Un blog creato da dammiltuoaiuto il 19/08/2007

ZORRO E' VIVO

ZORRO HA BISOGNO DI TE LA SUA SPADA E' IL TUO CLICK RACCOGLIE INGIUSTIZIE NELLA RETE DAMMI IL TUO AIUTO

 
 
 
 
 
 
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SI VA VERSO IL REGIME DEL NUOVO DUCE

Post n°648 pubblicato il 30 Giugno 2009 da dammiltuoaiuto
 

È passato l'emendamento D'Alia.


L 'attacco finale
alla democrazia è iniziato!


Berlusconi e i suoi sferrano il colpo
definitivo alla libertà della rete internet per metterla sotto
controllo.


Ieri nel voto finale al Senato che ha approvato il
cosiddetto pacchetto sicurezza (disegno di legge 733), tra gli altri
provvedimenti scellerati come l 'obbligo di denuncia per i medici dei
pazienti che sono immigrati clandestini e la schedatura dei senza
tetto, con un emendamento del senatore Gianpiero D'Alia (UDC), è stato
introdotto l'articolo 50-bis, "Repressione di attività di apologia o
istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet". Il testo la
prossima settimana approderà alla Camera. E nel testo approdato alla
Camera l'articolo è diventato il n. 60. Anche se il senatore Gianpiero
D'Alia (UDC) non fa parte della maggioranza al Governo, questo la dice
lunga sulla trasversalità del disegno liberticida della "Casta" che non
vuole scollarsi dal potere.


In pratica se un qualunque cittadino che
magari scrive un blog dovesse invitare a disobbedire a una legge che
ritiene ingiusta, i provider dovranno bloccarlo. Questo provvedimento
può obbligare i provider a oscurare un sito ovunque si trovi, anche se
all'estero. Il Ministro dell'interno, in seguito a comunicazione
dell'autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto
l'interruzione della attività del blogger, ordinando ai fornitori di
connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di
filtraggio necessari a tal fine. L'attività di filtraggio imposta
dovrebbe avvenire entro il termine di 24 ore. La violazione di tale
obbligo comporta una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000
a euro 250.000 per i provider e il carcere per i blogger da 1 a 5 anni
per l'istigazione a delinquere e per l'apologia di reato, da 6 mesi a 5
anni per l'istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine
pubblico o all'odio fra le classi sociali. Immaginate come potrebbero
essere ripuliti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la
Casta con questa legge? Si stanno dotando delle armi per bloccare in
Italia Facebook, Youtube, il blog di Beppe Grillo e tutta
l'informazione libera che viaggia in rete e che nel nostro Paese è
ormai l'unica fonte informativa non censurata. Vi ricordo che il nostro
è l'unico Paese al mondo, dove una media company, Mediaset, ha chiesto
500 milioni di risarcimento a YouTube. Vi rendete conto? Quindi il
Governo interviene per l'ennesima volta, in una materia che vede
un'impresa del presidente del Consiglio in conflitto giudiziario e
d'interessi. Dopo la proposta di legge Cassinelli e l'istituzione di
una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra
poco meno di 60 giorni dovrà presentare al Parlamento un testo di legge
su questa materia, questo emendamento al "pacchetto sicurezza" di fatto
rende esplicito il progetto del Governo di "normalizzare" il fenomeno
che intorno ad internet sta facendo crescere un sistema di relazioni e
informazioni sempre più capillari che non si riesce a dominare.


Obama
ha vinto le elezioni grazie ad internet? Chi non può farlo pensa bene
di censurarlo e di far diventare l'Italia come la Cina e la Birmania.


Oggi gli unici media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono
stati Beppe Grillo dalle colonne del suo blog e la rivista
specializzata Punto Informatico.


Fate girare questa notizia il più
possibile. È ora di svegliare le coscienze addormentate degli italiani.
È in gioco davvero la democrazia!!!

 
 
 

UN MILIARDO DI EURO IN ARMI

Post n°647 pubblicato il 30 Giugno 2009 da dammiltuoaiuto
 
Tag: GUERRA

Da " *Italia Oggi* " *del 18/6/2009*       

PRIMO
PIANO     *Di Franco Bechis

*

*Miracolo
di Cantoni: Pd e Pdl dicono sì a un miliardo di armi

  

L'unica
cosa che li unisce tutti è la guerra.* Non solo perché se la fanno tutti i
giorni e quasi sempre senza indossare l'alta uniforme e per ragioni assai
banali. Ma perché in mezzo a tante polemiche e colpi bassi *c'è un posto quasi
nascosto nel parlamento in cui Pd e Pdl (e perfino Udc, Lega Nord e Italia dei
valori), marciano insieme e colpiscono uniti. *È la commissione Difesa del
senato, guidata da una vecchia volpe della politica come Giampiero Cantoni
(Pdl). A lui è riuscito, proprio di questi tempi, un mezzo miracolo: tenere
compatte le truppe di maggioranza e opposizione. _*E* _*_in due sole sedute
(l'ultima martedì) ha fatto licenziare programmi di acquisto d'arma per circa
un miliardo di euro...(...) _*C'è un po' di tutto nelle decisioni votate
all'unanimità dalla commissione di Cantoni: sistemi di protezione radaristica,
acquisizione di missili di nuova generazione, armi anti-carro e perfino alcune
ambulanze blindate per il soccorso ai feriti nelle zone di guerra (per 45
milioni, utili certo in Afghanistan) . La raffica di approvazioni nell'ultima
settimana ha sbloccato programmi pluriennali per un valore di un miliardo e 50
milioni, sia pure spalmati su più anni. Ma non è un precedente alla commissione
Difesa, perchè in tutta la legislatura i partiti hanno marciato insieme in
quasi tutte le occasioni. Unica eccezione vistosa l'8 aprile scorso, quando una
parte del Pd non ha partecipato alla votazione sul programma di acquisizione
del caccia americano Joint Strike Fighter, rilevando come di fronte a un
investimento di oltre 1 miliardo di dollari ci sarebbe stato un ritorno certo
per Finmeccanica non superiore ai 150 milioni. Nella decisione c'era poi
l'antica divisione fra i sostenitori del caccia JSF e quelli di Eurofighter,
l'analogo velivolo dell'industria europea. Ma si è trattato di un'eccezione
alla regola. *Nella concordia della commissione certo ha un peso il fatto che i
rappresentanti dei vari partiti siano ex militari, come i generali Mauro Del
Vecchio (Pd) e Luigi Ramponi (Pdl).

Ma
anche questo può diventare un esempio: quando i partiti inviano in commissione
esperti reali dei temi che si discutono,** è più facile raggiungere intese sul
bene comune *senza giocare alla guerriglia inutile fra le parti. Non sarebbe
stato male potere marciare in questo modo anche sui provvedimenti economici
contro la crisi, con un po' di capacità e buona volontà nelle fila dell'uno e
dell'altro fronte. *Ma purtroppo l'unica cosa che unisce tutti è proprio la
guerra...

  

Promemoria



Ci
sono cose da fare ogni giorno:

lavarsi, studiare,
giocare,

preparare la
tavola,

a mezzogiorno.

Ci sono cose da far
di notte:

chiudere gli occhi,
dormire,

avere sogni da
sognare,

orecchie per
sentire.

Ci sono cose da non
fare mai,

né di giorno né di
notte,

né per mare né per
terra:

per esempio, la
guerra.



Gianni Rodari 

 

  

Il sangue



Chi può versare

Sangue nero

Sangue giallo

Sangue bianco

Mezzo sangue?

Il sangue non è
indio, polinesiano o inglese.

Nessuno ha mai
visto

Sangue ebreo

Sangue cristiano

Sangue mussulmano

Sangue buddista

Il sangue non è
ricco, povero o benestante.

Il sangue è rosso

Disumano è chi lo
versa

Non chi lo porta.



Ndjock Ngana
(Camerun, 1952) 

 
 
 

SI PREPARA LA FUGA

Post n°646 pubblicato il 23 Giugno 2009 da dammiltuoaiuto
 
Tag: italia

Mentre gli italiani vengono distratti, confusi, storditi e depistati, quasi nessuno si chiede perchè due giapponesi cercassero di lasciare l'Italia, attraversando la frontiera di Chiasso, con 249 bond della Federal Reserve statunitense, del valore nominale di 500 milioni di dollari ciascuno, più 10 bond Kennedy da 1 milardo di dollari ciascuno, occultati nel doppio fondo di una valigia, per un valore totale di 134 miliardi di dollari, cioè oltre 96 miliardi di euro.
Il PIL della Nuova Zelanda.
L'equivalente di due o tre finanziarie.
Chi si sta preparando la fuga?

Segue
http://byoblu.com/

fonte
http://www.gdf.it/GdF__Informa/Notizie_Stampa/AdnKronos/Adnkronos_2009/Adnkronos_Giugno_2009/info-1518911049.html

 
 
 

dove andremo

Post n°645 pubblicato il 23 Giugno 2009 da dammiltuoaiuto
 

Chi riuscira a smuovere le coscienze?

In Italia non cambia mai nulla, non è cambiato nulla quando abbiamo visto il sangue del terrorismo e quello delle bombe e delle stragi figuramioci se cambiano qualcosa le zoccole, anzi peggio, se lo fa il presidente allora "ventre mia fatti capanna!", e che??? non sappiamo forse il mercimonio che c'è nelle università sesso/esami e non è così anche nel privato? la segretaria col direttore e persino la perpetua col prete e cosi via dicendo! Il fatto che il malcostume sia lievitato ai vertici della politica è un naturale sbocco della tendenza di una società intera. E alla fine siccome "così fan tutti" il cattolicissimo popolo italiano lascerà passare anche questa... e una volta toccato il fondo si ricomincerà daccapo, con altra variante, sesso, tangentopoli, massoneria,conflitto di interessi, non importa cosa sarà, tutto viene metabolizzato pur di stare al passo coi tempi ma sempre forti e convinti di farcela, di risollevarsi ogni volta e di ereditare un mondo migliore ai propri figli avendoli così preparati alle avversità della vita. E c'è sempre una prossima volta, un'altra occasione da cui ricominciare mentre tutto si autoriproduce uguale se non peggio di se stesso!
Possibile che nel Paese di Leonardo e Michelangelo il modello è sempre il peggio che c'è in giro?

