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BUGIE, NUMERI, RESPONSABILITA'. COME USCIRE DALLA PARALISI DELLE MACERIE LA VERITA' SULLA SULL'AQUILA E G8

Post n°724 pubblicato il 28 Febbraio 2010 da dammiltuoaiuto
 

BUGIE, NUMERI, RESPONSABILITA'. COME USCIRE DALLA PARALISI DELLE MACERIE LA VERITA' SULLA SULL'AQUILA E G8

“BUGIE, NUMERI, RESPONSABILITA'. COME USCIRE DALLA PARALISI DELLE MACERIE”
Politica L'Aquila
domenica 28 febbraio 2010

http://www.leggimi.eu/2010022834702/politica-l-aquila/bugie-numeri-responsabilita-come-uscire-dalla-paralisi-delle-macerie.html


E' il DOSSIER che Legambiente presenta in occasione della odierna protesta delle carriole a L’Aquila


Le macerie accatastate a L’Aquila e negli altri 56 comuni del cratere chiudono la porta ai cittadini che potrebbero tornare a occupare da subito quegli edifici dei centri storici agibili o che hanno bisogno di leggeri interventi di ristrutturazione e, nello stesso tempo, nascondono gravi responsabilità: quei cumuli di detriti e calcinacci potevano già essere rimossi, sono state già varate norme che definiscono come trattarli, è possibile da subito e rapidamente individuare siti temporanei di stoccaggio.

Un rapporto di Legambiente – che da mesi lavora sul territorio aquilano con l’Osservatorio “Ricostruire pulito” costituito con Libera e Provincia dell’Aquila – sgombera il campo dalle tante informazioni inesatte sull'affaire-macerie.

E oggi domenica 28 febbraio l’associazione ambientalista è in strada accanto agli aquilani nella “protesta delle carriole” per sostenere la necessità dell’apertura immediata di una “fase due” del post-terremoto.
«Le istituzioni, in questi mesi, avrebbero dovuto dare il giusto peso alla necessità di liberare per lo meno le strade dai detriti, come primo indifferibile passo per avviare la ricostruzione - dichiara il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - Non si può non notare il ritardo con cui la questione è diventata prioritaria. Il nostro intento è di definire correttamente i termini della ‘questione macerie’ per addivenire al più presto all’adozione di soluzioni operative efficaci».
«Ci sono responsabilità chiaramente individuabili – aggiunge Angelo Di Matteo, presidente di Legambiente Abruzzo – e l’esigenza di fare chiarezza va incontro all’insoddisfazione dei tanti che, stanchi dell’indecisione delle istituzioni, sono scesi in piazza a manifestare la loro intenzione di essere protagonisti della rinascita della città».

TUTTO IL DOSSIER DI LEGA AMBIENTE
http://www.legambienteabruzzo.it/news/wp-content/uploads/2010/02/dossier-laquilamacerie_ilpunto.pdf

La Protezione civile rende pubblici i costi dei G8
Politica L'Aquila
domenica 28 febbraio 2010 12:46

http://www.leggimi.eu/2010022834701/politica-l-aquila/la-protezione-civile-rende-pubblici-i-costi-dei-g8.html

Costi complessivi - alcuni contratti

Costo G8 Maddalena:327.500.000 euro
Costo G8 l'Aquila: 184.974.178 euro
Costo complessivo G8 Maddalena + l’Aquila: 512.474.178 euro
Fornitore Oggetto Importo in Euro (incluso IVA)
SPAZIALE SPLENDY G.I.L. SRL
Fornitura accappatori e asciugamani 24.420,00
PINEIDER SPA
Fornitura materiale vario (album, sottomano da scrivania, portablocchi cartelle) 78.163,20
MUSEOVIVO
Fornitura 60 penne edizione unica 26.000,05
POLTRONE FRAU SPA
Fornitura sedute a noleggio 373.233,30
FORCING SRL, MIB SRL, FIDANZIA SRL
Fornitura pennoni e bandiere 175.576,80
RUFFOLO SILVIA GRAFICA EDITORIALE
Fornitura, declinazione e utilizzo logo G8 21.600,00
COGEDA SISTEMI
Fornitura cartucce toner 12.733,20
ELCOMAN SRL
Fornitura n. 30 distruggidocumenti 12.852,00
MEDIAMERKET SPA, CIFONI DOMENICO SRL, UNIEURO-CTE GROUP SRL, TECNOVISIONI SRL
Fornitura televisori Lcd e noleggio plasma 347.348,00
BULGARI ITALIA SPA
Fornitura 45 ciotoline in argento 22.500,00
FRATERNITAS SRL
Fornitura megafoni
3.895,20
LANIFICIO FRATELLI CERRUTI SPA
Fornitura tessuto per divise steward e hostess 13.555,20
LANIFICIO ORMEZZANO SPA
Fornitura tessuto per divise steward e hostess 5.184,00
ANNALISA COLLEZIONI SRL
Fornitura tessuto per divise (non specificate) 54.000,00
PUBBLILASER SRL
Fornitura tessuto con logo per personalizzazione transenne 23.442,05
FIORI E PIANTE di Tontoranelli Daniela, DEMI MONDE SRL
Fornitura addobbi floreali 64.020,00
ARTERIA SRL
Fornitura servizio trasferimento scultura “Il Guerriero di Capestrano” da Chieti a sede G8 L’Aquila 11.122,80
ARTERIA SRL
Servizio aggiuntivo per sollevamento scultura “Il guerriero di Capestrano” 4.056,00
BORGHI INTERNATIONAL
Trasporto opere d’arte 36.000,00
NOLOSTAND SPA
Fornitura posacenere 10.200,00
PUBBLILASER SRL
Rivestimento ascensori con pellicola vinilic 9.072,00
ISTITUTO GRAMMA, CENTRO RICERCHE MUSICALI, ORTO ONIRICO SRL, AGORA’ SRL
Realizzazione progetto “A city to listen to – L’Aquila per il G8” 193.996,00
TOTALE 1.468.969,80
 
 
 

FERMIAMO LA LEGGE 38 SULLA CACCIA PER TUTTO L'ANNO

Post n°723 pubblicato il 16 Febbraio 2010 da dammiltuoaiuto
 

FERMIAMO LA LEGGE 38 SULLA CACCIA PER TUTTO L'ANNO

CACCIA, "BERLUSCONI, FERMA LA STRAGE"

Appello di 100 associazioni da tutta Italia al Presidente del Consiglio

"Cancellare l'articolo 38 dalla Legge Comunitaria. E' un inganno all'Europa e ai cittadini italiani e il via libera a nuovo assalto agli animali".



"Ci rivolgiamo a lei, Signor Presidente, perché intervenga immediatamente e impedisca l'approvazione dell'articolo 38 della Legge Comunitaria, oggi in aula al Senato. Un articolo ingannevole, che traveste da risposta alle richieste europee un'inaccettabile concessione a caccia selvaggia".



E' l'appello urgentissimo che oltre 100 associazioni ambientaliste, animaliste, civiche, culturali, sociali, di cittadini, consumatori fotografi, escursionisti eccetera rivolgono stamattina al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a poche ore dal voto in aula del Senato della Legge Comunitaria.

Una valanga di adesioni che non si ferma.

"L'articolo 38, tra le altre cose, prevede la cancellazione degli attuali limiti massimi della stagione venatoria e dunque permetterà, se approvato, l'estensione della caccia anche oltre i già lunghi 5 mesi attuali, con l'ennesima strage di animali selvatici, di uccelli migratori, di cuccioli ancora alle dipendenze dei genitori, ma anche la presa in giro dei cittadini italiani che dovranno tollerare la presenza e i fucili dei cacciatori nei propri terreni per un periodo ancor più lungo di quanto non lo sia già oggi.

