Un blog creato da dammiltuoaiuto il 19/08/2007

ZORRO E' VIVO

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internet   controllata?

Post n°374 pubblicato il 30 Maggio 2008 da dammiltuoaiuto
 

LA LIBERTA' DEL WEB SEPPELLITA DAI GIGANTI - 25-3-08
Postato il Monday, 24 March @ 21:47:12 CET di jormi
Articoli di Giulietto Chiesa

di Giulietto Chiesa, da Galatea - marzo 2008

Leggo di una nuova battaglia tra giganti, e mi viene da sperare che, come accadde ai dinosauri, prima o poi anche questi finiranno per sparire. Per il momento si azzuffano con gran rumore di denti. Nella Rete. Microsoft contro Google. Io e noi siamo parte, inconsapevole, di loro: li usiamo, ci usano. Sto scrivendo su un programma del primo e, se ho bisogno di un'informazione veloce, vado sul secondo. Sono sicuramente nel database del primo e del secondo. E anche di quello della prossima vittima dell'uno o dell'altro. Infatti Microsoft e Google si stanno combattendo sulle spoglie di Yahoo, per conquistarsele.



Penso agli adoratori di Internet, che sono poi quegli stessi che ancora pensano, davvero ingenui, che la Rete sia, o diventerà, il regno della libertà e della democrazia, dove si potrà sapere tutto quello che si vuole, dove ci si potrà emancipare da ogni controllo, dove l'ultimo dei poveri, e dei soli, potrà infischiarsene del primo dei potenti e dei ricchi, dove soprattutto si potrà ignorare le bugie della Grande Fabbrica dei Sogni e delle Menzogne che è il mainstream informativo del villaggio globale.

Illusione, certo, che è racchiusa però in cifre racchiuse nei database . Google ha 588 milioni di accessi unici, Microsoft ne vanta 540 milioni, Yahoo si accontentava dei suoi 485 milioni. E poiché nella tarda era dell'energia fossile, nella quale noi viviamo, la coazione a concentrarsi è dominante, non c'è scampo per i giganti minori.

Ma perché?

La risposta è semplice: perché sono loro, ormai, a decidere il nostro destino. C'è qualche cosa di mostruoso nel vederli muoversi alla conquista di altri mercati mentre tutto sembra dirci – e ci dice in effetti – che lo sviluppo indefinito nel quale siamo cresciuti tutti, sta finendo e ci si dovrà acconciare a uno sconvolgente cambio di vita, a una drammatica modificazione, cioè riduzione, dei nostri consumi. E loro invece, stanno progettando una moltiplicazione sesquipedale dei nostri consumi. Possibile che possano farlo? Possono, perché hanno la conoscenza; sono più potenti di molti Stati, ma non hanno responsabilità, e neppure logica. Non è infatti alla logica che obbediscono ma all'unica funzione che sanno svolgere: produrre denaro e, come sottoprodotto, produrre potere.

Dovremmo risparmiare energia? Abbiamo già compromesso gravemente tutti gli equilibri della biosfera? E loro costruiscono macchine che influenzeranno i nostri pensieri affinché noi consumiamo più energia e risorse naturali.

Possono perché loro hanno inventato “l'industria dell'influenza”. E' la prima volta nella storia dell'Uomo che un'attività economica rende direttamente denaro, per giunta in quantità mai viste, e, nello stesso tempo costringe i consumatori a produrre altro denaro. In altri termini loro traggono giganteschi profitti dalla manipolazione dei nostri comportamenti. Direttamente producono cose impalpabili, agiscono nel virtuale , come si dice. Vendono “comunicazione” e, apparentemente, anche informazione. Ma non quella vera, di cui loro dispongono, bensì quella che loro stessi selezionano affinché i nostri circuiti conoscitivi rimangano rinchiusi all'interno di determinate sequenze di pensieri. L'era digitale esattamente questo significa: 0-1-0-1, sì, no, sì, no. Uno switch apre, ma anche chiude, il rubinetto della conoscenza.

Ottantamila persone scrivono programmi per Microsoft. Trenta o quarantamila sono addetti alla manutenzione del motore di Google. Loro decidono il nostro tempo, la cosa meno fisica di ciò che ci compone.

Hanno diverse strategie e le migliorano in continuazione. L'assalto a Yahoo è un passaggio d'epoca, forse l'ultimo passaggio della “loro” epoca, appunto quella dell'energia fossile. Questo passaggio significa l'assalto definitivo alla Rete e la sua sottomissione alla pubblicità. Fino ad ora la pubblicità era solo (o quasi) “broadcast”. Cioè immense platee davanti alle televisioni, offerte (le platee) agl'inserzionisti (che vogliono piazzare i loro prodotti) come pacchetti da vendere. Ha funzionato per trasformare circa tre miliardi di persone in consumatori compulsivi. E valeva, fino all'altro ieri, anche per Internet: più un sito è visto (cioè cliccato) più un banne r su quel sito è costoso.

Poi , con il crescere dei numero dei computer, e con l'allargamento della banda, hanno pensato ad altri stratagemmi e si sono perfezionati. Agl'inserzionisti sempre più famelici di spazi hanno offerto audiences relativamente più ridotte, ma sempre più numerose, nicchie composte di clienti “specializzati”. Mentre l'epoca precedente era basata su grandi masse passive, questa si presenta come l'epoca delle masse “attive”, cioè che scelgono loro il modo in cui verranno manipolate e condizionate. Il passaggio d'epoca si chiama “interattività”. E, a sua volta, contiene un formidabile accessorio: la possibilità di “contare” tutto, di registrare ogni movimento, di accumulare dati statistici di ogni genere. Questo è il digitale, questa è la Rete.

Mentre le precedenti strategie “broadcast” erano basate su grandi numeri generici, disponibili “in natura” (il pubblico indistinto), queste nuove sono proprietà esclusiva di chi possiede i dati statistici. E questi sono forniti dai motori di ricerca, le macchine immateriali del tempo presente. Sono loro che registrano ogni nostro “passaggio” in Rete. Sia che leggiamo qualche cosa, sia che compriamo una merce, sia che esprimiamo in progetto di vacanza o divertimento, sia che chiediamo un'informazione, sia che parliamo al telefono, sia che guardiamo un programma tv. Sono le nostre abitudini, le nostre occupazioni, le nostre preoccupazioni, le nostre passioni, i nostri segreti, le nostre lettere ad essere monitorate.

E non è una banale intrusione nella nostra vita privata. Ai motori di ricerca la nostra vita privata, quella individuale, non interessa nulla. Quelli che registrano sono i “flussi” d'interesse, cioè i dati statistici. Di cui noi siamo parte infinitesimale ma niente affatto decisiva. E' in base alla conoscenza istantanea di quei flussi che loro sono in grado di suggerire (anzi di imporre) ai compratori-inserzionisti l'audience che è loro necessaria affinché possano vendere i loro prodotti.

E, come ben si capisce, con gli stessi meccanismi statistici con i quali vengono conosciuti, questi flussi possono essere deviati, rafforzati, indeboliti, incanalati, riorganizzati.

E' così che questi ciclopi accumulano, minuto per minuto, conoscenze che permettono loro di costruire strategie di controllo sociale, oltre che economico. E tutto questo deve restare rigorosamente al di fuori di ogni possibilità di controllo da parte dell'”uomo della strada”, cioè della molecola minima del gas sociale oggetto dell'indagine.

L'effetto economico è immediato e lampante. Ed è anche quantificabile con precisione matematica. Metti un banner e saprai ad ogni istante quante persone l'hanno visto. E' su questa base che viene definito il CPM (costo per mille). Ma, a differenza di una normale compra-vendita della merce (io ti dò lo spazio pubblicitario, tu mi paghi in base al suo valore di mercato), qui l'interazione prosegue. L'individuo molecola primaria viene catturato nella Rete. Il ciclope, attraverso il suo database, i suoi motori, non lo perde più di vista, lo insegue lungo tutti i diversi media di cui si serve, e che consulta magari distrattamente, lo tallona e lo registra mentre si muove, lavora, agisce, si diverte, ama e odia, vota o riposa.

Siamo già molto al di là delle strategie quantitative, che impongono un prodotto, un'idea, attraverso la sua ripetitività ossessiva in tutte le piattaforme: dai cartelloni stradali, ai cellulari, alle tv, al computer. Questa funziona, come sappiamo, egregiamente, e consente di usare lo stesso messaggio, modellato a seconda delle piattaforme su cui viene inviato, in modo che possa cogliere di sorpresa la molecola primaria e ficcarsi stabilmente nel suo subconscio.

Ma la svolta più raffinata è un altro uso dell'interattività: quello che permette di modellare il messaggio statisticamente sui gusti del navigatore. Funziona così: il motore di ricerca individua i comportamenti comuni a centinaia di migliaia di individui relativamente a un determinato problema, aspetto, emozione. Lo può fare in tempo reale e può quindi rispondere in tempo reale, cioè istantaneamente a tutta quella popolazione di individui su quel tema specifico che essi, tutti insieme, sollecitano. A tutti i navigatori è dunque possibile fare arrivare non un banner generico, ma un messaggio specificamente studiato per rispondere al loro interrogativo del momento.

Qui l'”industria dell'influenza” sta producendo risultati assolutamente inediti ed epocali. Google, Yahoo, Microsoft fanno ormai uso delle consulenze creative di imprese specializzate in “selezione di pubblici”. Compagnie come Double Click, Blue Lithium, Right Media sono all'origine di complessi sistemi di definizione di grandi nicchie comportamentali e di elaborazione di metodi per convogliare messaggi di alta specializzazione. Terreno di coltura, oltre che di studio, è l'immenso mondo dei videogiochi. I messaggi pubblicitari, la gran parte dei quali subliminale, vengono immessi nei videogiochi. Una specie di product placement generalizzato che è identico nel suo funzionamento allo spaccio della droga ai minori. I risultati della immissione nei cervelli (specie degli adolescenti) di “moduli di pensiero”, di desideri, di scale di valori, di reazioni istintive, potranno poi essere raccolti, ripresi, riutilizzati in altri contesti. Il cervello è stato marchiato, gli è stato introdotto un sistema di risposta automatica, e reagirà di conseguenza quando vedrà o ascolterà il richiamo.

Da quel momento l'internauta viene condotto all'interno di uno sconfinato mall, outlet , grande magazzino, centro commerciale, dove è possibile acquistare ed essere acquistati da merci e idee di ogni genere. L'individuo crede di esservi entrato di propria, spontanea volontà (gli si fa presente, ogni volta, che è lui che sta scegliendo, e che sta quindi esercitando la propria libertà) mentre viene condotto nei reparti di vendita che sono stati allestiti esattamente per lui. Cioè per il lui, o la lei, statistici che sono stati composti dai motori di ricerca.

L'inserzionista corrisponde a una di quelle vetrine di quel particolare reparto. Da solo non potrebbe neppure sognare di avere tanti clienti potenziali. Solo il motore di ricerca può organizzargli una tale orgia di clienti. Per questo dovrà pagare il servizio: non più un CPM (costo per mille), ma adesso un CPC (costo per click).

Ed è proprio così che funziona, perché per ogni click in quel reparto, la probabilità che vi sia un acquisto è molto più alta. L'internauta è infatti già stato portato nel negozio “giusto”, quello dove ci sono le merci che desidera comprare. E' in questo modo che l'era del fossile, l'era del consumo disperatamente crescente, l'era dell'accumulazione fantasmagorica del denaro e della disuguaglianza, l'era della fine della democrazia liberale, si stanno attrezzando per affrontare il tremendo cambio d'epoca dall'esaurirsi delle risorse naturali e dal venire in luce della mostruosa constatazione che siamo entrati in “overshooting”, cioè che stiamo distruggendo la biosfera, cioè noi stessi. Pensano (ma forse non pensano per niente) che la crescita possa restare illimitata ed eterna, come si sono illusi che fosse, e non è mai stata. Ci costringeranno a fare di più e di peggio, mentre, al posto della crescita infinita, sta comparendo all'orizzonte la “crescita di tutti i limiti”.

Poi verrà la guerra, e avrà gli occhi di vetro di un computer

 
 
 

Nucleare  No Grazie

Post n°373 pubblicato il 30 Maggio 2008 da dammiltuoaiuto
 

La cosa che piu' mi infastidisce sapete qual è? che non dicono: scegliamo la fonte di energia piu' conveniente, sicura, rinnovabile, per avere il 50% di rinnovabili nei prossimi vent'anni. no. dicono: facciamo il nucleare. e basta.
che gliene frega di cosa dice un premio nobel come rubbia, che poi hanno esiliato in spagna? che gliene frega che in svezia hanno avuto il nucleare per 50anni ed oggi lo stanno smantellando perché è una tecnologia obsoleta e non sicura?e poi ti vengono a dire: "chi dice NO al nucleare lo fa su posizioni ideologiche." Calibano dovrebbe guardarsi allo specchio: la posizione ideologica è la loro. dicono sì al nucleare a prescindere. perché è pericoloso (si puo' giocare sulla paura delle persone, sulle prossime crisi), concentra la fornitura di energia nelle mani di un oligopolio, è costosissimo (fa gli interessi dei costruttori di centrali, senza dubbio). E' vero che nessuno arriva a coprire il fabbisogno energetico totale, con il rinnovabile. Ma ci manca poco. L'islanda, ad esempio, è già a quota 99%.
La Svezia conta di arrivarci entro pochi anni. Se ha messo in programma un progetto di queste proporzioni, significa che SI PUO'. E lo ha fatto smantellando il nucleare!!!Dal 2007 in Spagna, per i palazzi di nuova costruzione e per edifici ristrutturati, saranno obbligatori i pannelli solari termici. È quanto prevede il nuovo Codice tecnico di edificabilità (Cte) entrato in vigore a fine settembre: le abitazioni dovranno essere dotate di pannelli solari termici per produrre dal 30 al 70% di acqua calda, mentre gli edifici pubblici, i complessi industriali e i centri commerciali saranno tenuti a installare anche i pannelli solari fotovoltaici per la produzione di elettricità.
"Queste misure energetiche permetteranno un risparmio energetico compreso tra il 30 e il 40%, così come una riduzione di emissioni di C02 dal 40 al 55% per ogni palazzo", ha detto il ministro dell'Ambiente Cristina Narbona durante l'inaugurazione di un seminario sul Cte.
Il ministro per le politiche abitative, Maria Antonia Trujillo, ha assicurato che le nuove norme rappresenteranno un aumento del costo della casa di solo l'1%, contrariamente a quanto dice l'Associazione dei promotori immobiliari di Madrid, che stima un aumento del costo pari al 12%.