Oltre a puttanopoli c'è anche mafiopoli!
Se Peppino Impastato fosse ancora vivo avrebbe sicuramente mandato in onda una puntata di mafiopoli 2.
Date un'occhiata a questo sito e ditemi se tutto ciò non è scandaloso!
http://www.italiaterranostra.it/?p=316

 

Antonio Albanese, chiu pilu pi tutti!
Lui sapeva, lui sapeva!

HAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA

(1anno fá - Il Pilu della Libertá)
http://www.youtube.com/watch?v=RobL97eBDeQ

(2anni fá)
http://www.youtube.com/watch?v=sRhVYlZbehM

(1anno fa)
http://www.youtube.com/watch?v=KjgEg7TOewY

I sondaggi (16-02.2008)
http://www.youtube.com/watch?v=Z7lUfmypTk0

 
 
 

VEDERE PER CREDERE

Post n°644 pubblicato il 23 Giugno 2009 da dammiltuoaiuto
 

Che pena che provo per noi. Siamo un paese bellissimo con tanto potenziale per poter stare tutti bene , dalle Alpi alla Sicilia e invece per colpa di poche migliaia di mentecatti mafiosi e lecchini stiamo raschiando il fondo della nostra DIGNITA come ITALIANI . "RIVOLTIAMOCI" i nostri nonni si stanno rivoltando nelle tombe!
 
 
 

La D'Addario al Sunday Times

Post n°643 pubblicato il 23 Giugno 2009 da dammiltuoaiuto
 

un'intervista di due ore al giornale britannico
la donna aggiunge particolari sulle serate a Palazzo Grazioli

La D'Addario al Sunday Times
"La mia notte nell'harem"
"C'erano 20 ragazze, il premier aveva addosso tantissimo
trucco. Ballammo stretti un lento davanti a tutti"

 

 
ROMA - A Palazzo Grazioli, la sera in cui Patrizia D'Addario partecipò alla prima festa, c'era "un harem". Una ventina di ragazze venute per cenare e passare la serata con Silvio Berlusconi. In un'intervista di due ore concessa al Sunday Times e pubblicata ieri, la donna che ha rivelato di essere andata nella residenza privata del presidente del consiglio a Roma almeno due volte, dietro compenso, - e di avere registrazioni e foto fatte con il telefonino per provarlo - aggiunge nuovi particolari su quelle serate.

Al giornale britannico racconta della prima cena a cui partecipa, lo scorso ottobre: una volta entrata in una stanza affrescata all'interno della residenza del presidente del Consiglio, trovatasi davanti 20 ragazze, il suo primo pensiero è: "Ma questo è un harem". Il compenso che le aveva offerto Giampaolo (Tarantini) per la sua partecipazione alla serata era di 500 euro: "quello che prendono le altre ragazze", ma lei chiede 2.000 euro e si accordano su quella cifra.

Dieci minuti dopo l'arrivo alla residenza del premier, accompagnata da Tarantini, Barbara Montereale e un'altra ragazza, appare Berlusconi dicendo "Buona sera a tutte!". E la D'Addario racconta di essere rimasta stupita dalla quantità di trucco del premier: "Ho lavorato a teatro e me ne intendo. Aveva tantissimo trucco addosso, lo faceva sembrare arancione e quando rideva si vedevano tutte le rughe".

A Berlusconi viene presentata con il nome di Alessia. Il presidente del Consiglio le dice: "Ciao, sono Silvio. Sei molto carina", baciandola sulle guance. Poi si siedono sul divano e lei racconta a Berlusconi del suo desiderio di creare un complesso residenziale su un terreno di famiglia, sul quale però ci sono dei problemi per ottenere i permessi.

Per oltre un'ora guardano filmati di Berlusconi alla Casa Bianca, in campagna elettorale, al G8. "Fu molto noioso", racconta al Sunday Times. La proiezione si conclude con la canzone "Meno male che Silvio c'è", cantata dalle ragazze, che agitano in alto le braccia insieme, come in una coreografia. Alle 11.30 si passa alla cena: tagliatelle con i porcini, hamburger di carne e patate, torta allo yogurt, servita da personale in livrea. Berlusconi intrattiene le sue ospiti, canta, racconta barzellette "molto spinte", mostra foto delle sue ville.

Ad un certo punto, racconta D'Addario, si volta verso di lei e dice. "C'è una ragazza che non ha più fiducia negli uomini. Le farò cambiare idea. La farò volare su un jet privato e le mostrerò che gli uomini non sono come lei pensa". Lei dice di essersi irritata, e di aver risposto: "Ma come, racconta una barzelletta su di me?"
E Berlusconi risponde: "Sì, so tutto". Al Times, la donna dice di essere convinta che lui sapesse cose del suo passato.

Poi, i cadeaux alle signore. Alzatosi da tavola, Berlusconi va in un'altra stanza e ritorna portando ciondoli, anelli, bracciali e collane, quasi tutti a forma di farfalla, che regala a tutte. Dopo, chiede a Patrizia D'Addario di ballare un lento. "Ballammo di fronte a tutti, mi teneva stretta, rimasi colpita dal fatto che lo facesse davanti a tutti", dice.

Alla domanda del giornalista, che le chiede se lui le fece altre avances, lei non risponde. "Le chiese di rimanere?" "Non volevo rimanere", dice D'Addario. "Qualcun'altra rimase?" "Non lo so", replica. Poi racconta di come ricevette solo 1.000 euro, invece dei 2.000 pattuiti perché non si fermò per la notte.

Nell'intervista con il giornale britannico, Patrizia D'Addario ricostruisce anche la seconda serata passata a Palazzo Grazioli, quella dell'elezione di Barack Obama, in cui invece si fermò per la notte. Arrivata con Giampaolo alla residenza romana alle 10:30, insieme ad altre due ragazze viene accolta dal premier, che le dice: "Sono contento di rivederti. Ti aspettavo". La conduce al buffet di dolci e gelati e le dice che avrebbe mandato due persone ad occuparsi del suo problema con i permessi di costruzione a Bari. Poi lo stesso rituale della volta precedente: filmati, canzoni, fotografie e regali per le ragazze. "Rimasi per la notte, la mattina facemmo colazione insieme". Al giornalista spiega che si sentiva più sicura a registrare tutto: "Berlusconi mi fece una promessa e fu molto dolce con me".

La mattina dopo, al ritorno in albergo, l'amica che era andata con lei alla cena le chiede se aveva ricevuto "la busta", lei risponde di no. Ma neppure la promessa di aiuto per costruire il residence si è materializzata. "Qualche rimpianto?", le chiede infine il giornalista inglese? "Mi sento fregata. Credevo che visto come Berlusconi si era comportato con me, risolvesse il mio problema. Perché è il primo ministro e perché è stato molto affettuoso".

(22 giugno 2009)

 
 
 

LA CENSURA E' AL LAVORO

Post n°642 pubblicato il 22 Giugno 2009 da dammiltuoaiuto
 

L'ANALISI / Dalla Rai a Mediaset: così un caso diventa "fantasma"
Nelle edizioni di sabato una vera pietra tombale seppellisce l'inchiesta di Bari

Silenzi, omissioni, mezze notizie
il Patrizia-gate cancellato dai tg
Il Tg1 di Minzolini ha evitato di collegare Berlusconi alla D'Addario
Solo "feste a Palazzo Grazioli", aggiungendo: "Potrebbe trattarsi di millanterie"
di SEBASTIANO MESSINA

È davvero possibile insabbiare uno scandalo che domina le prime pagine dei quotidiani nazionali, è al centro di un'inchiesta giudiziaria ed è finito immediatamente nei titoli della stampa internazionale? Sì, è possibile. In questa Italia dove il presidente del Consiglio ha anche l'ultima parola sulle nomine dei direttori di cinque dei sei maggiori telegiornali, ormai non c'è più bisogno di contestare i fatti, i sospetti e le accuse: basta nasconderli, e oplà, la notizia non c'è più.

Quei quindici milioni di italiani che ogni sera si affidano ai telegiornali per sapere quello che è successo in Italia e nel mondo, quell'80 per cento di telespettatori che non leggono i giornali - dunque non leggeranno neanche questo articolo - e hanno la tv come unica fonte d'informazione, non hanno la più pallida idea di quello che è successo la settimana scorsa.

Già, cos'è successo? Proviamo a mettere in ordine i fatti, e confrontiamoli con quello che il Tg1 e il Tg5 hanno riferito ai loro fiduciosi telespettatori.
Mercoledì 17. Il "Corriere della Sera" pubblica in prima pagina un'intervista a una signora di Bari, Patrizia D'Addario, che racconta di essere stata pagata 2000 euro per partecipare a due feste a Palazzo Grazioli (residenza romana di Silvio Berlusconi), e dichiara di avere le prove di aver passato una notte in compagnia del presidente del Consiglio. E poiché chi l'ha pagata è un imprenditore della sanità, oggetto a Bari di un'inchiesta per presunte tangenti, il magistrato ipotizza un reato preciso: "induzione alla prostituzione". Su Berlusconi, dunque, aleggia il bruciante sospetto di essersi intrattenuto con una donna pagata per fare sesso con lui. All'ora di pranzo, accendiamo il televisore. Il Tg5 delle 13, riferendo di "presunte irregolarità negli appalti della sanità privata", dà la notizia con queste parole: "Uno degli imprenditori si vantava di essere stato invitato a partecipare con delle ragazze a feste a Palazzo Grazioli". E vabbè, pensa il telespettatore, che male c'è a vantarsene? Dopodiché il cronista riferisce di "indagini per induzione alla prostituzione", ma evita accuratamente di dire chi avrebbe indotto chi, e soprattutto con chi la donna sarebbe stata indotta a prostituirsi. Mezz'ora dopo, il Tg1 entra in argomento con le parole di Berlusconi, che un conduttore compunto scandisce con tono severo: "Ancora una volta si riempiono i giornali di spazzatura e di falsità". E mentre uno si domanda di cosa stia parlando, il conduttore precisa: "Si parla di feste con la partecipazione di alcune ragazze". Tutto qui? Sì, tutto qui.

Il telespettatore non capisce come mai Berlusconi sia così infuriato, ma aspetta l'ora di cena per saperne di più. Attesa vana, perché i due telegiornali ripetono le formule criptiche dell'ora di pranzo: "Si parla di feste...". Il Tg1, preoccupato di aver detto già troppo, aggiunge premuroso: "Tutto da verificare: potrebbe trattarsi di millanterie o altro". Dopodiché entrambi i tg rivelano che la faccenda ha un risvolto politico. Che non riguarda però il premier, ma D'Alema: colpevole di aver ipotizzato "una scossa" capace di destabilizzare il governo. Invece di spiegarci il nuovo "caso Berlusconi", dunque, entrambi apparecchiano un inesistente "caso D'Alema" sul quale concentrano la dose quotidiana di dichiarazioni in politichese stretto.

