Un blog creato da dammiltuoaiuto il 19/08/2007

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SALVIAMO GLI ORSI DELLA LUNA

Post n°547 pubblicato il 30 Novembre 2008 da dammiltuoaiuto
 

Jill e gli Orsi della Luna

video_jillrobinson.jpg

YouTubeQuickTime 56k3GPiPod VideoAudio Mp3

Pubblico un'intervista a Jill Robinson (*) di Animals Asia Foundation. Il blog aveva descritto il calvario degli Orsi della Luna. Immobilizzati in una piccola gabbia per vent’anni, la durata della loro vita. Due volte al giorno è estratta la bile dalle loro carni per medicinali, bibite e shampoo. Il dolore è così tremendo che cercano di suicidarsi. Per impedirlo gli sono strappati gli artigli e segati i denti. 10.000 Orsi della Luna sono torturati in Cina, in Corea e in Vietnam. Jill ci farà sapere a breve i prodotti che contengono la bile e gli indirizzi dei luoghi delle torture.
Ho chiesto a Jill di adottare un Orso della Luna come mascotte per il blog. Appena arriva la foto, la pubblico. Belin, mi sento come un padre in attesa fuori dalla sala parto. Aiutate Jill attraverso il sito: Animals Asia Foundation.
(*) Attivate i sottotitoli in italiano.

Testo:
Jill Robinson: "Questo povero orso è stato in gabbia per anni e anni.Non sta solo eseguendo un comportamento stereotipico grave, ma lo sta facendo a tale livello che ha rimosso completamente il pelo dal muso e da parte del suo corpo. Anche i suoi cuscinetti sono molto aridi e crepati e ci sono chiari sintomi che indicano che non ha calpestato terreno da anni e anni. E' una disgrazia.
Due cuccioli di orso. Si stanno succhiando le zampe a vicenda, questo è il rumore che farebbero se stessero succhiando latte dalle proprie madri. Il primo orso non sembrava in condizioni troppo brutte, ma siamo preoccupati per alcuni di questi orsi, stanno in gabbie soffocanti, e uno di questi ha un problema ad un occhio.
Fino a quando non li tiriamo fuori non sapremo esattamente la loro condizione. Dall'odore credo che abbiamo qualche problema con le infezioni.Pensiamo siano arrivati in 29, ma fino a quando non li tiriamo giù non lo sapremo.Siamo veramente preoccupati per questo, si lamenta molto la notte come se avesse dei dolori addominali. Vorrebbe mangiare, ma questo gli procura del dolore.E' molto magro ed è anche orbo da un occhio.
Quindi abbiamo un sacco di problemi, anche con questo esemplare.In effetti la sua faccia è orribile. Ha un sacco di ascessi sulle labbra.
Intervistatore: "Pensa che possa farcela?"
Jill Robinson: Non so. Non ho buoni presentimenti. Ma, sa, le cose possono cambiare… assistiamo a miracoli di tanto in tanto. Un animale talmente stoico, che ha sopportato sofferenze e dolori in questa gabbia. Nessun animale sarebbe stato in grado di adattarsi a questo ambiente.Ma, ancora, a volte riescono a farcela. Spesso restiamo positivamente meravigliati.Credo che dopo aver fatto queste cose per così tanto tempo, lo si accetti. Ma non riesco a fare a meno di essere molto, molto preoccupata.

video_orsi.jpg
Orso della Luna in gabbia per l'estrazione della bile

Intervistatore: "Quanto a lungo vivono normalmente in queste situazioni?"
Jill Robinson: Fino alla morte. Mesi, mesi e mesi. I cani e i gatti non sopravviverebbero a questo trauma, ma questi orsi sembrano essere in grado di sopravvivere anche alla peritonite. uando apri loro la pancia è piena di pus. E sembrano in gradi di sopportare questa cosa per mesi.I cani e gatti non sopravviverebbero a questa malattia che per pochi giorni. E' tremendamente dolorosa. Una malattia orribile. Come la setticemia. Continuano a sopravvivere anche a quella.
Intervistatore: "Può spiegare cosa sia la setticemia con maggior dettaglio?"
Jill Robinson: Beh. Tutto ciò che so di questa malattia è che colpisce i cuccioli. I piccoli orsi. Muoiono urlando." Jill Robinson, fondatrice di Animals Asia Foundation

 
 
 

GUANTANAMO DELLA VERGOGNA

Post n°546 pubblicato il 30 Novembre 2008 da dammiltuoaiuto
 

Stati Uniti: 17 uiguri detenuti a Guantánamo BayData di pubblicazione dell'appello: 14.11.2008Status dell'appello: attivo


© Associated Press Italia
© Associated Press Italia

I
17 prigionieri di etnia uigura (Huzaifa Parhat, Abdul Semet, Jalal
Jaladin, Khalid Ali, Sabir Osman, Abdul Sabour, Abdul Nasser, Hammad
Memet, Edham Mamet, Arkin Mahmud, Bahtiyar Mahnut, Ahmad Tourson, Abdur
Razakah, Anvar Hassan, Dawut Abdurehim, Abdul Ghappar Abdul Rahman e
Adel Noori) sono ancora detenuti presso la base navale statunitense di
Guantánamo Bay a Cuba, nonostante sia trascorso oltre un mese da quando
il giudice Urbina ha stabilito che la loro detenzione è illegale
ordinandone il rilascio. Il governo ha ottenuto una sospensione
d'emergenza dell'ordine da un alto tribunale che il 24 novembre 2008
fornirà le motivazioni di questa decisione.

 

Il 7 ottobre 2008, con una
decisione che può definirsi storica, il giudice Ricardo Urbina della
Corte federale del distretto di Columbia aveva ordinato al governo di
rilasciare i 17 uiguri detenuti da oltre sette anni, nella base navale
statunitense di Guantánamo Bay. Tutti erano stati arrestati nel 2001 in
Pakistan, venduti dalle forze pachistane a quelle statunitensi in
cambio di una taglia di 5000 dollari a persona e trasferiti a
Guantánamo nel 2002. Il governo Usa aveva riconosciuto che i 17 uomini
non erano "combattenti nemici".



Gli Usa hanno accettato di non
espellere gli Uiguri in Cina dove potrebbero trovarsi a rischio di
tortura o esecuzione tuttavia, finora, non sono riusciti a trovare un
paese in grado di accoglierli. Al momento l'unica possibilità di porre
fine alla loro detenzione è quella di un loro rilascio sul territorio
statunitense. L'amministrazione sta rifiutando di prendere in
considerazione questa possibilità e ha rinviato il caso a una corte
d'appello per cercare di rovesciare l'ordine di rilascio del giudice
Urbina e per ottenere che i detenuti restino a Guantánamo fino a che
non sarà possibile trovare un altro paese disposto ad accoglierli.



Nella relazione alla corte di
appello, funzionari del governo avrebbero descritto come eccellenti le
condizioni in cui sono "ospitati" gli uiguri nel campo Iguana di
Guantánamo. I detenuti vivrebbero in "uno speciale alloggio comune con
accesso a tutte le aree del campo, tra cui uno spazio all'aperto per lo
svago e un'area pic-nic", per dormire avrebbero a disposizione una
"cuccetta con aria condizionata" e per lo svago "una stanza dotata di
varie attrezzature per la ricreazione, tra cui un televisore con
videoregistratore e lettore dvd". Gli uiguri avrebbero inoltre "accesso
a cibi speciali, alla doccia e a una biblioteca".
In realtà
l'attuale condizione degli uiguri è meno confortevole di quanto
descritto dai funzionari Usa, in particolare nel Campo 6, dove sono
incarcerati, isolati dal mondo esterno, circondati da un recinto di
filo spinato, sorvegliati da guardie armate e da una telecamera di
sorveglianza accesa 24 ore su 24 e con uno spazio esiguo per lo svago.
Sono ammanettati sul pavimento durante la visite degli avvocati.



Amnesty International crede
che il governo Usa debba accogliere i 17 uiguri sul proprio territorio
in nome del senso di umanità e di giustizia, e adoperarsi per trovare
una soluzione giusta, sicura e durevole in tutti i loro casi.




 
 
 

Oh Grande Spirito,

Post n°545 pubblicato il 27 Novembre 2008 da dammiltuoaiuto
 
Tag: indiani

Oh
Grande Spirito, la cui voce ascolto nel vento, il cui respiro dà vita a
tutte le cose. Ascoltami; io ho bisogno della tua forza e della tua
saggezza, lasciami camminare nella bellezza, e fa che i miei occhi
sempre guardino il rosso e purpureo tramonto. Fa che le mie mani
rispettino la natura in ogni sua forma e che le mie orecchie
rapidamente ascoltino la tua voce. Fa che sia saggio e che possa capire
le cose che hai pensato per il mio popolo. Aiutami a rimanere calmo e
forte di fronte a tutti quelli che verranno contro di me. Lasciami
imparare le lezioni che hai nascosto in ogni foglia ed in ogni roccia.
Aiutami a trovare azioni e pensieri puri per poter aiutare gli altri.
Aiutami a trovare la compassione senza la opprimente contemplazione di
me stesso. Io cerco la forza, non per essere più grande del mio
fratello, ma per combattere il mio più grande nemico: Me stesso. Fammi
sempre essere pronto a venire da te con mani pulite e sguardo alto.
Così quando la vita appassisce, come appassisce il tramonto, il mio
spirito possa venire a te senza vergogna". Preghiera per il Grande
Spirito Tatanka Mani


(Bisonte che Cammina) (1871 - 1967)

 
 
 

ABOLIAMO LO SCATTO ALLA  RISPOSTA  AL TELEFONO

Post n°543 pubblicato il 15 Novembre 2008 da dammiltuoaiuto
 

COMMISSIONE EUROPEA - DIPARTIMENTO CONCORRENZA, MERCATO E CONSUMATORI - AUTORITA' ITALIANA GARANTE DEL MERCATO E DELLA CONCORRENZA

PER ABOLIRE I COSTI DI 'SCATTO ALLA RISPOSTA' DELLA TELEFONIA ITALIANA.

Il costo di SCATTO ALLA RISPOSTA e' assolutamente 'Italiano',ovunque in Europa si paga cio che si consuma secondo l'effettivo tempo di conversazione e SENZA IL COSTO FISSO DELLO SCATTO ALLA RISPOSTA che viene ADDEBITATO AL CHIAMANTE ALL'INIZIO DELLA CHIAMATA,INDIPENDENTEMENTE DALLA DURATA DELLA STESSA.

I FIRMATARI DELLA PETIZIONE RICHIEDONO L'ABOLIZIONE DI QUESTI COSSI FISSI CHE GRAVANO SU OGNI CHIAMATA.

FIRMA

http://www.petitiononline.com/ste11180/petition.html

 
 
 

LA  REAZIONE DI GRILLO

Post n°542 pubblicato il 15 Novembre 2008 da dammiltuoaiuto
 

La reazione di Grillo

da pietro ricca

Eravamo in attesa del commento di Beppe Grillo e del suo staff alla notizia della bocciatura dei quesiti referendari in Cassazione (vedi post precedente). E’ arrivato poco fa tramite comunicato sul suo blog. Il succo è questo:

“Mi rimetto alla decisione della Cassazione, non voglio neppure discuterla, ne prendo atto”.

