
MORALE se vuoi continuare a svilupparti con i LORO mezzi devi farlo comprando il necessario da LORO!

Idem per gli OGM che sostituiscono le culture classiche a favore dagli OGM obbligandoti ad acquistare i semi solo da chi li commercializza…
MORALE se vuoi mangiare in futuro devi passare per LORO!

Idem per le aziende farmaceutiche che commercializzano prodotti per curarti salvo scoprire poi che aggiungono all'insaputa di tutti qualche extra che ti provocherà per esempio il cancro a distanza di tempo come nel caso del SV40 che e' stato inoculato (di proposto o meno vedi il video "DIFFUSIONE COLPOSA DI MALATTIE") durante la campagna di vaccinazione collettiva contro la poliomielite in passato per creare nuovi ammalati da curare a distanza di tempo vendendoti ovviamente le LORO cure (bontà LORO) o altre malattie.
MORALE se vuoi curare le tue malattie naturali o quelle indotte da LORO devi rivolgerti a LORO!Ci stiamo mangiando l'universo.La nostra società continua a spingere un consumismo spietato.I risultati sono chiari,quando si usano prodotti della natura creati per la sopravvivenza(prodotti alimentari)per produrre carburante,vuol dire che siamo alla frutta,non che siamo ecologisti.L'unico modo serio mai detto dai nostri Pecorari Scani è il consumare drasticamente meno,fattibilissimo e molto economico.La dipendenza del nostro paese da tutti i combustibili,dovrebbe portare i governi a investire sul risparmio di energia non rinovabile e importata a caro prezzo.Solo con piccoli investimenti potremmo risparmiare,ma sopratutto non inquinare alla grande.Altra cosa,che mi sembra incredibile,la ovvietà di tali misure che porterebbero veramente risparmi enormi per tutti,come mai in Italia le cose semplici non vengono sottolineate.

PAOLO  CARINCI

 

 

Il PIL ha viziato l'economia e ci ha resi schiavi di un sistema usa-e-getta che porta alla distruzione il pianeta.Questo non è più sviluppo, ma autodistruzione

Ma esiste un altro modello di sviluppo

Da Report:
"MAURIZIO PALLANTE - ECONOMISTA DELL’AMBIENTE
Maggiore è la crescita delle merci che si scambiano col denaro, maggiore è il PIL, il benessere di un paese è misurato su questo, ma e’ un errore. In realtà il concetto di merce non corrisponde al concetto di bene, per cui possiamo avere delle merci che fanno crescere il prodotto interno lordo che quindi richiedono denaro e così via, che non sono effettivamente dei beni (se un ponte crolla e uccide 200 persone, il PIl cresce ma questo non è un bene). Tutta l’energia in più che si consuma in una casa mal costruita, tutta la benzina in più che si consuma in una coda, sono merci che fanno crescere il PIL e quindi il giro di denaro, ma che fanno diminuire il benessere.
Noi dobbiamo disaccoppiare il concetto di merce dal concetto di bene. E a questo punto abbiamo bisogno di indicatori diversi per misurare il benessere di una nazione e dei suoi abitanti.
Il concetto di merce e benessere è stato per esempio disaccoppiato in quei comuni che hanno introdotto la ricarica per il detersivo, il vino, il latte, o l’acqua minerale, il risultato è che si sono utilizzate meno risorse, ne ha guadagnato l’ambiente con meno rifiuti e minor costi di smaltimento.
Questo vale per Colorno o per quel consorzio di 60 aziende pugliesi e tutti quei comuni virtuosi che hanno iniziato ad invertire la tendenza.
E’ un’idea di economia applicabile in tutti i campi e si basa sul miglior utilizzo della risorsa necessaria a produrre qualunque bene, l’energia. Petrolio e gas inquinano, possiamo far finta di niente, ma un giorno o l’altro finiranno. Per questo è importante integrarli con altre fonti di energia e utilizzarli al meglio per farli durare di più. "

Sunto di report su Masada 654

 

Il PIL è un totem che sta portando il mondo alla rovina. Il PIL è il monumento dello spreco irreponsabile. Contro una società basata sul PIL sorgono realtà locali basate sull'economia e il rispetto che l'uomo deve all'uomo e che l'uomo deve al mondo.

Da Report di Milena Gabanelli

"Ci sono soluzioni virtuose solo a livello locale.
A Parma dal 2006 tutte le mattine 42 vetture del trasporto pubblico portano i bambini a scuola. 84 viaggi di bus tagliano 2.000 spostamenti di auto se i bambini li accompagnassero i genitori. 5 parcheggi di scambio gratuiti intorno la citta’ per intercettare automobili che altrimenti entrerebbero dentro Parma. Con un euro arrivi dentro Parma, giri per tutto il giorno e ritorni indietro. Quindi tra andata e ritorno si eliminano altri 5000 spostamenti. Piste ciclabili, biciclette comunali che puoi prendere quando ti pare con una carta magnetica. E la sera il bus a chiamata, nel senso che lo chiami, ti metti d’accordo sull’orario e lui ti dice dove aspettarlo. Nel 2008 poi a chiudere il cerchio il car sharing, automobili in condivisione, basta fare un abbonamento non la possiedi ma la usi solo quando ti serve veramente.
All’Ospedale Maggiore di Parma il posteggio e’ stato ridotto a un massimo di 600 macchine, riducendo drasticamente gli accessi, per es. inducendo il personale a usare mezzi pubblici. A quelli che provano di venire almeno in 3 con la stessa auto si dà un parcheggio gratuito all’interno dell’azienda, gli altri no.
Hanno usato il mobility manager aziendale. Ne hanno nominati 31. Da aziende varie, dalla Barilla, con 3.000 dipendenti, all’ospedale che ha 3.500, o Inail, Inps con 150.