Dire che le scorie sono gestibili è un po' un azzardo. Ricordo di aver letto un intervento di Rubbia a proposito. 250000 anni di pericolosità non sono pochi nemmeno per i tempi geologici. Terremoti, eruzioni, scoinvolgimenti climatici possono mettere in serio pericolo l'integrità dei contenitori e l'isolamento dei siti di stoccaggio. Se nel 16025 a.D. un sito di stoccaggio, anticamente in un deserto contamina le nuove falde acquifere della zona? E' un po' un lavarsene le mani, che siano i nostri nipoti ad occuparsene.
Chiaramente, se i gas serra non rendono invivibile il pianeta prima del 16025 a.D.
 E' una buffonata comunque credere che miglioreremo il problema gas serra. Quando faremo 4 centrali nucleari, per rispondere al fabbisogno energetico avremo costruito altre 40 centrali a carbone. Viviamo in un modello economico ecologicamente insostenibile. Niente può crescere indefinitivamente. L'unica speranza è nella fusione entro il 2050, o crack totale a mio parere, non so se economico o ambientale, ma qualcosa prima o poi salta.

ECCO  GLI ULTIMI INCIDENTI

 

2006
-Oskarshamn (Svezia). Corto circuito nell’impianto elettrico della centrale a 250 km da Stoccolma per cui 2 dei 4 generatori di riserva non sono stati in grado di accendersi. Vengono testate tutte le centrali nucleari del Paese e quella di Forsmark viene spenta

2006
-Kozlodui, Bulgaria. Intercettato un livello di radioattivita’ 20 volte superiore ai limiti consentiti: falla in una tubazione ad alta pressione. La centrale, che sorge nei pressi del Danubio, scampa a una gravissima avaria. Secondo la stampa locale la direzione cerca di nascondere l’accaduto e di minimizzarlo nel rapporto all’Agenzia nazionale dell’Energia Atomica

2007
-Scoppia un incendio nella centrale nucleare di Krummel, vicino ad Amburgo. Le fiamme raggiungono la struttura che ospita il reattore e si ferma l’impianto. In pochi mesi avarie anche nelle centrali di Forsmark, Ringhals e Brunsbuttel.
L'impianto di Kruemmel e’ il piu’ soggetto a piccoli incidenti e dovrebbe essere spento al piu’ tardi nel 2015.
-La centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, la piu’ grande del mondo che fornisce elettricita’ a 20 milioni di abitanti, e’ chiusa per i danni del terremoto che ha provocato un grosso incendio in un trasformatore elettrico, la fuoriuscita di 1.200 litri di acqua radioattiva che si riversano nel Mar del Giappone e una cinquantina di altri incidenti. Si teme che la faglia sismica attiva passi proprio sotto la centrale.
Siviglia. La Spagna si appresta ad avviare la produzione del più grande complesso di centrali solari termodinamiche d’Europa nel sito di Sanlucar La Mayor, vicino a Siviglia, per ridurre, grazie al contributo del sole dell’Andalusia, la dipendenza dal petrolio. «In Andalusia ci sono 320 giorni di sole all’anno», assicura il professor Valeriano Ruiz, direttore del laboratorio di termodinamica dell’università di Siviglia, lamentandosi della pioggia che scende a dirotto proprio nel giorno dellla visita dei giornalisti alla centrale. La prima centrale di questo complesso è già stata completata e dovrebbe essere inaugurata prima della fine dell’anno. La sua potenza installata è di 11 megawatt, un po’ di più rispetto a quella di Pocking, in Germania che con 10 Mw, sarà ancora per poco tempo la prima centrale a produzione di energia solare europea. Ma a Sanlucar La Mayor è prevista la costruzione totale di otto centrali per portare la potenza complessiva a 302 Mw da qui al 2010. Al completamento dei lavori, questo centro sarà capace di fornire energia a 180 mila utenti, l’equivalente di una città come Siviglia.

L'UNICA   SPERANZA   PER  CHIUDERE  LA BOCCA AI NUCLEARISTI  E' UN NUOVO REFERENDUM  CHE  FACCIANO DECIDERE  AGLI ITALIANI

Petizione Contro il Nucleare

Il nucleare di terza generazione (quello disponibile oggi) non è sicuro e non è economicamente conveniente.

Non è sicuro per il problema delle scorie radioattive e per le connessioni con le sue applicazioni dal punto di vista militare.

Non è economico perchè l’uranio è un combustibile fossile di cui l’Italia non è ricca e che subirà un picco come quello petrolifero. Il nucleare non è rinnovabile. E l’Italia rimarrebbe dipendente da altri paesi.

C’e’ una petizione qui. Io l’ho firmata.

Chiunque vinca queste elezioni truccate non deve percorrere la strada del nucleare ma quella del solare termodinaco e del geotermico.

Date un occhio a questo video .

Firma  anche qui

http://petizioni.tiscali.it/noalnuclearesiallenergiasolare

http://www.legambiente.eu/documenti/2006/0120_cambiodiclima_2006/petizione.php

 

NO BOMBE NUCLEARI IN  ITALIA

http://www.ipetitions.com/petition/stopbombnuclearitaly/

http://ideenergia.blogspot.com/2008/05/il-sole-nel-bicchiere.html
Il NO al nucleare è un valore innato in tutte le persone di buonsenso e di onestà intellettuale.
Chi è a favore deficita in una delle due.

- Spendere miliardi di euro per arrivare a coprire fra 15/20 anni il 15% del fabbisogno è pura follia.
Il 15% è facilmente raggiungibile prima entro tale data semplicemente con risparmio-solare-eolico e con investimenti immensamente inferiori.
- Chi dice che l'energia da nucleare costa poco mente allegramente perchè non considera gli enormi costi di dismissione e gestione scorie.
- Il nucleare NON è una fonte rinnovabile e investire ingenti risorse, tempo e rischi in quella direzione, nelle condizioni in cui il pianeta si trova, è pura follia.
- L'uranio come il petrolio si esaurisce ma soprattutto aumenterà il prezzo. Quanto? credo che nemmeno il piu' grande economista saprà cosa costerà fra 10, 20 anni. Perchè i costi saranno interdipendenti uranio-petrolio-gas e sappiamo quante fluttuazioni si hanno in base a eventi imprevedibili.
- I fautori, tra l'altro, dicono che è per le emissioni di CO2. Lestofanti! quale CO2? Quella che producete con la fungaia di inceneritori? E' il colmo, faccio le centrali nucleari per contrastare l'aumento di CO2 che produco con inceneritori. Che intelligenti! E poi le alternative (risparmio-eolico-solare) non hanno emissioni CO2!
- Se si investisse solo il 10% del badget per nucleare schizzeremmo in avanti sul know-how tecnologico, abbassando costi e aumentando rendimenti di solare, ecc.
Date un'occhiata:
http://futuroprossimo.blogosfere.it/2008/04/una-nuova-tecnologia-promette-pannelli-solari-lowcost-entro-un-anno.html
oppure
http://www.rinnovabili.it/xcpv-la-nuova-tecnologia-fotovoltaica-low-cost-701074
Ci saranno progressi che nemmeno immaginiamo su questo settore. E come al solito noi resteremo ancora indietro.
Come adesso adremmo ad elemosinare tecnologia nucleare in giro, fra 10 anni, quando sarà piu' chiaro il fallimento nucleare, andremo ad elemosinare tecnologia solare!

 

 

 
 
 

L'NDULTO QUOTIDIANO

Post n°372 pubblicato il 29 Maggio 2008 da dammiltuoaiuto
 

Manganelli: “In Italia indulto quotidiano”

Agenti della Polizia di Stato

In Italia c’è una vera situazione di “indulto quotidiano”. Tutti la conoscono, tutti ne parlano, “ma negli ultimi anni non s’è fatto niente”. Amaro e duro lo sfogo pronunciato dal capo della Polizia, Antonio Manganelli, intervenuto in commissione Affari costituzionali al Senato.
La situazione è dovuta dal fatto che la pena: “oggi è quando di più incerto esiste in Italia”; un qualcosa che rende “assolutamente inutile” la risposta dello Stato e “vanifica” gli sforzi di polizia e magistratura. “Non gioco a fare il giurista” prosegue “nè voglio entrare nelle prerogative del Parlamento, ma quella che abbiamo oggi è una situazione vergognosa”.
E il paradosso, denuncia Manganelli è quotidiano: “noi operatori delle forze dell’ordine viviamo tutti i giorni, quando arrestiamo qualcuno per uno dei reati di cosiddetta criminalità diffusa e scopriamo che quel qualcuno nell’ultimo semestre era stato già arrestato altre tre o quattro volte per lo stesso tipo di reato”.
Manganelli è intervenuto anche sul tema dell’immigrazione clandestina, ammettendo che gli strumenti a disposizione non consentono una azione adeguata. “Noi forze di polizia che diciamo che l’immigrazione clandestina va contrastata con un certo rigore” afferma Manganelli “rinunciamo già in partenza a qualsiasi possibilità di contrastare l’immigrazione clandestina”. E per spiegare le difficoltà del contrasto all’immigrazione clandestina Manganelli cita alcuni dati “inquietanti”.

“Dal 1 gennaio ad oggi, le forze dell’ordine hanno fermato oltre 10.500 clandestini per i quali hanno ritenuto di avviare le procedure di espulsione. Solo 2.400 di costoro hanno trovato posto nei centri di permanenza; gli altri 8mila hanno di fatto ottenuto un ’perdono sul campò e gli è stato consegnato un foglio di via, che equivale a un niente”.
E nel 2007 non è andata diversamente: “Abbiamo fermati 33.897 immigrati clandestini che dovevano essere avviati ai cpt e per i quali dovevano essere avviate le procedure di espulsione” spiega Manganelli. “Abbiamo trovato posto solo per 6.366 persone. 27mila sono stati destinatari di un foglio di via, naturalmente non accolto nella stragrande maggioranza dei casi”. E dunque, conclude Manganelli, “qualsiasi norma che possa rendere certa la pena, rendere effettiva l’espulsione attraverso l’adeguatezza dei centri e dei tempi di permanenza e qualsiasi cosa che vada in contro alla rapidità delle procedure è ben accetta”. Manganelli denuncia anche che il 30% dei reati di criminalità diffusa sono commessi da immigrati clandestini e un terzo della popolazione carceraria è composta da stranieri irregolari. | Dei “10mila 500 immigrati clandestini, ad oggi, per i quali è stata avviata la procedura di espulsione, solo 2400 hanno trovato posto nei centri di permanenza temporanea: un dato inquietante che perché significa che oltre 8 mila clandestini sono stati 'perdonati' sul campo, essendosi visti consegnare un foglietto su cui c'è scritto 'devi andare via', che equivale a niente”. E' il prefetto Antonio Manganelli, il capo della polizia, intervenuto quest'oggi in Senato alle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia, riunite per discutere la Conversione in legge del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica. Manganelli ha parlato di “un indulto quotidiano”.

Nell'audizione, il capo della Polizia ha reso noto che il 30% degli autori di reato di criminalità diffusa sono immigrati clandestini, e che disaggregando la media si nota che l'incidenza maggiore è al nord, e in particolare al nord – est, dove, ha detto, “"si toccano picchi del 60-70 per cento". Al sud i reati incidono relativamente poco.

La maggior parte degli immigrati non entra in Italia attraverso gli sbarchi, ha riferito ai senatori il prefetto Manganelli, che rappresentano solo il 10% degli ingressi. Dei clandestini, infatti, “il 65-70 per cento arriva regolarmente e poi si intrattiene irregolarmente". E sui reati "il 70 per cento di quei crimini commessi nel nord est da irregolari è compiuta proprio da chi arriva con visto turistico e poi rimane clandestinamente sul nostro territorio".

Non basta il contrasto all'ingresso, quindi, dice il Manganelli, “ma il controllo della permanenza sul territorio dei clandestini". Ma le forze dell'ordine non sarebbero in grado di contrastare il fenomeno: "Noi, occorre dirlo, rinunciamo in partenza alla possibilità di contrasto dell'immigrazione clandestina per mancanza di posti nei luoghi deputati alle espulsioni". Ai senatori impegnati a discutere il provvedimento del Governo, il capo della Polizia ha sottolineato che occorre “un adeguato finanziamento e risorse per le forze di polizia''. E, sul fenomeno immigratorio, ha detto: "La madre di tutte le soluzioni è quella di stipulare accordi bilaterali con i Paesi dai quali provengono gli stranieri irregolari".