Giovedì 18 i magistrati di Bari interrogano cinque ragazze, i giornali inglesi titolano sulle "donne pagate alle feste di Berlusconi", ma il Tg1 delle 20 riesce a confondere ancora di più le idee al suo pubblico, spiegando che si indaga "sul presunto ingaggio di ragazze per avvicinare i potenti". Quali ragazze, e soprattutto quali potenti, non si sa. Il Tg5 della sera, invece, fa finalmente il nome di Patrizia D'Addario, e anche quello dell'imprenditore coinvolto, Gianpaolo Tarantini, spiegando che quest'ultimo potrebbe aver "tentato di ingraziarsi persone influenti". Il telespettatore immagina che queste "persone influenti" siano gli stessi "potenti" evocati dal Tg1, ma non gli viene dato neanche un indizio per capire chi siano.

Venerdì 19 Gianpaolo Tarantini - l'imprenditore indagato per "induzione alla prostituzione" - dà all'Ansa la sua versione dei fatti, l'opposizione chiede al premier di riferire in Parlamento e il quotidiano dei vescovi, "Avvenire", lo invita apertamente a discolparsi: "Occorre un chiarimento con l'opinione pubblica". Le notizie non mancano, ma il Tg1 di Minzolini comincia con un Berlusconi furioso: "Le trame giudiziarie e gli attacchi mediatici non mi butteranno giù!". Il nostro telespettatore è sempre più curioso di capire cosa diavolo stia succedendo, ma deve accontentarsi di quello che gli passa il convento di Mimun, ovvero il Tg5 delle 20: "Il premier ha commentato così le voci che per vari rivoli sono emerse in questi giorni". Quali voci? E dove sono emerse? Certo non al Tg5 (e neppure al Tg1).

Sabato 20 una delle ragazze coinvolte, Barbara Montereale, racconta a "Repubblica" cosa accadeva nelle feste di Palazzo Grazioli ("Tutte lo chiamavano papi"), mentre si apprende che dalle registrazioni consegnate da Patrizia D'Addario ai magistrati si sentirebbe la voce di Berlusconi che dice: "Vai ad aspettarmi nel letto grande". Con questi tasselli il puzzle è quasi completo, e infatti l'indomani i giornali stranieri racconteranno la storia con dovizia di particolari. Per il Tg1 e il Tg5, invece, il caso è chiuso. Non un titolo, non un servizio, non una parola. Una pietra tombale ha seppellito l'inchiesta di Bari, i sospetti dei magistrati, l'imbarazzo del premier e le domande dell'opposizione.

Cosa sia successo nelle misteriosissime feste di Palazzo Grazioli, il telespettatore italiano non è riuscito a saperlo. E forse non lo saprà mai, se aspetterà che glielo rivelino i tg di Berlusconia.

IL   VIDEO  TESTIMONIANZA   DI

Barbara Montereale

http://tv.repubblica.it/dossier/10-domande/esclusivo-cosi-ci-reclutavano-per-le-feste-di-berlusconi/34132?video

(22 giugno 2009) Tutti gli articoli di politica

 
 
 

Genocidio in Perù: La sanguinosa eredità di Bush nella Dittatura di Alan Garcia.

Post n°641 pubblicato il 17 Giugno 2009 da dammiltuoaiuto
 

 

Genocidio in Perù: La sanguinosa eredità di Bush nella Dittatura di Alan Garcia.

Alfredo Seguel


Questa e’ la coda che ha lasciato George Bush in Perù, per far strada a un sanguinoso ultra-neoliberismo promosso da un sottomesso e corrotto governo guidato da Alan Garcia.

Basi militari degli Stati Uniti in Perù; del DEA in Amazzonía; I finanziamenti di USAID; il saccheggio delle risorse del Paese.

Il neoliberalismo é un modello sterile e una guerra contro i Popoli, per l’aumento dello sfruttamento e supersfruttamento delle risorse e la fine del ruolo dell’apparato pubblico per lasciar spazio al controllo delle societa’ economiche negli stati e per sopprimere le economie locali. Questo é Peru’, un asse del male installato dall’imperialismo neoliberale diffuso ineccepibilmente nell’amministrazione Bush e che continua ad avere suoi colpi di coda contro i diritti dell’uomo e contro l’ambiente. La maggior parte di questo modello di sviluppo, l’ultra neoliberalismo, e’ diffuso in Sud America in paesi come il Cile, che lo ha iniziato, poi la Colombia e naturalmente il Peru’, ultimo degli esperimenti estremi.

Alan Garcia. Un governo eletto con votazione democratica e che si e’ trasformato in una violenta dittatura.

Fujimori ha fatto il lavoro di ’pulizia’ per l’istallazione del germe neoliberale. Toledo lo ha sostenuto e Garcia lo espande e cerca di consolidarlo a costo di abusi, arbitrarietà, illegalità e di corruzione.

In un sistema realmente democratico i poteri dello stato dovrebbero funzionare, la partecipazione esistere e gli ideali di libertà, giustizia, uguaglianza non essere puramente retorica. Tuttavia, il Governo di Alan Garcia assume facoltà legislative come lo fa un governo di fatto, superando la Costituzione e il proprio Parlamento della Repubblica. Oggi questo modo di fare significa l’imposizione di decreti legislativi che mirano alla distruzione sistematica della vita comunitaria, il trasferimento di terre per interesse di gruppi economici, piccoli fondi, micro-lotti insufficienti per la sussistenza, emigrazione, riunioni per industrie estrattive e supersfruttamento di beni naturali da parte di potenti gruppi economici; e una violenta repressione statale, criminalizzazione e condanna delle proteste sociali per controllare qualsiasi denuncia che invochi la difesa della terra e i diritti collettivi da parte degli indigeni.

Stato di emergenza, di assedio e coprifuoco, sono altre delle pratiche messe in atto daAlan Garcia per far fronte alla protesta sociale, reprimendo e facendo sparire qualsiasi meccanismo che assicuri il diritto alla partecipazione e, naturalmente, il l’onda repressiva e la smobilitazione.

Decine di assassinii, centinaia di giudicati e carcerati per proteste sociali, principalmente contadini e indigeni, sono alcuni dei conti lasciati dal Governo di Alan Garcia che indubbiamente, assieme a quello di Uribe di Colombia, sono considerati come dei più violenti e genocidi della regione.

Un altro aspetto dei governi di fatto neoliberali, sono l’alto indice di corruzione e sottomissione agli interessi delle Corporazioni economiche. Tutte le dittature nel continente si sono caratterizzate per questo. Il compiacimento, quello in vestito e cravatta e/o uniforme, tenuto in punta di cannone e fuoco, per permettere il saccheggio dei beni comuni di un Paese.

In effetti, uno dei tanti scandali che ha dovuto affrontare il governo Peruviano, é quello chiamato “Petro Audios” che implica alti funzionari dell’esecutivo per ricevere tangenti in cambio del rilascio di concessioni a certe imprese che avrebbero ottenuto il controllo di alcuni lotti petroliferi. Il Presidente ha cercato di prenderne le distanze, ma c’è una responsabilità politica inoccultabile. Perù Petro e il Ministero dell’Energia sono corrotti con il denaro delle grandi imprese transazionali e che ha portato alle dimissioni del Ministro, che tra l’altro, nelle ultime registrazioni rese note da alcuni media, riguardano proprio Alan (1).

Quasi come aneddoto è il messaggio che appare nello supposto ente pubblico “Perù Petro”, che dice: “Perù, un paese per investire” o meglio, la promozione per definire Perù come un paese petrolifero. Perù Petro è l’impresa statale dipendente dal Ministero dell’energia che è giudice e parte interessata nella concessione dei lotti petroliferi. Negozia direttamente con le transnazionali e poi è quella che, dopo l’iter previsto per le concessioni, decide se rilasciarle o no, cosa che è un’assurdità e il cui ruolo ha messo in evidenza recentemente il livelli di corruzione a cui si può arrivare con questo tipo di politica, fuori da ogni etica e legittimità.

Un’altra referenza in relazione all’investimento straniero, è quella che sostiene commercialmente Alan Garcia per l’investimento con il potente gruppo economico del Chile CMPC (Gruppo Matte) per il suo trasferimento in Perù, gruppo molto vicino alla dittatura di Pinochet, indicato inoltre di essere stato uno degli istigatori del Colpo di Stato in questo Paese assieme all’impresario Edward e alla CIA. In effetti è stato uno dei gruppi economici più beneficiati durante il regime militare ed è stato accusato ultimamente di mantenere relazioni con imprese esterne di sicurezza che proteggono i suoi interessi, composte da ex militari che sarebbero stati vincolati alla CNI (Central Nacional de Inteligencia del Gobierno de Pinochet) e che oggi agirebbero come sicari o mercenari. L’obiettivo di detta impresa, unitamente al gruppo economico peruviano “Romero” é l’Amazzonia, per fini di bio combustibili e industria forestale. (2).

Le operazioni statunitensi dell’amministrazione BUSH in Perù

La prassi della repressione ai movimenti sociali e forme di diffusione di informazione in Peru’ per difendere gli interessi delle corporazioni non é isolata. Molte di esse si incrociano con l’ingerenza che ha avuto l’amministrazione del ex presidente degli stati uniti George W.Bush e che continuano a ripetersi a tutt’oggi.

Nel giugno del 2008 il Presidente di Bolivia Evo Morales denunciava il pericolo delle basi militari degli USA in Perù e segnalava alla stampa: “Alcuni imperi cercano di umiliarci (...) e con la scusa della lotta contro il terrorismo, con il pretesto della lotta contro il narcotraffico (...) vogliono mettere basi militari” in paesi sudamericani, ha confermato Morales in un incontro (3), cosa che fu smentita e duramente criticata dall’amministrazione di Alan Garcia.