"Il paradosso, Signor Presidente, è che tutto ciò avviene in risposta ad una durissima procedura di infrazione europea che contesta all'Italia di concedere troppe deroghe e di non prevedere il divieto assoluto di caccia nei periodi di dipendenza e migrazione degli uccelli. In sostanza, ci contesta di cacciare troppo e male. Bene: qual è invece la risposta che darà oggi il Governo? Quella di aumentare la caccia. Quella di concedere più deroghe e una più lunga stagione venatoria.

E tutto questo si consumerà nel 2010, in apertura dell'anno internazionale della natura e della biodiversità, con il primo provvedimento del Governo e dello Stato italiano che sarà una riduzione delle tutele per la biodiversità e il via libera ad un nuovo assalto alla natura.

Le chiediamo dunque, Signor Presidente, di intervenire in prima persona sul suo Governo e in particolare sul Ministro Ronchi, chiedendo la cancellazione dell'articolo 38, ed evitando questo vero e proprio inganno per quel 90% di italiani che sono fortemente contrari ad ogni ulteriore concessione alla caccia e anzi chiedono più tutele e più rispetto per gli animali, la natura, la tranquillità dei cittadini".



27 gennaio 2010

Ufficio stampa LIPU



Segue elenco associazioni

Amici della terra

Animalisti italiani

Associazione Gruppo Micologico Naturalistico Giuseppe Bianca ONLUS

Associazione NEVERLAND

Associazione LIMAV

ENPA

Italia Nostra

Legambiente

Fare verde

LAC

LAV

LIDA

LIPU - BirdLife Italia

Greenpeace Italia

Oipa

WWF - Italia

VAS - Verdi Ambiente e Società

Associazione Vittime della caccia

Associazione No alla caccia

Comitato Parchi Nazionali

Gaia

ISAT

Koinè - Associazione per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali e ambientali

Associazione Medicina democratica

Cittadinanza attiva - Puglia

Caserta città ciclabile

Istituto Nazionale di Biorachitettura - Siracusa

Forum Ambientalista

Organizzazione Lucana per l'ambiente

Comitato civico per l'ambiente del XIII municipio di Roma

Comitato di quartiere amici della Madonnetta

Associazione GRIDAS

Associazione ornitologi Emilia Romagna

Comitato Acqua Pubblica di Caserta

CAP - Enpa Parma

CAP - Associazione Qua la zampa

CAP - Lega del Cane

CAP - Animal House

CAP - Comitato per il canile di Parma

CAP - Amici Cani

GAROL

Associazione Litorale Romano e Vasche Maccarese

SROPU

Associazione Estuario Nostro - Venezia

Associazione Rocchetta e dintorni - Lido di Venezia

Associazione La Salsola - Venezia

Associazione animali in città - Venezia

Associazione Vegetariani italiani - Sezione di Venezia

Associazione Fidoamico - Venezia

Associazione Dingo - Sezione di Venezia

Associazione Paeseambiente - Treviso

Associazione Amici del "Troian"

Fondazione Goffredo Caetani

Associazione ORNIS italica

Associazione La Spinosa per l'ambiente - Velletri

Cittadinanza attiva - Latina

Fondazione Marcello Zei

Associazione Villaggio Fogliano

La Pangea ONLUS

Associazione Astra Ambiente

Associazione La Domus

Associazione Ombre lucenti

Associazione Fotoclub - Sezione Latina

Fondo siciliano per la natura - Pro natura

Alellammie

CRAL INPDAP - Latina

Associazione ONDA - Sezione Latina

Associazione A.GE. - Progetto Andrea

Comitato per la tutela dell'ambiente e del territorio - Pavia

Associazione Incontramondi

Comitato civico Torre d'Isola

AINS Onlus

Associazione In esaurimento

Comitato di base del Cassano

Centro territoriale Mammut

Associazione VO.DI.SCA.

Centro H.Urtedo

Associazione Marco Mascagna

Associazione Asfodelo

Associazione Agrifoglio

Associazione Cuneobirding Onlus

Associazione EBN - Italia

Circolo ARCI - Ortosonico di Giussago

Comitato Pavia - Asti - Senegal

Associazione dei Nonni e delle Nonne Aregentovivo di Bereguardo

Associazione CAFE - Pavia

Associazione per fare un albero Onlus

Associazione il Naviglio pavese ONLUS

Associazione Allelammie

ARF

Azalea

L'Alberata

La Vita degli Altri Onlus

D.N.A.

Adea

Avda

Amiche di Lu

Cendea Centro Documentazione Eco Animalista

U.N.A. Uomo Natura Animali

Associazione Studi Ornitologici Italia Meridionale

Associazione VerdeMediterraneo

Associazione Ligure Agenti di Vigilanza Ambientale

Animalisti Italiani Onlus,

Acif Lanciano

Associazione Cinofila Frentana

ASADA Chieti

Associazione del canile di Chieti

ALTARES - Associazione per la trasparenza attività amministrative

UNA ABRUZZO

Associazione trovatelli 4 mila - Napoli

Associazione Centro Tutela fauna selvatica esotica Monte Adone

Associazione LA FENICE

Associazione Amici degli Animali (ADA)


Parma, 27 gennaio 2010
manda questa email alla presitgiacomo ministro per l'ambiente

prestigiacomo_s@camera.it
berlusconi_s@camera.it

 
 
 

Il vergognoso grafico della disinformazione

Post n°722 pubblicato il 16 Febbraio 2010 da dammiltuoaiuto
 



Se qualcuno avesse ancora dubbi, fategli vedere questo grafico. I dati sono stati resi noti dall'Osservatorio di Pavia, e riguardano il conteggio delle notizie di eventi criminosi apparse sui nostri telegiornali nel quinquennio 2005 - 2009.
La linea rossa mostra il numero di notizie relative agli atti criminosi, la linea blu descrive l'andamento reale dei crimini, mentre la linea gialla mostra la percezione degli stessi da parte degli italiani. Potremmo ribattezzarla: linea della paura.
La fascia evidenziata in verticale, invece, è mia. Per la precisione, identifica gli anni della XV legislatura, più comunemente nota come Governo Prodi II, in carica dal 17 maggio 2006 al 7 maggio 2008.

Ed ecco il sortilegio: durante l'ultimo governo di centro-sinistra il numero di reati ha subito una flessione, ma la percezione di insicurezza è aumentata di una quindicina di punti, fino a superare il 53%. Lo spettacolo di illusionismo è stato magistralmente messo in scena dai media televisivi, che hanno trasformato il normale tran-tran dell'ordinaria delinquenza in un film horror degno delle migliori sceneggiature.

Poi, come per magia, con l'apparizione del Governo Berlusconi IV - tolto un lieve, marginale incremento dovuto alla necessità di approvare il pacchetto sicurezza - le notizie relative ai piccoli reati sono state sostanzialmente dimenticate da Riotta, Minzolini e soci.

Ecco dunque in soldoni - espresso in grafici e tabelle per i più duri di comprendonio - come ti strumentalizzo l'opinione pubblica per influenzare il consenso politico e legittimare o delegittimare questo o quello.
Del resto, qui da noi i delinquenti sono un facile spauracchio, disponibile alla bisogna, con il quale tenere per le palle nonni, impiegati e casalinghe di Voghera. L'equivalente mediatico del bau-bau, insomma. Altrimenti non si spiegherebbe come mai, rispetto ai maggiori telegiornali dei nostri cugini europei, dedichiamo oltre il doppio del tempo a furti, rapine, risse ed altre simpatiche bazzecole, quisquilie e pinzellacchere.