Quella che viviamo è una «vera situazione di indulto quotidiano, che tutti conoscono, di cui tutti parlano, ma rispetto alla quale negli ultimi anni non s’e fatto niente». E' uno sfogo durissimo quello pronunciato dal capo della Polizia, Antonio Manganelli, intervenuto in commissione Affari costituzionali al Senato.

«La certezza della pena, che trova il consenso unanime della politica, della magistratura, dell’opinione pubblica - ha lamentato Manganelli - è quanto di più incerto esista oggi: meglio una pena blanda oggi che non la promessa di un castigo futuro che non arriva mai». «È una situazione - ha aggiunto il capo della Polizia - che noi operatori delle forze dell’ordine viviamo tutti i giorni, quando arrestiamo qualcuno per uno dei reati di cosiddetta criminalità diffusa e scopriamo che quel qualcuno nell’ultimo semestre era stato già arrestato altre tre o quattro volte per lo stesso tipo di reato. È una situazione assolutamente vergognosa quella che viviamo oggi».

Manganelli è intervenuto anche sul tema dell'immigrazione clandestina. Il capo della Polizia ammette che gli strumenti a disposizione non consentono una azione adeguata. «Noi forze di polizia che diciamo che l’immigrazione clandestina va contrastata con un certo rigore - afferma Manganelli - rinunciamo già in partenza a qualsiasi possibilità di contrastare l’immigrazione clandestina». E per spiegare le difficoltà del contrasto all’immigrazione clandestina Manganelli cita alcuni dati «inquietanti». «Dal 1 gennaio ad oggi, le forze dell’ordine hanno fermato oltre 10.500 clandestini per i quali hanno ritenuto di avviare le procedure di espulsione. Solo 2.400 di costoro hanno trovato posto nei centri di permanenza; gli altri 8mila hanno di fatto ottenuto un ’perdono sul campò e gli è stato consegnato un foglio di via, che equivale a un niente».

E nel 2007 non è andata diversamente: «Abbiamo fermati 33.897 immigrati clandestini che dovevano essere avviati ai Cpt e per i quali dovevano essere avviate le procedure di espulsione - spiega Manganelli -. Abbiamo trovato posto solo per 6.366 persone. 27mila sono stati destinatari di un foglio di via, naturalmente non accolto nella stragrande maggioranza dei casi». E dunque, conclude Manganelli, «qualsiasi norma che possa rendere certa la pena, rendere effettiva l’espulsione attraverso l’adeguatezza dei centri e dei tempi di permanenza e qualsiasi cosa che vada in contro alla rapidità delle procedure è ben accetta». Manganelli denuncia anche che il 30% dei reati di criminalità diffusa sono commessi da immigrati clandestini e un terzo della popolazione carceraria è composta da stranieri irregolari.

 
 
 

GOMORRA

Post n°371 pubblicato il 26 Maggio 2008 da dammiltuoaiuto
 


Potere, soldi e sangue. In un mondo apparentemente lontano dalla realtà, ma ben radicato nella nostra terra, questi sono i "valori" con i quali gli abitanti della provincia di Caserta, tra Aversa e Casal di Principe, devono scontrarsi ogni giorno. Quasi sempre non puoi scegliere, quasi sempre sei costretto a obbedire alle regole del Sistema, la Camorra, e solo i più fortunati possono pensare di condurre una vita "normale". Gomorra è un viaggio nel mondo affaristico e criminale della camorra si apre e si chiude nel segno delle merci, del loro ciclo di vita. Le merci "fresche", appena nate, che sotto le forme più svariate - pezzi di plastica, abiti griffati, videogiochi, orologi - arrivano al porto di Napoli e, per essere stoccate e occultate. E le merci ormai morte che, da tutta Italia e da mezza Europa, sotto forma di scorie chimiche, morchie tossiche, fanghi, addirittura scheletri umani, vengono abusivamente "sversate" nelle campagne campane, dove avvelenano, tra gli altri, gli stessi boss che su quei terreni edificano le loro dimore fastose e assurde - dacie russe, ville hollywoodiane, cattedrali di cemento e marmi preziosi - che non servono soltanto a certificare un raggiunto potere, ma testimoniano utopie farneticanti.

 
 
 

La casta dello stipendio record

Post n°370 pubblicato il 26 Maggio 2008 da dammiltuoaiuto
 

La casta dello stipendio record


Per i parlamentari italiani aumenti boom: 10% l'anno. E sono anche meno i preparati
FABIO POZZO

La Casta peggiora, ma ha le tasche sempre più piene. In sessant’anni, i nostri parlamentari sono diventati sempre meno preparati, istruiti e impegnati, ma non per questo più poveri. Il loro calo di qualità è stato inversamente proporzionale al loro reddito, che è invece cresciuto di oltre il 10% l’anno. Contro l’1,5%, ad esempio, dei loro colleghi Usa, rispetto ai quali guadagnano abbondantemente di più.

Gli italiani sono gli onorevoli più pagati dell’Occidente: una busta di oltre 144 mila euro (più spese), contro gli 84.108 di un loro collega tedesco, gli 81.600 di un inglese, i 62.779 di un francese, i 35.051 di uno spagnolo e i 7.369 di un polacco, fanalino di coda delle indennità parlamentari in Europa.

 


 
 
 

P2 di Licio Gelli

Post n°369 pubblicato il 26 Maggio 2008 da dammiltuoaiuto
 

P2 di Licio Gelli -
PIANO DI RINASCITA DEMOCRATICA

Organizzazione di tipo golpistico volta a controllare e orientare la vita democratica del Paese.

La Loggia si proponeva, attraverso i suoi membri, appositamente finanziati ed appoggiati di:
- influenzare i partiti;
- controllare la stampa;
- dividere e indebolire i sindacati;
- smantellare la Rai TV;
- sottoporre le Procure al potere dell'esecutivo;
- sostituire i partiti politici con due movimenti, uno di centrodestra e uno di centrosinistra, eliminando le ali estreme.

Silvio Berlusconi: Tessera P2 n°1816

MISSIONE COMPIUTA

 
 
 

lettere da napoli

Post n°368 pubblicato il 26 Maggio 2008 da dammiltuoaiuto
 

Chiaiano/Italia 2

meetup_Giugliano.jpg
Clicca l'immagine


Una lettera da Chiaiano.

"Datemi voce e spazio perché sui giornali di domani non si leggerà quello che è accaduto. Si leggerà che i manifestanti di Chiaiano sono entrati in contatto con la polizia. Ma io ero lì. E la storia è un'altra. Alle 20 e 20 almeno 100 uomini, tra poliziotti, carabinieri e guardie di finanza hanno caricato la gente inerme. In prima fila non solo uomini, ma donne di ogni età e persone anziane. Cittadini tenaci ma civili - davanti agli occhi vedo ancora le loro mani alzate - che, nel tratto estremo di via Santa Maria a Cubito, presidiavano un incrocio.
Tra le 19,05 e le 20,20 i due schieramenti si sono solo fronteggiati. Poi la polizia, in tenuta antisommossa, ha iniziato a caricare. La scena sembrava surreale: a guardarli dall'alto, i poliziotti sembravano solo procedere in avanti. Ma chi era per strada ne ha apprezzato la tecnica. Calci negli stinchi, colpi alle ginocchia con la parte estrema e bassa del manganello. I migliori strappavano orologi o braccialetti. Così, nel vano tentativo di recuperali, c'era chi abbassava le mani e veniva trascinato a terra per i polsi.
La loro avanzata non ha risparmiato nessuno. Mi ha colpito soprattutto la violenza contro le donne: tantissime sono state spinte a terra, graffiate, strattonate. Dietro la plastica dei caschi, mi restano nella memoria gli occhi indifferenti, senza battiti di ciglia dei poliziotti. Quando sono scappata, più per la sorpresa che per la paura, trascinavano via due giovani uomini mentre tante donne erano sull'asfalto, livide di paura e rannicchiate. La gente urlava ma non rispondeva alla violenza, inveiva - invece - contro i giornalisti, al sicuro sul balcone di una pizzeria, impegnati nel fotografare.
Chiusa ogni via di accesso, alle 21, le camionette erano già almeno venti. Ma la gente di Chiaiano non se ne era andata. Alle 21.30, oltre 1000 persone erano ancora in strada. La storia è questa. Datemi voce e spazio. Perché si sappia quello che è accaduto. Lo stato di polizia e l'atmosfera violenta di questa sera somigliano troppo a quelli dei regimi totalitaristi. Proprio quelli di cui racconto, con orrore, ai miei studenti durante le lezioni di storia".
Elisa Di Guida, docente di Storia e Filosofia - Napoli

----> Segui gli avvenimenti di Chiaiano su Meetup Napoli. Clicca.

 
 
 

Incenerire?

Incenerire è anche un pò morire.....

Perchè dire no all'inceneritore nel Picentino.

http://blog.libero.it/joiyce/

L’incenerimento trasforma i rifiuti in nanoparticelle tossiche, diossine e metalli pesanti.
Le micropolveri (pm2 fino a pm 0,1) se inalate dai polmoni giungono al sangue in 60 secondi e in ogni altro organo in 60 minuti.
Le patologie derivanti dall’inalazione e ingestione continuata sono: cancro, malformazioni fetali, infertilità, Parkinson, Alzheimer, infarto e ictus. Lo comprovano migliaia di studi scientifici internazionali.
L’incenerimento necessita di acqua, calce, bicarbonato che aumentano la massa iniziale dei rifiuti.
Da una tonnellata di rifiuti vengono prodotti fumi e 300kg di ceneri solide e altreb sostanze altamente tossiche.
Le ceneri solide, frutto dell’incenerimento sono smaltite per legge in una discarica speciale di II livello per rifiuti tossici nocivi, rifiuti estremamente più pericolosi delle vecchie discariche.
I fumi contengono 30 kg di ceneri volatili cancerogene, diossine furani, polveri sottili (i particolati da pm10 a pm 0,1) fumi.L’incenerimento produce 650kg di acque inquinate da depurare.
Gli inceneritori sono finanziati col 7% della bolletta enel, CIP6, associandoli falsamente alle energie rinnovabili, senza tale tassa sarebbero diseconomici.

In alternativa all’incenerimento:
Riduzione dei rifuti, raccolta differenziata, riciclaggio e bioessiccazione.
Riduzione dei rifiuti: Berlino ha ridotto, per esempio, in sei mesi i rifiuti del 50%.
Raccolta differenziata porta a porta con tariffa. Riciclo di quanto raccolto.
Quanto rimane di rifiuto dopo l’attuazione dei primi tre punti va inviato a impinti per una selezione meccanica delle tipologie dei rimanenti rifiuti indifferenziati. La parte non riciclabile può essere trattata in impianti di bioessiccazione.
In termini economici non conviene bruciare in presenza di una raccolta differenziata perché: Il legno può essere venduto alle aziende per farne truciolato. Il riciclaggio della carta conviene di più. Lo stesso dicasi per la plastica: infatti occorrono 2,5 kg di petrolio per fare un kg di plastica.
La raccolta differenziata può superare il 70% dei rifiuti, il rimanente può ridursi al 15/20% dopo la bioessicazione. Una quantità di gran lunga inferiore agli scarti degli inceneritori, ma si tratta di scarti inerti e non tossici, con minori spese di gestione. Scienziati di fama mondiale del calibro del Prof. Con net lo sostengono da decenni.

 
 
 

Trombati e rimborsati,

Trombati e rimborsati, pensioni e liquidazioni degli ex parlamentari. (prima parte).