Nel merito, sono molte le attività che hanno avuto unita’ militari degli stati uniti in terra del Perù. Una delle ultime quella dei 213 soldati delle Forze Armate degli Stati Uniti, per partecipare ad esercitazioni compresi nel programma di addestramento congiunto con milizia peruviana denominato “Nuevos Horizontes”, realizzato nella selva ayacuchana, come disposto dalla risoluzione Ministeriale 705-2008-DE/SG, che precisa che il personale militare nordamericano resterà nel territorio peruviano fra il 12 di luglio e il 15 settembre 2008, per motivi di “azione civile umanitaria” nella regione Ayacucho.

Nelle seguenti date il Ministro della Difesa emana le seguenti autorizzazioni nel secondo semestre 2008 (4):

20 de junio-RM –Nº 606-2008/DE/SG ……… 158 militari “senza armi”

27 de junio- RM-Nº 636-2008/DE/SG......…………..27 militari “senza armi”

11de julio- RM-Nº 705-2008/DE/SG………………..213 militari “senza armi”

Un altro caso, nella regione di Ucayali, Amazonia del Peru’, dove si trovala base principale dell’Agenzia Antidroga degli Stati Uniti (DEA), con numerose squadre, funzionari, uffici, elicotteri, istruttori e colpisce che ufficiali dell’esercito peruviano “mascheratamente” prestino servizi attivi all’organismo statunitense. Non é un mistero neanche il livello di relazione che ha avuto detto organismo con la Central de Intelligencia (CIA) non solo per la lotta contro la droga, ma contro i movimenti sociali in differenti Paesi dove siano presenti gli interessi di grandi compagnie per eseguire progetti di industrie estrattive di minerali e idrocarburi.

Un altro imminente intervento che è diventato un segreto, nonostante che sempre il governo abbia negato in ogni modo le possibilità dell’istallazione di una base militare statunitense, è stato quello che ha denunciato il quotidiano ’La Primera’ che nel 2008 ha avuto accesso a un documento officiale che attesta che il Ministero della Difesa ha coordinato con l’ex comandante generale dell’Esercito, Edwin Donayre, su richiesta degli Stati Uniti d’America, la costruzione di un “Centro de Operaciones y Inteligencia Conjunto” nella base di Pichari nella Valle de los Rios Apurimac Y Ene (VRAE). E’ da segnalare che “mediante il documento 058VPD/A/SEC, datato il 10 marzo 2008, la vice ministra della Politica per la Difesa, Nuria Esparch Fernández, rende noto a Donayre che il ministero del settore ha coordinato con il Comando Sud, per mezzo del ’Gruppo Consultivo e di Aiuto Militare’ degli stati Uniti d’America, il progetto di costruzione di un ’Centro di assistenza medica’ e di un ’Centro de Operaciones e Inteligencia Conjunto’ nel territorio dove si trova stazionato l’esercito a Pichari”. Pichari è un paese ubicato nel settore orientale delle Ande del Perù, vicino al paese di Siva ai margini della regione Ayacucho, vicino al fiume Apurimac.

Un altro fatto conosciuto, è la gestione del trasferimento della base militare statunitense da Manta a Loretos, in Amazzonia, che secondo le informazioni ufficiali si tratterebbe di un’operazione di “cooperazione bilaterale in zona come assistenza umanitaria, prevenzione di disastri e operazioni di pace, quali gli sforzi antidroga dei due paesi”. E’ stata la seconda visita effettuata dall’ammiraglio Stradridis in Perù, da quando nell’ottobre del 2006 ha assunto la nomina di capo del Comando Sud.

Lo specialista in argomenti di droga e ricercatore del transnational Institute (TNI) con sede in Olanda, Ricardo Soberon, ha detto in merito: “esiste l’intento di ubicare un centro di coordinazione in una zona strategica dell’Amazzonia, ma il problema è che quando i nord americani parlano di coordinazione è che stanno pensando a qualcosa di polivalente”.

Secondo Soberon l’istallazione di questo centro in Perù è strategico dal punto di vista militare statunitense perché mente la base di Manta era strategica per la vicinanza alla Colombia e la cosiddetta guerriglia, a Loreto si ha una equidistanza rispetto i tre nuclei della politica alternativa che ci sono in questo momento nel continente: Caracas, Quito e La Paz.

Nel sociale, è scandaloso il livello di ingerenza dell’Agenzia Internazionale per lo Sviluppo, meglio conosciuta come USAID e l’azione occulta della CIA in ognuno dei paesi ’sottosviluppati’ dove agisce. Solo come esempio quello che è successo in Bolivia, dove USAID operava dalla località di Santa Cruz cercando il rovesciamento del governo di Evo morales, finanziando complotto e sommossa attraverso organismi privati. (7)

In Perù, così come in diversi posti, USAID con la politica di ’retroazione’ ha utilizzato diverse istituzioni soprattutto private per perseguire i suoi scopi canalizzando denaro senza darlo troppo a vedere: Fondazioni, Ong, Corporazioni, Società, Associazioni, qualcuna, forse, lavorando in buona fede, ricevono finanziamenti da questo organismo per realizzare diversi progetti sociali, principalmente rurali, da dove si diffondono informazioni che riguardano zone interessate dall’industria estrattiva ed energetica; lider sociali (“nemici interni”) in zone di conflitto o resistenza sociale (da dove si interviene per far fallire le proteste sociali e quindi la smobilitazione); rilevazioni topografiche e sistemi di informazione geografica (SIG); “sostegno” a comunità per interferire nella politica (neutralizzazioni di basi); iniziative per la conservazione Amazzonica-Andina, i cui risultati sono recepiti da questo organismo attraverso comunicazioni, riunioni o pubblicazioni di conclusioni di progetti a quelli che si prestano e che sono stati “uomini chiave”, in particolar modo durante l’amministrazione Bush.

Barack Obama, attuale Presidente degli Stati Uniti, è stato uno dei principali oppositori che ha avuto Bush e ha dichiarato che si impegnerà per terminare i genocidi nei vari paesi e per cambiamenti radicali in materia di scelte ambientali e diritti umani, per questo, si rende indispensabile che di fronte al genocidio che si vive in Perù contro il popoli indigeni e la complicità che ha avuto con questi eventi il suo predecessore con la pianificazione repressiva, dovrebbe fare una verifica completa degli attuali “operatori” che ancora permangono in questo paese sudamericano e dei programmi che persistono, altrimenti significherebbe continuare la complicità.

Amazzonia in Perù: fra saccheggio e genocidio

Quello che è successo a Bagua, con la violenta repressione delle forze speciali della polizia chiamata DINOES e la strage di decine di indigeni che bloccavano una strada strategica per il trasporto del “crudo” (petrolio grezzo) come forma di protesta per la difesa dei propri diritti collettivi di fronte alle arbitrarietà del Governo, fa parte della politica statale per salvaguardare gli interessi delle corporazioni economiche.

Durante gli ultimi tempi le organizzazioni indigene dell’amazzonia hanno diffuso diversi comunicati di allerta e di emergenza per le atrocità e oltraggio sistematico ai propri Diritti Umani di Popoli Indigeni, come conseguenza delle politiche, azioni e omissioni dello Stato peruviano che hanno causato l’assalto dei killer dei boschi (tagliatori di legna) e gruppi economici petroliferi che continuano devastando i loro territori e attentando ai diritti fondamentali delle comunità, nonché minacciando e attentando alla vita delle persone, soprattutto dei liders.

La situazione che hanno di fronte i Popoli Indigeni in tutto il Perù è grave e scandalosa, infrange gravemente i Diritti Indigeni stabiliti nella Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni, approvata dal Perù e la Convenzione della OIT n°169, trattato internazionale di tipo costituzionale, come pure i diversi patti e trattati internazionali in generale, relativi ai Diritti Umani. In Amazzonia la situazione si sta aggravando per il saccheggio che si sta attuando.

I territori dentro i limiti di frontiera dello stato peruviano comprendono il bosco dell’Amazzonia condiviso con altri paesi, che solamente per la parte peruviana supera la dimensione di 75 milioni di ettari, con una ricchezza unica di biodiversità ed ecosistemi.

Senz’altro il panorama che si trova è grave e critico, conseguenza del conflitto ambientale delle industrie petrolifere, controllate da imprese transnazionali, alle quali lo Stato peruviano ha concesso lotti che includono circa il 75 % di tutta la selva amazzonica; parte di queste concessioni si trovano in fase di sfruttamento, esplorazione o negoziazione, per un totale di 55 milioni di ettari (8), molte delle quali riguardano terre delle comunità, senza che venga preso in considerazione il Diritto alla consultazione o all’approvazione preventiva, libera e informata. Si trovano anche popoli indigeni in isolamento volontario che non sono riconosciuti dal governo e impresari. Il Presidente della República, Alan García, attraverso una lettera del 2007 pubblicizzata come “La sindrome del cane dell’ortolano” li indicava come “scollegati” e come invenzioni dei sostenitori dell’ambiente (9).

Gli indigeni in isolamento volontario sono indigenipopoli che vivono in gran parte dell’estensione della conca amazzonica che da secoli preferiscono la vita isolata evitando il contatto con estranei, comprendendo e evidenziando il grave pericolo che corrono a essere contagiati da qualche malattia per la quale non hanno difese o di fronte al pericolo di essere amazzati dai tagliatori abusivi di boschi e dall’assalto delle imprese petrolifere.

Nei territori dell’Amazzonia esistono casi gravi di contaminazione, saccheggio e distruzione. Uno di questi è stato lo scarico di inquinanti dal 2006 nei fiumi alto amazonas e rio corrientes, con danni a tutto l’ecosistema del posto e la contaminazione di più di 8000 persone indigene, la maggior parte Achuar. Le conseguenze che si stanno manifestando a causa di queste infiltrazioni di idrocarburi e scarico di acqua salata di lavorazione nel fiume e nei suoi affluenti, fatte dall’impresa transnazionale Pluspetrol, sono casi di intossicazione del sangue, malattie alle ossa e al sistema nervoso, disturbi dovuti alla presenza negli organi di metalli pesanti come piombo e cadmio.

Questi “incidenti” si sono verificati in diversi parti dell’Amazzonia. Adesso sono più di 25 le imprese transnazionali che si trovano nella selva per prove di esplorazione o di estrazione di greggio, alle quali di uniscono l’assalto dell’industria dei bio combustibili da olio di palma o di pino, disastrose per la loro monocoltura, distruzione e reimpianto di boschi nativi o aree agricole.