In sostanza, a quanto si intuisce, il promotore dei tre referenda non andrà in Cassazione a contestare la decisione.
Non è una risposta che aiuta a capire. Sarebbe necessaria maggiore chiarezza dopo aver coinvolto migliaia di volontari e centinaia di migliaia di cittadini. Quel che sarebbe interessante verificare è:

perché la Cassazione ha ritenuto insufficienti le firme? In quali errori procedurali i promotori sarebbero incorsi? Sono errori interpretativi, dunque formalmente contestabili e politicamente discutibili, o materiali, quindi evitabili?

 
 
 

Post N° 541

Post n°541 pubblicato il 15 Novembre 2008 da dammiltuoaiuto

COMMISSIONE EUROPEA - DIPARTIMENTO CONCORRENZA, MERCATO E CONSUMATORI - AUTORITA' ITALIANA GARANTE DEL MERCATO E DELLA CONCORRENZA

PETIZIONE PER L'ABOLIZIONE DEL CANONE APPLICATO DA TELECOM ITALIA NELLA TELEFONIA FISSA(Ben 14,95€ al mese).
I punti salienti sono:
- Abolizione canone Telecom Italia
- Gestione dell'ultimo miglio affidata ad un'azienda creata appositamente diversa da telecom Italia e sotto il diretto controllo delle autorità così da evitare qualsiasi tipo di ostruzionismo (Sono gli utenti finali che ci rimettono sempre)!!! (Ad esempio: Creazione di una S.P.A controllata dai principali gestori telefonici italiani con il compito di gestire l'ultimo miglio e tutti gli annessi!!!)
- Eliminare dai contratti di qualsiasi gestore la clausola che ci lega al servizio richiesto per almeno un anno, che, se non rispettata ci obbliga al pagamento di penali ingiustificate!!! (odioso anche il fatto del "tacitamente rinnovato a meno di disdetta anticipata di tot giorni..."): Questo è il caso dell'ADSL!!!
-Inserimento di un tempo massimo REALE (e non Teorico e solo sulla carta!!!) per quanto riguarda la disattivazione dei servizi ADSL e maggiori controlli da parte delle autorità competenti che ciò avvenga in tempi celeri!!!
( è assurdo attendere 1-2-3 mesi dalla richiesta di disattivazione alla reale disattivazione!!!).
-Incentivi governativi a tutti i gestori non telecom così da favorire una più veloce copertura geografica del territorio. (punto fondamentale per una migliore concorrenza tra i gestori che va a favore di noi utenti!!!).
-Seguire il modello francese (vicini geograficamente all'Italia ma molto, molto distanti (ovviamente in meglio!!!) almeno per quanto riguarda la telefonia in genere!!!!.

Mi sembra di aver detto tutto!!!
Adesso sta a tutti voi far si che questa petizione venga messa in luce magari come il caso dei costi di ricarica!!!
SPERO NELLE VOSTRE FIRME!!!
Più siamo e più lontano possiamo arrivare!!!

Sincerely,

http://new.petitiononline.com/nocanone/petition.html

 
 
 

La beffa della sentenza Diaz

Post n°540 pubblicato il 15 Novembre 2008 da dammiltuoaiuto
 
Tag: G8, GENOVA

La beffa della sentenza Diaz

La sera del 13 novembre
è stata una nottata tragica: Grygera, Amaurì, Iaquinta ed il Genoa perde 4 a 1 contro la Juventus. Un intero paese rimane basito: dopo 915 giorni la squadra di Ranieri ritrova il primato in classifica. Un colpo per tutta una città, e con lei anche per il vicequestore aggiunto di Torino Spartaco Mortola che, raggiunto telefonicamente dal Secolo XIX per un commento alla sentenza per il processo Diaz, prima di ringraziare i suoi avvocati e di risottolineare la propria innocenza, dichiara: “sono alla partita e siamo sotto di tre gol”. Peccato non averlo visto in aula, a fianco del suo capelluto avvocato.

di Alberto Zoratti






Spartaco Mortola era ai tempi del G8 genovese dirigente della DIGOS di Genova, ed insieme agli alti gradi presenti in quella tragica notte è stato promosso di grado e successivamente assolto dalle accuse infamanti della Procura di Genova. Quindi Francesco Gratteri, direttore del dipartimento Anticrimine, già a capo dello Sco; Gilberto  Caldarozzi, a ora capo del Servizio centrale operativo; Giovanni Luperi, ora al vertice del servizio segreto civile, già vicedirettore dell’Ucigos, sono la dimostrazione che al vertice della Polizia di Stato, per dirla con le parole del leader UDC Casini, ci sono “autentici galantuomini”.

Tanti “ufficiale e gentiluomo” che nulla hanno potuto di fronte alla mattanza della scuola Diaz, nulla hanno saputo rispetto ai piani del reparto di Canterini, nulla hanno capito sulle molotov introdotte illegalmente nella scuola per giustificare il massacro, nulla hanno pensato rispetto alle prove di verbali falsificati e di arresti illegali.

Sicuramente dirigenti, certamente galantuomini, ma forse un po’ distratti. Come lo stesso Giovanni Luperi che, benché si sia rifiutato di farsi interrogare, nelle sue dichiarazioni spontanee senza contraddittorio ha ricordato di essere stato ai margini dell’operazione e soprattutto preoccupato di portare i colleghi a cena.

O come i dirigenti della DIGOS genovese, l’ufficio a cui venne affidata la custodia delle molotov corpo del reato, e che furono “accidentalmente” distrutte dagli stessi agenti.

Ma non tutti sono stati distratti. Anzi, qualcuno sapeva, eccome. Ed è così che Canterini ed i suoi uomini, quelli che con il manganello in mano hanno riverniciato di sangue le pareti della scuola, si sono ritrovati con condanne fino a 4 anni, indulto, prescrizioni e condizionale permettendo.

Lo stesso Michelangelo Fournier, allora vice questore aggiunto di Roma, l’unico ad aver ammesso della “macelleria messicana” della Diaz e l’unico a non essere stato promosso, è stato premiato con due anni per lesioni aggravate in concorso.

C’è un segnale inquietante, che esce dalle aule di giustizia di Genova. Che il più alto in grado non è responsabile di quello che il suo sottoposto combina.

Un teorema che farebbe tremare le gambe persino al Ministro Brunetta. E che ribalta completamente le strategie difensive degli apparati dello Stato coinvolti in situazioni quanto meno tragiche: chi non ricorda la legge approvata nell’Argentina di Menem conosciuta come Obediencia Debida, che sottolineava come i subalterni avessero commesso delitti durante la dittatura militare per il fatto che stavano ubbidendo a ordini, ai quali non potevano opporsi?

Ma la sentenza, se contestualizzata, ci dice qualcosa di più. Che esattamente come per Bolzaneto, molte delle dichiarazioni rese dalle vittime e molte delle prove mostrate sono sostanzialmente delle visioni. E che, a differenza di altri processi, non esiste in questo caso l’aggravante della “compartecipazione psichica” tra gli imputati, quella cioè usata nel processo per devastazione e saccheggio ai 25 manifestanti che indica come non occorra aver effettivamente “devastato”, ma sia sufficiente essere presenti mentre gli altri devastano.

Ma queste sono parole, quelle che contano sono le sentenze.





Noi c’eravamo e abbiamo visto.

Abbiamo visto la violenza inaudita di quelle giornate, la caccia indiscriminata a persone inermi, l’assoluto arbitrio nel gestire l’ordine pubblico. Siamo stati poi costretti a registrare con sconcerto la decisione della magistratura che ha deciso di non procedere nell'accertamento delle responsabilita' delle forze dell'ordine per le gravi violenze subite dai manifestanti che parteciparono al grande corteo dei 200 mila del 21 luglio 2001.

Bolzaneto, la scuola Diaz. Assieme ad altri nomi, come Alimonda, Manin, Tolemaide, rimarranno tra le pagine oscure di questo paese. Abbiamo aspettato sette anni per vedere scritto nero su bianco quello che abbiamo visto e a cui abbiamo assistito, per guardare finalmente in faccia i responsabili di quello scempio.

La sentenza dello scorso 13 novembre sul processo Diaz è un ulteriore insulto alla nostra richiesta di giustizia e trasparenza, alla fiducia che ancora avevamo che la verità potesse finalmente essere sancita.

Per la “macelleria messicana”, così definita dall’allora vicequestore aggiunto della Questura di Roma Michelangelo Fournier, i responsabili si trovano solamente tra la manovalanza di Canterini, allora comandante del I Reparto Mobile di Roma.

Nessun vertice della Polizia è stato incriminato: né Francesco Gratteri, promosso a direttore del dipartimento Anticrimine, già a capo dello Sco; né Gilberto  Caldarozzi, promosso a capo del Servizio centrale operativo; né Giovanni Luperi, promosso al vertice del servizio segreto civile, già vicedirettore dell’Ucigos; né Spartaco Mortola, già dirigente della Digos, ora promosso vicequestore aggiunto a Torino.

Tutti assolti.

Mentre l'allora capo della Polizia, Gianni De Gennaro, responsabile della piazza durante il G8 di Genova, e' diventato addirittura direttore del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Rimangono i verbali falsificati, gli arresti ingiustificati, le molotov introdotte illegalmente nella scuola per giustificare l’assalto, la loro sparizione dall’ufficio della Questura di Genova dove erano in custodia come corpo del reato, a fare da sfondo ad un’ulteriore brutta pagina della democrazia italiana.

Noi c’eravamo e per questo auspichiamo un sussulto democratico. Una reazione pubblica, pacifica e nonviolenta per dimostrare che in questo paese esiste ancora un tessuto democratico, e che la convivenza civile si deve basare sul principio di responsabilità, sul riconoscimento dei diritti di tutti e su una giustizia che sappia tutelare le vittime e applicare il principio che la legge è uguale per tutti.



Miriam Giovanzana, Lorenzo Guadagnucci, Monica Lanfranco, Stefano Lenzi, Deborah Lucchetti, Pietro Raitano, Felice Romagnoli, Riccardo Troisi, Alberto Zoratti



per aggiungere il tuo nome:
noiceravamo@gmail.com

 
 
 

METTIAMOLA FUORI LEGGE

Post n°539 pubblicato il 15 Novembre 2008 da dammiltuoaiuto
 

METTIAMOLA FUORI LEGGE
La pubblicità, non l’acqua in bottiglia

Oggi le acque minerali sono uno dei maggiori inserzionisti pubblicitari in Italia: per convincerci a comperare “l’acqua da bere” nel 2005 gli imbottigliatori hanno acquistato spazi pubblicitari per 379 milioni di euro.
Perché tanto sforzo? L’acqua in bottiglia ha un concorrente formidabile, che è l’acqua degli acquedotti: buona (poche le eccezioni), controllata (più dell’acqua in bottiglia, come hanno dimostrato diverse inchieste), comoda (arriva in casa), e poco costosa.
Se le acque minerali non fossero sostenute da una pubblicità martellante, nessuno o pochi sentirebbero il bisogno di comperarle.
Di fatto l’acqua in bottiglia fa concorrenza a un bene comune, lo ha riconosciuto anche l’Antitrust nel 2005 nel caso “Mineracqua contro Acea”. Solo che le forze in campo sono impari: contro i 379 milioni di euro che l’industria spende per sostenere l’acqua in bottiglia, gli acquedotti non investono una lira per pubblicizzare il proprio servizio.