 

"DAVIDE TABARELLI - PRESIDENTE NOMISMA ENERGIA
La domanda mondiale di petrolio e’ in continua crescita. Negli ultimi 7 anni e’ aumentata di 8 milioni barili al giorno, ogni anno la domanda aumenta di piu’ di un milione barili al giorno, l’Italia e’ il 6° consumatore mondiale, con 1.8 milioni barili al giorno, praticamente per far muovere automobili. Questa domanda fa fatica ad essere coperta dall’offerta perche’ gli investimenti non sono stati sufficienti e perche’ in 30 anni non si sono piu’ scoperti grandi giacimenti e forse nel Medio Oriente non c’e’ il petrolio che dicono.
(A sentire le imprese energetiche e le agenzie governative le risorse sembrano infinite, certo non possono dire chiaro e tondo “Finra abbiamo estratto tot miliardi di barili, ce ne rimangono altrettanti”. Il prezzo del petrolio ha superato i 100 dollari a barile. Speculazione a parte, c’e’ proprio un’assenza fisica di greggio. Siamo al picco di produzione di carbone, gas, petrolio, dopo di che comincia la discesa.
UGO BARDI - PRESIDENTE ASPO – ITALIA conferma che siamo al massimo storico, la quantita’ di petrolio estraibile e’ finita, gia’ nel 2009 avremo dei problemi a compensare il declino, verso il 2010 non potremo piu’ farlo, dal 2010 comincera’ il calo di produzione. Dovremmo rallentare, organizzarci per un uso piu’ razionale dell’energia fossile. E invece il sistema continua come se la produzione fosse infinita.
In Italia abbiamo 60 autovetture ogni 100 abitanti contro la media europea di 46.
Abbiamo un primato europeo e quasi mondiale, superati solo dagli Stati Uniti.
Un’offerta scarsa di trasporto pubblico spinge la domanda verso l’acquisto di piu’ auto e piu’ carburante per farle muovere. "

Sunto su Nuovo Masada 654
http://www.masadaweb.org

Il PIL è solo una invenzione per fregarci, invece di crescere come dicono le caste dobbiamo decrescere!! prendo spunto da un discorso di Pallante:

La decrescita è elogio dell’ozio, della lentezza e della durata; rispetto del passato; consapevolezza che non c’è progresso senza conservazione; indifferenza alle mode e all’effimero; attingere al sapere della tradizione; non identificare il nuovo col meglio, il vecchio col sorpassato, il progresso con una sequenza di cesure, la conservazione con la chiusura mentale; non chiamare consumatori gli acquirenti, perché lo scopo dell’acquistare non è il consumo ma l’uso; distinguere la qualità dalla quantità; desiderare la gioia e non il divertimento; valorizzare la dimensione spirituale e affettiva; collaborare invece di competere; sostituire il fare finalizzato a fare sempre di più con un fare bene finalizzato alla contemplazione. La decrescita è la possibilità di realizzare un nuovo Rinascimento, che liberi le persone dal ruolo di strumenti della crescita economica e ri-collochi l’economia nel suo ruolo di gestione della casa comune a tutte le specie viventi in modo che tutti i suoi inquilini possano viverci al meglio.
Maurizio Pallante

La ricchezza sta nella gioventu' di una Nazione.
I soldi in banca, son come le foglie morte.
Testimoniano una vita che non c'è piu'.
Non hanno valore reale.
Rappresentano il nulla.
Un bimbo che sorride, una donna che ti dona il cuore,
accendono le tue giornate.
L'abbraccio delle persone che faticano a scrivere dei loro crucci e desideri, cambiano il futuro di coloro che verranno dopo di noi.

Massimo Fini e Rosario Sorrentino

http://www.youtube.com/watch?v=y_JFPZ_4yNQ

Buona Primavera a tutti.

"Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto nazionale lordo (PIL)."  B.Kennedy

 
 
 

considerazioni di Bob  Kennedi e di  Nietzsche

Post n°300 pubblicato il 23 Marzo 2008 da dammiltuoaiuto
 

"[il PIL]...Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sul pianeta, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere uomini

Bob Kennedy

"Proclamare il diritto all'uguaglianza in una società che ha bisogno di una massa di schiavi salariati vuol dire aver perso la testa"

[Friedrich Nietzsche - 1889]

 
 
 

IL PREZZO   DEL PIL

Post n°299 pubblicato il 23 Marzo 2008 da dammiltuoaiuto
 

“Solo quando l'ultimo fiume sarà prosciugato
quando l'ultimo albero sarà abbattuto
quando l'ultimo animale sarà ucciso
solo allora capirete che il denaro non si mangia."
Profezia Creek.

Discorso di Robert Kennedy, 18 marzo 1968, Università del Kansas:
"Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto nazionale lordo (PIL).
Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti.
Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese.
Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere Americani."