I nostri giornalisti dipendenti di RaiUno sprecano il 64% del canone Rai a informarci circa gli sviluppi del giallo di Via Poma e circa i pedali della bicicletta di Alberto Stasi, contro il 28% del principale telegiornale della televisione spagnola, il 18% di quello francese, il 14% di quello inglese e l'infinitesimale 3% del telegiornale tedesco. Evidentemente al di là delle Alpi l'informazione ha altro a cui pensare.

Questi sono fatti, non pugnette!

LA FONTE VEDERE PER CREDERE

http://www.osservatorio.it/download/10032009.la_sicurezza_in_italia.pdf



Il concetto di informazione va' completamente rivisto. Se vuoi essere veramente informato devi essere tu a cercare l'informazione. Non si puo' pretendere di "mangiare quello che passa il convento" e pensare di mangiare come in un ristorante di Gualtiero Marchesi. Ma anche se mangi al ristorante di Gualtiero Marchesi non assaggerai i piatti tipici della Sicilia. L'informazione va' ricercata, richiede tempo. Quanti sono veramente disposti a dedicare all'informazione questo tempo??? Di tempo purtroppo non ce n'e' quasi per nessuno. Quindi molta gente scalda il cibo precotto nel forno a microonde e accende la televisione. E' molto piu' facile. Vedono il telegiornale e cosi' poi al bar al mattino possono avere di che discutere quando bevono il caffe e poi guardano qualche tetta siliconata per dormire sperando di fare qualche sogno erotico. E' la coscienza della gente che deve cambiare per primo non la televisione. La voglia di conoscere veramente il mondo che ci circonda e come funziona. Quanta gente lo vuole veramente???? Pochissimi. Pero' tutti poi vanno a votare e il voto di colui che conosce e di quello "ignorante" (nel senso che ignora) valgono uguale. Cosa credete che che chi detiene il potere non lo sa'? E' questo l'inganno della democrazia. Comunque siamo sulla strada buona. L'informazione c'e per chi la cerca. Trent'anni fa' era piu' difficile. Sta' solo a noi coglierla

 
 
 

NO ALLA RAFFINERIA PER IL METANO SUL LAGO DI BOMBA

Post n°721 pubblicato il 12 Febbraio 2010 da dammiltuoaiuto
 

NO ALLA RAFFINERIA PER IL METANO SUL LAGO DI BOMBA SCRIVIAMO A NAPOLITANO L'ABRUZZO   VUOLE  VIVERE
ADERISCI  AL GRUPPO

http://www.facebook.com/?sk=messages&tid=1337166662589#!/group.php?gid=291888573802

TUTTI I RISCHI DEL CENTRO OLI SUL LAGODI BOMBA PAROLA DI MARIA RITA D'ORSOGNA

http://www.youtube.com/user/comitatonaturaverde#p/a/u/1/L1AjMbWdGm4

La società americana Forest Cmi S.p.a. ha presentato il 29 febbraio 2009 presso il Ministero dello Sviluppo economico la richiesta per lo sfruttamento del giacimento di gas naturale sito nel territorio del Comune di Bomba.
L’impianto prevede cinque pozzi, un impianto di desolforazione, con due torri di raffinazione ed un inceneritore.
Quest’attività» oltre che i cosi detti vantaggi in termini di royalties, per Regione, Provincia e Comune, comporta anche rischi di inquinamento ambientale, quindi per la salute dei cittadini, per le emissioni in atmosfera di sostanze tossiche e nocive, produzione di rifiuti pericolosi solidi e liquidi, contaminazione delle falde, disturbi, quali puzza e rumore, e soprattutto rischi gravi di dissesto idrogeologico. Tutto questo», continua il consigliere, «lo dice la Acea, per la subsidenza del piano campagna, ( i pozzi saranno profondi fino a 1400), considerato che essi saranno siti a valle del Lago di Bomba. Insomma un pericolo serio che porta veloce alle immagini e alla tragedia del Vajont».
Tutti questi argomenti saranno oggetto della Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.), ma per la cancellazione dall’apparato legislativo regionale della Valutazione di Impatto Sanitario (V.I.S.), non potranno essere soggetti di un particolare esame che avrebbe assicurato altrimenti maggiore trasparenza non soltanto nella fase iniziale, ma anche nel periodo successivo, sostiene il consigliere.
«A tal fine», continua l'esponente dell'Idv, «si si chiede un pronunciamento forte del Consiglio Provinciale per scongiurare i pericoli per la salute dei cittadini e per una seria riflessione sulla vocazione, sotto l’aspetto del profilo economico, da dare al territorio della Val di Sangro, ma più in generale della intera provincia di Chieti».
Fagnilli ha ricordato che «per anni si è lavorato alla promozione del territorio a favore di una soluzione di sviluppo basata sul turismo, mentre improvvisamente si sembra ripiombati in una idea di distretto minerario-energetico-industriale, che poco a che fare con il turismo.
In questi giorni si parla di una nuova emergenza idrocarburi. Il progetto bolliva in pentola gia' da qualche tempo, e cosi' dopo la MOG e Ombrina Mare, ora c'e' la Forest Oil che vuole trivellare il lago di Bomba. Gia' da una conferenza fra la casa madre e gli investitori si diceva, candidamente nel 2007:

Abbiamo trovato nel Monte Pallano piu' di 50 Bcf di gas e ci serve trivellare ancora un altro pozzo, oltre ai due che abbiamo gia' trivellato. Come gia' detto stiamo lavorando sull'ottenimento dei permessi per uno stabilimento di produzione e di un oleodotto. Le vendite inizieranno fra un anno. Il mercato del gas in Italia resta robusto, con prezzi attualmente attorno ai 17 dollari americani per MMBtu.

Bcf significa Billion Cubic Feet, cioe' miliardi di piedi cubi. La conversione fra cubic feet e cubic meters e' di 0.02, per cui 50 Bcf sono circa 1 miliardo di metri cubi. A volte invece di Bcf si scrive Bcfg per indicare gas.

Dunque, siccome l'Italia consuma 200 milioni di metri cubi di gas al giorno si conclude che:


Tutto il gas di Bomba servirebbe (se usato in Italia) per soddisfare il fabbisogno nazionale per circa 5 giorni e poi ...finito!
Ma la cosa piu' interessante e' la storia che il signor Ronald G. Brown, del reparto Internazionale della Forest Oil di Denver offre ai suoi investitori:
L'Agip trivello' e' fece una scoperta nel 1966, che fu seguita da 3 pozzi fruttuosi e tre sterili (...)

Al tempo pero' ci fu' una tragedia nel nord dell'Italia, quando un blocco scivolo' nella riserva idrica del Vajont. L'impulso di un onda straripo' dalla diga e distrusse la citta' di Longarone, un villaggio di 2000 persone. Il campo di gas (di Bomba) si trova parzialmente sotto un lago, che e' mantenuto da una diga di 57.5 metri. L'AGIP scelse di non sviluppare il campo di gas nel 1966 a causa della vicinanza di Bomba alla diga. I quattro pozzi furono chiusi e abbandonati nel 1992.

Alla Forest Oil e' stata data l'autorizzazione di esplorare il territorio nel 2004. Il permesso ha obbligato al Forest Oil ad installare sensori per misurare la subsidenza indotta dall'estrazione di gas.

La Forest ha installato un sistema di GPS alimentato da pannelli solari per misurare movimenti fino alla scala del millimetro. Grazie a questo provvedimento la Forest ha ottenuto il permesso di trivellare altri due pozzi da un punto centrale nel 2007. (...) Il campo ha 2500 acri nella sua concessione, un GWC a -1112 sotto il livello del mare e una colonna di riserva di 110 metri. Le riserve sono stimate attorno ai 56 Bcfg.


LA FOREST STA DISEGNANDO UN CENTRO DI TRATTAMENTO E UN OLEODOTTO.