Ecco quanto costano alla collettività i politici non rieletti il 13 e 14 aprile.
«Ma davvero»: non ci crede neanche lui. Antonio Martusciello, classe 1962, potrebbe essere il più giovane pensionato dell’ultimo Parlamento, a 46 anni. Napoletano, 4 legislature alle spalle, è entrato a Montecitorio a 32 anni, ha svolto14 anni effettivi di mandato. E in base a una vecchia norma degli anni Ottanta può riscattare i contributi mancanti fino ad arrivare a 20. Farebbe bingo: con 20 anni di contributi, a prescindere dall’età del pensionando, il Parlamento allarga i cordoni della borsa, basta essere stati eletti prima del 2001. E dunque Martusciello dal 1°maggio potrebbe intascare 7.958,50 euro lordi al mese di vitalizio, 95.502 euro l’anno. Al telefono casca dalle nuvole: «Ancora non ho deciso se riscattare i contributi, non so se conviene».Conviene. Rino Piscitello, pd, i conti li ha già fatti. Ha 47 anni e mezzo e pure lui ha 4 mandati. Ha 3 anni di contributi da riscattare: lo farà a rate come gli hanno consigliato i tecnici della Camera, che hanno già comunicato ai parlamentari non ricandidati la loro posizione previdenziale. Camera e Senato si sono infatti portati avanti col lavoro, calcolando il possibile costo della chiusura anticipata della XV legislatura e modificando il bilancio di previsione del 2008: più 8 milioni, rispetto al 2007, per i vitalizi di Montecitorio, che già costavano 131,2 milioni di euro (comprese pensioni di reversibilità); più 3,7 milioni a Palazzo Madama (erano circa 72 milioni un anno fa). Ma non basteranno. Con la scomparsa della Sinistra Arcobaleno, dei socialisti, della Destra e dell’Udeur, un esercito di nuovi pensionandi incombe. Come l’ex  ministro Alfonso Pecoraio Scanio, 49 anni appena compiuti. Deputato dal 1992, vanta 5 legislature: 16 annidi mandato effettivo, 22 anni di contributi pagati, se arriva a 25 gli scatterebbe un vitalizio di 8.836 euro lordi al mese. Agganciato, come tutti gli altri, all’indennità dei parlamentari in carica. In tempi di lotta alla casta, nessuno si sogna di esultare pubblicamente per l’assegno che lo aspetta. Soprattutto nella sinistra radicale. Ma una cosa è certa: molti NON saranno costretti a cercarsi un lavoro. 
Con 3 legislature, infatti, gli eletti ante 2001 hanno il vitalizio a partire da 50 anni . Dunque Franco Giordano, ex segretario di Rifondazione, 51 anni ancora da compiere, con il riscatto dei contributi può arrivare a 6.203 euro lordi; il suo coetaneo e collega di partito Pietro Folena, 5 legislature, a 8.836 euro. Già scaricato dal Partito socialista, invece, Enrico Boselli, classe 1957, 4 mandati e 7.959 € al mese. Più saldo in sella Oliviero Diliberto, segretario del Pdci e docente di diritto romano, che compirà 52 anni a ottobre. Continuerà a insegnare, ma aggiungerà allo stipendio un vitalizio uguale a quello di Boselli. Se la sinistra incassa, il centro e la destra non rimangono a mani vuote. Mauro Fabris, ex capogruppo dell’Udeur, se non viene ripescato come sottosegretario può contare sul vitalizio delle 3 legislature: ha compiuto 50 anni il 14 marzo. Lo stesso giorno di Ettore Peretti, udc, che però di legislature ne ha fatte quattro. L’ex senatore Francesco Storace, 49 anni, leader della Destra, riscatti permettendo, taglierà il traguardo il 25 gennaio 2009, mentre l’ex sottosegretario verde all’Ecomia Pier Paolo Cento, nato nel 1962, rimarrà nel limbo previdenziale per 4 anni ancora. E avanti: al Senato sono già arrivati alla meta Dario Galli della Lega e Giannicola Sinisi del Pd, classe 1957,mentre Franco Danieli, pd, ex sottosegretario per gli italiani all’estero, li batte: a 52 anni riceverebbe 8.164 euro. Cifre niente male, che mettono un po’ a disagio i beneficiandi. A Montecitorio Carlo Leoni, vicepresidente uscente, sd, 53 annie 3 legislature, tenta una battuta amara dopo la sconfitta elettorale: «Non parliamo troppo di vitalizi, se no ci tolgono anche questi».
Impossibile: il vitalizio è un diritto irrinunciabile, come ben sa il leader del Pd Walter Veltroni, che inutilmente aveva cercato di non passare all’incasso: alla fine, da sindaco, ha annunciato urbi etorbi di averlo devoluto in beneficenza.  Sarà meno in imbarazzo il suo successore, Francesco Rutelli o Gianni Alemanno che sia: l’ultima modifica al regime vitalizio ha stabilito, nel luglio 2007, che non sarà più possibile cumularlo con lo sti-pendio derivante da cariche pubbliche. Fin qui i cinquantenni d’oro.

NB Articlo di A. Bianchi e L. Maragnani - Panorama N.18/2008

 

 
 
 

CARO  FALCONE

Post n°365 pubblicato il 24 Maggio 2008 da dammiltuoaiuto
 

Prima di commemorare si dica chi sono gli eroi  
Scritto da Salvatore Borsellino   
martedì 20 maggio 2008 23:24
19 maggio 2008 Palermo
"Prima di andare a commemorare Falcone e Borsellino i politici come Berlusconi o Schifani dichiarino chi deve essere considerato un eroe. E se continuano a sostenere che persone come Vittorio Mangano sono eroi, allora che si astengano dall'andare a sporcare la memoria delle vittime di mafia".
Lo dice all'ANSA Salvatore Borsellino, fratello del procuratore aggiunto Paolo Borsellino, ucciso nella strage del 19 luglio 1992 insieme agli agenti di polizia che lo scortavano. 
L'appello di Salvatore Borsellino arriva a pochi giorni dalle cerimonie di commemorazione di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e dei poliziotti morti il 23 maggio 1992. Il riferimento è alle affermazioni fatte lo scorso aprile dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e dal senatore Marcello dell'Utri, nei confronti del boss mafioso Vittorio Mangano, definito da entrambi i politici "un eroe".
Palermo in questi giorni, su iniziativa del sindaco, Diego Cammarata, è tappezzata della foto dei due magistrati uccisi da Cosa nostra in cui compare la scritta: "Eroi per sempre". Secondo Alfredo Morvillo, fratello di Francesca e cognato di Giovanni Falcone, e Manfredi Borsellino, figlio del procuratore aggiunto Paolo Borsellino: "questa non può che essere la risposta della città di Palermo alle parole di chi pubblicamente e reiteratamente aveva indicato al Paese come eroe un noto uomo di mafia". "Quelle parole - aggiungono Morvillo e Borsellino - costituiscono una grave offesa alla memoria di tutti quesi servitori dello Stato che hanno perso la vita proprio a causa del loro impegno contro la mafia". (Ansa)

da www.antimafiaduemila.com

Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla.
Perché il vero amore consiste nell'amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare.

Paolo Borsellino

falconeeeOggi è il 23 Maggio. Può sembrare un giorno come gli altri, ma invece ricorre l’anniversario di uno dei giorni più neri della Repubblica Italiana. 16 anni fa alle 17.58, sull’autostrada A29 nei pressi di Capaci, veniva assassinato il Giudice Giovanni Falcone insieme alla moglie e agli agenti della scorta. Quello che ufficialmente sappiamo oggi di quel tragico giorno è che il boss di Cosa Nostra Totò Riina incaricò Giovanni Brusca di premere un detonatore collegato ad una quantità di tritolo tale da creare una voragine sull’autostrada.

Ma chi era Giovanni Falcone? Non è forse questa la sede giusta per raccontare tutta la sua storia, del pool antimafia, del maxiprocesso di Palermo, per le quali sono stati girati film, fiction e scritti decine di libri. Ma data la natura di questo blog, vale la pena ricordare il clima politico che ruotava attorno al Magistrato siciliano (e la “M” maiuscola non è un errore di battitura).

Torniamo per un attimo al 1987, al 16 Novembre per l’esattezza. In quel giorno si concluse il maxiprocesso che portò a 360 condanne per un totale che superava i 2600 anni di carcere. La battaglia contro la mafia sembrava definitivamente vinta e la vittoria portava le firme dei Giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ma qui entrò in gioco la politica e non solo. Già, perchè la prima stranezza arrivò dal Consiglio Superiore della Magistratura che non nominò Falcone come successore di Rocco Chinniti (che lasciava per motivi di salute) all’Ufficio Istruzione di Palermo. Gli fu preferito tal Antonino Meli che stravolse il metodo di lavoro intrapreso da Falcone e dal pool.

Il pool iniziò a perdere pezzi uno dopo l’altro e venne definitivamente sciolto da Meli nel 1989. Da lì in avanti Falcone vide sgretolarsi sotto i suoi occhi il lavoro di un decennio. Un giudice noto come l’ammazza-sentenze ribaltò diverse condanne e dopo il secondo grado di giudizio solo 60 condannati continuarono a rimanere dietro le sbarre. Lo Stato stava lasciando da soli Falcone e Borsellino.

Questo tema è affrontato in maniera eccellente dal film-documentario di Marco Turco, In un altro paese. Chissà, forse il regista ha scelto questo titolo perchè voleva immaginare cosa sarebbe successo in un altro paese dopo il maxiprocesso. Un paese in cui Giovanni Falcone e Paolo Borsellino furono messi in condizione di portare a termine il lavoro, di estirpare il cancro mafioso, di giungere all’anello di congiunzione tra Cosa Nostra e lo Stato. Un paese dove chissà, prima o poi, sarebbero stati un giorno nominati Ministro di Grazia e Giustizia e Presidente del CSM.

Niente di tutto questo. Nel nostro Paese successe tutt’altro. Arrivarono le infamie di aver nascosto in un cassetto le prove dei più gravi omicidi di mafia, arrivò il veleno di un giovane Totò Cuffaro al Maurizio Costanzo show, arrivò la rottura del fronte antimafia che permise alle cosche di rialzare la testa. Oggi, a 16 anni di distanza dalla strage di Capaci, cosa resta del lavoro di Falcone? Secondo Angelino Alfano, Ministro della Giustizia, “Il Consiglio dei ministri ha varato misure di grande impatto nella lotta alla mafia e che ci consentono di completare il disegno di Giovanni Falcone”.

Sulle misure del Governo, onestemente, preferisco non esprimermi. Ma lasciatemi dire che la situazione del parlamento italiano di oggi, rende davvero poco onore a uomini come Falcone. Scusate la retorica, ma un parlamento dove si può dire che un mafioso è un eroe senza essere smentiti, non è un parlamento che rispetta non solo la memoria, ma anche il lavoro, degli Eroi che la mafia l’hanno combattuta in cambio della propria vita.

“Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere.”
Giovanni Falcone

 
 
 

Estratti da Gomorra di Roberto Saviano

Post n°364 pubblicato il 21 Maggio 2008 da dammiltuoaiuto
 

"Pagine corsare"
Narrativa
Estratti da Gomorra
di Roberto Saviano

Roberto Saviano, Gomorra. Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra (Mondadori).
Dal capitolo "La Terra del Fuoco"