Senza pensare di ridurre la libertà di produrre e vendere acqua minerale, non si potrebbe invece legittimamente pensare di limitarne l’invadenza pubblicitaria?

C’è già almeno un caso in cui non si può fare pubblicità di prodotti pur buoni: in quasi tutto il mondo è vietato promuovere latte in polvere per la prima infanzia (e ad altri prodotti di questo genere) perché fa concorrenza all’allattamento al seno, che è riconosciuto come “un bene primario”.
Ma non c’è solo questo: in 14 regioni su 20 le aziende non pagano alcun canone per la quantità di acqua effettivamente prelevata e imbottigliata, ma solo un “canone di coltivazione”, in pratica l’affitto del terreno all’interno del quale si estrae l’acqua.
E a fare affari d’oro sulla dabbenaggine dei nostri consumi sono i soliti noti: Nestlé, ad esempio, che vende nel mondo 19 miliardi di litri d’acqua e anche in Italia è leader del mercato. In Trentino imbottiglia tra i 90 e i 110 milioni di litri d’acqua (“Pejo fonte alpina”) ma paga al Comune di Peio meno di 30 mila euro l’anno. Uno scandalo.

Per difendere l’acqua degli acquedotti (buona, controllata, comoda e poco costosa) e garantirle un futuro forse è necessario limitare l’invadenza pubblicitaria delle acque minerali.

Mettiamola fuori legge. La pubblicità, non l’acqua minerale.
Voi che ne dite?

Se vi sembra un’ipotesi da approfondire e siete d'accordo con il nostro appello sostenetelo con il vostro nome.

firma qui

 http://www.altreconomia.it/acqua/aderisci.php

 

 
 
 

DEPUTATI DA   6000 EURO

Post n°538 pubblicato il 14 Novembre 2008 da dammiltuoaiuto
 

"Povera" Paola Pelino (Fi), al fisco ha dichiarato solo 6 mila euro

 


REDDITI 2005 DEI PARLAMENTARI. E' un'abruzzese l'inquilina più povera della Camera: Paola Pelino, la maga del confetto scesa in politica nelle fila di Forza Italia. Nella sua dichiarazione dei redditi del 2005 ha dichiarato al Fisco poco più di seimila euro. A fronte di un'imposta netta di 1.501 euro. In più risulta anche che abbia un credito d'imposta di quasi 2.000 euro.


 


 



Tra le più ricche risulta invece Daniela Garnero Santanché (An) che dichiara al fisco circa 270.000 euro. Dopo di lei il volto televisivo Gabriella Carlucci (FI) con 254 mila euro. Sempre di Forza
Italia le altre due parlamentari più facoltose: l'ex ministro per le Pari Opportunità Stefania Prestigiacomo con quasi 200mila euro e l'ex sottosegretario alla Giustizia Jole Santelli
che ne denuncia quasi 188mila. Se la passa bene anche l' avvocato penalista Giulia Buongiorno (An) che ha un reddito imponibile di circa 173mila euro.
Si attestano tra i 130-140mila euro Tana De Zulueta che dichiara circa 147mila euro e Mara Carfagna (FI) con 131.256 euro. Mentre seguono praticamente 'a pari merito' il ministro per lo Sport Giovanna Melandri con 134mila euro, quello per la Famiglia Rosy Bindi con 131.639 e quello per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini con 131.528.
Decisamente più in basso nella classifica delle deputate più ricche ci sono la Verde Grazia Francescato, con 76.483 euro di reddito imponibile, e due deputate azzurre: Manuela Di Centa,
con poco più di 48mila euro, ed Elisabetta Gardini (FI) con 68.336. Per non parlare dell'attuale vicepresidente della Camera Giorgia Meloni che nel 2005 ha denunciato all'erario 21.743
euro.

LA DICHIARAZIONE DEI MINISTRI

Giuliano Amato è il ministro più ricco del governo Prodi: nel 2005 ha dichiarato redditi per 420.792 euro.
Il "più povero" è invece Paolo Ferrero che nel 2005 ha dichiarato 20.245 euro per un'imposta netta 2.755. E' fra i ministri meno ricchi anche Cesare Damiano (Ds) che ha denunciato al fisco poco più di 64 mila euro, per 20.378 euro di imposta.
Il presidente del Consiglio Romano Prodi ha dichiarato 89.514 euro di reddito con un'imposta netta di 29.669 euro.
Molto meno di quello che sarebbe diventato il suo portavoce: Silvio Sircana nel 2005 aveva un imponibile di 254.575 euro (imposta netta 106.128).
Fra i ministri più ricchi, quello delle Politiche Agricole Paolo De Castro, (346.369 euro e imposta netta di 137.719); e Linda Lanzillotta (312.638 euro e imposta netta di 124.192).
L'altro abruzzese, Franco Marino, presidente del Senato non brilla tra i più ricchi avendo dichiarato 171.235 euro di reddito nel 2005.

I LEADER DI PARTITO

Batte tutti, in tutte le classifiche, Silvio Berlusconi (Fi) che ha dichiarato nel 2005 ben 28.033.122. Secondo posto per Nucara (Pri) con 289.255. Terza posizione per Pierferdinando Casini (Udc)214.787, quarto Fini (An) 200.677, quinto Maroni (Lega)195.701.
Seguono poi a ruota Cesa (Udc)192.453, Di Pietro (IdV)187.716, Bertinotti (Prc)187.650 e D'Alema (Ds)174.078, Pecoraro (Verdi)168.780, Diliberto (Pdci)138.437, Fassino (Ds)135.104, Boselli (Sdi)134.040, Rutelli (Dl)132.500, Giordano (Prc)129.569, Prodi 89.514.

17/04/2007 16.47
http://www.primadanoi.it/modules/bdnews/article.php?storyid=9456

 
 
 

98 MILIARDI DI EURO EVASI!! NON MOLLIAMO!!

Post n°537 pubblicato il 13 Novembre 2008 da dammiltuoaiuto
 



98 MILIARDI DI EURO EVASI!! NON MOLLIAMO!!

IL MEETUP DEL BLOG (878) È UNITO NELLA LOTTA E CHIEDE L'AIUTO DEL POPOLO DEL BLOG.

Oggi visto che si parla di soldi che dovremo sborsare noi, non ci consideriamo neanche OT.

Vi segnalo inoltre questa iniziativa per chi non si sente rappresentato da Berlusconi:
http://www.notspeakinginmyname.com/

Veniamo presi in giro perchè lo stato ha abbuonato un'evasione fiscale pari a 98 miliardi di euro alle concessionarie per i videopoker, e come suo solito lo ha fatto nel silenzio più assoluto. Per darvi un'idea questa evasione, ci si potrebbero salvare 30 Alitalia, non si dovrebbero fare più i tagli alla scuola, insomma è un'enormità.

A noi invece non si abbuona mai nulla, anzi, se non paghiamo la bolletta della luce vengono a tagliarcela o, se non paghiamo 50 euro di tasse ci vengono a dormire sullo zerbino additandoci come brutti evasori.

Vogliamo un banner che parli dell'argometo sul blog. Non vogliamo nessuna risposta da Grillo, vogliamo semplicemente il suo aiuto per diffondere meglio.

AIUTATECI NELLA LOTTA, SONO SOLDI NOSTRI!!!

Info:

Articoli del Secolo XIX:

http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/italia_e_mondo/2008/10/24/1101837375295-slot-machine-tutte-cambiare-bufera.shtml

http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/italia_e_mondo/view.php?DIR=/italia_e_mondo/documenti/2008/05/14/&CODE=ccc79780-2185-11dd-be0a-0003badbebe4

Servizio di Striscia la notizia:
http://www.youtube.com/watch?v=gvECn8f7W40

Beppe Grillo AL v-day:
http://it.youtube.com/watch?v=NBzM4pveHvM

Firmate la petizione:
http://www.firm.iamo.it/98miliardidieuroevasi
(togliere puntino in mezzo)

Alcuni indirizzi utili:

annozero@rai.it

http://www.report.rai.it/RE_segnalazioni/0,1067380,,00.html

larepubblica@repubblica.it

http://www.corriere.it/scrivi/carta.shtml

redazione@ilsecoloxix.it

Inoltre informare le testate locali della città in cui si vive. Magari non li rivedremo, potremo dire di aver fatto il massimo.

 
 
 

BRUNETTA  STORY

Post n°536 pubblicato il 13 Novembre 2008 da dammiltuoaiuto
 

La trasferta a Teramo per diventare prof - La casa con sconto dall’INPDAI - Il rudere che si muta in villa - Le assenze DA FANNULLONE in Europa e Comune - Ecco la vera storia dell’ex venditore ambulante di gondolette di plastica

 

Emiliano Fittipaldi e Marco Lillo per "L'espresso" in edicola domani (Hanno collaborato Michele Cinque e Alberto Vitucci)

La prima immagine di Renato Brunetta impressa nella memoria di un suo collega è quella di un giovane docente inginocchiato tra i cespugli del giardino dell'università a fare razzia di lumache. Lì per lì i professori non ci fecero caso, ma quella sera, invitati a cena a casa sua, quando Brunetta servì la zuppa, saltarono sulla sedia riconoscendo i molluschi a bagnomaria. Che serata.

La vera sorpresa doveva ancora arrivare. Sul più bello lo chef si alzò in piedi e, senza un minimo di ironia, annunciò solennemente: "Entro dieci anni vinco il Nobel. Male che vada, sarò ministro". Eravamo a metà dei ruggenti anni '80, Brunetta era solo un professore associato e un consulente del ministro Gianni De Michelis.

Ci ha messo 13 anni in più, ma alla fine l'ex venditore ambulante di gondolette di plastica è stato di parola. In soli sette mesi di governo è diventato la star più splendente dell'esecutivo Berlusconi. La guerra ai fannulloni conquista da mesi i titoli dei telegiornali. I sondaggi lo incoronano - parole sue - 'Lorella Cuccarini' del governo, il più amato dagli italiani. Brunetta nella caccia alle streghe contro i dipendenti pubblici non conosce pietà.

Ha ristretto il regime dei permessi per i parenti dei disabili, sogna i tornelli per controllare i magistrati nullafacenti e ha falciato i contratti a termine. Dagli altri pretende rigore, meritocrazia e stakanovismo, odia i furbi e gli sprechi di denaro pubblico, ma il suo curriculum non sempre brilla per coerenza.

A 'L'espresso' risulta che i dati sulle presenze e le sue attività al Parlamento europeo non ne fanno un deputato modello. Anche la carriera accademica non è certo all'altezza di un Nobel. Ma c'è un settore nel quale l'ex consigliere di Bettino Craxi e Giuliano Amato ha dimostrato di essere davvero un guru dell'economia: la ricerca di immobili a basso costo, dove ha messo a segno affari impossibili per i comuni mortali.

CHI L'HA VISTO
Appena venticinquenne, Brunetta entra nel dorato mondo dei consulenti (di cui oggi critica l'abuso). Viene nominato dall'allora ministro Gianni De Michelis coordinatore della commissione sul lavoro e stende un piano di riforma basato sulla flessibilità che gli costa l'odio delle Brigate rosse e lo costringe a una vita sotto scorta. Poi diventa consigliere del Cnel, in area socialista. Nel 1993, durante Mani Pulite firma la proposta di rinnovamento del Psi di Gino Giugni. Nel 1995 entra nella squadra che scrive il programma di Forza Italia e nel 1999 entra nel Parlamento europeo.