Il GWC e' il gas-water-contact, cioe' il punto sottoterra dove si inizia a trovare il gas (che qui e' di un chilometro sottoterra circa), mentre la colonna di riserva se non mi sbaglio e' lo spessore del giacimento che e' dunque di circa 100 metri.
Ora, se nemmeno l'AGIP ci ha provato a trivellare vicino e sotto ad un lago con diga incorporata, vuol dire davvero che e' un idea folle. La diga contiene una gran quantita' di materiale - e' pesante. La subsidenza e' un pericolo reale. A Ravenna la subsidenza indotta dalle estrazioni del metano ha causato l'abbassamento di circa 3 metri di suolo, nel Polesine di un metro e mezzo. Immaginamoci cosa potrebbe mai succedere a Bomba, se non sia mai dovesse crollare la diga. Ma poi li ci va la gente in vacanza, e' una zona bella, perche' deturparla con impianti di estrazione di gas?

E poi non e' buffo che quelli della Forest Oil ci tengano a sottolineare che usano un sistema di misurazione a base di pannelli solari? Vogliono anche fare la figura degli ambientalisti mentre stanno innescando davvero una potenziale bomba ecologica.

Infatti i signori della Forest Oil fanno sul serio, come ha riportato Prima Da Noi qualche giorno fa, vogliono addirittura eseguire il trivellamento di cinque pozzi, costruire un impianto di desolforazione, installare due torri di raffinazione ed un inceneritore. Un altro centro oli a Bomba! Solo che questa volta chissa' come lo chiameranno - centro gas? Mmh.. non suona mica cosi' bene!
Queste cose gli Americani non potrebbero farle in casa propria, perche' il popolo, le leggi, i politici non glielo consentirebbero. E allora e' il nostro turno di fargli vedere di che pasta siamo fatti e fargli capire che e' meglio per loro fare la valigie e tornarsene a Denver, da dove sono venuti.
Gianni Chiodi, se ci sei batti un colpo.
MARIA RITA D'ORSOGNA

CARO PRESIDENTE LE CHIEDO AIUTO NON CONDANNI A MORTE CERTA SIAMO STATI DIMENTICATI DA UNA POLITICA ARROGANTE CHE NON PENSA ALLA SALUTE DEI PROPI CITTADINI
PAOLO CARINCI


COPIA ED INCOLLA E FIRMA QUESTA LETTERA A NAPOLITANO PER SPEDIRE LA LETTERA AL PRESIIDENTE
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PER SPEDIRE LA LETTERA AL PRESIIDENTE CHIODI
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guardate quanto e' bello il lago di bomba lo vogliono ridurre a una pozzanghera puzzolente e ammazzare tutto quello che e' attorno L'ABRUZZO VUOLE VIVERE

 

 
 
 

ECCO COME VOGLIONO DITRUGGERE L'ABRUZZO VEDERE PER CREDERE NO CENTRO OLI FIRMA LA PETIZIONE A NAPOLITANO

Post n°720 pubblicato il 12 Febbraio 2010 da dammiltuoaiuto
 

La neutralità favorisce sempre l'oppressore, non la vittima. Il silenzio incoraggia sempre il torturatore, non il torturato


ECCO COME VOGLIONO DISTRUGGERE L'ABRUZZO VEDERE PER CREDERE ADERITE FIRMATE LE PETIZIONI A NAPOLITANO MEGLIO ATTIVI OGGI CHE AL CIMITERO DOMANI


ECCO L'ENI COME VUOLE RIDURRE L'ABRUZZO
NO AL CENTRO OLI

ECCO COME L'ENI VUOLE RIDURRE IL NOSTRO ABRUZZO

http://www.youtube.com/watch?v=lyjcOWM8-M0&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=XWKgm3dmXLM&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=pHVAlN-s3X0&feature=related

LA LOTTA

http://www.youtube.com/watch?v=3nppGVoW7sg&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=0BE5WPFK0HM&feature=related

IL GENERALE PAPPALARDO CONTRO IL CENTRO OLI

http://www.youtube.com/watch?v=gF3EPF3qScQ&feature=related
I DANNI DELLA SALUTE

http://www.youtube.com/watch?v=L1AjMbWdGm4&feature=related


DICIAMO NO AL CENTRO OLI

http://www.youtube.com/watch?v=9sXswuVXvzU


NO AL CENTRO OLI SPOT

http://www.youtube.com/watch?v=p2y8l6mqQBc&feature=related

LA RIVOLTA ABRUZZESE

http://www.youtube.com/watch?v=uee5lBBKVyg&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=qsdBWDM5nhM&feature=related

FIRMA LA PETIZIONE
http://www.ipetitions.com/petition/noraffineria/

aderisci AL GRUPPO SCRIVI A NAPOLITANO NO AL CENTRO OLI
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ADERISCI NO ALLA RAFFINERIA PER IL METANO SUL LAGO DI BOMBA SCRIVIAMO A NAPOLITANO

http://www.facebook.com/groups.php?id=1164667786&gv=12#!/group.php?gid=291888573802

NO DISCARICA AMIANTO A VILLA PINCIONE MANDA EMAIL A NAPOLITANO E CHIODI

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Vogliono perforare anche i laghi!

Post n°719 pubblicato il 08 Febbraio 2010 da dammiltuoaiuto
 

Non finiscono mai gli assalti dei predoni
Vogliono perforare anche i laghi!
Un progetto della Forest Oil vuole impiantare un centro di estrazione gas sul lago di Bomba
8 febbraio 2010 - Maria Rita D'Orsogna (docente universitaria )

-

Tutto il gas di Bomba servirebbe (se usato in Italia) per soddisfare il fabbisogno nazionale per circa 5 giorni e poi ...finito!

Ma la cosa piu' interessante e' la storia che il signor Ronald G. Brown, del reparto Internazionale della Forest Oil di Denver offre ai suoi investitori:

AGIP drilled a discovery in 1966 followed by three successful wells and three dry holes. (...)

At the time, a tragedy occurred in Northern Italy when a slide block fell into the Vajont reservoir. A pulse wave overflowed the dam and destroyed Longarone, a village of 2000 people. The gas field is partly located beneath a Lake held by a 57.50 meter earthen dam. AGIP elected not to produce the field in 1966 due to the Bomba dam proximity. The four wells were plugged and abandoned in 1992.

Forest CMI S.p.A. was granted an exploration license containing the field in 2004. The permit required Forest to install monitoring sensors to measure subsidence resulting from gas withdrawal.

Forest installed solar powered GPS stations capable of measuring movements to a one-millimeter scale. Upon fulfillment of this requirement, Forest obtained permission to drill two directional wells from a common pad in 2007. (...) The field has 2500 acres within the closing contour, a GWC at -1112 subsea and a reservoir column of 110 meters. Reserves are placed at 56 Bcfg.

Forest is designing a treatment facility and pipeline.


L'Agip trivello' e' fece una scoperta nel 1966, che fu seguita da 3 pozzi fruttuosi e tre sterili (...)

Al tempo pero' ci fu' una tragedia nel nord dell'Italia, quando un blocco scivolo' nella riserva idrica del Vajont. L'impulso di un onda straripo' dalla diga e distrusse la citta' di Longarone, un villaggio di 2000 persone. Il campo di gas (di Bomba) si trova parzialmente sotto un lago, che e' mantenuto da una diga di 57.5 metri. L'AGIP scelse di non sviluppare il campo di gas nel 1966 a causa della vicinanza di Bomba alla diga. I quattro pozzi furono chiusi e abbandonati nel 1992.

Alla Forest Oil e' stata data l'autorizzazione di esplorare il territorio nel 2004. Il permesso ha obbligato al Forest Oil ad installare sensori per misurare la subsidenza indotta dall'estrazione di gas.