Vicino a Grazzanise era stata accumulata tutta la terra di spazzamento della città di Milano. Per decenni tutta la spazzatura raccolta nelle pattumiere dai netturbini milanesi, quella scopata al mattino, era stata raccolta e spedita da queste parti. Dalla provincia di Milano ogni giorno ottocento tonnellate di rifiuti finiscono in Germania. La produzione complessiva è però di milletrecento tonnellate. Ne mancano quindi all’appello cinquecento. Non si sa dove vanno a finire.
Con grande probabilità questi rifiuti fantasma vengono sparpagliati in giro per il Mezzogiorno. Ci sono anche i toner delle stampanti ad ammorbare la terra, come scoperto dall’operazione del 2006 “Madre Terra” coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Tra Villa Literno, Castelvolturno e San Tammaro, i toner delle stampanti d’ufficio della Toscana e della Lombardia venivano sversati di notte da camion che ufficialmente trasportavano compost, un tipo di concime. L’odore era acido e forte, ed esplodeva ogni volta che pioveva. 
Le terre erano cariche di cromo esavalente. Se inalato, si fissa nei globuli rossi e nei capelli e provoca ulcere, difficoltà respiratorie, problemi renali e cancro ai polmoni. Ogni metro di terra ha il suo carico particolare di rifiuti. Una volta un mio amico dentista mi aveva raccontato che alcuni ragazzi gli avevano portati dei teschi. Dei teschi veri, di esseri umani, per fargli pulire i denti. Come tanti piccoli Amleto avevano in una mano il cranio e nell’altra una mazzetta di soldi per pagare l’intervento di pulizia dentale. Il dentista li cacciava dal suo studio e poi mi faceva telefonate nervose: «Ma dove cazzo li prendono ’sti teschi? Dove se li vanno a cercare?». Immaginava scene apocalittiche, riti satanici, ragazzini iniziati al verbo di Belzebù.
Ridevo. Non era difficile capire da dove venivano. Passando vicino Santa Maria Capua Vetere una volta avevo bucato la ruota della Vespa. Il pneumatico si era tagliato passando sopra a una specie di bastone affilato che credevo fosse un femore di bufalo. Ma era troppo piccolo. Era un femore umano. I cimiteri fanno esumazioni periodiche, tolgono quello che i becchini più giovani chiamano “gli arcimorti”, quelli messi sotto terra da più di quarant’anni. Dovrebbero smaltirli assieme alle bare e a tutto il materiale cimiteriale, lucine comprese, attraverso ditte specializzate. Il costo dello smaltimento è elevatissimo, e così i direttori dei cimiteri danno una mazzetta ai becchini per farli scavare, e poi buttano tutto sui camion. Terra, bare macerate e ossa. 
Trisavoli, bisnonni, avi di chissà quali città si ammonticchiavano nelle campagne casertane. Se ne sversavano talmente tanti, come scoperto dai nas di Caserta nel febbraio 2006, che ormai la gente quando passava vicino si faceva il segno della croce, come fosse un cimitero. I ragazzini fregavano i guanti da cucina alle loro madri e – scavando con mani e cucchiai – cercavano i teschi e le gabbie toraciche intatte. Un teschio con i denti bianchi, i venditori dei mercatini delle pulci potevano comprarlo anche a cento euro. Una gabbia toracica intatta invece, con tutte le costole al loro posto, fino a trecento euro. Tibie, femori e braccia non hanno mercato. Le mani sì, ma si perdono facilmente i pezzi nella terra. I teschi con i denti neri valgono cinquanta euro. Non hanno un grande mercato, alla clientela sembra non fare schifo l’idea della morte, quanto piuttosto il fatto che lo smalto dei denti lentamente inizi a marcire.
Da nord verso sud i clan riescono a drenare di tutto. Il vescovo di Nola definì il sud Italia la discarica abusiva dell’Italia ricca e industrializzata. Le scorie derivanti dalla metallurgia termica dell’alluminio, le pericolose polveri di abbattimento fumi, in particolare quelle prodotte dall’industria siderurgica, dalle centrali termoelettriche e dagli inceneritori. Le morchie di verniciatura, i liquidi reflui contaminati da metalli pesanti, amianto, terre inquinate provenienti da attività di bonifica che vanno a inquinare altri terreni non contaminati. E ancora rifiuti prodotti da società o impianti pericolosi di petrolchimici storici come quello dell’ex Enichem di Priolo, i fanghi conciari della zona di Santa Croce sull’Arno, i fanghi dei depuratori di Venezia e di Forlì di proprietà di società a prevalente capitale pubblico.
Il meccanismo dello smaltimento illecito parte da imprenditori di grosse aziende o anche da piccole imprese che vogliono smaltire a prezzi irrisori le loro scorie, il materiale di risulta da cui più nulla è possibile ricavare se non costi. Al secondo passaggio ci sono i titolari di centri di stoccaggio che attuano la tecnica del giro di bolla, raccolgono i rifiuti e in molti casi li miscelano con rifiuti ordinari, diluendo la concentrazione tossica e declassificando, rispetto al cer, il catalogo europeo dei rifiuti, la pericolosità dei rifiuti tossici.
I chimici sono fondamentali per ribattezzare un carico da rifiuti tossici in innocua immondizia. Molti forniscono un formulario di identificazione falso con codici di analisi menzognere.
Poi ci sono i trasportatori che percorrono il paese per raggiungere il sito prescelto per smaltire, e infine ci sono gli smaltitori. Questi possono essere gestori di discariche autorizzate o di un impianto di compostaggio dove i rifiuti vengono coltivati per farne concime, ma possono anche essere proprietari di cave dismesse o di terreni agricoli adibiti a discariche abusive. Laddove c’è uno spazio con un proprietario, lì può esserci uno smaltitore. 
Elementi necessari nel far funzionare l’intero meccanismo sono i funzionari e dipendenti pubblici che non controllano, né verificano le varie operazioni, o danno in gestione cave e discariche a persone chiaramente inserite nelle organizzazioni criminali. I clan non devono fare patti di sangue con i politici, né allearsi con interi partiti. Basta un funzionario, un tecnico, un dipendente, uno qualsiasi che vuole far lievitare il proprio stipendio e così, con estrema flessibilità e silenziosa discrezione, si riesce a ottenere che l’affare si svolga, con profitto per ogni parte coinvolta.
I veri artefici della mediazione però sono gli stakeholder. Sono loro i veri geni criminali dell’imprenditoria dello smaltimento illegale dei rifiuti pericolosi. In questo territorio, tra Napoli, Salerno e Caserta si foggiano i migliori stakeholder d’Italia. Per stakeholder si intende – nel gergo aziendale – quelle figure d’impresa che sono coinvolte nel progetto economico e che con la loro attività sono direttamente, o indirettamente, in grado di influenzarne gli esiti.
Gli stakeholder dei rifiuti tossici erano ormai divenuti un vero e proprio ceto dirigente. E non era raro sentirmi dire nei periodi di marcescente disoccupazione della mia vita: «Sei laureato, le competenze ce le hai, perché non ti metti a fare lo stake?».
[...]
Roberto Saviano, Gomorra, Mondadori, 2006
pp167-169
Annalisa Durante uccisa a Forcella il 27 marzo 2004 dal fuoco incrociato, quattordici anni. Quattordici anni. Quattordici anni. Riperterselo è come passarsi una spugna d’acqua gelata lungo la schiena. Sono stato al funerale di Annalisa Durante. Sono arrivato presto nei pressi della chiesa di Forcella. I fiori non erano ancora giunti, manifesti affissi ovunque, messaggi di cordoglio, lacrime, strazianti ricordi delle compagne di classe. Annalisa è stata uccisa. La serata calda, forse la prima serata veramente calda di questa stagione terribilmente piovosa, Annalisa aveva deciso di trascorrerla giù al palazzo di un’amica. Indossava un vestitino bello e suadente. Aderiva al suo corpo teso e tonico, già abbronzato. Queste serate sembrano nascere apposta per incontrare i ragazzi, e quattordici anni per una ragazza di Forcella è l’età propizia per iniziare a scegliersi un possibile fidanzato da traghettare sino al matrimonio. Le ragazze dei quartieri popolari di Napoli a quattordici anni sembrano già donne vissute. I volti sono abbondantemente dipinti, i seni sono mutati in turgidissimi meloncini dai push-up, portano stivali appuntiti con tacchi che mettono a repentaglio l’incolumità delle caviglie. Devono essere equilibriste provette per reggere il vertiginoso camminare sul basalto, pietra lavica che riveste le strade di Napoli, da sempre nemico d’ogni scarpa femminile. Annalisa era bella. Parecchio bella. Con l’amica e una cugina stava ascoltando musica, tutte e tre lanciavano sguardi ai ragazzetti che passavano sui motorini, impennando, sgommando, impegnandosi in gincane rischiosissime tra auto e persone. È un gioco al corteggiamento. Atavico, sempre identico. La musica preferita dalle ragazze di Forcella è quella dei neomelodici, cantanti popolari di un circuito che vende moltissimo nei quartieri popolari napoletani, ma anche palermitani e baresi. Gigi D’Alessio è il mito assoluto. Colui che ce l’ha fatta a uscire dal microcircuito imponendosi in tutta Italia, gli altri, centinaia di altri, sono rimasti invece piccoli idioti di quartiere, divisi per zona, per palazzo, per vicolo. Ognuno ha il suo cantante. D’improvviso però, mentre lo stereo spedisce in aria un acuto gracchiante del neomelodico, due motorini, tirati al massimo, rincorrono qualcuno. Questo scappa, divora la strada con i piedi. Annalisa, sua cugina e l’amica non capiscono, pensano che stanno scherzando, forse si sfidano. Poi gli spari. Le pallottole rimbalzano ovunque. Annalisa è a terra, due pallottole l’hanno raggiunta. Tutti fuggono, le prime teste iniziano ad affacciarsi ai balconi sempre aperti per auscultare i vicoli. Le urla, l’ambulanza, la corsa in ospedale, l’intero quartiere riempie le strade di curiosità e ansia. 
[…]
pp.169-170
Quattro sono le gambe che corrono all’interno del portone per cercare rifugio. Le ragazze si girano, manca Annalisa. Escono. È a terra, sangue ovunque, un proiettile le ha aperto la testa. In chiesa riesco ad avvicinarmi ai piedi dell’altare. Lì c’è la bara di Annalisa. Ai quattro lati ci sono vigili in alta uniforme, l’omaggio della Regione Campania alla famiglia della ragazzina. La bara è colma di fiori bianchi. Un cellulare, il suo cellulare viene poggiato vicino la base del feretro. Il padre di Annalisa si lamenta. Si agita, balbetta qualcosa, saltella, muove i pugni, nelle tasche. Mi si avvicina, ma non è a me che si rivolge, dice: “E adesso? E adesso?” appena il padre scoppia a piangere tutte le donne della famiglia iniziano a urlare, a battersi, a dondolarsi con strilli acutissimi, appena il capofamiglia smette di piangere, tutte le donne riprendono il silenzio. Dietro scorgo le panche con le ragazzine, amiche, cugine, semplici vicine di Annalisa. Imitano le loro madri, nei gesti, nello scuotere la testa, nelle cantileno che ripetono: “Non esiste! Non è possibile!” Si sentono investite di un ruolo importante: confortare. Eppure trapela da loro orgoglio. Un funerale per una vittima di camorra è per loro un’iniziazione, al pari del menarca o del primo rapporto sessuale. Come le loro madri, con questo evento prendono parte attiva alla vita del quartiere. Hanno le telecamere rivolte verso di loro, i fotografi, tutti sembrano esistere per loro. Molte di queste ragazzine si sposeranno tra non molto con camorristi, di alto o di infimo grado. Spacciatori o imprenditori. Killer o commercialisti. Molte di loro avranno figli ammazzati e faranno la fila al carcere di Poggioreale per portare notizie e soldi ai mariti in galera. Ora però sono soltanto bambine in nero, senza dimenticare i pantaloni a vita bassa e i perizoma. È un funerale, ma sono vestite in modo accurato. Perfetto. Piangono un’amica, sapendo che questa morte le renderà donne. E, nonostante il dolore, non ne vedevano l’ora. 
[…]
pp.171-172

La chiesa è ormai stracolma. La polizia e i carabinieri continuano a essere nervosi. Non capisco. Si agitano, perdono la pazienza per un nonnulla, camminano nervosi. Capisco dopo qualche passo. Mi allontano dalla chiesa e vedo che un’auto dei carabinieri divide la folla di persone accorse al funerale da un gruppo di individui tirati a lustro, su moto lussuose, in macchine decappottabili, su scooter potenti. Sono i membri del clan Giuliano, gli ultimi fedelissimi di Salvatore. I carabinieri temono che possano esserci insulti tra questi camorristi e la folla, e che possa generarsi un putiferio. Per fortuna non accade nulla, ma la loro presenza è profondamente simbolica. Attestano che nessuno può dominare nel centro storico di Napoli senza il loro volere, o quantomeno senza la loro mediazione. Mostrano a tutti che loro ci sono e sono ancora i capi, nonostante tutto. 
La bara bianca esce dalla chiesa, una folla preme per toccarla, molti svengono, le urla belluine iniziano a incrinare i timpani. Quando il feretro passa sotto la casa di Annalisa, la madre che non ce l’ha fatta ad assistere alla funzione in chiesa tenta di gettarsi dal balcone. Urla, si dimena, il volto è gonfio e rosso. Un gruppo di donne la trattiene. La solita sceneggiata tragica avviene. Sia ben chiaro, il pianto rituale, le scenate di dolore non sono menzogne e finzioni. Tutt’altro. Mostrano però la condanna culturale in cui vivono tutt’ora gran parte delle donne napoletane, costrette ancora ad appellarsi a forti comportamenti simbolici per attestare il loro dolore e renderlo riconoscibile all’intera comunità. Benché tremendamente vero, questo frenetico dolore apparentemente mantiene le caratteristiche di una sceneggiata.
[…]
pp.172-173
La folla preme, la tensione è altissima. Pensare che una ragazzina è morta perché aveva deciso di ascoltare musica assieme alle amiche, sotto un portone in una serata di primavera fa girare le viscere. Ho la nausea. Devo restare calmo. Devo capire, se possibile. Annalisa è nata e vissuta in questo mondo. Le sue amiche le raccontavano delle fughe in moto con i ragazzi del clan, lei stessa si sarebbe forse innamorata di un bel ragazzetto ricco, capace di far carriera nel Sistema o forse di un bravo guaglione che si spaccava la schiena tutto il giorno per quattro soldi. Il suo destino sarebbe stato quello di lavorare in una fabbrica in nero, di borse, dieci ore al giorno per cinquecento euro al mese. Annalisa era impressionata dal marchio sulla pelle che hanno le operaie che lavorano il cuoio, nel suo diario c’era scritto:”le ragazze che lavorano con le borse hanno sempre le mani nere, stanno per tutto il giorno chiuse in fabbrica. C’è anche mia sorella Manu ma almeno a lei il datore di alvoro non la costringe a lavorare anche quando non si sente bene”. Annalisa è divenuta simbolo tragico perché la tragedia si è compiuta nel suo aspetto più terribile e consustanziale: l’assassinio. Qui però non esiste attimo in cui il mestiere di vivere non appaia una condanna all’ergastolo, una pena da scontare attraverso un’esistenza brada, identica, veloce, feroce. Annalisa è colpevole d’essere nata a Napoli. Nulla di più, nulla di meno. Mentre il corpo di Annalisa nella bara bianca viene portato via a spalla, la compagna di banco lascia trillare il suo cellulare. Squilla sul feretro: è il nuovo requiem. Un trillo continuo, poi  musicale, accenna una melodia dolce. Nessuno risponde.
 
 


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 Brani da Gomorra di Roberto Saviano

 
 
 

GOMORRA    E SAVIANO

Post n°363 pubblicato il 21 Maggio 2008 da dammiltuoaiuto
 

Un estratto da Gomorra di Roberto Saviano



Li arruolano appena diventano capaci di essere fedeli al clan. Hanno dai dodici ai diciassette anni, molti sono figli o fratelli di affiliati, molti altri provengono da famiglie di precari. Sono il nuovo esercito dei clan della camorra napoletana. Vengono dal centro storico, dal quartiere Sanità, da Forcella, da Secondigliano, dal rione San Gaetano, dai Quartieri Spagnoli, dal Pallonetto, vengono reclutati attraverso affiliazioni strutturate in diversi clan. Per numero sono un vero e proprio esercito. I vantaggi per i clan sono molteplici, un ragazzino prende meno della metà dello stipendio di un affiliato adulto di basso rango, raramente deve mantenere i genitori, non ha le incombenze di una famiglia, non ha orari, non ha necessità di un salario puntuale e soprattutto è disposto a essere perennemente per strada. Le mansioni sono diverse e di diversa responsabilità. Si inizia con lo spaccio di droga leggera, hashish soprattutto. Quasi sempre i ragazzini si posizionano nelle strade più affollate, col tempo iniziano a spacciare pasticche e ricevono quasi sempre in dotazione un motorino. Infine la cocaina, che portano direttamente nelle università, fuori dai locali, dinanzi agli alberghi, alle stazioni della metropolitana. I gruppi di baby-spacciatori sono fondamentali nell’economia flessibile dello spaccio perchè danno meno nell’occhio, vendono droga tra un tiro di pallone e una corsa in motorino e spesso vanno direttamente al domicilio del cliente. Il clan in molti casi non costringe i ragazzini a lavorare di mattina, continuano infatti a frequentare la scuola dell’obbligo, anche perchè se decidessero di evaderla sarebbero più facilmente rintracciabili. Spesso i ragazzini affiliati dopo i primi mesi di lavoro vanno in giro armati, un modo per difendersi e farsi valere, una promozione sul campo che promette la possibilità di scalare i vertici del clan; pistole automatiche e semiautomatiche che imparano a usare nelle discariche di spazzatura della provincia o nelle caverne della Napoli sotterranea.
Quando diventano affidabili e ricevono la totale fiducia di un capozona, allora possono rivestire un ruolo che va ben oltre quello di pusher, diventano ‘pali’. Controllano in una strada della città, a loro affidata, che i camion che accedono per scaricare merce a supermarket, negozi o salumerie, siano quelli che il clan impone oppure, in caso contrario, segnalano quando il distributore di un negozio non è quello ‘prescelto’.
Anche nella copertura dei cantieri è fondamentale la presenza dei ‘pali’. Le ditte appaltatrici spesso subappaltano a imprese edili dei gruppi camorristici, ma a volte il lavoro è assegnato a ditte ‘non consigliate’

Da ‘Gomorra’ di Roberto Saviano.