Proprio a Strasburgo, se avessero applicato la 'legge dei tornelli' invocata dal ministro, il professore non avrebbe fatto certo una bella figura. Secondo i calcoli fatti da 'L'espresso', in dieci anni è andato in seduta plenaria poco più di una volta su due. Per la precisione la frequenza tocca il 57,9 per cento. Con questi standard un impiegato (che non guadagna 12 mila euro al mese) potrebbe restare a casa 150 giorni l'anno. Ferie escluse.

Lo stesso ministro ha ammesso in due lettere le sue performance: nella legislatura 1999-2004 ha varcato i cancelli solo 166 volte, pari al 53,7 per cento delle sedute totali. "Quasi nessun parlamentare va sotto il 50, perché in tal caso l'indennità per le spese generali viene dimezzata", spiegano i funzionari di Strasburgo. Nello stesso periodo il collega Giacomo Santini, Pdl, sfiorava il 98 per cento delle presenze, il leghista Mario Borghezio viaggiava sopra l'80 per cento.

Il trend di Brunetta migliora nella seconda legislatura, quando prima di lasciare l'incarico per fare il ministro firma l'elenco (parole sue) 148 volte su 221. Molto meno comunque di altri colleghi di Forza Italia: nello stesso periodo Gabriele Albertini è presente 171 volte, Alfredo Antoniozzi e Francesco Musotto 164, Tajani, in veste di capogruppo, 203.

La produttività degli europarlamentari si misura dalle attività. In aula e in commissione. Anche in questo caso Brunetta non sembra primeggiare: in dieci anni ha compilato solo due relazioni, i cosiddetti rapporti di indirizzo, uno dei termometri principali per valutare l'efficienza degli eletti a Strasburgo. L'ultima è del 2000: nei successivi otto anni il carnet del ministro è desolatamente vuoto, fatta eccezione per le interrogazioni scritte, che sono - a detta di tutti - prassi assai poco impegnativa. Lui ne ha fatte 78.

Un confronto? Il deputato Gianni Pittella, Pd, ne ha presentate 126. Non solo. Su 530 sedute totali, Brunetta si è alzato dalla sedia per illustrare interrogazioni orali solo 12 volte, mentre gli interventi in plenaria (dal 2004 al 2008) si contano su due mani. L'ultimo è del dicembre 2006, in cui prende la parola per "denunciare l'atteggiamento scortese e francamente anche violento" degli agenti di sicurezza: pare non lo volessero far entrare. Persino gli odiati politici comunisti, che secondo Brunetta "non hanno mai lavorato in vita loro", a Bruxelles faticano molto più di lui: nell'ultima legislatura il no global Vittorio Agnoletto e il rifondarolo Francesco Musacchio hanno percentuali di presenza record, tra il 90 e il 100 per cento.

Se la partecipazione ai lavori d'aula non è da seguace di Stakanov, neanche in commissione Brunetta appare troppo indaffarato. L'economista sul suo sito personale ci fa sapere che, da vicepresidente della commissione Industria, tra il 1999 e il 2001 ha partecipato alle riunioni solo la metà delle volte, mentre nel biennio 2002-2003, da membro titolare della delicata commissione per i Problemi economici e monetari, si è fatto vedere una volta su tre. Strasburgo è lontana dall'amata Venezia, ma non si tratta di un problema di distanza. A Ca' Loredan, nel municipio dove è stato consigliere comunale e capo dell'opposizione dal 2000 al 2005, il nemico dei fannulloni detiene il record. Su 208 sedute si è fatto vedere solo in 87 occasioni: quattro presenze su dieci, il peggiore fra tutti i 47 consiglieri veneziani.

LA MAPPA DELLE PROPRIETA' DI BRUNETTA
Brunetta spendeva invece molto tempo libero per mettere a segno gli affari immobiliari della sua vita. Oggi il ministro possiede un patrimonio composto da sei immobili (due ereditati a metà con il fratello) sparsi tra Venezia, Roma, Ravello e l'Umbria, per un valore di svariati milioni di euro. "Mi piacciono le case e le ho pagate con i mutui", ha sempre detto. Effettivamente per comprare e ristrutturare la magione di 420 metri quadrati con terreno e piscina in Umbria, a Monte Castello di Vibio, vicino a Todi, Brunetta ha contratto un mutuo di 600 milioni di vecchie lire del 1993.

Ma per acquistare la casa di Roma e quella di Ravello, visti i prezzi ribassati, non ne ha avuto bisogno. Cominciamo da quella di Roma. Alla fine degli anni Ottanta il rampante professore aveva bisogno di un alloggio nella capitale, dove soggiornava sempre più spesso per la sua attività politica. Un comune mortale sarebbe stato costretto a rivolgersi a un'agenzia immobiliare pagando le stratosferiche pigioni di mercato. Brunetta no.

Come tanti privilegiati, riesce a ottenere un appartamento dall'Inpdai, l'ente pubblico che dovrebbe sfruttare al meglio il suo patrimonio immobiliare per garantire le pensioni ai dirigenti delle aziende. Invece, in quel tempo, come 'L'espresso' ha raccontato nell'inchiesta 'Casa nostra' del 2007, gli appartamenti più belli finivano ai soliti noti. Brunetta incluso. Un affitto che in quegli anni era un sogno per tutti i romani, persino per i dirigenti iscritti all'Inpdai ai quali sarebbe spettato. Lo racconta Tommaso Pomponi, un ex dirigente della Rai ora in pensione, che ha presentato domanda alla fine degli anni Ottanta: "Nonostante fossi stato sfrattato, non ottenni nessuna risposta. Contattai presidente e direttore generale, scrissi lettere di protesta, inutilmente".

Pomponi ha pagato per anni due milioni di lire di affitto e poi ha comprato a prezzi di mercato, come tutti. Il ministro, invece, dopo essere stato inquilino per più di 15 anni con canone che non ha mai superato i 350 euro al mese, ha consolidato il suo privilegio rendendolo perpetuo: nel novembre 2005 il patrimonio degli enti infatti è stato ceduto. Brunetta compra insieme agli altri inquilini ottenendo uno sconto superiore al 40 per cento sul valore di stima.

Alla fine il prezzo spuntato dal grande moralizzatore del pubblico impiego è di 113 mila euro, per una casa di 4 vani catastali, situata in uno dei punti più belli di Roma. Si tratta di un quarto piano con due graziosi balconcini e una veranda in legno. Brunetta vede le rovine di Roma e il parco dell'Appia antica. Un appartamento simile a quello del ministro vale circa mezzo milione di euro: con i suoi 113 mila euro l'economista avrebbe potuto acquistare un box.

GUARDA LO SFOGLIO: I DOCUMENTI DELL'ACQUISTO DELLA CASA INPDAI
Un tuffo in Costiera Anche il buen retiro di Ravello è stato un affare immobiliare da Guinness. Brunetta, che si autodefinisce "un genio", diventa improvvisamente modesto quando passa in rassegna i suoi possedimenti campani. "Una proprietà scoscesa", ha definito questa splendida villa di 210 metri quadrati catastali immersa in 600 metri di giardino e frutteto. Seduto nel suo patio il ministro abbraccia con lo sguardo il blu e il verde, Ravello e Minori.

Per comprare i ruderi che ha poi ristrutturato ha speso 65 mila euro tra il 2003 e il 2005. "Quanto?", dice incredula Erminia Sammarco, titolare dell'agenzia immobiliare Tecnocasa di Amalfi: "Mi sembra impossibile: a quel prezzo un mio cliente ha venduto una stalla con un porcile". Oggi un rudere di 50 metri quadri costa circa 350 mila euro, e una villa simile a quella dell'economista supera di gran lunga il milione di euro. Il ministro ha certamente speso molto per la pregevole ristrutturazione, tanto che ha preso un mutuo da 300 mila euro poco dopo l'acquisto del 2003 che finirà di pagare nel 2018, ma ha indubbiamente moltiplicato l'investimento iniziale.

Brunetta formato portachiavi

Ma come si fa a trasformare una catapecchia senza valore in una villa di pregio? 'L'espresso' ha consultato il catasto e gli atti pubblici scoprendo così che Brunetta ha comprato due proprietà distinte per complessivi sette vani catastali, affidando i lavori di restauro alla migliore ditta del luogo. Dopo la cura Brunetta, al posto dei ruderi si materializza una villetta su tre livelli su 172 metri quadrati più dépendance, rifiniture in pietra e sauna in costruzione. Per il catasto, invece, l'alloggio passa da civile a popolare. In compenso, i sette vani sono diventati 12 e mezzo. Come è stata possibile questa lievitazione? "Diversa distribuzione degli spazi interni", dicono le carte.

La signora Lidia Carotenuto, che fino al 2002 era proprietaria del piano inferiore, ricorda con un po' di malinconia: "La mia casa era composta di due stanzette, al massimo saranno stati 40 metri quadrati e sopra c'era un altro appartamento (che misurava 80 metri catastali, ndr) in rovina. So che ora il Comune di Ravello sta costruendo una strada che passerà vicino all'abitazione del ministro. Io non avrei venduto nulla se l'avessero fatta prima...".

A rappresentare Brunetta nell'atto di acquisto della dépendance nel 2005 è stato il geometra Nicola Fiore, che aveva seguito in precedenza anche le pratiche urbanistiche. Fiore era all'epoca assessore al Bilancio del comune, guidato dal sindaco Secondo Amalfitano, del Partito democratico. I rapporti con il primo cittadino è ottimo: Brunetta entra nella Fondazione Ravello. E quest'anno, dopo le elezioni, Amalfitano fa il salto della barricata, entra nel Pdl e lascia la Costiera per Roma dove viene nominato suo consigliere ministeriale.

Il Nobel mancato "Io sono un professore di economia del lavoro, l'ho guadagnato con le unghie e con i denti. Sono uno dei più bravi d'Italia, forse d'Europa", ha spiegato Brunetta ad Alain Elkann, che di rimbalzo lo ha definito "un maestro della pasta e fagioli" prima di chiedergli la ricetta del piatto. L'economista Ada Becchi Collidà, che ha lavorato nello stesso dipartimento per otto anni, dice senza giri di parole che "Renato non è uno studioso. È prevalentemente un organizzatore, che sa dare il meglio di sé quando deve mettere insieme risorse".

Alla facoltà di Architettura di Venezia entra nel 1982, dopo aver guadagnato l'idoneità a professore associato in economia l'anno precedente. Come ha ricordato in Parlamento il deputato democratico Giovanni Bachelet, Brunetta non diventa professore con un vero concorso, ma approfitta di una "grande sanatoria" per i precari che gravitavano nell'università. Una definizione contestata dal ministro, che replica: avevo già tutti i titoli.

In cattedra Secondo il curriculum pubblicato sul sito dell'ateneo di Tor Vergata (dove insegna dal 1991), al tempo il giovane Brunetta poteva vantare poche pubblicazioni: una monografia di 500 pagine e due saggi. Il primo era composto di dieci pagine ed era scritto a sei mani, il secondo era un pezzo sulla riduzione dell'orario edito da 'Economia&Lavoro', la rivista della Fondazione Brodolini, di area socialista, che Brunetta stesso andrà a dirigere nel 1980.