Natura, sovranità popolare e alimentare

territori di baguaQuello che è in gioco sono gli ecosistemi unici, economie e sicurezza alimentare e la sovranità dei popoli e di un Paese. Pensando ad attività turistiche e sicurezza alimentare, si potrebbe dare un gran supporto all’economia locale e in diversi posti del pianeta dove c’è fame. Il turismo, la gran varietà di alimenti di frutti che ha l’Amazzonia, invece che essere potenziate sono state rimpiazzate da attività petrolifere, del legno e da biocombustibili. Un gran disastro e tanta propaganda, essendo gli unici beneficiati le grandi corporazioni.

Uno dei danni della contaminazione o super sfruttamento dei beni naturali e che modificano le forme di produzione locali e tradizionali, è la perdita di questa sovranità e sicurezza alimentare, diritti fondamentali per combattere la carestia e l’aumento del costo della vita, cosa che, come già detto, non solo porterebbe beneficio al Perù, ma a tutta l’umanità. Questi territori sono molto importanti per la ricchezza alimentare e la biodiversità, vitali per l’esistenza del pianeta, soprattutto per l’emergenza che attualmente vive l’umanità in conseguenza del riscaldamento globale, per le sue fonti di acqua e grandi estensioni di bosco fonte di ossigeno; indubbiamente il neoliberismo di Alan Garcia continua nella distruzione e nella morte, ma, per quanto si può constatare, la resistenza continuerà e anche la speranza di un profondo cambio. Per primi devono venire i diritti.

Autore:*

attivista della ’Red Autonoma di Comunicacion’ e del ’Grupo de Trabajo por Derechos Colectivos’


Mappa delle concessioni petrolifere

(1) Petro Audios:
Los Nuevos Petro Audios – Utero de Marita: http://utero.pe/2009/01/27/los-nuevos-petroaudios/
Audio que involucra a Alan García: http://www.youtube.com/watch?v=Ku07JFLkmTI
Petroaudios – Voz - Video: http://www.youtube.com/watch?v=gXRbn9L3Mhc

(2) CMPC, la llegada a Perú y su cuestionamiento en Chile / Leer Más: http://www.periodistadigital.com/ultima_hora/object.php?o=899896 /
http://argentina.indymedia.org/mail.php?id=610658&comments=yes /
http://www.mapuexpress.net/?act=news&id=2424

(3) Evo Morales: “Estados Unidos instalará sus bases militares en Perú” / Leer Más: http://www.aporrea.org/internacionales/n116171.html

(4) Los enlaces Militares de Estados Unidos en Perú: http://alainet.org/active/25619?=es

(5) Ver: Centro de Operaciones e Inteligencia USA en VRAE / Leer Más: http://www.diariolaprimeraperu.com/online/politica/centro-de-operaciones-e-inteligencia-usa-en-vrae_36734.html

(6) EE.UU. trasladará base militar de Manta a Loretos Perú / Leer Más: http://www.no-bases.org/show_news/ee_uu_trasladara_base_militar_de_manta_al_peru

(7) La USAID y los proyectos separatistas en Bolivia – Leer Más: http://www.boliviaenvideos.com/2009/05/la-usaid-y-los-proyectos-separatistas.html / Ver documentos desclasificados en su formato original y en español – Leer Más: http://www.jeremybigwood.net/BO/2008-USAID

(8) 22 Lotes petroleros están en proceso de selección a cargo de: Petro Perú – Ver Presentación de la "Empresa" Estatal: http://www.perupetro.com.pe/downloads/Lanzamiento%20Bases%20PS%202008%20junio-061008.ppt

(9) Síndrome del Perro Hortelano (Alan García) - http://www.elcomercio.com.pe/edicionimpresa/html/2007-10-28/el_sindrome_del_perro_del_hort.html

 

 
 
 

Perù: il presidente Alan Garcia aveva dato ordine di uccidere gli indigeni

Post n°640 pubblicato il 17 Giugno 2009 da dammiltuoaiuto
 

Perù: il presidente Alan Garcia aveva dato ordine di uccidere gli indigeni


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Esteri

peru

In breve: il governo peruviano emette 15 giorni fa un decreto che permette alle multinazionali di spogliare l’Amazzonia, sfruttando le risorse senza chiedere niente a chi quella terra la abita, la comunità indigena. Le popolazioni si ribellano e scendono in strada. Non ci può essere mediazione, lo scontro è frontale.

All’alba del 5 giugno, tre elicotteri MI-17 dell’esercito aprono il fuoco su 3.500 indigeni che bloccavano la strada che collega la selva alla costa Nord, inizia il massacro in Amazzonia. Al termine dell’incursione sul terreno gli indigeni contavano almeno 25 morti e un centinaio di feriti ma non demordono e resistono.

I dati sulle violenze successive continuano ad essere contraddittori. Secondo fonti inconciliabili, il governo e gli indigeni, ci sarebbero 23 poliziotti morti da una parte e almeno 50-60 indigeni uccisi e fino a 400 desaparecidos dall’altra.

Dopo la mattanza il Congresso peruviano ha deciso di sospendere a tempo la legge che ha causato le proteste degli indios; una legge che svenderebbe ai privati di 45 milioni di ettari di superficie boschiva che fino a oggi appartengono allo Stato e che sono sfruttate attraverso concessioni.

Nel frattempo, Amnesty International si dice preoccupata per la sorte degli indios arrestati dopo le proteste. “Non abbiamo notizie e non ci è chiaro come sia il trattamento dei nativi. Non sappiamo di cosa sono accusati e se hanno accesso o meno a assistenza legale e medica”.

“Strano” che nessun governo si sia interessato della situazione, sarà forse per il fatto che il presidente Garcia è rimasto uno dei pochi latinoamericani compiacenti con il Fondo Monetario Internazionale e gli interessi occidentali?

Il presidente indigeno della Bolivia Morales ha espresso così il suo pensiero: “Quello che succede in Perù è un massacro voluto dal Trattato di libero commercio con gli Stati Uniti, particolarmente punitivo per gli interessi del paese andino. Da noi in Bolivia non potrebbe succedere perché la nostra Costituzione obbliga alla consultazione con i nativi. In Perù invece il TLC consegna la selva amazzonica alle multinazionali che commettono un vero e proprio genocidio in America latina”.

Ieri Yehude Simon, presidente del Consiglio dei ministri del Perù, ha annunciato le sue dimissioni, finchè la situazione non tornerà come prima, ovvero le terre saranno restituite ai loro legittimi abitanti.

Resta il dato di fatto che le popolazioni indigene non mollano, è la loro terra in gioco. Il tempo e la tenacia diranno se i fatti di questi giorni sono una semplice tregua per dirottare l’attenzione internazionale oppure l’inizio di una vittoria storica di chi difende la biodiversità dell’Amazzonia.

http://www.polisblog.it/post/4842/peru-il-presidente-alan-garcia-aveva-dato-ordine-di-uccidere-gli-indigeni

Immagine|Flickr

 
 
 

ZORRO E' IN LOTTA IN PERU' AIUTATEMI FIRMATE LA PETIZIONE

Post n°639 pubblicato il 17 Giugno 2009 da dammiltuoaiuto
 

http://www.avaaz.org/it/peru_stop_violence/?cl=254477827&v=3492

Cari amici,
Il governo del Perù si sta scontrando violentemente con i gruppi indigeni che protestano per la rapida devastazione della foresta pluviale amazzonica da parte di compagnie estrattive, petrolifere e di disboscamento. La foresta è un tesoro mondiale – sosteniamo i protestanti e firmiamo la petizione al Presidente Garcia per fermare la violenza e salvare l’Amazzonia:
Il Governo peruviano ha esercitato pressione sulla legislatura permettendo alle compagnie estrattive e di coltivazione su larga scala di distruggere rapidamente la loro foresta pluviale amazzonica.

Le popolazioni indigene hanno protestato pacificamente per due mesi chiedendo di poter esprimere legittimamente i propri pareri nei decreti che contribuiranno alla devastazione dell’ecologia e delle popolazioni amazzoniche, e che saranno disastrosi per il clima globale. Ma lo scorso fine settimana il Presidente Garcia ha risposto: inviando forze speciali per sopprimere le proteste in scontri violenti e bollando i protestanti come terroristi.

Questi gruppi indigeni sono sulla linea del fronte nella lotta per proteggere la nostra terra - Appoggiamoli ed appelliamoci al Presidente Alan Garcia (che è notoriamente sensibile alla propria reputazione internazionale) affiché fermi immediatamente la violenza e si apra al dialogo. Clicca in basso per firmare l’urgente petizione globale ed un preminente politico latino americano molto rispettato la consegnerà al Governo per nostro conto.

http://www.avaaz.org/it/peru_stop_violence

Più del 70 per cento dell’Amazzonia peruviana adesso è pronta per essere afferrata. I giganti del petrolio e del gas, come la compagnia anglo-francese Perenco e le nord-americane ConocoPhillips e Talisman Energy, hanno già impegnato investimenti multimiliardari nella regione. Queste industrie estrattive hanno un record molto basso di benefici apportati alla popolazione locale e nella preservazione dell’ambiente nei paesi in via di sviluppo – motivo per il quale i gruppi indigeni stanno chiedendo il diritto di consultazione sulle nuove leggi, riconosciuto a livello internazionale.

Per decenni il mondo e le popolazioni indigene hanno assistito a come le industrie estrattive devastassero la foresta pluviale che è dimora per alcuni ed un tesoro vitale per tutti noi (alcuni climatologi chiamano l’Amazzonia "i polmoni del pianeta" – che inspira le emissioni di carbonio che provocano il surriscaldamento globale e restituisce ossigeno).

Le proteste in Perù sono le più forti e disperate mai espresse, non possiamo permettere che falliscano. Firma la petizione, ed incoraggia i tuoi amici e familiari ad unirsi a noi, così che possiamo aiutarele popolazioni indigene del Perù ad ottenere giustizia e prevenire ulteriori atti di violenza da parte di tutti.

http://www.avaaz.org/it/peru_stop_violence

Per solidarietà,

Luis, Paula, Alice, Ricken, Graziela, Ben, Brett, Iain, Pascal, Raj, Taren e l’intero team Avaaz .