 
 
 

ITALIANI    EVASORI?

Post n°362 pubblicato il 19 Maggio 2008 da dammiltuoaiuto
 

Redditi: un quarto degli italiani dichiara ZERO

DA  PANORAMA.IT

I moduli per la dichiarazione dei redditi | Ansa

Un italiano su quattro dichiara reddito zero al fisco. In pratica non paga imposte perché o non guadagna nulla o rientra nella no tax area, oppure è un evasore che prova a mimetizzarsi tra i non abbienti. Il dato è emblematico. Delle 39.977.386 dichiarazioni presentate nel 2005 e messe in rete dall’Agenzia delle entrate per poche ore, con seguito di polemiche, ben 9.659.121, ovvero il 24,16 per cento, indicano un reddito imponibile personale pari a zero.
Il numero si assottiglia, ma di poco, se si considerano quelli che hanno segnato il fatidico 0 anche alla voce del reddito d’impresa. Si arriva così a poco più di 9 milioni di persone, il 22,61 per cento.
Tutti evasori? No, è ovvio. Il popolo dello zero, un quarto degli italiani, raccoglie un po’ di tutto. Ufficialmente solo indigenti, famiglie con assegni sociali, pensionati con la minima. Ma, spiegano all’Agenzia delle entrate, così «si arriva a poco più di 4 milioni di contribuenti». E in effetti l’enorme banca dati del Fisco estrapola indicando 0 anche tutti quelli che presentano reddito sotto la soglia minima dei fatidici 7.500 euro che delimitano la no tax area. Considerando tutti questi non abbienti, insomma poveri, gli altri chi sono?
Difficile il fermo immagine. Anche perché quando la Guardia di finanza focalizza le verifiche sui contribuenti parziali scattano verbali a nove zeri: nel 2007 è emersa una base imponibile non dichiarata da 3,1 miliardi di euro su appena 21 mila verifiche. Dati che accreditano il lento adagio secondo il quale non esiste studio di settore, Echelon fiscale o sistema Gerico che sia capace di invertire l’abitudine di molti italiani di infischiarsene del fisco.
È rimasta negli annali la ricerca sulle famiglie italiane per stabilire i motivi dell’evasione, compiuta da Banca d’Italia nel 2004: il 75 per cento degli intervistati rispose che si evade semplicemente perché si sa che tutti non pagano il dovuto. E quindi perché tirarsi indietro? Oltre il 50 per cento aggiunse di evadere il fisco proprio perché non si sentiva abbastanza controllato.
Conferme a questo luogo comune arrivano se si scompone il dato per aree geografiche. Emerge un’Italia a doppia velocità. Da Cosenza a Vibo Valentia, da Ragusa a Trapani, e poi ancora Benevento, Crotone, Enna, Caltanissetta: nella provincia profonda oltre il 40 per cento dei contribuenti dichiara zero al fisco. Sia come Irpef, sia come reddito d’impresa. La palma spetta a Enna, dove il 42,43 per cento delle dichiarazioni reca il fatidico importo.

Nord e Sud, ai fini fiscali, sembrano due mondi distanti, con la provincia di Bologna che primeggia per minor numero di modelli Unico fermi a zero: appena il 13,99 per cento. Del resto le prime 61 province con minor numero di dichiarazioni a reddito zero sono tutte del Nord e Centro Italia. Dopo arrivano il Sud e le isole con Sassari che vede già il 24,61 per cento dei contribuenti non pagare tasse.
Scomponendo i dati per categoria professionale, agricoltori, coltivatori e allevatori conquistano percentuali bulgare. Ma anche avvocati, proprietari di bar, intermediari, trasportatori, ristoranti, barbieri e istituti di bellezza brillano per la quantità di contribuenti che non dichiara nulla. Panorama ha analizzato e suddiviso per attività lavorative 689.348 dichiarazioni a reddito zero. Un campione non statistico, ma rappresentativo che costituisce il 17,61 per cento di tutte quelle che riportano il cosiddetto codice attività (imprese, professionisti, attività commerciali e così via).
Cifre che mostrano tendenze nette. Come spiegare altrimenti che dei 65.844 allevatori presenti nel campione ben 45.657, il 69,34 per cento, sono a reddito zero? I vivaisti forestali arrivano all’87,5 per cento, gli allevatori di ovini e caprini all’84,42 per cento: 10.653 su 12.619. Anche produrre birra non consente grandi affari: dei 24 presenti in 14 hanno firmato il solito doppio zero nelle caselle del reddito personale e d’impresa.
Certo, detrazioni, agevolazioni e aiuti possono essere chiavi di lettura efficaci. E persino gli inizi attività e i problemi di salute. Ma difficilmente spiegano dati così netti per zona e per attività professionale. Quello del reddito zero, insomma, è un mondo ancora tutto da scoprire e del quale si preferisce non parlare. I politici evitano di affrontare il problema con decisione per paura di perdere voti. Gli 007 del fisco per timore di veder aumentare un fenomeno ormai fuori controllo. Meglio incrociare le dita, sperare che Gerico 2008 con i 206 nuovi studi di settore sia in grado di inviduare le incongruità degli elementi contabili.
Anche perché, a sentire i finanzieri e gli ispettori dell’Agenzia delle entrate, è un coro unico: «Metà di noi è impegnata proprio contro l’evasione fiscale» spiegano al comando generale della Guardia di finanza «ma siamo comunque in pochi. Dobbiamo controllare quasi 5,4 milioni di piccole aziende, consulenti e professionisti e 42 mila società anche sopra i 25 milioni di fatturato». Per poi vedere le contestazioni fiscali impugnate davanti alle commissioni tributarie e spesso ridotte o cancellate. Anzi, è il caso di dire, proprio azzerate.

 
 
 

guerre nel mondo

Post n°361 pubblicato il 19 Maggio 2008 da dammiltuoaiuto
 

...Solo fino al 2003 le guerre nel mondo erano 29 (ufficiali), ma nessun conflitto si è mai risolto con la guerra, casomai hanno solo messo in stanby problemi che poi sono sfociati in altrettante guerre. Aumenta il traffico di armi, paesi considerati civili usano il napalm contro civili, i colossi aziendali producono armi fatturando cifre da capogiro, tali da poter risolvere "la fame nel mondo" in 1 anno, considerando che:

1. Iraq   80 mila morti dal 2003
2. Israele-Palestina   5 mila morti dal 2000
3. Libano   1.200 dal 2006
4. Turchia-Kurdistan   40 mila morti dal 1984
5. Afghanistan   25 mila morti dal 2001
6. Pakistan-Waziristan   3 mila dal 2004
7. Pakistan-Balucistan   450 morti dal 2005
8. India-Kashmir   90 mila morti dal 1989
9. India-Nordest   50 mila morti dal 1979
10. India-Naxaliti   6 mila morti dal 1967
11. Sri Lanka-Tamil   68 mila morti dal 1983
12. Birmania-Karen   30 mila morti dal 1988
13. Thailandia-Sud   2 mila morti dal 2004
14. Filippine-Mindanao  150 mila morti dal 1971
15. Filippine-Npa  40 mila morti dal 1969
16. Russia-Cecenia   250 mila morti dal 1994
17. Georgia-Abkhazia   28 mila morti dal 1992
18. Georgia-Ossezia   2.800 morti dal 1991
19. Algeria   150 mila morti dal 1991
20. Costa d’Avorio   5 mila morti dal 2002
21. Nigeria   11 mila morti dal 1999
22. Ciad   50 mila morti dal 1996
23. Sudan-Darfur   250 mila morti dal 2003
24. Rep.Centrafricana   2 mila morti dal 2003
25. Somalia   500 mila morti dal 1991
26. Uganda   20 mila morti dal 1986
27. Congo R.D.   4 milioni di morti dal 1998
28. Colombia   300 mila morti dal 1964
29. Haiti   1.500 morti dal 2004

il mondo non sa più come dirci di smettere di bombardare il pianeta continuando a impregnarlo di sangue, tra l'altro di gente che con la guerra non vuole averci a che fare...insomma il mondo ci sta mandando questo messaggio...

V........O  ai signori delle guerre !!!!

SCUSATE SE CREDO ANCORA NEL POTERE DELLA DIPLOMAZIA, DELLA PAROLA E RIPONGO SEMPRE LA MIA (VANA?) SPERANZA IN QUALCUNO CHE DEPONGA LA CLAVA E SI SFORZI DI FARE UNA POLITICA PIU' RESPONSABILE...

 
 
 
 

grillo   ecologista?

Post n°360 pubblicato il 19 Maggio 2008 da dammiltuoaiuto
 

Per il Giornale è un’ecologista con yacht, fuoristrada, Ferrari e una villa che consuma come una discoteca riminese: l’accusano di tutto, e il problema è che è tutto vero. Per Il Riformista consuma come dodici famiglie italiane. Ma andiamo con ordine, da alcuni giorni alcuni giornali italiani hanno avuto una soffiata, poi confermata da Chicco Testa (al settimanale Vanity Fair), di area diessina ed ex amministratore Enel, cito testuali parole “Grillo diceva che a casa sua, con il solare, produceva tanta energia da vendere poi quella in eccesso. Ma feci fare una verifica e venne fuori che da solo consumava come un paesino”. Sta di fatto che si fece mettere 20 kilowatt contro i 3 kilowatt medi delle case italiane. In altre parole, Grillo consumava e consuma come 7 famiglie. Altro discorso riguarderebbe il possesso da parte di Grillo di yacht che certo non funzionavano a carbone. Il suo Magnum di 12 metri, peraltro, affondò in Sardegna nel ’97, con lui al timone. Anche il discorso delle automobili di Grillo sarebbe interessante: un’inquinantissima Chevrolet Blazer, tra altre, e un’utilitaria di nome Ferrari. Secondo Il Riformista è ancora peggio : “Un uccellino ci ha raccontato che consuma come dodici famiglie italiane”, e per questo vorrebbe che l’attore rendesse pubblica la sua bolletta (secondo voi lo fa? Non ci pensa nemmeno). Lui dirà che è un’invenzione dei giornalisti corrotti.

Grillo disse “Non si tratta di produrre più energia, ma di risparmiarla”. Hai capito. Grillo parla di risparmio e ha una fornitura da 20 kilowatt. Ed è pure ecologista.

Update : Il Riformista ha avuto la bolletta di Grillo : bolletta di gennaio: 3.301 kWh per 851,33 euro da pagare. In un anno ha consumato 37520 Kwh. In un giorno consuma come l’intera redazione del Riformista.

Come già scritto,  “Non si tratta di produrre più energia, ma di risparmiarla”.

 
 
 

SEGRETO DI STATO

Post n°359 pubblicato il 19 Maggio 2008 da dammiltuoaiuto
 

DAL SITO SI  BEPE GRILLO

I siti per il deposito delle scorie nucleari, nuovi impianti civili per produzione di energia, centrali nucleari, rigassificatori, inceneritori/termovalorizzatori potranno essere coperti da segreto di Stato. Lo prevede il decreto entrato in vigore il primo maggio, quindi del governo Prodi.
Il decreto è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 16 aprile 2008, numero 90. Prevede che: "Nei luoghi coperti dal segreto di Stato le funzioni di controllo ordinariamente svolte dalle aziende sanitarie locali e dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco, sono svolte da autonomi uffici di controllo collocati a livello centrale dalle amministrazioni interessate che li costituiscono con proprio provvedimento".
"Le amministrazioni non sono tenute agli obblighi di comunicazione verso le aziende sanitarie locali e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco a cui hanno, comunque, facoltà di rivolgersi per ausilio o consultazione".
"Sono suscettibili di essere oggetto di segreto di Stato le informazioni, le notizie, i documenti, gli atti, le attività, i luoghi e le cose attinenti alle materie di riferimento".
L'articolo 261 del Codice penale prevede per chi rivela un segreto di Stato una pena non inferiore ai cinque anni di reclusione.
Se un sindaco dovesse divulgare ai suoi cittadini l'esistenza di una discarica di scorie nucleari nel suo comune finirebbe in galera. Se un sindaco non informasse i cittadini tradirebbe il suo mandato nei loro confronti.
I nostri dipendenti ci trattano come dei sudditi. Se la nostra volontà non coincide con la loro cambiano le leggi, impongono il segreto di Stato sui rifiuti tossici, sulle centrali nucleari. Gli altri Paesi hanno il segreto sulla sicurezza nazionale, sulle basi militari. Noi abbiamo il segreto di Stato sulla spazzatura, su chi ci avvelena, sulle sue motivazioni, sui suoi interessi.
Le centrali nucleari non sono una soluzione per l'energia. I maggiori esperti mondiali sono d'accordo e attraverso il blog raccoglierò le loro testimonianze. Gli inceneritori non sono una soluzione per lo smaltimento dei rifiuti. I maggiori esperti mondiali sono d'accordo e attrraverso il blog raccoglierò le loro testimonianze.
Il cittadino ha il diritto di essere informato sulle scelte dei suoi dipendenti. Prodi ha firmato il decreto, Veltrusconi lo userà, ma i cittadini non rimarranno a guardare.
Libera informazione in libero Stato.