Tutto qui? Nel mondo della ricerca esistono diverse banche dati per valutare il lavoro di uno studioso. Oggi Brunetta si trova in buona posizione su quella Econlit, che misura il numero delle pubblicazioni rilevanti: 30, più della media dei suoi colleghi. La musica cambia se si guarda l'indice Isi-Thompson, quello che calcola le citazioni che un autore ha ottenuto in lavori successivi: una misura indiretta e certo non infallibile della qualità di una pubblicazione, ma che permette di farsi un'idea sull'importanza di un docente. L'indice di citazioni di Brunetta è fermo sullo zero.

Le valutazioni degli indicatori sono discutibili, ma di sicuro il mondo accademico non lo ha mai amato: "L'università ha sempre visto in lui il politico, non lo scienziato", ricorda l'ex rettore dello Iuav di Venezia, Marino Folin. Nel 1991, da professore associato, riesce a trasferirsi all'Università di Tor Vergata. In attesa del Nobel, tenta almeno di diventare professore ordinario partecipando al concorso nazionale del 1992. In un primo momento viene inserito tra i 17 vincitori. Ma un commissario, Bruno Sitzia, rimette tutto in discussione.

Cartello anti Gelmini Tremonti Brunetta

Scrive una lettera e, senza riferirsi a Brunetta, denuncia la lottizzazione e la poca trasparenza dei criteri di selezione. "Si discusse anche di Brunetta, e ci furono delle obiezioni", ricorda un commissario che chiede l'anonimato: "La situazione era curiosa: la maggioranza del collegio era favorevole a includere l'attuale ministro, ma non per i suoi meriti, bensì perché era stato trovato l'accordo che faceva contenti tutti. Comunque c'erano candidati peggiori di lui". Il braccio di ferro durò mesi, poi il presidente si dimise. E la nuova commissione escluse Brunetta. Il professore 'migliore d'Europa' viene bocciato. Un'umiliazione insopportabile. Così fa ricorso al Tar, che gli dà torto. Poi si appella al Consiglio di Stato, ma poco prima della decisione si ritira in buon ordine.

Gianni De Michelis

Nel 1999 era riuscito infatti a trovare una strada per salire sulla cattedra. Un lungo giro che valica l'Appennino e si arrampica alle pendici del Gran Sasso, ma che si rivela proficuo. È a Teramo che ottiene infine il riconoscimento: l'alfiere della meritocrazia, bocciato al concorso nazionale, riesce a conquistare il titolo di ordinario grazie all'introduzione dei più facili concorsi locali. Nel 1999 partecipa al bando di Teramo, la terza università d'Abruzzo. Il posto è uno solo ma vengono designati tre vincitori.

La cattedra va al candidato del luogo ma anche gli altri due ottengono 'l'idoneità'. Brunetta è uno dei due e torna a Tor Vergata con la promozione. Un'ultima nota. A leggere le carte del concorso, fino al 2000 Brunetta "è professore associato a Tor Vergata". La stranezza è che il curriculum ufficiale - pubblicato sul sito della facoltà del ministro - lo definisce "professore ordinario dal 1996". Quattro anni prima: errore materiale o un nuovo eccesso di ego del Nobel mancato?

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/articolo-1293.htm

 
 
 

TAPPATECI LA BOCCA  NO GRAZIE

Post n°535 pubblicato il 13 Novembre 2008 da dammiltuoaiuto
 

Play it again, Levi

Tempo addietro ho segnalato un remake del cd. “Levi-Prodi” di cui tanto si parlò un annetto fa.
Fresco fresco di assegnazione alla Commissione Cultura (sebbene in sede referente), ora è disponibile anche il
testo del nuovo ddl (C-1269), ma va sempre seguita la scheda per monitorare gli sviluppi. Questa volta Ricardo Franco Levi, orfano del suo Governo, fa tutto da solo.
Si parte sempre dalla definizione di prodotto editoriale (art. 2):
1. Ai fini della presente legge, per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione o di intrattenimento e destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso. 
2. Non costituiscono prodotti editoriali quelli destinati alla sola informazione aziendale, sia ad uso interno sia presso il pubblico. 
3. La presente legge non si applica ai prodotti discografici e audiovisivi, fatti salvi i casi in cui tale applicazione sia espressamente prevista
“.
Purtroppo, come in passato, mi non pare di leggere distinguo.
Soltanto con riferimento all’iscrizione al ROC che “rileva anche ai fini dell’applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa” (art. 8), si precisa che “sono esclusi dall’obbligo dell’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione i soggetti che accedono alla rete internet o che operano sulla stessa in forme o con prodotti, quali i siti personali o a uso collettivo, che non costituiscono il frutto di un’organizzazione imprenditoriale del lavoro“.
In effetti, detta precisazione non esisteva nel testo del 2007. Pur apprezzando lo sforzo, mi sembra ancora poco. Da un lato perché la definizione di prodotto editoriale è, come ammesso anche nella relazione, generale e onnicomprensiva, dall’altro perché la formula dell’art. 8, che parla espressamente di responsabilità, mi sembra ancora ambigua e non diretta al punto. Altrimenti detto, sebbene il nuovo testo sia inequivoco nell’escludere certe responsabilità tipiche della stampa (direttore, editore, stampatore), può dirsi altrettanto per oneri come quello della registrazione la cui violazione potrebbe condurre al reato di “stampa clandestina” come accaduto a Carlo Ruta?
La mia risposta è… nì. Riporto il testo dell’art. 7: “l’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione è condizione per l’inizio delle pubblicazioni dei giornali quotidiani e dei periodici, e sostituisce a tutti gli effetti la registrazione presso il tribunale, di cui all’articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47. Sono fatti salvi i diritti già acquisiti da parte dei soggetti tenuti a tale registrazione in base al citato articolo 5 della legge n. 47 del 1948“.
Se io, blogger, non ho un’organizzazione imprenditoriale (come succede nella stragrande maggioranza dei casi), non sono tenuto all’iscrizione al ROC (ai blog fa espresso riferimento anche la relazione). Se l’iscrizione al ROC è sostitutiva della registrazione della testata presso il Tribunale (che scomparirà?), allora posso dire di non essere tenuto all’una e all’altra. Ma questa tesi stenta non poco a venir fuori. Occorre un coordinamento di norme, viste anche nel loro insieme, non immediato, non alla portata di tutti. E quando la legge non è chiara, il pericolo è sempre dietro l’angolo.
In poche parole, io avrei cercato di essere più chiaro.
Questa la mia prima lettura della domenica mattina. Sono certo che altri sapranno approfondire.

 
 
 

manteniamo le promesse

Post n°534 pubblicato il 08 Novembre 2008 da dammiltuoaiuto
 

Italia: manteniamo le promesse di aiuti

Negli ultimi anni gli aiuti umanitari italiani hanno contribuito a salvare migliaia di vite umane e dato speranza a molti delle popolazioni più povere del mondo. Ma dal prossimo anno il governo propone di ridurre questi aiuti salva-vita di 170 milioni di Euro -- rimangiandosi la promessa fatta all'Europa di incrementare gli aiuti internazionali.

Il ministro delle finanze Tremonti potrebbe presentare la proposta di finanziaria al Parlamento già questa settimana -- perciò prima che sia tardi riempiamolo di messaggi chiedendogli di ritirare i tagli. Compila i campi qui sotto per inviare il messaggio e, se desideri, aggiungi un tuo commento personale -- poi per favore spargi la voce a familiari e amici. Insieme possiamo salvare la reputazione dell'Italia e migliaia di vite in tutto il mondo:

Illustre  Ministro Giulio Tremonti,


Come cittadino Italiano sono rimasto sconcertato nel venire a sapere che il Governo sta prendendo in considerazione tagli imponenti agli aiuti che l'Italia fornisce ai paesi poveri del Sud del mondo -- violando le promesse fatte ed esponendoci, proprio mentre ci accingiamo a presiedere il G8, a una perdita di credibilità e di reputazione intollerabili. Questi sono tempi difficili, ma i nostri aiuti fanno la differenza fra vita e morte per centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo. I Suoi tagli colpirebbero drasticamente aiuti già piuttosto scarsi, quando invece abbiamo promesso insieme ai nostri partner Europei di alzarli fino allo 0,51% del PIL entro il 2010. Le chiedo di rivedere i Suoi piani con urgenza, e di fare in modo che la Legge Finanziaria 2009 provveda ad aumentare gli aiuti, in coerenza con gli obiettivi di da raggiungere entro il 2010. È in gioco la nostra reputazione.

FIRMA QUI

http://www.avaaz.org/it/aiuti_umanitari/

 
 
 

ITALIANI POPOLO DI EVASORI

Post n°533 pubblicato il 08 Novembre 2008 da dammiltuoaiuto
 

La denuncia di Contribuenti.it: evasi ogni anno 3 miliardi di euro
Un professionista su 4 non emette fattura

In testa i dentisti con il 34%, a ruota veterinari, avvocati, psicologi
e medici. Si evade più a Nord-ovest

(archivio Corriere)
NAPOLI - In Italia il 23% dei professionisti non emette la fattura
sottraendo ogni anno al fisco oltre 3 miliardi di euro. In testa alla
classifica ci sono i dentisti, seguiti a ruota da veterinari e
avvocato. Lo denuncia Vittorio Carlomagno, presidente di
Contribuenti.it (Associazione contribuenti italiani), al convegno La
riforma del fisco in Italia in corso a Napoli.

CLASSIFICA - La classifica delle categorie professionali che non emette
fattura vede al primo posto i dentisti con il 34%, seguiti dai
veterinari con il 33%, avvocati (31%), psicologi (30%), medici (28%),
ragionieri e consulenti del lavoro (27%), architetti (25%). Seguono poi
i geometri con il 23%, i periti agrari con il 22%, i periti industriali
con il 21%, geologi con il 18%, ingegneri con il 17%, i giornalisti con
il 14%, i notai con l'11%, i commercialisti con il 10%, chimici con il
10% e biologi con l'8%.

ZONE - L'evasione è diffusa soprattutto al Nord-ovest (35% del totale
nazionale), seguito dal Centro (27,5%), dal Nord-est (24,5%) e dal Sud
(13%). Contribuenti.it chiede al ministro Tremonti di convocare con
urgenza il tavolo di trattativa fisco-contribuenti per accelerare
l'istituzione dello Sportello del contribuente per la lotta
all'evasione fiscale presso tutti gli organi dell'amministrazione
finanziaria, estendere l'applicazione degli studi di settore a tutte le
imprese e valutare l'opportunità di sospendere tutti gli aiuti e
incentivi statali ai contribuenti che non pagano le tasse.

08 novembre 2008

 
 
 

IL   SOGNO DI OBAMA

Post n°532 pubblicato il 08 Novembre 2008 da dammiltuoaiuto
 
Tag: obama

Ha vinto il sogno di Martin Luther King

Barack Obama 

LEGGI ANCHE: Le reazioni del mondo alla vittoria di Obama - Effetto Obama, sale il dollaro, calano le borse europee - Kenya in festa - Il discorso della vittoria

Il titolo del New York Times che ha celebrato la vittoria di Barack Hussein Obama non poteva essere più chiaro: le barriere razziali sono cadute perché gli elettori hanno risposto alla richiesta di cambiamento. Il giorno che ha consacrato l’elezione del primo presidente nero degli Stati Uniti è stata chiuso dal discorso del neo inquilino della Casa Bianca. “Se qualcuno pensa che in America ci sia qualcosa di impossibile, la risposta è arrivata questa notte'’ - ha detto Obama, in una orazione dedicata, in diversi passaggi, proprio alla questione razziale.