Fonti:
Perù: ritirate le leggi sullo sfruttamento dell’Amazzonia:
http://it.euronews.net/2009/06/11/peru-ritirate-le-leggi-sullo-sfruttamento-dell-amazzonia/
Perù, alta tensione dopo scontri in Amazzonia:
http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE55601V20090607
Amazzonia, petrolio rosso sangue:
http://www.salvaleforeste.it/peru-amazonia.html
Le compagnie petrolifere "dovrebbero ritirarsi" dato che il Perù "affronta la sua Tiananmen", Survival International,8 June:
http://www.survival-international.org/news/4640




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Padre Butterini contro Berlusconi «Vuole bloccare blog e Facebook»

Post n°638 pubblicato il 11 Giugno 2009 da dammiltuoaiuto
 

Padre Butterini contro Berlusconi
«Vuole bloccare blog e Facebook»
Duro attacco via mail del cappuccino su una nuova legge TRENTO. Una critica al governo Berlusconi perché starebbe cercando di bloccare Facebook firmata da padre Giorgio Butterini sta arrivando in diverse caselle di posta elettronica. Il cappuccino scrive che «si stanno dotando delle armi per bloccare in Italia Facebook, Youtube, il blog di Beppe Grillo e tutta l'informazione libera che viaggia in rete e che nel nostro Paese è ormai l'unica fonte informativa non censurata». Il frate ha titolato la mail «Perché lo Spirito vi tenga svegli», e nel testo dice che «l'attacco finale alla democrazia è iniziato. Berlusconi e i suoi sferrano il colpo definitivo alla libertà della rete internet per metterla sotto controllo». Padre Butterini - sentito dall'Agi - ha confermato il contenuto della e-mail, dove scrive che, «secondo il pacchetto sicurezza approvato in Senato se un cittadino che magari scrive un blog dovesse invitare a disobbedire a una legge che ritiene ingiusta, i provider dovranno bloccarlo. Il ministro dell'interno, in seguito a comunicazione dell'autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l'interruzione della attività del blogger, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine. L'attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro il termine di 24 ore. La violazione comporta una sanzione da 50.000 a 250.000 euro per i provider e il carcere per i blogger da 1 a 5 anni per l'istigazione a delinquere e per l'apologia di reato, da 6 mesi a 5 anni per l'istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all'odio fra le classi. Immaginate come potrebbero essere ripuliti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la casta con questa legge?»Torna indietro

 

Potete ingannare una persona per sempre oppure tante persone per un certo tempo, ma non potrete ingannare tutti per sempre. (A.Lincoln)

 

http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/padre-butterini-contro-berlusconi-%C2%ABvuole-bloccare-blog-e-facebook%C2%BB/2101466

 
 
 

beppe senza paura

Post n°637 pubblicato il 11 Giugno 2009 da dammiltuoaiuto
 

 

Beppe Grillo durante l'audizione

 

GRANDE    BEPPE  ANCHE  SE  QUANCHE VOLTA  NON HO  CONDIVISO  LE TUE  USCITE

MA  RIMANI   L'UNICO GRILLO  PARLANTE  E ZORRO E' CON TE

Beppe Grillo durante l'audizione

Roma, 10-06-2009

Il vocabolario è quello di Beppe Grillo. I senatori? "Antistorici e vecchi". Alcune delle elette in parlamento? "Zoccole". Il premier? Uno "psiconano". I senatori della commissione Affari costituzionali hanno ascoltato senza batter l’audizione-show di Beppe Grillo, ma non tutto è passato inosservato. Così la vicepresidente della commissione, la senatrice del Pd Maria Fortuna Incostante, non ha perdonato al comico qualche espressione di troppo: "Se vogliamo insultarci, usciamo dall'Aula e ci insultiamo" la sua replica al comico genovese. Allora niente insulti. Ma Grillo rimane convinto, come dirà più avanti, che i parlamentari che lo ascoltano sono non solo vecchi e antistorici, ma anche incostituzionali e illegali.

Il comico genovese contro gli "eletti per meriti giudiziari"
"È un Parlamento di nominati – dice Grillo – in cui sono stati scelti amici, avvocati e qualche zoccola". E poi i condannati, incalza senza increspare la voce neanche di un tono: da Totò Cuffaro a Marcello Dell'Utri. "Tutti eletti per meriti giudiziari", sentenzia. E poi quei senatori che lo ascoltano. Anzi, lo guardano, come precisa subito, perché di 20 che sono "in 18 state leggendo il giornale". Capisce, aggiunge rivolto a un senatore non inquadrato dal circuito interno, "lei sta leggendo il Resto del Carlino, io - e Grillo alza il computer - ho questo. Lei è fuori dalla storia". Ma Grillo non trascura di fare le pulci al provvedimento sulle intercettazioni contro il quale annuncia disobbedienza civile. "Sono incazzato come una bestia", spiega parlando a margine dell'audizione.

Contro il ddl intercettazioni annuncia "disobbedienza civile"
"Dovranno arrivare al dunque, mandarmi i Carabinieri, l'esercito, dovranno colloquiare con me. Oggi i cittadini - insiste il comico - colloquiano con le istituzioni attraverso un poliziotto in assetto antisommossa". Alla domanda se pensa che saranno in molti a seguirlo nella disobbedienza civile, risponde: "Se saremo tanti, vedremo chi è che poi combina un reato se chi fa la disobbedienza o chi fa le leggi. Teniamo presente che noi abbiamo un centinaio di parlamentari che fanno le leggi ma loro sono dei fuorilegge".

La legge di iniziativa popolare
Tutto e tutti sono fuori posto. Lo show di Grillo si conclude con un'intimazione alla commissione: "Datemi una data di quando sarà discussa l'iniziativa popolare per l'elezione dei parlamentari, per lasciare fuori i condannati e scegliersi il parlamentare anziché trovarselo nominato, e mi manderete via contento". Domanda destinata a rimanere senza risposta. Non per la cattiva volontà del Parlamento, spiega la senatrice
Incostante, ma per la semplice ragione che il ddl va incardinato in commissione per essere discusso insieme ad altre iniziative parlamentari.

Il comico è stato ascoltato in audizione dalla commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama
per il ddl di iniziativa popolare sull'ineleggibilità dei condannati e la reintroduzione della preferenza

Grillo contro tutti, show al Senato
Agli atti 'psiconano' e 'zoccole'
"Avete approvato il lodo Alfano per evitare la galera a Berlusconi"
La reazione di Schifani: "Offese e insulti volgari, da respingere"

 

ROMA - Beppe Grillo approda in Parlamento e il termine 'psiconano', che il comico genovese ha usato in tanti spettacoli e comizi di piazza per definire il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, è stato sdoganato nell'Aula del senato e finisce agli atti. Insieme alla parola 'zoccole'. Come rappresentante dei promotori del disegno di legge di iniziativa popolare sull'ineleggibilità dei condannati e la reintroduzione della preferenza, Grillo è stato ascoltato in audizione dalla commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama.
Grillo, in completo blu e camicia bianca con cravatta, si è presentato puntuale davanti ai senatori. "Voi non siete abituati ad ascoltare gente di spettacolo, e io non sono abituato a voi", ha subito premesso, prima di iniziare a leggere un testo dai toni durissimi. "Oggi viene approvata - ha sottolineato - una legge che limita le intercettazioni e mette il bavaglio all'informazione. Io sarò, presumo, il primo condannato perché farò disubbidienza civile. Il primo pensiero dello 'psiconano' non è il Paese, ma sempre e solo non farsi beccare. Avete approvato il lodo Alfano per evitare che Berlusconi finisse in galera, ora volete limitare il diritto del cittadino ad essere informato".
Secondo Grillo, però, "la marea sta montando, lo 'psiconano' può fare comizi ormai solo nelle piazze chiuse, in cui fa entrare come a Firenze, come a Prato, solo la sua claque. Ha inventato la piazza chiusa, lo difendono la sua scorta e gli avvocati. Gli sono rimasti quelli, insieme a uno stuolo di giornalisti definiti servi dalla stampa estera. Gli italiani non stanno più con lui, e tantomeno con chi gli ha permesso, come Violante e Fassino, per 15 anni di superare ogni conflitto di interesse".
"E' veramente uno schifo - ha accusato il comico genovese - che tra i nostri rappresentanti ci siano condannati in primo grado, in secondo grado o indagati. Senatori come Cuffaro e Dell'Utri sono senatori per meriti giudiziari".
"Questa Commissione, questo Parlamento, non hanno nulla a che fare - ha continuato Grillo - con la democrazia. Sei persone hanno deciso i nomi di chi doveva diventare deputato e senatore, hanno scelto 993 amici, avvocati e scusate il termine, qualche zoccola. E li hanno eletti. Li hanno eletti loro, non i cittadini, che non hanno potuto scegliere i loro rappresentanti".
"Siete vecchi ed antistorici. Siete 20 e 18 di voi leggono i giornali. Voi andate da una parte e il mondo va dall'altra", ha replicato Grillo ai senatori che gli chiedevano lumi sulla legge di iniziativa popolare. Parole del comico che non sono state gradite da Maria Teresa Incostante del Pd. "No senatrice non mi riferivo certo all'anagrafe. Voi - ha aggiunto Grillo - vi state informando sul 'Il Resto del Carlino' questo è il simbolo del vostro essere vecchi, mentre io mi informo sulla rete".
"Questa commissione - ha rincarato la dose Grillo - questo Parlamento, non hanno nulla a che fare con la democrazia. Cari membri della Commissione siete illegali, incostituzionali ed antidemocratici. Per rispetto a voi stessi e agli italiani dovreste dimettervi al più presto. Luigi De Magistris e Sonia Alfano sono due italiani per bene eletti da cittadini per bene. De Magistris ha avuto 450 mila voti, il secondo in Italia. La signora Alfano 165 mila voti, la prima donna in Italia, senza televisioni e senza giornali. Chi si è recato alle urne ha potuto sceglierli, perché questo non deve essere possibile anche per il Parlamento italiano?".
"I partiti hanno occupato la democrazia - ha accusato ancora Grillo - E' tempo che tolgano il disturbo. La politica non è un mestiere, due legislature sono dieci anni, tempo sufficiente per servire il Paese poi si ritorna alla propria professione. Sapete che molti parlamentari hanno doppio stipendio come 'ma va là Ghedini' che prende lo stipendio come deputato e come avvocato del presidente del Consiglio".
La reazione di Schifani. Il presidente del Senato ha espresso "stupore e rammarico" per le espressioni usate da Grillo: "Non ci si può rivolgere al Parlamento e nello stesso tempo offendere i componenti. L'offesa qualunquistica e volgare contro il Parlamento è già stata usata con esiti drammatici contro le istituzioni. Non dobbiamo assecondare istinti e pulsioni che nulla hanno a che fare con la tutela delle nostre istituzioni".
(10 giugno 2009) Tutti gli articoli di politica

 

 
 
 

BERLUSCONI QUALE

Post n°636 pubblicato il 10 Giugno 2009 da dammiltuoaiuto

Il vero peIl vero peccato di Silvio Berlusconi

[Financial Times]

E’ il momento degli indovinelli (e la domanda vale 10 punti): quale piccante 18enne rovina famiglie, come viene chiamata dai giornali scandalistici europei, ha recentemente fatto questa storica affermazione: “Voglio fare la showgirl. Ma mi interessa anche la politica. Sono flessibile”.