La Forest ha installato un sistema di GPS alimentato da pannelli solari per misurare movimenti fino alla scala del millimetro. Grazie a questo provvedimento la Forest ha ottenuto il permesso di trivellare altri due pozzi da un punto centrale nel 2007. (...) Il campo ha 2500 acri nella sua concessione, un GWC a -1112 sotto il livello del mare e una colonna di riserva di 110 metri. Le riserve sono stimate attorno ai 56 Bcfg.

LA FOREST STA DISEGNANDO UN CENTRO DI TRATTAMENTO E UN OLEODOTTO.

Il GWC e' il gas-water-contact, cioe' il punto sottoterra dove si inizia a trovare il gas (che qui e' di un chilometro sottoterra circa), mentre la colonna di riserva se non mi sbaglio e' lo spessore del giacimento che e' dunque di circa 100 metri.

Ora, se nemmeno l'AGIP ci ha provato a trivellare vicino e sotto ad un lago con diga incorporata, vuol dire davvero che e' un idea folle. La diga contiene una gran quantita' di materiale - e' pesante. La subsidenza e' un pericolo reale. A Ravenna la subsidenza indotta dalle estrazioni del metano ha causato l'abbassamento di circa 3 metri di suolo, nel Polesine di un metro e mezzo. Immaginamoci cosa potrebbe mai succedere a Bomba, se non sia mai dovesse crollare la diga. Ma poi li ci va la gente in vacanza, e' una zona bella, perche' deturparla con impianti di estrazione di gas?

E poi non e' buffo che quelli della Forest Oil ci tengano a sottolineare che usano un sistema di misurazione a base di pannelli solari? Vogliono anche fare la figura degli ambientalisti mentre stanno innescando davvero una potenziale bomba ecologica.

Infatti i signori della Forest Oil fanno sul serio, come ha riportato Prima Da Noi qualche giorno fa, vogliono addirittura eseguire il trivellamento di cinque pozzi, costruire un impianto di desolforazione, installare due torri di raffinazione ed un inceneritore. Un altro centro oli a Bomba! Solo che questa volta chissa' come lo chiameranno - centro gas? Mmh.. non suona mica cosi' bene!

Queste cose gli Americani non potrebbero farle in casa propria, perche' il popolo, le leggi, i politici non glielo consentirebbero. E allora e' il nostro turno di fargli vedere di che pasta siamo fatti e fargli capire che e' meglio per loro fare la valigie e tornarsene a Denver, da dove sono venuti.

Gianni Chiodi, se ci sei batti un colpo.
COPIA ED INCOLLA E FIRMA QUESTA LETTERA A NAPOLITANO PER SPEDIRE LA LETTERA AL PRESIIDENTE
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Scontro Governo-Regioni sul petrolio

Post n°718 pubblicato il 08 Febbraio 2010 da dammiltuoaiuto
 

Scontro Governo-Regioni anche sul petrolio: trivelle in azione in Abruzzo

http://www.ecoblog.it/post/9771/scontro-governo-regioni-anche-sul-petrolio-trivelle-in-azione-in-abruzzo

pubblicato: lunedì 08 febbraio 2010 da Peppe Croce in:

Dopo quello per i siti nucleari, ora arriva anche lo scontro Governo-Regioni per lo sfruttamento degli idrocarburi

Sembra proprio che i conflitti di competenza tra Stato e Regioni in fatto di energia non debbano terminare mai: dopo la decisione presa dal Governo di impugnare di fronte la Corte Costituzionale le leggi anti-nucleare di Puglia, Campania e Basilicata, ora arriva quella di impugnare anche la legge regionale abruzzese che bloccava le attività del Centro Oli di Ortona. Non è, tra l’altro, la prima volta che accade perché la stessa legge era già stata impugnata in precedenza esattamente un anno fa.

In pratica il Governatore abruzzese Giovanni Chiodi non ha fatto altro che bloccare fino al 31 dicembre 2010 tutte le attività di ricerca ed estrazione di petrolio e gas naturale nei parchi e nelle aree protette, cioè buona parte di quelle che contengono i pozzi e i giacimenti di gas e petrolio.

Il Governo, da parte sua, come aveva impugnato la legge che bloccava le estrazioni fino al 31 dicembre 2009, ha impugnato anche questa proroga di un anno. Riproponendo anche la stessa tesi, cioè quella che le attività industriali relative al settore idrocarburi sono da inquadrare nel settore della produzione di fonti di energia, che è materia regolata dal diritto comunitario e statale, non regionale.

 
 
 

BLOCCO TOTALE DELL' ATTIVITA' PETROLIFERA PER ALMENO 30 ANNI NEL NOSTRO ABRUZZO

Post n°717 pubblicato il 08 Febbraio 2010 da dammiltuoaiuto
 
Tag: Abruzzo

 BLOCCO TOTALE DELL' ATTIVITA' PETROLIFERA PER ALMENO 30 ANNI NELLA NOSTRA REGIONE In questi giorni sono in Sardegna ad un meeting sul petrolio in varie parti del mondo.