Il discorso della vittoria a Chicago


“Una data storica, una data storica - continua a ripetere dalla sua casa di Fairfax, in Virginia, Hazel McFerson, sociologa della George Mason University. Afroamericana, studiosa delle problematiche sociali, questa docente universitaria ci risponde pochi minuti dopo la proclamazione di Barack Obama. E’ commossa, è entusiasta. Voci in sottofondo continuano a chiamarla per strapparla dal telefono, per ritornare davanti alla Televisione e seguire la diretta da Chicago. “Quello che è successo oggi è la conseguenza della lotta condotta da Martin Luther King, è la vittoria del suo credo, della sua volontà di ottenere con metodi pacifici, diritti civili per gli afroamericani. L’elezione del senatore Obama è la prova vivente che quella sfida è stata alla fine vinta”. La lunga marcia per uscire - non solo metaforicamente - dai ghetti della Virginia del Nord, iniziata decenni fa, finisce, in queste ore, dopo 40 anni, a pochi chilometri di distanza, a Washington D.C.

“Un sogno, se penso che in alcuni stati fino a poco tempo fa, i neri non potevano neppure vivere” - sospira Hazel McFerson. Il messaggio che esce dalle urne statunitensi è potente. Perché è la fotografia una società americana maturata. Perché, questo messaggio, carico di simbolismo, colto dal mondo, diventa universale, spiega la docente della George Mason University. “Per i neri americani, ripeto, è la conferma che non ci sono vie rivoluzionare, ma solo la lotta pacifica per i propri diritti. E’ un messaggio che vale per tutte le società moderne. Anche per voi italiani, che, come so, siete alle prese con la questione degli stranieri”. La sociologa si ferma ancora a parlare al telefono. Spiega, con trasporto, che ha vinto il pragmatismo di Obama. Ha vinto la sua storia di sacrifici, di studio. “Sì, ha spiegato a milioni di persone che quella è la strada per trovare un senso, una missione. E’ quella di stare nel gioco non fuori, tirando missili a chi invece sta dentro.” Questa vittoria non scaccia completamente però i fantasmi dello scontro razziale. In alcuni settori della società americana, possono essere forti, le tensioni provocate dall’elezione di Obama. Per molti bianchi, vedere un nero alla Casa Bianca rappresenta addirittura un pericolo.

Phoenix: John McCain fa i complimenti a Obama


“Basta pensare al fatto che, dopo i recenti arresti di membri di gruppi razzisti, sono stati triplicati gli uomini del servizio segreti, dediti alla sicurezza del neo- presidente” dice Hazel McFerson. “C’ è sempre qualcuno che vorrebbe fare fuori Obama, come è stato ucciso Martin Luther King. Questo paese ha una lunga tradizione di omicidi politici.” Sì, certo, ma questa sera, anche la sociologa preferisce gioire piuttosto che preoccuparsi del futuro. E’ tempo, questo di brindare davanti alla televisione. Di pensare a quella dichiarazione di indipendenza che indicava gli uomini come tutti uguali, e che tante volte, nel corso della Storia, è stata negata proprio nei confronti degli afroamericani. Anche alla studiosa statunitense vengono in mente i Padri Fondatori. E la presidenza di Barack Obama sembra essere un debito che questa nazione paga ad un gruppo di suoi figli. “Un debito? ..Non so… - dice Hazel. “Sicuramente quello che è successo è la cosa migliore accaduta nella storia degli afroamericani. Una delle migliori nella Storia dell’America.”

Marco De Martino: il videocommento sulla vittoria di Obama

 
 
 

DA  MARTIN   AD OBAMA  IL MONDO SPERA

Post n°531 pubblicato il 08 Novembre 2008 da dammiltuoaiuto
 

 

Martin Luther King (1929 – 1968), pastore battista e attivista dei diritti civili del popolo afro-americano di colore, premio Nobel.

Citazioni [modifica]

  • Oggi vi dico, amici, non indugiamo nella valle della disperazione, anche di fronte alle difficoltà dell'oggi e di domani, ho ancora un sogno. È un sogno fortemente radicato nel sogno americano. Ho un sogno, che un giorno questa nazione si sollevi e viva pienamente il vero significato del suo credo: "Riteniamo queste verità di per se stesse evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali". [...] Ho un sogno, che un giorno, sulle rosse colline della Georgia, i figli degli antichi schiavi e i figli degli antichi proprietari di schiavi riusciranno a sedersi insieme al tavolo della fratellanza. Ho un sogno, che un giorno persino lo stato del Mississippi, uno stato che soffoca per l'afa dell'ingiustizia, che soffoca per l'afa dell'oppressione, sia trasformato in un'oasi di libertà e di giustizia. Ho un sogno, che i miei quattro bambini un giorno vivranno in una nazione in cui non siano giudicati in base al colore della loro pelle, ma in base al contenuto del loro carattere. (dal discorso al Lincoln Memorial di Washington, 28 agosto 1963)
  • La chiesa [...] non è la padrona o la serva dello stato, ma la coscienza dello stato. (da La forza d'amare)
  • La non-violenza è la risposta ai cruciali problemi politici e morali del nostro tempo; la necessità per l'uomo di aver la meglio sull'oppressione e la violenza senza ricorrere all'oppressione e alla violenza. L'uomo deve elaborare per ogni conflitto umano un metodo che rifiuti la vendetta, l'aggressione, la rappresaglia. Il fondamento d'un tale metodo è l'amore. (dal discorso pronunciato nel ricevere il premio Nobel per la pace)
  • La salvezza dell'uomo è nelle mani dei disadattati creativi. (da La forza d'amare)
  • Prima o poi arriva l'ora in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare; ma bisogna prenderla, perché la Coscienza dice che è giusta.
On some positions, Cowardice asks the question, "Is it safe?" Expediency asks the question, "Is it politic?" And Vanity comes along and asks the question, "Is it popular?" But Conscience asks the question "Is it right?" And there comes a time when one must take a position that is neither safe, nor politic, nor popular, but he must do it because Conscience tells him it is right. (dal discorso pronunciato al "Southern Christian Leadership Conference Ministers Leadership Training Program")
  • Sono fermamente convinto che la verità disarmata e l'amore disinteressato avranno l'ultima parola. (dal discorso pronunciato alla consegna del Nobel, 11 dicembre 1964)
  • Ai nostri più accaniti oppositori noi diciamo: Noi faremo fronte alla vostra capacità di infliggere sofferenze con la nostra capacità di sopportare le sofferenze; andremo incontro alla vostra forza fisica con la nostra forza d'animo. Fateci quello che volete e noi continueremo ad amarvi. Noi non possiamo in buona coscienza, obbedire alle vostre leggi ingiuste, perché la non cooperazione col male è un obbligo morale non meno della cooperazione col bene. Metteteci in prigione e noi vi ameremo ancora. Lanciate bombe sulle nostre case e minacciate i nostri figli e noi vi ameremo ancora. Mandate i vostri incappucciati sicari nelle nostre case nella notte, batteteci e lasciateci mezzi morti e noi vi ameremo ancora. Ma siate sicuri che noi vi vinceremo con la nostra capacità di soffrire. Un giorno noi conquisteremo la libertà, ma non solo per noi stessi: faremo talmente appello al vostro cuore ed alla vostra coscienza che alla lunga conquisteremo voi e la nostra vittoria sarà una duplice vittoria. L'amore è il potere più duraturo che vi sia al mondo. (da La forza di amare)
  • Le guerre sono scadenti scalpelli per scolpire un futuro di pace. (citato in Call of Duty 3)
  • Ignorare il male equivale ad esserne complici. (da Il sogno della non violenza. Pensieri)
  • Ogni uomo deve decidere se camminerà nella luce dell'altruismo creativo o nel buio dell'egoismo distruttivo. Questa è la decisione. La più insistente ed urgente domanda della vita è: "Che cosa fate voi per gli altri?" (da Il sogno della non violenza. Pensieri)
Discorso pronunciato a Washington il 28 agosto 1963
Martin Luther King: "I Have a Dream" (Io ho un sogno)
"Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho un sogno, oggi!"
6 giugno 2004 - Martin Luther King

Martin Luther King parla alla folla

Sono felice di unirmi a voi in questa che passerà alla storia come la più grande dimostrazione per la libertà nella storia del nostro paese. Cento anni fa un grande americano, alla cui ombra ci leviamo oggi, firmò il Proclama sull'Emancipazione. Questo fondamentale decreto venne come un grande faro di speranza per milioni di schiavi negri che erano stati bruciati sul fuoco dell'avida ingiustizia. Venne come un'alba radiosa a porre termine alla lunga notte della cattività.

Ma cento anni dopo, il negro ancora non è libero; cento anni dopo, la vita del negro è ancora purtroppo paralizzata dai ceppi della segregazione e dalle catene della discriminazione; cento anni dopo, il negro ancora vive su un'isola di povertà solitaria in un vasto oceano di prosperità materiale; cento anni dopo; il negro langue ancora ai margini della società americana e si trova esiliato nella sua stessa terra.

Per questo siamo venuti qui, oggi, per rappresentare la nostra condizione vergognosa. In un certo senso siamo venuti alla capitale del paese per incassare un assegno. Quando gli architetti della repubblica scrissero le sublimi parole della Costituzione e la Dichiarazione d'Indipendenza, firmarono un "pagherò" del quale ogni americano sarebbe diventato erede. Questo "pagherò" permetteva che tutti gli uomini, si, i negri tanto quanto i bianchi, avrebbero goduto dei principi inalienabili della vita, della libertà e del perseguimento della felicità.

E' ovvio, oggi, che l'America è venuta meno a questo "pagherò" per ciò che riguarda i suoi cittadini di colore. Invece di onorare questo suo sacro obbligo, l'America ha consegnato ai negri un assegno fasullo; un assegno che si trova compilato con la frase: "fondi insufficienti". Noi ci rifiutiamo di credere che i fondi siano insufficienti nei grandi caveau delle opportunità offerte da questo paese. E quindi siamo venuti per incassare questo assegno, un assegno che ci darà, a presentazione, le ricchezze della libertà e della garanzia di giustizia.

Siamo anche venuti in questo santuario per ricordare all'America l'urgenza appassionata dell'adesso. Questo non è il momento in cui ci si possa permettere che le cose si raffreddino o che si trangugi il tranquillante del gradualismo. Questo è il momento di realizzare le promesse della democrazia; questo è il momento di levarsi dall'oscura e desolata valle della segregazione al sentiero radioso della giustizia; questo è il momento di elevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell'ingiustizia razziale alla solida roccia della fratellanza; questo è il tempo di rendere vera la giustizia per tutti i figli di Dio. Sarebbe la fine per questa nazione se non valutasse appieno l'urgenza del momento. Questa estate soffocante della legittima impazienza dei negri non finirà fino a quando non sarà stato raggiunto un tonificante autunno di libertà ed uguaglianza.