Si, è Noemi Letizia, l’adolescente al centro della richiesta di divorzio avanzata contro il Presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, dalla moglie, Veronica Lario. Leggendo l’intervista concessa da Noemi al quotidiano Il Corriere del Mezzogiorno (“Canto spesso con Papi Silvio al piano, oppure facciamo karaoke”) è difficile decidere per chi essere più dispiaciuti: per la Lario, per l’ex fidanzato di Noemi Gino Flaminio oppure per tutti i 60 milioni di italiani.

Flaminio ha tutte le ragioni per sentirsi trattato ingiustamente. Ha raccontato di essere uscito con Noemi per 16 o 17 mesi: “Era una storia seria”. Fino a quando, 6 mesi fa, lei ha ricevuto una telefonata improvvisa dal Presidente del Consiglio. Probabilmente Flaminio un giorno si consolerò dicendo di stare meglio senza la volatile Noemi. Dall’altra parte i sondaggi mostrano che gli italiani sembrano determinati a stare con Berlusconi, il cui gradimento rimane eccezionalmente alto a oltre un anno da quando è diventato Presidente del Consiglio per la terza volta in 15 anni.

Gli avversari di Berlusconi, sia in Italia sia all’estero, diventano rossi di rabbia quando vedono come riesce a cavarsela. Meno di due settimane fa un tribunale di Milano ha stabilito che David Mills, un avvocato inglese condannato nel 1997 per avere accettato una mazzetta da 600.000 dollari, ha testimoniato il falso per proteggere Berlusconi e la sua finanziaria Fininvest. In qualunque altro paese europeo uno scandalo di queste dimensioni avrebbe fatto cadere il Presidente del Consiglio in meno tempo di quello che ci vuole a dire “Papi”. Ma non in Italia, dove l’anno scorso Berlusconi è riuscito a far passare un provvedimento parlamentare che gli garantisce l’immunità da qualsiasi procedimento legale.

Naturalmente il premier nega d’aver commesso qualsiasi illecito e dice che è tutto un complotto dei giudici di sinistra finalizzato a distruggere la sua carriera politica. Questo deprimente rituale fatto di accuse e contro accuse tra Berlusconi e la magistratura va avanti da molti anni e non mostra nessun segno di voler finire.

In ogni caso, nel tribunale dell’opinione pubblica c’è chi considera sorprendente che Berlusconi ancora non sia stato ritenuto colpevole di essere il peggiore timoniere dell’economia italiana dal 1945. La sua prima e breve esperienza di governo nel 1994 non ha prodotto nessun risultato. I suoi cinque anni al potere dal 2001 al 2006 sono ricordati principalmente per il fallimento nell’introdurre quelle riforme di cui l’Italia ha un disperato bisogno per essere competitiva nella zona euro. Adesso Berlusconi presiede a un declino che il Fondo Monetario Internazionale ritiene possa fare dell’Italia l’unico paese della zona euro a subire tre anni consecutivi di recessione, dal 2008 al 2010.

Sono ancora più preoccupanti le stime della Commissione Europea: si prospetta che il debito pubblico italiano salirà fino al 116% del prodotto interno lordo entro il 2010. In altre parole l’Italia tornerà indietro fino alla fine degli anni ’90. Noemi o non Noemi, questo è il vero peccato di Berlusconi.

[Articolo originale "The real sin of Silvio Berlusconi" di Tony Barber]

ccato di Silvio Berlusconi
 
 
 

L'energia nucleare non è una soluzione

Post n°635 pubblicato il 06 Giugno 2009 da dammiltuoaiuto
 

L'energia nucleare non è una soluzionePDFStampaE-mail
Inserito: venerdì 27 marzo 2009
da www.wwf.it

La favola della indipendenza energetica

L'energia nucleare non è la soluzioneL’Italia non possiede miniere di uranio, quindi siamo destinati comunque alla dipendenza da fonti di importazione, così come oggi lo siamo con il petrolio e il gas. Efficienza e fonti rinnovabili: queste sì che le abbiamo in casa nostra! 

Limitatezza delle riserve di uranio

Tutte le stime relative ai costi non tengono in considerazione la questione della scarsità delle riserve di uranio. Un falso mito, infatti,  è connesso alla presunta abbondanza dell’uranio in natura. E’ vero si che si tratta di un minerale piuttosto diffuso ma solo in concentrazioni infinitesime, tanto basse da non risultare praticamente sfruttabili. Oggi solo in pochi paesi sono presenti importanti giacimenti e oltre il 50% delle riserve accertate risultano concentrate in Australia, Kazakistan e Canada. Le riserve di uranio realmente sfruttabili sono sufficienti ad alimentare gli attuali 440 reattori per soli 40-50 anni. Va da sé che si pensasse di sostituire, per la produzione di elettricità, tutta l’energia fossile con quella nucleare occorrerebbe realizzare alcune migliaia di nuove centrali e a quel punto le riserve di uranio si esaurirebbero nel giro di pochissimi anni.


Il problema della localizzazione in Italia

In Italia esistono problemi enormi per individuare un sito adatto come il caso di Scanzano Jonico ha dimostrato qualche anno fa (l'area era stata individuata dal Governo Berlusconi come sito di stoccaggio per le scorie nucleari prodotte dall'Italia negli anni '70-'80). Problemi non solo di accettazione sociale: il nostro è un territorio fortemente sismico, pervaso dal dissesto idrogeologico e con spazi fluviali ancor più ridotti e prosciugati per buona parte dell’anno (fenomeno che aumenterà con l’acutizzarsi dei cambiamenti climatici).

Fondi per la ricerca sottratti a tecnologie e fotovoltaico

Le tecnologie legate a fotovoltaico stanno marciando a passi a gigante. Non si può dire altrettanto per l’energia nucleare che è ancora al palo. Nonostante questo i fondi destinati a rinnovabili sono assai inferiori a quelli destinati al nucleare. La ricerca per l'energia nucleare ha bruciato il 90% delle spese di ricerca destinate alle fonti energetiche alternative ai combustibili fossili. La stessa cifra orientata sulle fonti rinnovabili e sull'efficienza energetica avrebbe permesso una maggiore emancipazione dalle fonti fossili. La stessa IEA non prevede alcuna crescita di tale contributo per i prossimi trent'anni, anche perché le riserve di uranio possono consentire ancora pochi decenni di alimentazione delle centrali esistenti. Inoltre le centrali nucleari producono solo elettricità, che rappresenta solo il 15% degli usi finali, mentre il restante 85% è costituito da calore per riscaldamento e processi industriali e da carburanti per i trasporti ai quali il nucleare non può dare nessun contributo.

I costi

Negli ultimi venti anni c'è stato un forte declino negli ordini di nuovi reattori a causa della discutibile economicità del nucleare.  Nonostante l'industria del nucleare civile operi da mezzo secolo, va notato come, a differenza di altre tecnologie, gli sviluppi di questo settore non abbiano portato ad una maggiore efficienza economica nella realizzazione e gestione degli impianti. Ad esempio, negli Stati Uniti i 75 reattori costruiti sono costati 145 miliardi di dollari invece dei 45 previsti; gli ultimi 10 reattori costruiti in India hanno avuto un aumento dei costi del 300 per cento in media.  Ciò è dovuto sostanzialmente all'aumento medio dei tempi di costruzione dei reattori, a sua volta legato alla necessità di aumentare la sicurezza delle centrali. Tale tempo medio di costruzione è passato da poco più di cinque anni negli anni '70 a circa 10 anni oggi.

Il caso di Olkiluoto in Finlandia

Questo caso sta diventando paradigmatico della dubbia sostenibilità economica degli investimenti nucleari, a causa di ritardi nella costruzione, aumento dei costi e utilizzo inefficace dei sussidi pubblici. Essendo il primo reattore costruito nel mercato liberalizzato europeo dell'energia, nel 2005 quando la costruzione iniziò fu descritto come una prova che l'industria nucleare può competere in questo nuovo mercato in seguito ai miglioramenti tecnologici avvenuti.
Già nel primo anno si sono verificati una serie di problemi tecnici e ritardi nella costruzione, resi poi pubblici dall'ente regolatore dell'energia della Finlandia. Dopo 16 mesi di lavori il progetto aveva accumulato un ritardo di ben 18 mesi, con un aumento dei costi stimato in circa 700 milioni di Euro. E' chiaro quindi che il progetto Olkiluoto emerge come un sonoro fallimento che mostra la palese incapacità dell'industria nucleare di competere in mercato liberalizzato dell'energia quale è quello europeo oggi, anche se si tratta di progetti in via di realizzazione in condizioni ottimali e in paesi molto avanzati sia dal punto di vista economico che in materia di regolamentazioni e sicurezza.

Il nucleare non serve all'Italia (Dossier, Studi, Rapporti)
Nicola Armaroli, Vincenzo Balzani - "Energia per l'astronave Terra" (Zanichelli) (Dossier, Studi, Rapporti)

Secondo l’agenzia Moody's, in un lavoro del maggio 2008, la realizzazione di nuovi impianti nucleari avrebbe costi molto superiori ai 7.000 dollari a kW.
Come se non bastasse Moody's nello stesso lavoro afferma che i costi del kWh nucleare saranno destinati a crescere con un ritmo del 7% annuo e questo comporterebbe un raddoppio del costo del kWh nell’arco del prossimo decennio.

Veramente un bel “regalo” per i cittadini italiani che vedranno così lievitare le loro bollette, senza peraltro migliorare la sicurezza energetica del nostro Paese che continuerà a dipendere dai combustibili fossili per i trasporti, il riscaldamento degli edifici, ecc. Il nucleare, infatti, serve solo, e a caro prezzo, a produrre energia elettrica ma nel nostro paese (come la maggior parte dei paesi) l’energia elettrica è meno di un quarto dell’energia complessivamente impiegata. Meglio farebbe il nostro Paese a puntare sul risparmio, l’efficienza e le fonti rinnovabili questi si veramente presenti e abbondanti. 