E' sconvolgente ascoltare quello che succede, anche per me che credevo di avere letto e sentito tutto. In Nigeria, in Ecuador, nel Canada, fa veramente male vedere ed ascoltare di prima persona quello che succede alle popolazioni locali, dei paesi del primo e del terzo mondo in ugual misura, ogni volta che arriva il dio petrolio. Malattie, terreni devastati, acqua mista a petrolio, pesci morti, foreste disboscate. L'ENI, come la Shell, la Total e le loro amiche piu o meno grandi, non risparmiano niente, figuriamoci se andranno con i guanti bianchi in Abruzzo. In questo meeting c'era anche il giornalista che ha realizzato il servizio di Report sulla Nigeria per Milena Gabanelli, nonche' uno dei principali attivisti pacifici per la Nigeria: Nnimmo Bassey, presidente di Oilwatch Africa e di Friends of the Earth Africa, un architetto diventato attivista, arrestato varie volte nel suo paese e che predica metodi non violenti per liberare la Nigeria da pratiche disumane come il gas flaring. Praticamente, in Nigeria non gli fanno nemmeno il "centro oli": il gas di risulta e gli scarti sulfurei li bruciano direttamente in aria, al 100%. Vicino a questi tubi sputa fuoco e' sempre giorno. Parlare con il signor Bassey mi ha fatto sentire piccola, perche' noi qui abbiamo tutte le comodita' del primo mondo e dovremmo non solo rispedire i petrolieri a casa loro senza mezze misure ma denunciare tutte le schifezze che ENi e compagnia bella vanno facendo in giro per il mondo ai popoli piu' vunerabili. Naturalemente da Americana, paese che divora il petrolio come fosse acqua in rispetto agli altri paesi del mondo, mi sento particolarmente colpevole dell'orrore laggiu'. C'erano anche alcuni rappresentanti del Congo, dove l'ENI andra' ben presto a trivellare sabbie bituminose, il petrolio piu' schifoso del mondo in assoluto. Avrei tanto voluto poter far per loro la stessa cosa che stiamo facendo in Abruzzo: spiegare alla gente di che si tratta, e dopo aver imparato, dirgli di arrabiarsi e di lottare con le armi della parola, dell'intelligenza, della democrazia, ma purtroppo non posso fare piu battaglie di quanta energia io abbia. In Abruzzo, dobbiamo lottare e vincere: per noi, per i nostri figli e anche per mostrare al resto del mondo che i petrolieri non sempre la spuntano e che si puo' sconfiggere questa banda di criminali che anche se veste con i vestiti di lino, e va in giro con il sorriso finto e le risposte prestampate, sempre criminali sono. il video di report http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-649fab67-cc1b-4f85-acbb-a29ec785b786.html?p=0 ECCO COME L'ENI VUOLE RIDURRE IL NOSTRO ABRUZZO http://www.youtube.com/watch?v=lyjcOWM8-M0&feature=related http://www.youtube.com/watch?v=XWKgm3dmXLM&feature=related http://www.youtube.com/watch?v=pHVAlN-s3X0&feature=related LA LOTTA http://www.youtube.com/watch?v=3nppGVoW7sg&feature=related http://www.youtube.com/watch?v=0BE5WPFK0HM&feature=related IL GENERALE PAPPALARDO CONTRO IL CENTRO OLI http://www.youtube.com/watch?v=gF3EPF3qScQ&feature=related I DANNI DELLA SALUTE http://www.youtube.com/watch?v=L1AjMbWdGm4&feature=related DICIAMO NO AL CENTRO OLI http://www.youtube.com/watch?v=9sXswuVXvzU NO AL CENTRO OLI SPOT http://www.youtube.com/watch?v=p2y8l6mqQBc&feature=related LA RIVOLTA ABRUZZESE http://www.youtube.com/watch?v=uee5lBBKVyg&feature=related http://www.youtube.com/watch?v=qsdBWDM5nhM&feature=related FIRMA LA PETIZIONE http://www.ipetitions.com/petition/noraffineria/ RAFFINERIA DEI VELENI DOMENICA 18 MAGGIO 2008 COMUNE DI PESCARA ORE 10 INTERVENITE CI VEDIAMO DOMENICA 18 ORE 10 PRESSO LA SALA CONSILIARE DEL COMUNE DI PESCARA Sfogliando il Centro nell'edizione odierna, ci imbattiamo nell'ennesima intervista al presidente del consiglio ortonese Di Martino, che dalle pagine del noto quotidiano lancia il Suo monito contro le legge regionale blocca Centro Oli "a causa degli effetti negativi che questa produce su una buona fetta dell'imprenditoria abruzzese...come già sottolineato da Confindustria (Marrollo?)". Per una volta, siamo perfettamente d'accordo con lui, che la legge venga ritoccata, nei termini in cui blocca altre attività che non sono quelle petrolifere ( non è nostra intenzione intralciarle in alcun modo),ma poi...a cosa si appiglieranno? Cogliamo intanto l'occasione per invitarvi a partecipare tutti al dibattito sulla suddetta legge regionale, che si terrà presso la sala consiliare del Comune di Pescara domenica 18 alle ore 10 . NO CENTRO OLI no alla raffineria dei veleni! IN ABRUZZO The petition Gentile Giunta Comunale di Ortona, i cittadini qui elencati chiedono a voce alta e ferma che la proposta raffineria di Ortona non venga realizzata. Noi amiamo la nostra terra. Non esiste nessuna tecnologia moderna per creare raffiniere ad impatto ambientale zero e lo zolfo che dovra' essere separato dal poco petrolio che c'e' e' la sostanza piu' inquinante in assoluto che esista. Lo zolfo forma particelle fini che inevitabilmente respireremo, mangeremo e lasceremo ai nostri figli per gli anni a venire, anche dopo la fine del petrolio. Qui ci sono di mezzo i nostri campi, l'acqua che beviamo, i nostri vini, il nostro turismo, la nostra pesca, i nostri mari e la vita di tutte le persone impiegate in questi settori. Non vogliamo diventare un'altra Gela, un'altra Falconara, un'altra Manfredonia, un'altra Viggiano. Vi preghiamo di amare anche voi questo nostro Abruzzo e di pensare non con il portafoglio ma con la voce della coscienza, della mente e del cuore. No alla raffineria! PS: Per favore firmate con nome e cognome. Se non volete essere visibili, basta solo che clicchiate la voce "Display my name as anonymous". Le firme con il solo nome non sono valide. Alla fine se emerge una voce riguardante la donazione di denaro, ignoratela. Non bisogna pagare nulla. Grazie di cuore per il vostro tempo! Fermare la raffinieria di Ortona vuol dire anche porre seri limiti alle capacita' estrattive delle piattaforme marine abruzzesi che contano di usare il centro di Ortona per raffinare il petrolio del nostro mare sulla nostra terraferma. Maggiori informazioni sul blog www.dorsogna.blogspot.com FIRMA QUI http://www.ipetitions.com/petition/noraffineria/ NO AL CENTRO OLI DEI VELENI IN ABRUZZO NO ALLA TRASFORMAZIONE DELLAnostra regione Nel nostro Abruzzo dove sono stati scoperti dei pozzi petroliferi di proprietà dell' ENI s.p.a. L'ENI ha iniziato lo sviluppo del giacimento petrolifero. Entro il 2010 andrà in produzione con un pozzo che darà 8.000 b/g di olio e 190.000 metri cubi al giorno di gas. Il progetto prevede un investimento di 100 milioni di euro. Nel cittadina di Ortona è in progetto la realizzazione di un centro OLi, cioè uno stabilimento di desolforazione del petrolio. Il contratto per la realizzazione del Centro Olio è stato affidato alla Asean Brown Boveri (ABB). (da Assomin Notizie) I pozzi ed il centro Oli inquinerebbero in modo irreparabile tutta la zona in cui vivo, distruggendo coltivazioni per un raggio di 40km...in una zona dove i prodotti vinicoli e dell'agricoltura in genere sono la forza dell'economia locale. I danni economici sarebbero di gran lunga superiori al guadagno che si potrebbe avere costruendo una piccola raffineria, per non parlare dei danni alla nostra salute,...Tumori, leucemie ecc...e della desertificazione che avrebbe la zona, infatti molti sarebbero costretti a lasciare le proprie case. Lo studio completo redatto dal Mario Negri, conferma quanto evidenziato nella prima sintesi, ovvero che le ricadute di anidride solforosa, di monossido di carbonio e di ossidi di azoto sono superiori rispettivamente fino a 5, 15 e 20 volte ai valori stimati nello studio d’impatto ambientale, ma che comunque rientrano nei limiti imposti dalle leggi relative alla protezione della salute. Tali valori però possono subire ulteriori aumenti, con ripercussioni negative sull’ecosistema e sull’agricoltura. Scrivo per protestare contro una deturpazione ingiustificata e "stupida" incoerente con tutto ciò che è stato costruito, con molti anni di sacrifici, per la valorizzazione del territorio. Non permettiamo che all'abruzzo, quindi all' Italia, venga dato l'ennesimo colpo di grazia con un progetto inefficente dal punto di vista economico e catastofico dal punto di vista della salute. Per una volta cerchiamo di non apparire, noi Italiani, agli occhi delle altre nazioni come i soliti "stupidi" in balia di amministrazioni corrotte e interessi dei potenti di turno. Difendiamo la nostra terra, la nostra aria, il nostro mare, la nostra salute, il principale inquinante dell'abruzzo è la politica. Ma che può fare un abruzzese Strano, inoltre, che la popolazione di Ortona si sia mobilitata: un po' in tutta la regione un diffuso fatalismo, unito ad un generale senso di impotenza, demoralizza, spinge all'inazione e al contempo lava le coscienze: è sempre colpa dei poteri forti, mai di chi li elegge e poi li lascia fare E QUESTO NON DEVE ACCADERE Il petrolio e' gia' sule nostre spiagge? (Fonte:http://picasaweb.google.it/occhidelpopolo/Petrolio) Sugli scogli di San Vito ci sono macchie oleose nere, se e' petrolio o no non lo so ma non assomiglia molto? Giudicate voi:

 
 
 

L’impero della vergogna

Post n°716 pubblicato il 08 Febbraio 2010 da dammiltuoaiuto
 

L’impero della vergogna
intervista con Jean Ziegler

 Il Manifesto ha pubblicato il 23 maggio un'intervista a Jean Ziegler, esperto internazionale dell'ONU; a complemento di questa riporto quest'altra, rilasciata nel 2005 al giornalista Giuseppe Accardo durante la presentazione del suo ultimo libro “L'impero della vergogna” al canale televisivo francese TV5. Mi sembra scavi molto di più nei problemi e sia comunque assai attuale, l'unico aggiornamento che richiede è quello di sostituire al nome di Sharon quello di Olmert, a.s.]
http://www.nazioneindiana.com/2008/05/26/limpero-della-vergogna/

(Traduzione dal testo francese di Manuel Antonini)

D. Il suo libro si intitola L’impero della vergogna. Qual è questo impero? Perché “della vergogna”? Qual è questa vergogna?