 
 
 

GRAZIE  NANCY  FOR TIBET  FIRMA   LE PETIZIONI

Post n°298 pubblicato il 22 Marzo 2008 da dammiltuoaiuto
 

Nancy Pelosi incontra il Dalai Lama:
«Esprimersi a sostegno del Tibet e contro la Cina»

Above: The Dalai Lama with President Bush, House Speaker Nancy Pelosi

ROMA (21 marzo) - Nancy Pelosi, speaker della Camera degli Stati Uniti, ha incontrato il Dalai Lama a Dharamsala, la città nel nord dell'India sede dell'esilio del leader tibetano, e ha invitato gli «amanti della libertà» a denunciare la repressione cinese. Nancy Pelosi ha rilasciato una breve dichiarazione alle tv da ha detto: «Parlando a titolo personale, dico che se le persone amanti della libertà in tutto il mondo non si esprimeranno a sostegno del Tibet e contro la Cina si perderà tutta l'autorità morale per parlare di diritti umani in ogni parte del mondo». La speaker ha lanciato inoltre un appello alla comunità internazionale affinché si apra un'inchiesta sui recenti fatti in Tibet.

L'incontro tra Nancy Pelosi e il Dalai Lama è il primo di così alto livello dopo le violenze in Tibet della settimana scorsa. La presa di posizione della Pelosi, che elogiato «il coraggio del popolo tibetano», arriva all'indomani dell'annuncio del presidente degli Stati Uniti George W. Bush sulla sua presenza alle Olimpiadi di Pechino dell'agosto prossimo, nonostante le richieste da più parti ai politici di boicottare i Giochi.

Tibet, la Cina attacca Nancy Pelosi
"Viola le relazioni internazionali
"
Chi appoggia la "cricca del Dalai Lama" viola "tutti i princìpi delle relazioni internazionali". A sostenerlo è il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Qin Gang, in quella che è la prima risposta di Pechino alla speaker del Congresso statunitense Nancy Pelosi, la quale venerdì ha caldeggiato un'inchiesta internazionale sulle violenze verificatesi la scorsa settimana Lhasa, in Tibet.

Il Dalai Lama, prosegue la nota cinese, è il "rappresentante di un sistema di schiavitù feudale" e un "profugo politico impegnato da lungo tempo a frantumare la Cina. I progetti di coloro che vogliono usare il Dalai Lama per altri scopi sono destinati a fallire", ha proseguito Qin Gang.

La Cina ha accusato il leader tibetano, che vive in esilio dal 1959, di aver organizzato i moti di Lhasa per sabotare le Olimpiadi di Pechino. Il leader religioso, da parte sua, ha respinto le accuse e ha lanciato la proposta dell'inchiesta internazionale.

Secondo Pechino le vittime delle violenze sono state 18, tutti civili e poliziotti uccisi dai manifestanti, mentre gli esuli tibetani parlando di almeno 100 morti. Per quanto riguarda le numerose manifestazioni di tibetani svoltesi in altre zone, la Cina ha ammesso solo che agenti di polizia hanno ferito quattro persone ad Aba, nel Sichuan. Diversi testimoni hanno invece parlato alla stampa di "molte" vittime.

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Monaci morti 18/03
(foto AsiaNews)
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ECCO  COSA ACCADE   AI DISABILI   IN ITALIA

Post n°297 pubblicato il 21 Marzo 2008 da dammiltuoaiuto
 

Niscemi, costruisce lo scivolo per un'amica disabile Multato dalla polizia municipale

CALTANISSETTA (21 marzo) - Maria La Rocca, 69 anni, di Niscemi in provincia di Caltanissetta, sulla sedia a rotelle, il 28 febbraio scorso ha presentato domanda al Comune per realizzare uno scivolo di fronte alla sua abitazione perché cinque gradini le impedivano di uscire. A sua insaputa, il vicino di casa, Giuseppe Maida, ne ha realizzato uno in legno e l'ha montato. Per questo è stato multato dagli agenti della polizia municipale della sezione vigilanza edilizia. Il Comune infatti non aveva ancora dato la concessione.

Pedana in legno. Racconta Maida al Giornale di Sicilia: «Dopo le sollecitazioni di molti cittadini e dopo avere appreso che Maria aveva presentato negli anni diversi progetti per l'abbattimento delle barriere architettoniche senza avere avuto un riscontro positivo, ho fatto realizzare la pedana rimuovibile per consentire provvisoriamente il passaggio della mia amica disabile».

Il sindaco. Ma il sindaco di Niscemi, Giovanni Di Martino replica: «nessun cittadino può permettersi di fare come Maida. Non siamo in un Comune dove le regole possono essere infrante da chicchessia. E inoltre non mi pare che l'amministrazione sia in ritardo nel dare una risposta alla disabile».

La donna protagonista della vicenda commenta così l'accaduto: «Abito a due passi dalla piazza centrale e dalla matrice. Ma non posso uscire perché da sola non so come superare i gradini».


vigili urbani
è una vera vergogna , il sindaco , il capo dei vigili, lo stesso vigile che ha fatto la multa, succedono cose assurde, un ristoratore, in quanto i suoi clienti si alzavano e andavano a fumare fuori dal locale, mise due posaceneri per evitare che buttassero a terra le cicche, fù multato dai vigili, perchè non aveva dichiarato al comune lo spazio per il suolo pubblico dei posaceneri

CARO   SINADCO VERGOGNATI   MANDIAMO EMAIL DI PROTESTA

segreteria.niscemi@alice.it

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=21013&sez=HOME_INITALIA&ctc=0#commenti

 
 
 

IRAQ in guerra

Post n°296 pubblicato il 21 Marzo 2008 da dammiltuoaiuto
 
Tag: GUERRA, IRAQ, war

5 anni fa iniziava la guerra in Iraq

Il 20 marzo 2003, esattamente 5 anni fa, iniziava la guerra in Iraq, che ha portato all’uccisione di Saddam Hussein e al successivo abbattimento del suo regime. Inoltre questo conflitto ha portato allo scoppio della guerra civile. Ecco alcuni numeri e video:

Soldati della coalizione morti:
3.804 U.S.A.
170 U.K.
130 altre nazioni
1.003 mercenari
Forze di sicurezza Irachena morti:
7.460
Soldati della coalizione dispersi o catturati:
4
Soldati della coalizione feriti:
27.767 U.S.A.
circa 300 U.K.

circa 13.000 mercenari

Perdite fra la popolazione irachena

Morti violente(marzo 2003-agosto 2007), Opinion Research Survey:
1.221.000(intervallo 95% c.l.: 733 000-1 446 000. Modalità: 48% armi da fuoco; 20% auto-bomba; 9% bombardamenti aerei; 6% incidenti; 6% altre esplosioni)

Morti totali in eccesso(marzo 2003-giugno 2006), Johns Hopkins/Lancet:
655.000(intervallo 95% c.l.: 393.000-943.000; di cui 601.000 morti violente)

Morti violente (maggio 2003-novembre 2006), ministro della sanità iracheno:
100.000-150.000

Morti violente fra i civili (marzo 2003-settembre 2007), Iraq body count:
74.427-81.114

Morti violente fra i civili (marzo 2003-giugno 2006), Organizzazione Mondiale della Sanità:

104.000-223.000

(fonte: Wikipedia)

 
 
 

VOCI   DAL TIBET    FIRMIAMO  LA PETIZIONE

Post n°295 pubblicato il 19 Marzo 2008 da dammiltuoaiuto
 

AIUTIAMO IL TIBET

-Un nuovo ed orrendo genocidio sta avvenendo in Tibet in questi giorni.
I mezzi di informazione non sanno, o non vogliono sapere, o hanno paura di sbilanciarsi, quello che sta accadendo realmente a Lhasa ed in tutto il Tibet. Quando parlano di circa 80 morti, o se citano le fonti cinesi parlano di 10 morti (!), non hanno idea di quanto siano lontani dalla realta'. Ora noi siamo a Kathmandu, Nepal; ieri, domenica 16 marzo, un nostro amico Tibetano e' riuscito a parlare con suo fratello a Lhasa. Il fratello gli ha detto di aver assistito personalmente ad uno dei tanti massacri: UNA FOLLA DI CIRCA 300-400 TIBETANI E' STATA CIRCONDATA DALL'ESERCITO IN UN'AREA DIETRO IL POTALA ( L'ANTICA RESIDENZA DEL DALAI LAMA A LHASA), E LUI LI HA VISTI MASSACRARE TUTTI A MITRAGLIATE!!!
Se questo e' un episodio, (che non sapremo mai dai media), quanti altri ne stanno accadendo in tutto il Tibet?
Cio' che viene riferito dai media e' solo una frazione della realta', e' sempre cosi.
In Tibet si sta nuovamente consumando il tentativo di far tacere per sempre un popolo innocente, un popolo che non ha altro scopo che coltivare il proprio intento spirituale.
Una cultura unicamente devota alla Saggezza, a che ritiene la Compassione il potere piu' grande e definitivo.
Tutto cio' e' percepito dal governo cinese, nella loro follia di potere e dominio, nella loro ottusita' cieca e senza senso, come una grande minaccia. Per questo non hanno esitato, e non esiteranno, a farli tacere e distruggerli in ogni modo.

Vi prego di aiutare il Tibet con ogni mezzo, e di far sapere con tutto lo sforzo possibile da ognuno di noi, cio' che sta realmente accadendo.

Kathmandu', 17 marzo.
Aronica Gabriele ( Videha)

FIRMA   QUI    

 http://www.amnesty.it/appelli/azioni_urgenti/Tibet?page=azioni_urgenti

 
 
 

tibet   nel sangue

Post n°294 pubblicato il 17 Marzo 2008 da dammiltuoaiuto
 
Tag: cina, tibet

No alle Olimpiadi di sangue



L’Italia non deve partecipare alle Olimpiadi di Pechino. I Giochi Olimpici sono bagnati del sangue dei tibetani. A Lhasa sono morte almeno 100 persone, alcune bruciate vive. Protestavano nell’anniversario della sanguinosa repressione cinese del 1959.
Il buddismo non è una religione di conquista, non ha causato stragi secolari come le religioni monoteiste. Il buddista può essere ucciso, ma non uccide. Il governo cinese minaccia nuove stragi se i tibetani non cesseranno le manifestazioni entro lunedì. Li minaccia a casa loro, in una nazione occupata. Minaccia un popolo costretto in gran parte all’esilio. Di cui ha distrutto i monasteri. Di cui vorrebbe cancellare l’identità con una immigrazione selvaggia.
I tibetani sono uno dei popoli più pacifici della terra. Da decine di anni è in atto nei loro confronti un piccolo olocausto dagli occhi a mandorla, ma l’Occidente volta sempre la testa dall’altra parte. Pecunia WTO non olet. Né Valium, né lo psiconano hanno voluto ricevere il Dalai Lama in visita in Italia lo scorso autunno. E’ stato trattato come un paria, prima gli affari, poi i diritti civili. I nostri grandi statisti: la vergogna internazionale d’Italia.
Gli atleti italiani rinuncino alle Olimpiadi. Facciano outing contro la dittatura, sarà la migliore azione della loro vita. Figli e nipoti ne saranno fieri. Molti taliani gliene daranno merito. Li ospiterò a casa mia durante le Olimpiadi e, come rimborso, li pagherò come personal trainer.
Le Olimpiadi di Pechino non si possono celebrare sui massacri di Lhasa. Per ogni finale olimpica, per ogni premiazione ci sarà il ricordo di un tibetano assassinato e di una Nazione stuprata sotto gli occhi indifferenti del mondo. Ho incontrato il Dalai Lama a Milano. Ho incontrato un uomo buono, aperto, disponibile, ma assolutamente determinato a restituire la libertà al suo popolo. Lo saluto da questo blog.
No alle Olimpiadi di sangue.