La sezione del sito WWF dedicata al dibattito sul nucleare: news, dossier, articoli >>

Il report completo di Mody's  >>

 
 
 

UNA PERSONA DA VOTARE

Post n°634 pubblicato il 05 Giugno 2009 da dammiltuoaiuto
 

C'è una candidatura nel Partito Democratico che è rimasta nascosta, nel più totale silenzio, ma che mi rende veramente felice e che mi spinge anche a fare i complimenti al Pd. Sto parlando di Rosaria Capacchione, giornalista de Il Mattino, ora candidata nella circoscrizione del Sud per le europee. Rosaria Capacchione è autrice del libro "L'Oro della Camorra, come i boss casalesi sono diventati ricchi e potenti manager che influenzano e controllano l’economia di tutta la Penisola, da Casal di Principe al centro di Milano" e basta leggere il titolo per rendersi conto della "scomodità" di questo testo e della sua pericolosità per una giornalista che vive e lavora a Napoli. Ma Rosaria Capacchione è anche quella giornalista minacciata durante il processo Spartacus, il più importante sulla camorra, dai due boss mafiosi Francesco Bidognetti e Antonio Iovine, attraverso i loro legali. Con lei Roberto Saviano e dal pm Raffaele Cantone: tutti accusati dai boss di influenzare la Corte d'Appello.
Ora Rosaria Capacchione, come il più noto Roberto Saviano, vive sotto scorta, ha paura per la sua famiglia, ma continua per la sua strada: "Io non morirò quando mi uccideranno i camorristi, ma se smetterò di avere la curiosità nel mestiere. E la voglia di scoprire la verità".

 
 
 

I MASSACRI IN RUANDA E LA CHIESA

Post n°633 pubblicato il 05 Giugno 2009 da dammiltuoaiuto

Se foste un rwandese al tempo del genocidio e voleste sfuggire a chi vuole scannarvi con un machete a chi vi rivolgereste?
1. All'ONU
2. Alla Chiesa cattolica
3. A un buon fucile
Se avete scelto la terza risposta siete ancora vivi.
Nel quindicesimo anniversario del massacro in Rwanda il silenzio è la parola d'ordine. Per centinaia d'anni Tutsi e Hutu hanno vissuto insieme in pace, poi è arrivato l'uomo bianco. Niccolò Rinaldi è un testimone del genocidio.Le sue parole sono agghiaccianti.

Testo:
"Mi chiamo Niccolò Rinaldi, lavoro al Parlamento europeo come Segretario Generale aggiunto dal 1991, precedentemente sono stato nelle Nazioni Unite come responsabile dell’informazione in Afghanistan per un paio di anni.
Al Parlamento europeo mi occupo anche dell'Africa. Nel 1994 sono stato tra coloro che dovevano seguire da Bruxelles, e poi anche sul posto, tutti gli eventi che hanno portato al genocidio dei Tutsi e allo sterminio degli Hutu moderati. Quali sono state le cause che hanno scatenato nel 1994 il genocidio di circa un milione di Tutsi e lo sterminio degli Hutu moderati che non si sono schierati insieme accanto ai genocidari?
Vi sono comunque dei personaggi, delle situazioni, degli episodi storici, delle responsabilità molto precise e cercherò di raccontarvele, oltre al genocidio dobbiamo affrontare il revisionismo, il negazionismo, la non assunzione di responsabilità da parte di coloro che in questa storia hanno purtroppo avuto molte colpe.
Il Rwanda era un Paese africano stabile e pacifico prima che arrivassero gli europei. Non è questo il momento di parlare della storia del Rwanda prima degli europei, però come europei credo che dovremmo sempre riflettere che la storia dei popoli africani non è cominciata con il nostro arrivo, con i missionari o con gli esploratori che sono giunti dall’occidente, ma è una storia molto più antica. Gli europei arrivano prima con i tedeschi e l’arrivo degli europei è stata la prima causa di questo genocidio. Con la Prima Guerra Mondiale la Germania ha perso la sovranità sul Rwanda che passa sotto il controllo dei belgi che cominciano a seguire un po’ la classica politica del divide et impera, di cercare di creare delle differenze all’interno delle persone che dovevano controllare, quindi i rwandesi, al fine di rafforzare il loro potere e hanno in qualche modo bloccato quella mobilità tra coltivatori e allevatori, cercando di mettere su una posizione di maggiore privilegio proprio il gruppo dei Tutsi, il gruppo degli allevatori.
La seconda causa è stata la partenza degli europei.I Belgi nel momento di lasciare il Paese didero il potere ai coltivatori, al gruppo degli Hutu, cercando di ingraziarsi la maggioranza e di scaricare la classe dirigente che avevano sostenuto e anche strumentalizzato durante l’Amministrazione coloniale. Questo rivolgimento ha ulteriormente confuso le carte nel Paese e ha portato a una istituzionalizzazione, quasi, del rancore. Coloro che erano appoggiati prima si sono ritrovati in una posizione di inferiorità, coloro che erano tenuti più giù, più in basso nelle posizioni dell’Amministrazione coloniale, si sono ritrovati improvvisamente ad avere un ruolo protagonista.
La nascita di una diaspora di rwandesi che sono stati costretti a lasciare il paese e che si sono stabiliti in Uganda, ha modificato anche le caratteristiche linguistiche di questo Paese, perché questa diaspora che trovava rifugio in un paese anglofono ha cominciato, soprattutto con la seconda generazione, a usare più l’inglese che non il francese come lingua di comunicazione.
Questo ha fatto da pendant a un altro elemento. Dopo l’uscita di scena dei belgi con l’indipendenza, sono stati i francesi che hanno cominciato a giocare il ruolo di potenza straniera dominante, influente nel Rwanda. La politica francese in Africa è sempre stata una politica molto protagonista, molto attiva e molto basata sulla creazione di una vasta area francofona dove proprio l’appartenenza al gruppo linguistico francese ha costituito un elemento protagonista, un elemento di fondo della politica di questo Paese.
La presenza dei rwandesi in Uganda, di questa diaspora, ha presto creato una sorta di senso di superiorità nei rwandesi che sono rimasti nel Paese, francofoni e dominati dagli Hutu e un senso anche di minaccia, come se questa diaspora potesse costituire una sorta di spina nel fianco. E con questa dinamica siamo arrivati a una sorta di banalizzazione dell’omicidio, quindi i massacri che già vi erano stati dopo l’indipendenza, negli anni immediatamente successivi all’indipendenza, sono stati ripetuti negli anni successivi 70/80 con dei massacri regolari, senza che la comunità internazionale mai intervenisse con volontà e tanto meno con efficacia.
Le informazioni sulla preparazione del genocidio in Rwanda erano disponibili. Il Generale a capo dei Caschi Blu in Rwanda, nel gennaio 1994 scrisse un fax a New York dicendo che da un suo informatore aveva avuto notizie precise che si stava effettuando la preparazione di un massacro in vasta scala. Un fax di grande importanza al quale non vi fu mai una vera e propria risposta da parte delle Nazioni Unite, di fatto gli fu risposto: stai buono, stai tranquillo, lui chiedeva dei rinforzi, chiedeva un mandato, la protezione per il suo informatore. Fu un fax che non venne preso in considerazione.
E’ opinione diffusa che queste informazioni fossero disponibili anche da parte della Chiesa che aveva una rete, e ha tutt’ora naturalmente, attraverso le parrocchie, diffusa anche più delle Nazioni Unite sul territorio, molto capillare che ha il senso, il polso di quello che sta accadendo nella società.
Se vi sia stata una comunicazione da parte delle missioni da parte del clero e da clericali rwandesi e poi forse anche del Vaticano, questo in realtà non lo sappiamo. C'è la diffusa convinzione che in realtà fosse impossibile che le parrocchie, che veramente sono molto dentro la vita della società ruandese, non fossero a conoscenza di quello che stesse accadendo, questo per il prima.
Quando poi il genocidio è accaduto, molta popolazione Tutsi ha cercato rifugio proprio nelle chiese, si è messa nelle chiese, si è chiusa dentro le chiese, ha avuto ospitalità in questi conventi, con queste chiese con la beffa che in alcuni casi sono stati gli stessi sacerdoti e a volte le stesse suore, perché c’è stata anche un’implicazione delle stesse suore in questo genocidio, abbiano consegnato poi le chiavi della chiesa alle milizie Hutu che erano a caccia dei Tutsi e chiusi dentro poi abbiano permesso il massacro. Molto spesso è accaduto che le popolazioni che avevano trovato rifugio nelle chiese fossero recluse nella chiesa e fossero poi bruciate vive dentro queste strutture. Teniamo conto che molti personaggi, molte persone, membri del clero ruandese sono stati e sono tutt’ora indagati o condannati sia dal Tribunale ruandese che dal Tribunale delle Nazioni Unite per i crimini commessi in Rwanda.
In Rwanda secondo me non c’erano dei veri interessi economici francesi che fossero così importanti da giustificare la politica che poi il Paese ha adottato, erano più interessi geopolitici di presenza e di mantenimento dell’area francofona, per contrastare un’influenza anglofona e americana nella Regione. Interessi nell’area a livello economico sono sul Congo Zaire, lì sicuramente c’è stata un’importanza molto maggiore da parte della Francia, come nell’ex Zaire di tanti altri Paesi europei. Il vero dramma e la vera causa scatenante di questi fenomeni è la grande indifferenza che c’è da parte dell’opinione pubblica su questo tipo di vicenda. Abbiamo un milione di persone massacrate e nessuno scende in piazza in Europa."

DA BEPPE   GRILLO

 
 
 

Shoah: nuovi dati su orrore nazista

Post n°632 pubblicato il 05 Giugno 2009 da dammiltuoaiuto
 
Tag: Shoah

Shoah: nuovi dati su orrore nazista

(ANSA) - NEW YORK, 4 GIU - Ventimila tra campi di prigionia, ghetti e centri di detenzione. Il numero e' citato dalla Encyclopedia of camps and ghettos. L'opera e' il risultato di uno studio sulla Shoah realizzato in dieci anni di lavoro dai ricercatori dello US Holocaust Memorial Museum di Washington. Il dato mostra la vastita' del piano di sterminio: finora si pensava che i campi di concentramento del nazismo fossero stati tra 5.000 e 7.000. Il primo volume uscira' il 12 giugno.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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