Nelle favelas del nord del Brasile, capita alle madri, la sera, di mettere dell’acqua nella pentola e di infilarci delle pietre. Ai loro figli che piangono per la fame, spiegano che “presto la cena sarà pronta…”, sperando che nel frattempo i ragazzi si addormentino.
Provi a misurare la vergogna provata da una madre davanti ai suoi figli vittime della fame e che lei è incapace di nutrire.
L’ordine omicida del mondo – che uccide attraverso la fame e l’epidemia 100.000 persone al giorno – non provoca solamente la vergogna tra le sue vittime, ma anche fra di noi, occidentali, bianchi, dominatori, che siamo i complici di questa ecatombe, coscienti, informati e, tuttavia, silenziosi, vigliacchi e paralizzati.
L’impero della vergogna? Ecco ciò che potrebbe essere questo impero generalizzato del sentimento di vergogna provocato dall’inumanità dell’ordine mondiale. Infatti, egli rappresenta l’impero delle multinazionali private, dirette dai cosmocrati [cosmocrates]. Le 500 più potenti tra queste l’anno scorso [2004 n.d.r.] hanno controllato il 52% del prodotto mondiale lordo, ossia di tutta la ricchezza prodotta sul pianeta.

D. Nel libro lei parla di “violenza strutturale”. Che cosa significa?

Nell’impero della vergogna, governato da pochi ben organizzati, la guerra non è più episodica, è permanente. Non costituisce più una crisi, una patologia, bensì la normalità. Non equivale più all’eclisse della ragione, come affermava Horkheimer, ma è la ragione d’essere dell’impero.
I signori della guerra economica hanno messo il pianeta in scacco. Attaccano i poteri normativi degli stati, contestano la sovranità popolare, sovvertono la democrazia, devastano la natura, distruggono gli uomini e le loro libertà. La liberalizzazione dell’economia, la mano invisibile del mercato sono la loro cosmogonia; la massimizzazione del profitto, la loro pratica.
Chiamo violenza strutturale questa pratica e questa cosmogonia.

D. Parla anche di una “agonia del diritto”. Che cosa intende dire con questa espressione?

Ormai la guerra preventiva senza fine, l’aggressività permanente dei signori, l’arbitrio, la violenza strutturale regnano senza ostacoli. La maggior parte delle barriere del diritto internazionale affondano. L’Onu stessa è esangue. I cosmocrati sono al di sopra della legge.
Il mio libro è il racconto del crollo del diritto internazionale, citando numerosi esempi tratti direttamente dalla mia esperienza di consulente speciale delle Nazioni Unite per il diritto all’alimentazione.

D. Lei considera la fame come un’arma di distruzione di massa. Quale soluzione suggerisce?

Con il debito internazionale, la fame è l’arma di distruzione di massa che serve ai cosmocrati per stritolare – e per sfruttare – i popoli, specialmente nell’emisfero Sud del mondo. Un insieme complesso di misure, immediatamente realizzabile e che descrivo nel libro, potrebbe rapidamente mettere un termine alla fame. E’ impossibile riassumerle in una frase.
Una cosa, però, è certa: l’agricoltura mondiale, nello stato attuale della sua produttività, potrebbe soddisfare il bisogno di cibo in un numero doppio rispetto all’umanità presente oggi nel mondo. Non esiste alcuna fatalità: la fame è una questione che riguarda l’uomo.

D. Certi paesi sono oppressi da un debito che lei definisce odioso. Che cosa intende dire con la formula “debito odioso” e quale può essere una soluzione?

Il Ruanda è una piccola repubblica di 26.000 km², posta sulla cresta dell’Africa centrale, che separa le acqua del Nilo e del Congo e coltiva tè e caffé. Da aprile a giugno del 1994, un genocidio terribile, organizzato dal governo hutu alleato alla Francia di François Mitterand, ha provocato la morte di oltre 800.000 uomini, donne e bambini tutsi [e hutu moderati n.d.r.]. I machete che servirono per i massacri sono stati importati dalla Cina e dall’Egitto, e finanziati, fondamentalmente, dal Crédit Lyonnais. Oggi, i sopravvissuti, dei contadini poveri come Job, devono rimborsare le banche e i governi creditori perfino dei crediti che sono serviti per l’acquisto dei machete degli autori del genocidio.
Ecco un esempio di debito odioso. La soluzione passa per l’annullamento immediato e senza compromessi o, per cominciare, da un esame del debito, come suggerito dall’Internazionale socialista o come ha fatto in brasile il presidente Lula, per rinegoziarlo in seguito voce per voce. In ogni voce ci sono infatti elementi delittuosi – corruzione, eccesso di fatturazione, etc. – che devono essere ridotti. Delle società internazionali di esame, come Price Waterhouse Cooper o Ernst & Young, possono farsene carico, come fanno ogni anno con le verifiche dei conti delle multinazionali.

D. Lei cita più volte il presidente Lula da Silva come un modello. Che cosa della sua azione le inspira questa considerazione?

Provo a volte dell’ammirazione e dell’inquietudine considerando gli obiettivi politici e l’azione del presidente Lula: dell’ammirazione perché è il primo presidente brasiliano ad aver riconosciuto che il suo paese conta 44 milioni di cittadini gravemente e permanentemente malnutriti e ad aver voluto mettere un termine a questa situazione inumana; dell’inquietudine, perché con un debito estero di 235 miliardi di dollari Lula non ha i mezzi per porre fine a questa situazione.

D. Nel suo libro parla anche di una “rifeudalizzazione del mondo”. Cosa vuol dire?

Il 4 agosto 1789, i deputati dell’Assemblea Nazionale francese hanno abolito il regime feudale. La loro azione ha avuto un’eco universale. Bene, oggi, noi assistiamo a un formidabile ritorno indietro. L’11 settembre 2001 non ha solamente fornito a George W. Bush l’occasione di estendere l’impero degli Usa sul mondo, ma l’evento ha anche giustificato la messa in scacco dei popoli dell’emisfero Sud per conto delle grandi società private transcontinentali.

D. Nel testo fa molto spesso riferimento alla Rivoluzione francese e a certi suoi protagonisti (Danton, Babeuf, Marat…): in cosa crede questa possa avere ancora qualcosa da apportare, due secoli dopo e in un mondo molto differente?

Basta leggere i testi! Il “Manifeste des Enragés” di Jacques Roux fissa l’orizzonte di qualsiasi lotta per la giustizia sociale planetaria. I valori fondatori della repubblica, o meglio, della civilizzazione tout court, risalgono all’epoca dei Lumi. Oggi l’impero della vergogna distrugge persino la speranza di concretizzare questi valori.

D. Accusa anche la guerra globale contro il terrorismo di togliere le risorse necessarie ad altri combattimenti più importanti, come quello contro la fame. Lei pensa che il terrorismo sia una falsa minaccia, coltivata da qualche stato? Se sì, che cosa glielo fa credere? Pensa inoltre che questa minaccia non sia reale o meriti un trattamento differente?