Lhasa.jpg

 
 
 

e' morta  chiara

Post n°293 pubblicato il 16 Marzo 2008 da dammiltuoaiuto
 


ADDIO A CHIARA LUBICH, FONDATRICE DEI FOCOLARINI
ROMA - E' morta Chiara Lubich, fondatrice del movimento cattolico dei "Focolari". Amica di papa Wojtyla, del quale era coetanea, ha impegnato i focolarini nel dialogo interreligioso e negli sforzi di pace. Era nata a Trento il 22 gennaio del 1920.

Chiara Lubich, - la figlia di un tipografo che ha fondato un movimento religioso diffuso in tutto il mondo ed e' stata amica di Giovanni Paolo II, premio Diritti umani del Consiglio d'Europa nel '98 e premio per l'Educazione alla pace dell'Unesco nel '96 - e' morta a 88 anni a Rocca di Papa, nella residenza internazionale dei focolarini ''Mariapoli'' che era anche la sua casa. A Mariapoli e' stata infatti trasportata dal Policlinico Gemelli dove era ricoverata per insufficienza respiratoria, dopo l'aggravamento delle sue condizioni.

Era nata a Trento il 22 gennaio del 1920, il suo vero nome era Silvia. Suo padre perse il lavoro a causa delle sue idee socialiste e cosi' tutta la famiglia visse anni di estrema poverta'. Per mantenersi e pagarsi le spese universitarie (si iscrisse a filosofia a Venezia), sin da giovanissima, diede lezioni private e agli inizi degli anni '40 insegno' nelle scuole elementari nella citta' natale. Durante la seconda guerra mondiale scelse scelse di ispirarsi all'ideale ''Dio Amore'', e condivise questa idea con un piccolo gruppo di compagne, che come lei si erano formate nell'Azione Cattolica.

Il 7 dicembre 1943 si consacro' a Dio e scelse di cambiare il suo nome in quello di Chiara, in onore della santa di Assisi. Questa data e' oggi considerata l'inizio del Movimento dei Focolari. Al parlamento italiano, nel 1948, incontro' lo scrittore, giornalista e deputato democristiano Igino Giordani, da lei poi ribattezzato Foco, ritenuto cofondatore del movimento per il suo contributo all'incarnazione nel sociale della spiritualita' dell'unita'.

Dopo i tragici fatti della rivoluzione ungherese del 1956, raccolse l'appello di papa Pio XII, che chiedeva che il nome di Dio ritornasse ''nelle piazze, nelle case, nelle fabbriche, nelle scuole'', facendo nascere i Volontari di Dio, persone adulte impegnate nei piu' diversi campi con l'intenzione di riportare Dio nella societa'.

Pochi anni dopo, nel 1962, papa Giovanni XXIII diede la prima approvazione al movimento; tuttavia gli statuti vennero approvati solo nel 1990 da Giovanni Paolo II.

Nel 1964 fondo' la cittadella di Loppiano, nelle colline del Valdarno, presso Firenze, prima di una serie di cittadelle in vari paesi del mondo, dove l'obiettivo e' vivere la spiritualita' dell'unita' a tempo pieno in tutti gli aspetti della vita.

Nel 1966 diede vita al Movimento Gen (Generazione Nuova), rivolto ai giovani.
Nel 1991 visito' il Brasile e, colpita dalla miseria delle favelas, lancio' l'Economia di Comunione, prospettando una nuova teoria e prassi economica basata anche su una diversa distribuzione degli utili (un terzo per lo sviluppo dell'azienda, un terzo ai poveri, un terzo alla formazione dei membri del movimento) e aggregando in breve tempo un migliaio di aziende.

Dal 1997 al 1998 si dedico' ad aprire nuove prospettive per il dialogo interreligioso: fu invitata a parlare della sua esperienza interiore in Thailandia a 800 monache e monaci buddisti; a New York a 3.000 musulmani neri nella moschea di Harlem, ed in Argentina alla comunita' ebraica di Buenos Aires.
FUNERALI MARTEDI' NELLA BASILICA DI SAN PAOLOI funerali di Chiara Lubich, la fondatrice dei focolarini morta questa notte nel centro Mariapoli di Rocca di Papa, si svolgeranno martedi' prossimo alle 15 nella basilica di San Paolo fuori le mura. Dalle 16 di oggi sara' aperta la camera ardente nel centro internazionale dei focolarini dove la Lubich risiedeva e dove ha chiesto di essere portata nella notte tra mercoledi' e giovedi', quando e' stato evidente ai medici del Policlinico Gemelli dove era ricoverata che le sue condizioni erano gravissime.