 
 
 

DENUNCIATO PER UNA EMAIL

Post n°358 pubblicato il 19 Maggio 2008 da dammiltuoaiuto
 

DENUNCIATO PER UNA MAIL AL PROGRAMMA

di A. M.

Caro Beppe sono un ragazzo calabrese di 24 anni da poco laureato. A sttembre 2007 dopo aver visto la trasmissione di rai2 "Confronti" di Gigi Moncalvo, come da loro consigliato ho inviato un commento con una mail. È stato istintivo, se non del tutto coscienzioso dopo aver sentito dire che Sgarbi è un uomo pieno di doti. Per me era finita li e il tempo è passato. Dopo 8 mesi, verso le 12 arrivano i CARABINIERI a casa per dirmi che mi hanno denunciato per aver inviato quella mail. Io nella mail non ho scritto nulla di offensivo se non che il servizio pubblico è sfruttato da giornalisti servi dei potenti. I miei genitori mi vogliono fucilare, non capiscono..
Oltre il danno la beffa. Non solo bisogna sopportare un servizio pubblico occupato dai privati, ma se provi solo a contestarli minimamente come umile cittadino ti arrestano pure. Volevo chiederti un consiglio, non so ne che fare ne in che guaio mi son cacciato, sai com'è, in dittatura perdi tutti i tuoi diritti e mi sa che noi ne abbiamo persi già troppi.

 
 
 
Eni: «Impatto trascurabile per in Centro oli»

NO   AL CENTRO   OLI

Post n°357 pubblicato il 17 Maggio 2008 da dammiltuoaiuto
 

 

ECCO   COME  L'ENI   VUOLE RIDURRE  IL   NOSTRO ABRUZZO


   http://www.youtube.com/watch?v=lyjcOWM8-M0&feature=related

 

http://www.youtube.com/watch?v=XWKgm3dmXLM&feature=related

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=pHVAlN-s3X0&feature=related


LA   LOTTA  

http://www.youtube.com/watch?v=3nppGVoW7sg&feature=related

 

The petition
Gentile Giunta Comunale di Ortona,

i cittadini qui elencati chiedono a voce alta e ferma che la proposta raffineria di Ortona non venga realizzata.

Noi amiamo la nostra terra. Non esiste nessuna tecnologia moderna per creare raffiniere ad impatto ambientale zero e lo zolfo che dovra' essere separato dal poco petrolio che c'e' e' la sostanza piu' inquinante in assoluto che esista. Lo zolfo forma particelle fini che inevitabilmente respireremo, mangeremo e lasceremo ai nostri figli per gli anni a venire, anche dopo la fine del petrolio.

Qui ci sono di mezzo i nostri campi, l'acqua che beviamo, i nostri vini, il nostro turismo, la nostra pesca, i nostri mari e la vita di tutte le persone impiegate in questi settori. Non vogliamo diventare un'altra Gela, un'altra Falconara, un'altra Manfredonia, un'altra Viggiano.

Vi preghiamo di amare anche voi questo nostro Abruzzo e di pensare non con il portafoglio ma con la voce della coscienza, della mente e del cuore.

No alla raffineria!

PS: Per favore firmate con nome e cognome. Se non volete essere visibili, basta solo che clicchiate la voce "Display my name as anonymous". Le firme con il solo nome non sono valide. Alla fine se emerge una voce riguardante la donazione di denaro, ignoratela. Non bisogna pagare nulla.
Grazie di cuore per il vostro tempo!

Fermare la raffinieria di Ortona vuol dire anche porre seri limiti alle capacita' estrattive delle piattaforme marine abruzzesi che contano di usare il centro di Ortona per raffinare il petrolio del nostro mare sulla nostra terraferma. Maggiori informazioni sul blog www.dorsogna.blogspot.com

FIRMA   QUI
http://www.ipetitions.com/petition/noraffineria/


NO   AL CENTRO  OLI  DEI VELENI IN ABRUZZO 

Nel  nostro  Abruzzo dove sono stati scoperti dei pozzi petroliferi di proprietà dell' ENI s.p.a.
L'ENI ha iniziato lo sviluppo del giacimento petrolifero.
Entro il 2010 andrà in produzione con un pozzo che darà 8.000 b/g di olio e 190.000 metri cubi al giorno di gas.
Il progetto prevede un investimento di 100 milioni di euro.
Nel cittadina di Ortona è in progetto la realizzazione di un centro OLi, cioè uno stabilimento di desolforazione del petrolio.
Il contratto per la realizzazione del Centro Olio è stato affidato alla Asean Brown Boveri (ABB). (da Assomin Notizie)
I pozzi ed il centro Oli inquinerebbero in modo irreparabile tutta la zona in cui vivo, distruggendo coltivazioni per un raggio di 40km...in una zona dove i prodotti vinicoli e dell'agricoltura in genere sono la forza dell'economia locale.
I danni economici sarebbero di gran lunga superiori al guadagno che si potrebbe avere costruendo una piccola raffineria, per non parlare dei danni alla nostra salute,...Tumori, leucemie ecc...e della desertificazione che avrebbe la zona, infatti molti sarebbero costretti a lasciare le proprie case.
Lo studio completo redatto dal Mario Negri, conferma quanto evidenziato nella prima sintesi, ovvero che le ricadute di anidride solforosa, di monossido di carbonio e di ossidi di azoto sono superiori rispettivamente fino a 5, 15 e 20 volte ai valori stimati nello studio d’impatto ambientale, ma che comunque rientrano nei limiti imposti dalle leggi relative alla protezione della salute. Tali valori però possono subire ulteriori aumenti, con ripercussioni negative sull’ecosistema e sull’agricoltura.
Scrivo per protestare contro una deturpazione ingiustificata e "stupida" incoerente con tutto ciò che è stato costruito, con molti anni di sacrifici, per la valorizzazione del territorio.
Non permettiamo che all'abruzzo, quindi all' Italia, venga dato l'ennesimo colpo di grazia con un progetto inefficente dal punto di vista economico e catastofico dal punto di vista della salute.
Per una volta cerchiamo di non apparire, noi Italiani, agli occhi delle altre nazioni come i soliti "stupidi" in balia di amministrazioni corrotte e interessi dei potenti di turno.
Difendiamo la nostra terra, la nostra aria, il nostro mare, la nostra salute, il principale inquinante dell'abruzzo è la politica. Ma che può fare un abruzzese
Strano, inoltre, che la popolazione di Ortona si sia mobilitata: un po' in tutta la regione un diffuso fatalismo, unito ad un generale senso di impotenza, demoralizza, spinge all'inazione e al contempo lava le coscienze: è sempre colpa dei poteri forti, mai di chi li elegge e poi li lascia fare  E QUESTO NON DEVE   ACCADERE
 
Il petrolio e' gia' sule nostre spiagge?




Sugli scogli di San Vito ci sono macchie oleose nere, se e' petrolio o no non lo so ma non assomiglia molto?

Giudicate voi:

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foto: http://picasaweb.google.it/occhidelpopolo/Petroli


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Un sito di esplorazione Eni a Ortona
L'azienda fa sapere che è «consapevole delle preoccupazioni delle comunità locali» e le rassicura. E incassa l'apertura del governatore Del Turco
di MAURITA CARDONE

L'Eni è scesa in campo. Ripetute pressioni hanno costretto la multinazionale a esporsi e dire la sua sulla vicenda del centro petrolchimico sulla costa abruzzese. Il progetto era stato finora al centro di un acceso dibattito con posizioni trasversali e amministrazioni locali schierate su diversi fronti. Ma il cane a sei zampe era rimasto protagonista silenzioso. Presentato il progetto e la valutazione di impatto ambientale, aveva lasciato che fosse la politica, o almeno una parte di essa, a difendere le sue posizioni e i suoi interessi. Ora però si affaccia nel dibattito con l'intento di rassicurare la popolazione locale.

Nei giorni scorsi è stato reso pubblico lo studio che nel 2006 Eni aveva commissionato all'Università di Pisa, in collaborazione con il consorzio Pisa Ricerche di cui l'azienda petrolifera è da tempo partner. Dallo studio l'impatto ambientale del nuovo impianto risulterebbe «trascurabile». Tramite il suo rappresentante Walter Rizzi, la multinazionale ha fatto sapere che «l'azienda è del tutto consapevole delle preoccupazioni delle comunità locali. Vogliamo realizzare una struttura nel rispetto delle leggi, della salvaguardia dell'ambiente, del territorio e della salute come è proprio delle politiche dell'Eni».

L'azienda ha poi voluto marcare le distanze dal caso della Val d'Agri che costantemente viene portata a esempio dei possibili scempio su ambiente ed economia causati da impianti petrolchimici di quel genere. «Il Centro Oli che si intende realizzare a Ortona è ben lontano per dimensioni e tipologia d'impianto e di processo da quelli della mini raffineria di Viggiano». In ogni caso la questione Val d'Agri non sembra preoccupare tutti allo stesso modo. Il presidente della regione Abruzzo Ottaviano Del Turco ha infatti liquidato i timori degli agricoltori della costa teatina sostenendo che «in Val d'Agri c'è un'agricoltura fiorente, la più sviluppata della Basilicata».

La giunta regionale potrebbe essere l'ago della bilancia, ma il governatore ha scelto la linea della disponibilità nei confronti dell'Eni. Ben lontano dalle scelte radicali della Toscana, Del Turco vuole dialogare con la multinazionale del petrolio e per questo attende la conferenza dei servizi già convocata dalla regione e poi per ben due volte rimandata. La data di questo incontro, che potrebbe risultare decisivo, è ancora da definirsi. Quel che è certo è che nelle intenzioni dell'amministrazione regionale quella conferenza dovrebbe servire a scogliere i nodi più ostici della questione.

In particolare in quell'occasione, di fronte a dati e studi scientifici, verrà valutata la pericolosità dell'impianto per la salute umana. Infatti, come affermato in sede di Consiglio regionale, nel caso in cui venisse rilevato un reale rischio per i cittadini la Regione sarebbe pronta a porre il proprio veto. Insomma l'ente si dichiara competente solo in materia di emissioni, di qualità dell'aria e conseguentemente di ciò che attiene alla salute del cittadino. «Nessun consigliere regionale eletto da abruzzesi potrebbe mai votare a favore di un progetto che si rivelasse dannoso per la salute» ha proseguito Del Turco nel tentativo di rassicurare l'auditorio.

Nel corso di un precedente incontro tecnico rappresentanti della multinazionale hanno insisto sull'eccesso di preoccupazione intorno al progetto ortonese. «Le nostre scelte progettuali sono state modificate in base alle Via e i risultati dei nostri studi sono rasserenanti. Il nostro centro non è una bomba, non è una raffineria». Ma la popolazione della zona non è serena e secondo il fronte del no il rischio di incidenti è alto. Maria Rita D'Orsogna, fisico di origini abruzzesi, docente alla California University, che ha sposato la battaglia contro il centro oli si è documentata: «A Trecate, dove sorge un impianto del genere, si sono verificati 4 incidenti in 5 anni - racconta - mentre a Viggiano nel 2002 ci sono state fuoriuscite di idrogeno solforato e l'Eni non aveva pronti dei piani di evacuazione».

In molti sono poi preoccupati per le ripercussioni sull'economia agricola e turistica della zona. Le associazioni di categoria, le cantine, le aziende agricole, gli operatori turistici e le amministrazioni locali che da anni puntano su un'economia in simbiosi con il territorio non hanno intenzione cedere i frutti del proprio lavoro all'Eni. «La costa teatina da San Salvo a Francavilla al Mare costituisce un vero e proprio distretto vitivinicolo per creare il quale nel passato sono state investite grosse risorse – spiega carmine Rabbottini, presidente della Cantina di Tollo, una delle più rinomate della zona - Spero che la Regione non voglia trasformare un'economia diffusa che interessa molte aziende nell'economia di pochi». Anche l'assessore regionale all'Agricoltura ritiene un errore sottostimare il potenziale economico di quelle zone: «aspettiamo la conferenza dei servizi – ha detto – ma quel territorio ha il diritto di sviluppare forme di investimento che puntano sulla qualità».

19 febbraio 2008
 
 
 
 
Ortona, il Centro oli Eni è «pericoloso» I medici in municipio
ORTONA. «Ho ribadito il nostro fermo no, senza se e senza ma, a questo insediamento in un'area abitata». Parole di Fabio Di Stefano, portavoce di 88 dirigenti della Asl Chieti-Ortona, nel corso di un incontro avuto in municipio con il sindaco Nicola Fratino.
23 febbraio 2008
Fonte: Il Centro

- I medici hanno sottoscritto un documento in cui si esprime viva preoccupazione per l'impatto ambientale dell'insediamento Eni su un comprensorio di notevole pregio paesaggistico e vitivinicolo, a 800 metri in linea d'aria dal mare. Nel corso dell'incontro, Fratino ha ribadito che la salute pubblica resta al primo posto in ogni discorso e considerazione. Posizione condivisa da Di Stefano, il quale auspica un confronto con i tecnici che hanno dato parere favorevole al progetto.