Il 1963 non è una fine, ma un inizio. E coloro che sperano che i negri abbiano bisogno di sfogare un poco le loro tensioni e poi se ne staranno appagati, avranno un rude risveglio, se il paese riprenderà a funzionare come se niente fosse successo.

Non ci sarà in America né riposo né tranquillità fino a quando ai negri non saranno concessi i loro diritti di cittadini. I turbini della rivolta continueranno a scuotere le fondamenta della nostra nazione fino a quando non sarà sorto il giorno luminoso della giustizia.

Ma c'è qualcosa che debbo dire alla mia gente che si trova qui sulla tiepida soglia che conduce al palazzo della giustizia. In questo nostro procedere verso la giusta meta non dobbiamo macchiarci di azioni ingiuste.

Cerchiamo di non soddisfare la nostra sete di libertà bevendo alla coppa dell'odio e del risentimento. Dovremo per sempre condurre la nostra lotta al piano alto della dignità e della disciplina. Non dovremo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica. Dovremo continuamente elevarci alle maestose vette di chi risponde alla forza fisica con la forza dell'anima.

Questa meravigliosa nuova militanza che ha interessato la comunità negra non dovrà condurci a una mancanza di fiducia in tutta la comunità bianca, perché molti dei nostri fratelli bianchi, come prova la loro presenza qui oggi, sono giunti a capire che il loro destino è legato col nostro destino, e sono giunti a capire che la loro libertà è inestricabilmente legata alla nostra libertà. Questa offesa che ci accomuna, e che si è fatta tempesta per le mura fortificate dell'ingiustizia, dovrà essere combattuta da un esercito di due razze. Non possiamo camminare da soli.

E mentre avanziamo, dovremo impegnarci a marciare per sempre in avanti. Non possiamo tornare indietro. Ci sono quelli che chiedono a coloro che chiedono i diritti civili: "Quando vi riterrete soddisfatti?" Non saremo mai soddisfatti finché il negro sarà vittima degli indicibili orrori a cui viene sottoposto dalla polizia.

Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri corpi, stanchi per la fatica del viaggio, non potranno trovare alloggio nei motel sulle strade e negli alberghi delle città. Non potremo essere soddisfatti finché gli spostamenti sociali davvero permessi ai negri saranno da un ghetto piccolo a un ghetto più grande.

Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri figli saranno privati della loro dignità da cartelli che dicono:"Riservato ai bianchi". Non potremo mai essere soddisfatti finché i negri del Mississippi non potranno votare e i negri di New York crederanno di non avere nulla per cui votare. No, non siamo ancora soddisfatti, e non lo saremo finché la giustizia non scorrerà come l'acqua e il diritto come un fiume possente.

Non ha dimenticato che alcuni di voi sono giunti qui dopo enormi prove e tribolazioni. Alcuni di voi sono venuti appena usciti dalle anguste celle di un carcere. Alcuni di voi sono venuti da zone in cui la domanda di libertà ci ha lasciato percossi dalle tempeste della persecuzione e intontiti dalle raffiche della brutalità della polizia. Siete voi i veterani della sofferenza creativa. Continuate ad operare con la certezza che la sofferenza immeritata è redentrice.

Ritornate nel Mississippi; ritornate in Alabama; ritornate nel South Carolina; ritornate in Georgia; ritornate in Louisiana; ritornate ai vostri quartieri e ai ghetti delle città del Nord, sapendo che in qualche modo questa situazione può cambiare, e cambierà. Non lasciamoci sprofondare nella valle della disperazione.

E perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho un sogno. E' un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali.

Io ho un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.

Io ho un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell'arroganza dell'ingiustizia, colmo dell'arroganza dell'oppressione, si trasformerà in un'oasi di libertà e giustizia.

Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho un sogno, oggi!.

Io ho un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli essere viventi, insieme, la vedranno. E' questa la nostra speranza. Questa è la fede con la quale io mi avvio verso il Sud.

Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza.

Con questa fede saremo in grado di lavorare insieme, di pregare insieme, di lottare insieme, di andare insieme in carcere, di difendere insieme la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi. Quello sarà il giorno in cui tutti i figli di Dio sapranno cantare con significati nuovi: paese mio, di te, dolce terra di libertà, di te io canto; terra dove morirono i miei padri, terra orgoglio del pellegrino, da ogni pendice di montagna risuoni la libertà; e se l'America vuole essere una grande nazione possa questo accadere.

Risuoni quindi la libertà dalle poderose montagne dello stato di New York.

Risuoni la libertà negli alti Allegheny della Pennsylvania.

Risuoni la libertà dalle Montagne Rocciose del Colorado, imbiancate di neve.

Risuoni la libertà dai dolci pendii della California.

Ma non soltanto.

Risuoni la libertà dalla Stone Mountain della Georgia.

Risuoni la libertà dalla Lookout Mountain del Tennessee.

Risuoni la libertà da ogni monte e monticello del Mississippi. Da ogni pendice risuoni la libertà.

E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattolici e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual: "Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente".

L'alternativa a capitalismo e comunismo, critiche e strumentalizzazioni

il reverendo King condannò duramente sia il capitalismo selvaggio che il marxismo. Sostiene nei suoi sermoni, in particolare un sermone dedicato alla giustizia e riportato integralmente nel libro "La forza di amare"(casa editrice SEI), la necessità di riconoscere il bene e il male in entrambi i sistemi economici che si fronteggiavano durante la guerra fredda. partendo dalla convinzione che Dio desidera liberare dal peccato la stessa struttura sociale ed economica, descrisse come il capitalismo è fonte di libertà e ricchezza per l'uomo ma al tempo stesso fonte d'impoverimento spirituale perché produce materialismo e consumismo sfrenato, così come il comunismo sovietico è dovuto da giuste esigenze di eguaglianza ma distrugge la libertà individuale e annienta l'uomo con i suoi mezzi crudeli e aberranti. Il dottor King credeva nel sogno della fratellanza umana tra i popoli della Terra, nella cosiddetta "beloved community" (comunità d'amore) che era ai suoi occhi la "sintesi creativa" della tesi (capitalismo) e dell'antitesi (comunismo), motivata dalla sua profonda fede in Gesù Cristo

 
 
 

MANDA   UN MESSAGGO AD OBAMA

Post n°530 pubblicato il 05 Novembre 2008 da dammiltuoaiuto
 

Cari amici,

La vittoria di Obama potrebbe essere un nuovo inizio per le relazioni fra gli Usa ed il mondo. Mandiamo un messaggio globale di speranza, ed un invito a lavorare insieme, al nuovo Presidente – sarà messo su un muro gigantesco a Washington:



Dopo 8 lunghi anni di Bush – un nuovo inizio!

Gli interessi costituiti sono ancora lì, ma la vittoria di Obama porta per gli Usa la opportunità di unirsi finalmente alla comunità mondiale per occuparsi delle sfide urgenti sui cambiamenti climatici, i diritti umani e la pace.

Dopo anni, anche decenni, di sfiducia, cogliamo questo momento di unità, riconciliazione e speranza per inviare un messaggio di calorose congratulazioni ed un invito a lavorare insieme al nuovo Presidente degli Americani.

Abbiamo costruito un gigantesco muro vicino alla Casa Bianca a Washington, dove il numero di firme sotto al nostro messaggio ed i messaggi personali da tutto il mondo cresceranno nelle prossime ore. Abbiamo anche chiesto ad Obama di ricevere personalmente la nostra petizione da un gruppo di membri di Avaaz. Raggiungiamo 1 milione di firme e messaggi per Obama! Firma il link qui sotto e gira questa mail ad altri:

http://www.avaaz.org/it/million_messages_to_obama

Questo è un momento di festa per la democrazia, ma gli squali stanno già girando in tondo – compagnie petrolifere, costruttori di armi, lobbisti conservatori, e la potente cricca neo-con che ci ha regalato la guerra in Iraq stanno già pressando furiosamente per affievolire le possibilità di cambiamento. Obama ha promesso unità nazionale, e questi interessi chiederanno un alto prezzo per quella unità.

Agiamo rapidamente per fare in modo che le genti del mondo siano ascoltate, ora che Obama si troverà di fronte a scelte cruciali nei prossimi giorni su come mantener fede alle sue promesse elettorali per assicurare un trattato globale robusto sul clima, abolire la tortura e chiudere la prigione di Guantanamo, ritirarsi con prudenza dall’Iraq e raddoppiare gli aiuti per far passare alla storia la povertà nel mondo. Di rado abbiamo avuto maggiori chance di essere ascoltati da un Presidente Usa.

Faremo notare che sulle tematiche più urgenti che si trovano ad affrontare Obama ed il popolo Americano – dalla crisi finanziaria ai cambiamenti climatici -- abbiamo bisogno di lavorare assieme come un mondo unito, per ottenere il cambiamento. Firma sotto e inoltra questo messaggio:

http://www.avaaz.org/it/million_messages_to_obama

Con speranza,

Ricken, Brett, Alice, Iain, Paula, Paul, Graziela, Pascal, Milena e tutto il tema Avaaz.

PS – Qui trovi un link alle campagne precedenti di Avaaz – http://www.avaaz.org/it/report_back_2/

Mandaci tue foto da mettere sul nostro muro, per email a obamawall@avaaz.org

Ed ecco la lista di 10 promesse fatte in campagna elettorale da Obama che riguardano il mondo intero:

  • Ridurre le emissioni di anidride carbonica degli Usa dell’80% entro il 2050 e svolgere un ruolo forte e positivo nel negoziare un trattato vincolante per rimpiazzare il Protocollo di Kyoto in scadenza
  • Ritirare le truppe dall’Iraq entro 16 mesi, senza mantenere basi permanenti nel paese
  • Stabilire l’obiettivo chiaro di eliminare le armi nucleari dal pianeta
  • Chiudere il centro detentivo di Guantanamo Bay
  • Raddoppiare gli aiuti Usa per dimezzare la povertà estrema entro il 2015 ed accelerare la lotta a Aids/Hiv, tubercolosi e malaria
  • Aprire relazioni diplomatiche con paesi come Iran e Siria, per perseguire la pacifica risoluzione delle tensioni
  • De-politicizzare i servizi segreti in modo che non si ripetano mai più manipolazioni come quelle che hanno spinto gli Usa in Iraq
  • Lanciare uno sforzo diplomatico all’altezza di fermare le stragi in Darfur
  • Accettare di negoziare solo nuovi accordi commerciali che contengano protezioni ambientali e del lavoro
  • Investire 150 miliardi di dollari in 10 anni per supportare le energie rinnovabili e raggiungere un milione di auto elettriche in strada entro il 2015
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CHI SIAMO
Avaaz.org è un'organizzazione non-profit e indipendente, che lavora con campagne di sensibilizzazione in modo che le opinioni e i valori dei popoli del mondo abbiano un impatto sulle decisioni globali. (Avaaz significa "voce" in molte lingue.) Avaaz non riceve fondi da governi o aziende ed è composta da un team internazionale di persone sparse tra Londra, Rio de Janeiro, New York, Parigi, Washington e Ginevra. +1 888 922 8229

 
 
 

Post N° 529

Post n°529 pubblicato il 05 Novembre 2008 da dammiltuoaiuto
 

LA  DECRESCITA  DELLA POPOLAZIONE

1) la crescita economica e militare è direttamente proporzionale alla crescita delle popolazioni; se le popolazioni smettessero di crescere, si ridurrebbero automaticamente tanto la brutta economia quanto la proliferazione militare.