PAPA E CATTOLICI, GRATI A UNA GRANDE DONNA
La "gratitudine" del Papa a Dio per aver donato alla Chiesa e al mondo Chiara Lubich, una donna che ha "vissuto un impegno costante per la comunione nella Chiesa, per il dialogo ecumenico e la fratellanza tra tutti i popoli" guida idealmente il coro di preghiere e riconoscimenti che il mondo cattolico tributa alla fondatrice dei focolarini morta questa notte. E Benedetto XVI raccomanda ai seguaci di Chiara, il più numeroso movimento cattolico nel mondo, di "seguirne le orme e mantenerne vivo il carisma". Il braccio destro di papa Ratzinger, Tarciso Bertone, - che martedì celebrerà nella basilica di San Paolo i funerali che saranno trasmessi anche via satellite - ricorda che la Lubich "é stata una grande personalità che tutti abbiamo ammirato e amato, cattolici e non" e ne apprezza "il lavoro infaticabile per la comunione all'interno della Chiesa e per l'unità di tutti, persone, comunità e popoli".

L'Osservatore Romano rende omaggio al suo "cattolicesimo mite e dialogante, capace di ascoltare e condividere la grande ricerca umana di Dio e dell'amore". I vescovi italiani, con un messaggio firmato da presidente e segretario, card. Angelo Bagnasco e mons. Giuseppe Betori, sottolineano come la Lubich abbia "arricchito la vita della Chiesa in Italia e nel mondo" e ricordano con "particolare riconoscenza la forza della sua testimonianza, che ha proposto un cammino di fede fondato sul principio di unità". Alle istituzioni ecclesiali fanno eco i movimenti cattolici, come i focolarini nati dallo spirito del Concilio Vaticano II: Mario Marazziti per la Comunità di Sant'Egidio afferma che "si sentirà la mancanza della bellezza cristiana al femminile" di Chiara, che "ispirerà tanti", anche non cattolici. Il portavoce di Sant'Egidio osserva che "é stata "capace di promuovere una delle incarnazioni più innovative del Concilio Vaticano II, con il suo tratto laicale e con la sua capacità di unità e dialogo".

Don Massimo Camisasca, per ricordare la Lubich scrive una lettera a tutti i responsabili del Movimento, esprimendo il proprio cordoglio e ricordando la "amicizia" con cui "Chiara mi onorava". La Famiglia religiosa di Don Orione, che tra l'altro pubblica l'intervista che la Lubich ha rilasciato nei giorni scorsi alla rivista orionina, sottolinea la "spiritualità dell'unità" che la fondatrice ha impresso ai focolari. Il presidente del Rinnovamento nello Spirito (RnS), Salvatore Martinez, parla di "commozione profonda, gratitudine grande, responsabilità rinnovata" come "sentimenti" provati alla notizia della scomparsa di Chiara Lubich. In particolare, osserva, la sua "testimonianza evangelica" è "difficile da organizzare in un pensiero, in una tesi, in un racconto, perché ancora più grande, e spinta dal vento dello Spirito". Questa morte, rimarca infine Giovanni Giacobbe, presidente del Forum delle famiglie, "lascia orfano l'associazionismo cattolico italiano".

NAPOLITANO, VOCE RIGOROSA E LIMPIDA
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, appresa la notizia della scomparsa di Chiara Lubich, ha inviato al Movimento dei Focolari, di cui e' stata fondatrice e presidente, il seguente messaggio: ''Si spegne, con Chiara Lubich, una delle figure piu' rappresentative del dialogo interreligioso e interculturale, una voce rigorosa e limpida nel dibattito contemporaneo. Nel corso di una vita spesa al servizio degli altri, Chiara Lubich, con la sua fede, la sua intelligenza e la sua passione, ha saputo fondare un movimento, tra i piu' estesi nel mondo, in grado di confrontarsi, con spirito aperto, con il mondo laico sulla base della supremazia degli ideali umani della solidarieta', della giustizia e della pace fra popoli e nazioni. Memore di questo infaticabile impegno invio ai familiari e a tutto il movimento dei focolari i sentimenti del mio commosso cordoglio''. Lo rende noto un comunicato del Quirinale.

 
 
 

le donne  e l'8 marzo

Post n°292 pubblicato il 10 Marzo 2008 da dammiltuoaiuto
 
Tag: donna, donne

Anche se in ritardo, desidero augurare a tutte le ragazze un BUON OTTO MARZO, soprattutto a quelle che vivono condizioni disagiate o disperate.

Qui di seguito vorrei riportare alcune considerazioni sulla situazione della donna nei paesi mussulmani. Le considerazioni sono tratte dal sito www.asianews.it . Il neretto è mio. Non voglio nascondere le discriminazioni e le privazioni cui le ragazze sono vittime anche nel mondo occidentale. Voglio però evidenziare il livello - indiscutibilmente più basso - di comprensione e risoluzione del problema che si avverte nei paesi a cultura mussulmana. Senza cadere in razzismi ed aprioristiche semplificazioni, voglio solo dire che sarebbe bello per tutto il mondo - a partire da quella parte del mondo più "arretrata" - riconoscere la grandezza del genio femminile.

BUON OTTO MARZO!

Per la giornata mondiale delle donne, la Federazione delle donne turche (TKCF), appoggiata da alcune università e organizzazioni non governative ha indetto una grande manifestazione a Smirne, città sulla costa Egea, candidata ad Expo 2015, e patria del “kemalismo”, per chiedere uno Stato realmente laico - in contrapposizione alla legge che liberalizza l’uso del velo nelle università, ma che poi non tutela concretamente i diritti delle donne. Tema portante dell’evento sarà la commemorazione dell'opera di Mustafa Kemal Ataturk che fondò il moderno Stato turco e si fece promotore di numerose riforme per fare acquisire alle donne una maggiore parità.