ORTONA. Si è tenuto in municipio un incontro tra il sindaco Nicola Fratino e Fabio Di Stefano, portavoce degli 88 dirigenti medici della Asl Chieti-Ortona che hanno sottoscritto il documento in cui si esprime grande preoccupazione sull'impatto ambientale del Centro oli dell'Eni. «Ho ribadito il nostro fermo no, senza se e senza ma, a questo insediamento in un'area abitata, oltre che di notevole valore paesaggistico e vitivinicolo, a 800 metri in linea d'aria dal mare», dichiara Di Stefano, «tale insediamento pone, secondo noi, delle problematiche in termini di ricadute sulla salute, oltre che di impatto ambientale, sulla produzione agricola specializzata e sul turismo. Da medici, vogliamo soltanto considerare le ricadute sulla salute pubblica».

Durante l'incontro, Fratino ha ribadito che la salute pubblica resta al primo posto in ogni discorso e considerazione. «E' stato un incontro preliminare», dice il sindaco, «ma sui dubbi di natura ambientale e di salute il Comune può fare ben poco, nel senso che le autorizzazioni su questi aspetti sono state rilasciate da altri enti. Ho sottolineato che, in questo caso, il Comune non può essere l'interlocutore diretto, fermo restando che la salute dei cittadini resta al primo posto».

Secondo Di Stefano, questa visione della questione è condivisibile. «Un confronto deve essere aperto al più presto con i tecnici che hanno dato parere favorevole dal punto di vista sanitario in modo, a mio giudizio, generale e aspecifico, fissando una serie di condizioni e prescrizioni basandosi più su norme e regolamenti che su un approccio scientifico di un problema molto complesso», sottolinea, «per questo mi farò promotore di una serie di iniziative congressuali patrocinate dall'associazione medici per l'ambiente-Isde Italia, di cui faccio parte, a livello locale, regionale e nazionale circa la tutela dell'ambiente per il diritto alla salute».

Sul fronte politico, per Fratino l'unico modo per dare una risposta a chi protesta per il sì o per il no è quello di riportare il Centro oli in consiglio comunale, unica sede deputata a prendere decisioni per la città. «Qualora i consiglieri non se la sentissero, si ricorra al referendum», dice Fratino, «tornare in consiglio è comunque l'unico modo per rispondere a chi è contro il Centro oli senza se e senza ma». (s.f.)

Centro oli: opportuna la denuncia dei medici Asl

"Comprendo e condivido le motivazioni e i timori che hanno spinto tanti colleghi medici a pronunciarsi per chiedere rispetto per problematiche legate alla salute pubblica, prioritarie nei confronti di aspetti economici che a consuntivo non sarebbero affatto vantaggiosi per un territorio che ha saputo creare una vitivinicoltura di avanguardia in Italia e un turismo di eccellenza".

È quanto afferma il capogruppo IdV al Consiglio regionale, Bruno Evangelista, in merito alla denuncia dei medici della Asl Chieti-Ortona che si oppongono alla realizzazione del Centro Oli, unendosi alle altre categorie di agricoltori, ambientalisti e cittadini del territorio. "Il documento prodotto -spiega il capogruppo IdV - , corredato da una abbondante bibliografia puntuale ed aggiornata, può essere uno strumento di utile riflessione per tutti coloro che fino ad oggi tendono a minimizzare l'impatto di questo impianto per l'ambiente e la popolazione consequenziale alla emissione in atmosfera di agenti inquinanti.

"Se c'è convincimento politico - aggiunge Evangelista - per addivenire ad una soluzione concreta uno degli strumenti efficaci, torno a ribadire, è quello della istituzione in tempi rapidi della Riserva naturale; per la quale è già pronto un apposito progetto di legge. Ciò non esclude di adire tutte le opportunità utili a centrare l'obiettivo per scartare l'ipotesi della realizzazione di un impianto che andrebbe ad insediarsi in un'area, di fatto metropolitana, e di cui gli amministratori del territorio, con l'esclusione del sindaco Fratino, avvertono la piena drammaticità

 

 

".

 
 
 

ANCHE  BERLUSCONI  RACCONTA  BALLE

Post n°356 pubblicato il 16 Maggio 2008 da dammiltuoaiuto
 





Sicurezza: arriva reato clandestinità, ma c'è norma

"salva-badanti". Giro di vite per scippi e stupri



ROMA (14 maggio) - Pacchetto sicurezza in arrivo: nel provvedimento
messo a punto dal governo, per sciogliere il nodo del reato di
immigrazione clandestina, ci sarà una clausola «salva-badanti». È
l'ipotesi a cui stanno lavorando i ministeri interessati (Interno,
Giustizia, Difesa, Esteri e Politiche comunitarie) che sarà approvato
nel Consiglio dei ministri in programma mercoledì prossimo a Napoli.



REATO CLANDESTINITÀ SOLO PER CHI DELINQUE - Il reato di ingresso
clandestino prevederebbe l'arresto in flagranza, il processo per
direttissima, una pena da 6 mesi a 4 anni e l'espulsione immediata. Il
clandestino attenderebbe così il processo o l'espulsione in carcere o
nei Cpt, con conseguente ingolfamento dei luoghi di detenzione ed
allungamento dei tempi di permanenza.



Per ovviare a questi problemi si pensa a limitare il reato di
immigrazione clandestina solo per coloro che delinquono, tenendo fuori
invece l'esercito di colf, badanti e lavoratori extracomunitari
irregolari. Per evitare inoltre un aggravio di lavoro ai magistrati si
starebbe ipotizzando una serie di agevolazioni processuali, tra cui la
riproduzione fonografica, così da risolvere il problema della
verbalizzazione senza ricorrere ai cancellieri.



SVOLTA PROFONDA - Silvio Berlusconi ha annunciato una «svolta profonda
nelle politiche sulla sicurezza». Il Governo, comunque, ha assicurato,
«non adotterà mai svolte repressive, incompatibili con la nostra
tradizione liberale, attenta ai servizi civili di ogni essere umano,
prima ancora che alle regole alle quali ci vincola la convivenza in
Europa. Garantiamo però - ha aggiunto - che nell'ambito di queste
tutele agiremo con tutta la durezza e la severità che si impongono per
difendere soprattutto i cittadini più deboli e per colpire quella vasta
criminalità che purtroppo constatiamo esistere nel nostro paese».



DECRETO E DISEGNI DI LEGGE - Gli uffici legislativi dei ministri
coinvolti stanno lavorando a tappe forzate al provvedimento. Il primo
nodo è quello di definire cosa andrà nel decreto legge - diventando
così immediatamente operativo - e cosa nei disegni di legge collegati,
che avranno comunque corsia preferenziale in Parlamento. «Vedremo anche
- ha detto il ministro dell'Interno Roberto Maroni - il presidente
della Repubblica e sentiremo cosa secondo lui ha carattere di necessità
e urgenza e cosa no». Tra le misure che potrebbero andare nel decreto
sul fronte contrasto all'immigrazione ci sono anche la reintroduzione
del visto anche per motivi di turismo per gli extracomunitari; una
stretta sui ricongiungimenti familiari allargati dal precedente Governo
(dovrebbero essere limitati a coniugi e figli, mentre sembra poco
praticabile la via dell'esame del dna); restrizioni sull'asilo e
l'allungamento a 18 mesi dei tempi di trattenimento degli immigrati nei
Cpt, con l'apertura di un Centro per regione.



GIRO VITE CONTRO REATI ALLARME SOCIALE - Il pacchetto conterrà poi una
serie di misure contro i reati che causano allarme sociale, con
l'introduzione del reato di rapina in abitazione; maggior severità, con
aumento dei minimi di pena, per violenze sessuali, scippi,
maltrattamenti dei minori; giro di vite alla legge Gozzini sui benefici
carcerari e alla sospensione condizionale della pena.

 
 
 

ONOREVOLI   DELINQUENTI

Post n°355 pubblicato il 11 Maggio 2008 da dammiltuoaiuto
 

Neppure nella prossima legislatura si assottiglierà il plotone dei condannati in via definitiva. Anzi, sono previsti grandi ritorni. Il leader morale di questi forzati del Parlamento è l’azzurro Marcello Dell’Utri, che ha una condanna passata in giudicato a due anni per frode fiscale e false fatture, mentre ha impugnato in appello una sentenza a nove anni per mafia. Intoccabile anche un altro eroe della prima Fininvest come Massimo Berruti, otto mesi definitivi per favoreggiamento nel processo per le tangenti alla Guardia di finanza. Riavranno il loro bravo posto in lista anche il democratico Enzo Carra (un anno e quattro mesi per false dichiarazioni al pm nel processo Enimont), l’azzurro Alfredo Vito (due anni patteggiati per corruzione), il berlusconiano Giorgio La Malfa (sei mesi per finanziamento illecito nella vicenda Enimont), il diessino Vincenzo Visco (abuso edilizio) l’azzurro Antonio Del Pennino (due mesi per Enimont, un anno e otto mesi per la metropolitana di Milano), l’eterno dc Paolo Cirino Pomicino (un anno e otto mesi per Enimont e e due mesi per i fondi neri Eni), i forzisti Gianpiero Cantoni (due anni per corruzione e bancarotta), Egidio Sterpa (sei mesi per Enimont) e Antonio Tomassini (tre anni per falso). Continueranno a scontare con le noie parlamentari una gioventù troppo vivace il radicale Sergio D’Elia (25 anni per banda armata e concorso in omicidio) e i finiani Domenico Nania (condanna per lesioni volontarie) e Marcello De Angelis (cinque anni per banda armata). Mentre si preparano a tornare nel Palazzo, dopo essere stati fermi qualche giro, anche Umberto Bossi (otto mesi per Enimont), l’udiccino Vito Bonsignore (due anni per tentata corruzione) e il socialista Gianni De Michelis (due anni per corruzione e tangente Enimont).
La verità fa gridare allo scandalo
Se abbiamo Cuffaro al senato condannato a 5 anni per favoreggiamento alla mafia, perchè ci scandalizziamo se Schifani è presidente del senato, ci sarà una ragione anche per lui. Perchè la verità, se è detta in TV fa scandalizzare i politici. I giornali, i libri parlano di fatti simili ma siccome sono letti da pochi non fanno notizia, come ha detto Travaglio, mentre la televisione è diventata un mezzo di propaganda del politico di turno ed oggi di turno è il centrodestra, perciò guai a nominarli che si grida allo scandalo. Travaglio fa il suo lavoro di giornalista libero e coraggioso (perchè oggi ci vuole coraggio a denunciare il marciume) ha riportato una notizia vera per cui non ha diffamato nessuno. Ma scusate al sud senza i voti della mafia col cavolo Lommbardo avrebbe preso il 65% e allora lo sappiamo tutti che le cose vanno così, ma guai a parlarne, omertosi dobbiamo essere! A proposito di Lombardo, ha fatto carriera all'ombra di Calogero Mannino condannato per associazione mafiosa. Nel 1992 Lombardo è stato detenuto al carcere di Catania Piazza Lanza per abuso d'ufficio, nel 1994 arrestato per corruzione appalti ospedale di Catania e sospeso dalla carica di deputato. Però quando l'attore Michele Placido gli si rivolse dicendo che era un mafioso qualcuno si è scandalizzato. Sgarbi è stato condannato per truffa allo stato però guai a dirgli che è un truffatore. E' stato licenziato dalla Moratti, presto lo vedremo al governo. Dovremo semmai scandalizzarci se qualche politico è ancora incensurato, allora si che dovremo gridargli:" fuori, non sei degno di stare al governo, non vogliamo essere rappresentati da un uomo onesto, da un diverso". Travaglio sei un grande e lo rimarrai fino a quando sarai un uomo libero, mi auguro per sempre. 
Ma di che parliamo?
Quale sarebbe la "grave" accusa rivolta al Presidente Schifani da parte di Travagliato? Quale sarebbe la diffamazione? Se e` vero come e` vero che, cito dal libro di Travagliato, disponibile sul sito di On. Di Pietro, http://www.antoniodipietro.it/, Schifani: «negli anni Ottanta è stato socio con Enrico La Loggia della società di Villabate, Nino Mandalà, poi condannato in primo grado a 8 anni per mafia e 4 per intestazione fittizia di beni, e dell'imprenditore Benny D'Agostino, poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa». Travagliato ha solo RICORDATO degli avvenimenti REALMENTE accaduti durate la trasmissione di Rai Tre, "Che tempo che fa"... allora a che gioco giochiamo, di cosa bisognerebbe parlare, solo delle cosa che fanno piacere ai destinatari? Ma ci rendiamo conto che coloro che si sono sentiti OFFESI non sono neppure in grado di smentire le affermazioni fatte da Marco Travagliato? Alla Finocchiaro vorrei dire di vergognarsi per la sua, insensata difesa al Presidente del Senato... ma chi ci rappresenta? Fatti avvenuti 18 anni prima? Ed allora? dovrebbero essere cancellati dalla STORIA? A Schifani gli si e` chiesto di "spiegare i rapporti intrattenuti con questi signori", bene, la possibilita` di contraddittorio? Che l'Onorevole Schifani vada senza indugio a rispondere alla domanda fattagli.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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