2) la crescita della popolazione mondiale influenza massicciamente, pesantemente, anche la vita in Paesi come l'Italia dove la popolazione è strabordata nel secolo scorso ed ora è in crescita minore (ma sempre in crescita!). Ormai è la pressione demografico/economica esterna a comandare. E si capisca che la stessa globalizzazione è formata da un 80% da poveri e da un 20% di ricchi. Pensate: il tanto vituperato capitalismo coincide esattamente con la crescita demografica, può vivere solo grazie ad essa, perché il capitalismo si basa sulla costante crescita della forza lavoro e della forza consumatrice!

Se smette di crescere la popolazione finisce anche il capitalismo  :))))))

Pensate un po' come siete stati truffati finora da una massa di finti progressisti, di cattivi maestri che vi hanno spacciato idee tagliate con una faziosa irrazionalità.

 
 
 

la mafia dei baroni

Post n°528 pubblicato il 05 Novembre 2008 da dammiltuoaiuto
 

La mafia dei baroniMetodi da Cosa Nostra. Per gestire il potere negli atenei. Bari, Bologna, Firenze: tre inchieste sui concorsi. Già decisi prima del bando. A favore di parenti e allievi. Ecco i risultati choc delle inchieste delle procure sui professori
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/La-mafia-dei-baroni/1481927//0

Sanità, concorso sospeso sott´accusa noti cardiologi
Il sospetto di una rete di primari che manipolava le selezioni in varie università
http://infounime.unime.it/uni/rstampa_04/giornali/la_repubblica/mag_04/mer_19/sanita.htm

SANITA’ ANCORA MALATA DI NEPOTISMI E BARONATI
“Di fatto è stato usato lo stesso criterio dei vecchi concorsi, l’omologazione. Avanti yes men, puniti i più scomodi”
http://cnu.cineca.it/questio/sorsola.htm

Anche a Siena concorsi truccati
Ecco arrivato l'ennesima beffa per il mondo dell'Università
http://www.controcampus.it/news/mostrabollettino.asp?id=13348

Università Milano - Concorsi truccati per favorire giovani di gruppi cattolici
http://www.globalproject.info/art-14591.html

«Posti ereditari, concorsi truccati»
E le condanne servono a poco
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2003/10_Ottobre/08/universita2.shtml

"Troppo bravo, bocciamolo"
Concorsi truccati negli atenei toscani
http://www.repubblica.it/2005/i/sezioni/scuola_e_universita/servizi/unitosca/unitosca/unitosca.html

La Rai ... E’ invece un ambiente familiare di figli, padri, cugine, cognati e nuore.
http://www.beppegrillo.it/2006/09/conigliera_rai.html

"Raccomandati fin dall'asilo. Dalla società della conoscenza alla società delle conoscenze"
http://www.vitadidonna.it/news/2007/05/picano-ballar-raccomandati-fin.html

CONCORSI PUBBLICI TRUCCATI, REGOLATI SECONDO NEPOTISMO E CLIENTELISMO
http://www.controtuttelemafie.it/testimonianze%20concorsopoli%20scolastici.htm

Report sulle false universita’, Laureare l’Esperienza e altro
http://www.media.rai.it/mpmedia/0,,r...5E5696,00.html

Viva la Ricerca, inchiesta sulla fuga dei cervelli e tentativi di rientro
http://www.media.rai.it/mpmedia/0,,R...5E4741,00.html

Anno Zero sui baroni universitari e i concorsi truccati
http://www.media.rai.it/mpmedia/0,,R...E24234,00.html

Nomine nelle università: nepotismo e baronie
http://www.corriere.it/solferino/severgnini/08-04-01/09.spm

Baroni degli atenei, stipendi d'oro
Lavorano 3 ore al giorno: 10mila euro
http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo421951.shtml

Università, rivolta web nell'ateneo dei privilegi
http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/scuola_e_universita/servizi/concorsopoli-atenei/concorsopoli-atenei/concorsopoli-atenei.html

Le mani dei baroni sugli atenei d'Italia
tanti soldi per una mole di lavoro sorprendentemente bassa
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=277538

 
 
 

OBAMA  E IL GRANDE SOGNO

Post n°527 pubblicato il 05 Novembre 2008 da dammiltuoaiuto
 
Tag: obama, usa

OBAMA   E IL GRANDE SOGNO    

 

www.zorro.tk

"Ci sarà bisogno di stare uniti. Questo è il momento di aprire la porta della speranza ai nostri figli".

 

Sono le 5:00 di mattina - non potevo non essere qui con il mio PC a sentire CNN, e vedere lo streaming dei Tweet che mettono una gioia indescrivibile. Obama diventerà Presidente degli Stati Uniti.

L’America ci ha dato una lezione, sta dimostrando che si può sbagliare e si possono porre dei rimedi agli errori …

Tutti noi che ci occupiamo di Web  abbiamo visto il web esprimere tutta la sua potenzialità come strumento di comunicazione e di aggregazione.

Obama è il timoniere verso una nuova era - questo è un momento storico … e magico - sto vivendo la storia, è bellissimo.

Se riesce a fare solo la terza parte di quello che ha dichiarato durante questa campagna elettorale, il mondo cambierà e gli Stati Uniti si guadagneranno il rispetto del mondo - perso in 8 anni di una amministrazione che passerà alla storia come una delle peggiori della storia americana.5 novembre 2008 - Il momento di cui le future generazioni leggeranno sui libri di storia arriva alle 23 in punto: Cnn e Abc, a distanza di pochi istanti l’una dall’altra, annunciano che Barack Obama è il primo afro-americano a diventare presidente degli Stati Uniti d’America. Il momento cruciale coincide con la vittoria del candidato democratico in Virginia, uno Stato che dal 1964 finiva costantemente nelle mani repubblicane. Gli Stati della Costa Ovest hanno chiuso i seggi da pochi secondi e la loro certa adesione a Obama consegna al senatore dell’Illinois l’automatico successo. Anzi il trionfo, perché come sottolinenano i commentatori politici, che in questi mesi sono stati i veri mattatori dei palinsesti tv, Obama non sarà soltanto il Presidente delle due coste, ma di tutta l’America.
Che sarebbe stata una vittoria rapida lo si è capito quasi subito, quando la Pennsylvania e successivamente l’Ohio (lo Stato senza il quale i repubblicani non sono mai entrati alla Casa Bianca) si sono tinti di blu. Nel momento in cui è caduta in mano democratica anche la "pesante" Florida, che aveva determinato la vittoria di Bush nelle due precedenti elezioni, è stato chiaro che sarebbe mancato pochissimo alla ufficializzazione di Obama presidente. La Storia procede molto rapidamente. Passano appena venti minuti dall’annunciato trionfo democratico, che lo sconfitto John McCain, dal suo quartier generale a Phoenix in Arizona, concede la vittoria al rivale. E lo fa con il più bel discorso pronunciato in tutta la campagna elettorale. Rende a Obama l’onore delle armi e chiede ai suoi "fellow friends" che lo hanno supportato di applaudire il neo eletto presidente.
APOTEOSI - "La sconfitta è chiara, il fallimento è mio e non vostro. L’America si è espressa e lo ha fatto chiaramente. Ho avuto l’onore di congratularmi con il senatore Obama che questa notte è diventato il nuovo Presidente degli Stati Uniti". Nelle piazze di New York, da Times Square a Union Square ad Harlem, storico quartiere nero, la folla festeggia come fosse la liberazione da un incubo. Quello di Bush. Tre minuti prima della mezzanotte, Obama con la nuova First Lady Michelle e le due figlie, compare sul palco di Grant Park a Chicago. E’ l’apoteosi. Il suo discorso dura 15’ e contiene tutti i principi per cui è stato votato da un’America mai così compatta negli ultimi vent’anni: il voto popolare con cui viene eletto è il più ampio dai tempi di Lindon Johnson. "Se qualcuno ancora dubita che questo Paese non offra a tutti pari opportunità, stasera avete la risposta: il cambio tanto auspicato è arrivato. Ora dobbiamo affrontare i peggiori pericoli della nostra storia: la crisi economica e la lotta al terrorismo. Ci sarà bisogno di stare uniti. Questo è il momento di aprire la porta della speranza ai nostri figli". La commozione si taglia a fette: è un momento storico. Lo si respira nell’aria.

PAOLO  CARINCI

 

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Barack Hussein Obama Jr. nasce a Honolulu (Hawaii, USA) il 4 agosto 1961.
Il padre, keniota agnostico ed ex pastore, emigrato negli Stati Uniti per studiare conosce la studentessa Ann Dunham (di Wichita, Kansas); la coppia frequenta ancora l'università quando il piccolo Barack nasce.
Nel 1963 i genitori si separano; il padre si trasferisce ad Harvard per completare gli studi, poi fa ritorno in Kenya. Rivedrà il figlio solo in un'occasione poi morirà nel suo paese natale nel 1982.
La madre si risposa: il nuovo marito è Lolo Soetoro, indonesiano, altro ex collega universitario, da cui avrà una figlia. Soetoro muore nel 1993 e Ann si trasferisce a Giakarta con il piccolo Obama.
Qui nasce la figlia Maya Soetoro-Ng. Obama frequenta le scuole elementari fino ai suoi 10 anni, poi torna ad Honolulu per ricevere una migliore istruzione.
Viene cresciuto inizialmente dai nonni materni (Madelyn Dunham) e poi dalla madre che li raggiunge.

Dopo il liceo studia all'Occidental College prima di spostarsi al Columbia College della Columbia University.
Qui consegue una laurea in scienze politiche con una specializzazione in relazioni internazionali.
Inizia quindi a lavorare per la "Business International Corporation" (poi diverrà parte del "The Economist Group"), agenzia fornitrice di notizie economiche di carattere internazionale.
Obama si trasferisce poi a Chicago per dirigere un progetto non profit che assiste le chiese locali nell'organizzare programmi di apprendistato per i residenti dei quartieri poveri nel South Side. Lascia Chicago nel 1988 per andare ad Harvard, per tre anni, dove approfondisce gli studi di giurisprudenza.
Nel febbraio 1990 è il primo afroamericano presidente della celebre rivista "Harvard Law Review".
Nel 1989 conosce Michelle Robinson, avvocato associato nello studio dove Obama sta facendo uno stage estivo. Ottiene il dottorato magna cum laude nel 1991 e l'anno seguente sposa Michelle.
Tornato a Chicago dirige il movimento "voter registration drive", per far registrare al voto quanti più elettori possibili. Diviene avvocato associato dello studio legale Miner, Barnhill & Galland e lavora per difendere organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti civili e del diritto di voto.
Nel 1995 scrive un libro dal titolo "Dreams from My Father", in cui descrive l'esperienza di crescere con la famiglia della madre, famiglia bianca, di ceto medio. La madre morirà solo poco tempo dopo la pubblicazione del libro. Intanto nel 1993 inizia a insegnare Diritto costituzionale presso la Scuola di legge dell'Univerisità di Chicago, attività che porta avanti fino al 2004 quando si candida per il Partito Democratico e viene eletto al Senato federale.
Il 4 novembre 2008 viene eletto Presidente degli Stati uniti di America.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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