 Malgrado gli sforzi delle autorità, infatti, è da riconoscere che la condizione femminile in Turchia è ancora lontana dagli standard occidentali. Mentre il quadro giuridico in materia di diritti delle donne è in generale soddisfacente, è l’attuazione concreta nel quotidiano che è imperfetta, ambigua e ancora piena di contraddizioni. 

Le donne in Turchia rappresentano circa il 50% della popolazione attiva ed occupano posti importanti nella società (come in borsa o a servizio delle nuove tecnologie), ma complessivamente il loro tasso di analfabetismo è tre volte maggiore di quello degli uomini e i loro diritti vengono continuamente messi in discussione. Hanno ottenuto il diritto di voto nel 1934, undici anni prima delle donne italiane, eppure i delitti sessuali non sono ancora considerati come attacchi alla persona umana ma piuttosto contro "la decenza pubblica e l'ordine familiare".

 Secondo recenti statistiche indette dalla suddetta Federazione l’87% delle donne subisce violenza all’interno della propria famiglia: nel 34% dei casi si tratta di violenza fisica e di queste per il 16.3% si tratta di violenza sessuale abituale, mentre per il 53% è verbale. Il 40% delle donne turche subiscono matrimoni combinati, mentre il 20% sono sposate irregolarmente e quindi senza alcun riconoscimento da parte dello Stato. Il 64% delle donne incinta non ha mai fatto un controllo prenatale. 

Il 20% delle donne non sa scrivere né leggere, su cento donne che hanno studiato, solo due hanno il diploma superiore e tra coloro che hanno frequentato il liceo, di età compresa tra i 15 e i 24 anni, il 39.6% sono disoccupate. Solo il 25% delle donne lavora (contro una media UE del 55%). 

Sottolineano inoltre con preoccupazione che la legge sulla protezione della famiglia viene applicata solo parzialmente dalle autorità civili. Come al solito, dunque, ancora prima delle promesse dei politici è la solidarietà tra donne a tener desta l’opinione pubblica e a cercare soluzioni concrete. E’ la quarantenne Arzuhan Yalçındağ, presidente della Condinfustria turca (TUSIAD), ad esempio, approfittando della sua posizione sociale, a farsi promotrice delle donne. Visitando varie città della Turchia, dal nord al sud, dall’est all’ovest, trova la forza di denunciare le discriminazioni, sostenendo che “il modo migliore per ovviare alla discriminazione nei confronti delle donne consiste nell'introdurre misure temporanee di discriminazione positiva, come per esempio favorire la partecipazione politica femminile in Turchia e sul mercato del lavoro, creando una nuova immagine della donna nella società”. Sostiene inoltre che uno dei problemi connessi alla partecipazione delle stesse alla forza lavoro, è la “mancanza di un sistema istituzionalizzato, generalizzato, accessibile e abbordabile di infrastrutture per la cura dell'infanzia, dei familiari anziani e disabili che obbliga le donne a sobbarcarsi questi bisogni nel privato della loro casa”.

 Non a caso Cemile Bitargil, donna energica, cristiana convinta, casalinga e madre di tre figli, è stata la prima a fondare nell’Hatay, regione nel sud della Turchia a confine con la Siria, la prima casa per disabili mentali, atta ad un loro inserimento nella società, quando ancora negli anni ottanta essi venivano considerati “maledizione di Dio” e quindi tenuti segregati e nascosti, ed a dare un appoggio umano e morale alle loro famiglie mediante traning appositamente studiati. E Nazire Kil, anch’essa greco ortodossa, dopo tanti anni vissuti in Germania come sarta, è rientrata in patria e ora da pensionata dà un grande sostegno economico e umano a diverse case di riposo per anziani che cominciano a prendere piede nel Paese. “Tutto ciò dimostra - dice con convinzione Nazire – che il problema non è questione di velo, usato, purtroppo, non solo per coprire il capo femminile, bensì tante ben più profonde discriminazioni sui diritti delle donne”.

 Donne che studiano, gestiscono i soldi della famiglia e lavorano, ma che subiscono matrimoni combinati, discriminazioni politiche e soprusi in campo sessuale. E’ la condizione femminile nei Paesi arabi, tutt’altro che omogenea, e all’emancipazione e al progresso si alternano abusi e violazioni. 

Oggi a New York si conclude la 52esima sessione del ciclo di incontri organizzati dalla Commissione ONU sullo stato delle donne. In molti Stati le donne vengono violate nei loro diritti e il panorama offerto dal Medio Oriente è piuttosto variegato. 

Secondo Haifa Fahoum al-Kaylani, fondatrice del Forum internazionale per le donne arabe, il mondo femminile nei Paesi arabi ha conquistato significativi traguardi: dalle sponde tunisine fino all’Iran il numero delle laureate in medicina, farmacia e legge è cresciuto esponenzialmente. Si calcola infatti che circa il 70% dei laureati nel mondo arabo siano donne. È di pochi giorni fa la notizia che in Egitto la carica di Ufficiale di stato civile addetto alle cause matrimoniali è stata assegnata proprio alla 32enne Amal Selim. È la prima donna a ricoprire tale carica in Egitto, dove nell’ultimo anno 30 donne sono state nominate giudici.

È anche vero però che nelle sfere economiche e politiche la presenza delle donne è decisamente limitata e in alcuni Paesi la cultura patriarcale è causa di persistenti discriminazioni.

Il Kuwait sembra essere uno dei Paesi con la più bassa rappresentanza di donne in parlamento e secondo Salwa Al Jassar, responsabile del Centro di emancipazione femminile, le donne in Kuwait pur essendo istruite e spesso molto ricche sono lontane dall’ottenere equità in politica, e né i poteri legislativi né gli esecutivi sembrano avere particolare interesse nel accelerare il processo.

Simile panorama nello Yemen, dove giovedì 1 marzo durante il Forum delle Sorelle arabe per i diritti umani, le partecipanti hanno invitato la società civile e i media a mobilitarsi per fare luce e pressione sull’ingiusta condizione di inferiorità a cui il  genere femminile è relegato.

In risposta all’appello lanciato dalla Commissione ONU riunita a New York per garantire una maggiore attenzione e una promozione delle donne, il Qatar ha promesso di aprire la strada all’uguaglianza tra i sessi a tutti i livelli.

In Arabia Saudita invece la risposta data alla Commissione ONU per l’eliminazione della discriminazione femminile dalle donne appartenenti ad una delegazione mista, sembra smentire la percezione che le donne del Regno saudita siano cittadine di seconda classe sottomesse ad una cultura ipocrita e patriarcale.  Secondo alcune saudite infatti le donne stanno emancipandosi: “Possiamo viaggiare da sole”, dice Lubna Al-Ansari, che afferma di avere ottenuto il permesso dal marito. Un membro maschile della stessa delegazione, commentando la legge vigente sulla poligamia, ha detto che essa in realtà riduce a quattro il numero di donne che un uomo può sposare. Secondo il delegato inoltre, un uomo sceglierebbe di sposare più donne sia per soddisfare un forte desiderio sessuale (?), che per fare un’ “azione umanitaria”, dato che le donne sposate ottengono una sicurezza economica.

Secondo la Commissione ONU, la folta delegazione saudita è un tentativo di mascherare l’effettiva discriminazione femminile che spesso si traduce in ingiuste punizione di donne abusate e innocenti.

Hillel Neuer, direttore esecutivo della Commissione ONU ha commentato: “Molte delle risposte fornite da delegate e delegati parlano da sé. Invece di mandare delegazioni per convincere l’ONU che la piaga della discriminazione femminile in Arabia Saudita non esiste, il governo di Riyadh dovrebbe fare di tutto per riformare le leggi discriminatorie che hanno reso possibile condannare alla frusta una donna vittima di violenze sessuali”.   

 

Nel 2007 sono aumentate in Pakistan le violenze gravi contro le donne: secondo il rapporto del Madadgar Research and Database Centre, ci sono stati 7.870 casi di violenza sessuale con omicidio, suicidi e applicazione delle “ordinanze Hudood” (per le quali la donna vittima di violenza carnale può essere accusata di “sesso extraconiugale” e arrestata), contro i 7.564 del 2006. Firdous Chaudhry, coordinatore dell’Organizzazione delle donne cattoliche pakistane (Pcwo), dice che anche per questo hanno previsto per oggi, Giornata mondiale della donna, oltre a mostre e feste, anche un dibattito sulle discriminazioni subite dalle donne pakistane. Sotto accusa anzitutto le autorità pubbliche, che non fanno abbastanza.

“Le donne cristiane – spiega – sono discriminate tre volte: perché fanno parte di una minoranza religiosa, di una società poco sviluppata e in quanto donne”. Per questo la Pcwo opera per rendere le donne più consapevoli dei loro diritti e per fornire un aiuto legale e sociale alle vittime di violenze.

E’ pure critica Shazia Naz, avvocatessa cristiana, che conferma come “le donne sono ancora discriminate sul lavoro e uccise in nome del cosiddetto onore”. Dice che gli emendamenti delle leggi Hudood sono stati soltanto “cosmetici” e anche la legge del 2006 per la Protezione delle donne non ha portato effettivi miglioramenti. Nei tribunali penali la testimonianza di  una donna è ancora considerata valere la metà di quella di un uomo.

Dal marzo 2007 ad oggi, sono aumentate del 40% le violenze fisiche denunciate contro le donne in Afghanistan, secondo fonti delle Nazioni Unite.Tra le cause, la Commissione indipendente afgana per i diritti umani (Aihrc) dice che in larghe parti del Paese è diminuita la sicurezza mentre cresce una convinzione di impunità, le istituzioni pubbliche sono spesso deboli e c’è molta povertà. Ma sono anche cause culturali, come la costrizione a sposarsi contro la propria volontà.

Allarmanti i dati di Womankind Worldwide, gruppo caritatevole britannico, secondo il quale l’80% delle donne afgane subisce violenze domestiche, oltre il 60% dei matrimoni sono forzosi e metà delle donne si sposa prima dei 16 anni.

Suraya Subhrang, membro di Aihrc, commenta che “nonostante 6 anni di retorica internazionale sull’emancipazione delle donne afgane, nessun effettivo cambiamento ha interessato la vita di milioni di donne”. Il gruppo ha riscontrato 626 tentativi di suicidio di donne nel 2007, con 130 morti, molti collegati a violenze fisiche e morali.

Ancora peggiore è la situazione sanitaria, con 1.600-1.900 donne su 100mila che muoiono di parto, percentuale seconda solo alla Sierra Leone. Secondo dati ufficiali Onu, ogni anno nel Paese muoiono almeno 24mila donne per parto e infezioni collegate e si stima che l’87% dei decessi potrebbe essere evitato. Oltre il 70% delle donne non ricevono assistenza medica durante la gravidanza, il 40% non ha accesso a cure ostetriche d’emergenza e il 48% soffre per carenza di ferro.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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