Il terrorismo di stato di Bush, Putin, Sharon è altrettanto detestabile del terrorismo dei gruppi jihadisti o di altri pazzi sanguinari di questo tipo. Sono due facce di una stessa barbarie. E sono reali sia l’una che l’altra, poiché sia Bush che Ben Laden uccidono. Il problema è sradicare il terrorismo: non può avvenire che con uno sconvolgimento totale dell’impero della vergogna. Solo la giustizia sociale planetaria potrà tagliare ai jihadisti le loro radici e privare i lacchè dei cosmocrati dei pretesti fondanti le loro risposte.

D. Nel 2002, lei è stato nominato consulente speciale dell’Onu per il diritto all’alimentazione. Quali riflessioni le ha ispirato questa missione?

Il mio mandato è appassionante: in totale indipendenza – responsabile davanti all’Assemblea generale dell’Onu e alla Commissione dei diritti dell’uomo – devo rendere valido giuridicamente, attraverso il diritto statutario o consuetudinario, un nuovo diritto dell’uomo all’alimentazione. E’ un lavoro di Sisifo! Avanza millimetro dopo millimetro. Il luogo centrale di questa lotta è la coscienza collettiva. Per molto tempo la morte degli esseri umani a causa della fame è stata tollerata in una sorta di normalità congelata. Oggi, è considerata intollerabile. L’opinione pubblica fa pressioni sui governi e sulle organizzazioni (WTO, FMI, Banca Mondiale etc.) affinché misure elementari siano prese per sconfiggere il nemico: riforme agrarie nel terzo mondo, prezzi adeguati pagati per i prodotti agricoli del Sud, razionalizzazione dell’aiuto umanitario in caso di improvvise catastrofi, chiusura della Borsa delle materie prime agricole di Chicago (che specula sui principali alimenti), lotta contro la privatizzazione dell’acqua etc.

D. Nel suo libro appare come un difensore della causa altermondialista, come un portavoce di questo movimento. Come mai interviene raramente nelle manifestazioni “alter” e che il movimento non vi considera generalmente come un intellettuale altermondialista?

In che senso? Ho parlato davanti a 20.000 persone al “Gigantino” di Porto Alegre nel gennaio del 2003. Mi sento come un intellettuale organico della nuova società civile planetaria, dei suoi molteplici fronti di resistenza, di questa formidabile fraternità della notte. Ma resto fedele ai principi dell’analisi rivoluzionaria di classe, a Jacques Roux, Babeuf, Marat e Saint-Just.

D. Sembra che lei attribuisca tutti i drammi del mondo alle multinazionali e ad una manciata di stati (Russia, Usa, Israele…): non è un po’ riduttivo?

L’ordine del mondo attuale non è solamente omicida, è anche assurdo. Uccide, distrugge, massacra, ma senza altra necessità che la ricerca del massimo profitto per qualche cosmocrate ossessionato dal potere e da un’avidità illimitata.
Bush, Sharon, Putin? Dei lacchè, degli ausiliari. Aggiungo un post-scriptum su Israele: Sharon non è Israele. E’ la sua perversione. Michael Warshavski, Lea Tselem, i “Rabbini per i diritti dell’uomo” e tante altre organizzazioni di resistenza incarnano il vero Israele, il suo avvenire. Meritano tutta la nostra solidarietà.

D. Crede che la morale abbia il suo posto nelle relazioni internazionali, che sono attualmente piuttosto dettate dagli interessi economici e geopolitici?

Non c’è scelta. O si sceglie per lo sviluppo e l’organizzazione normativa o si sceglie per la mano invisibile del mercato, la violenza del più forte e l’arbitrio. Potere feudale e giustizia sociale sono radicalmente antinomici.
“In avanti verso le nostre radici” esige il marxista tedesco Ernst Bloch. Se noi non restauriamo con tutta urgenza i valori dei Lumi, la repubblica, il diritto internazionale, la civilizzazione come noi li abbiamo costruiti negli ultimi 250 anni sono destinati a essere ricoperti, inghiottiti dalla giungla.

D. Da quando i talebani sono hanno lasciato il governo dell’Afghanistan, il Medio Oriente sembra essere attraversato da un’ondata di democratizzazione più o meno spontanea (elezioni in Afghanistan, in Iraq, in Palestina, apertura delle presidenziali ad altri candidati in Egitto…). Come giudica tutto questo? Crede che la democrazia possa essere esportata in questi paesi? O ritiene piuttosto che siano condannati ad avere regimi dispotici?

Non si tratta di esportare la democrazia. Il desiderio di autonomia, di democrazia, di sovranità popolare è consustanziale all’essere umano, quale che sia la regione del mondo dove egli è nato. Il mio amico e grande sociologo siriano Bassam Tibi vuole vivere in una democrazia e ne ha diritto. Ora, da oltre trent’anni, vive in Germania , esiliato dalla dittatura terribile che imperversa nel suo paese.
Elias Sambar, scrittore palestinese, un altro mio amico, ha diritto a una Palestina libera e democratica, non a una Palestina occupata, né ad una vita sotto la ferocia dei fondamentalisti islamici.
Tibi, Sambar ed io vogliamo la stessa cosa e ne abbiamo diritto: la democrazia. Il problema: la guerra fredda, la strumentalizzazione dei regimi al potere da parte delle grandi potenze ed infine la vigliaccheria dei democratici occidentali, la loro mancanza di solidarietà attiva e reale, fanno in modo che i tiranni del Medio Oriente, dell’Arabia Saudita, dell’Egitto, della Siria, dei paesi del Golfo, dell’Iran hanno potuto durare fino ad oggi.

«L’impero della vergogna»: da ziegler un nuovo grido di rivolta
Daniele Barbieri
[5 Dicembre 2006]

A distanza di qualche mese vale la pena tornare a ragionare su « L’impero della vergogna », il nuovo saggio di Jean Ziegler [252 pagine a 17,50 euri] edito da Marco Tropea come i precedenti « I signori del crimine » nel 2000, « La privatizzazione del mondo » nel 2003, « Dalla parte dei deboli » nel 2004 e il romanzo « L’oro del Maniema » mentre altri suoi libri sono usciti da Mondadori – come il famoso « La Svizzera lava più bianco », più volte ristampato – e da Sonda. Sociologo, deputato al Parlamento svizzero, relatore speciale «per il diritto all’alimentazione» delle Nazioni unite, Ziegler sa narrare e avvincere: rigore scientifico ma anche tesi contro-corrente, l’invito a impegnarsi in prima persona. Una particolare passione per l’Africa, l’amicizia e i debiti verso due grandi intellettuali [Cheikh Anta Diop, prematuramente scomparso e il “grande vecchio” Joseph Ki-Zerbo] tornano anche qui. Facile quanto falso accusarlo di essere un terzomondista: le preoccupazioni per il suo Paese natio, falsamente pacifico all’ombra delle grandi banche, si unisce da tempo all’angoscia per «le nuove mafie europee contro la democrazia» [si veda « I signori del crimine »]. Ma da sempre Ziegler urla contro le ingiustiizie di un mondo intollerabile. «Di che altro c’è bisogno?» gli chiede suo figlio Karim e lui risponde: «Va cambiato l’ordine omicida del mondo». E’ la frase che chiudeva « La fame nel mondo spiegata a mio figlio » [uscito da Pratiche nel ‘99, ora in edizione economica Net]. Da quelle analisi, da quell’invito ad agire riparte « L’impero della vergogna ». Ripetendo le verità costantemente celate o rimosse dai media come dai politici dell’Occidente compresi quei “buonisti” che non smettono di concionare a favore dei poveri mentre chiudono gli occhi sul sistema che li impoverisce e contro il quale non alzano un dito neanche quando potrebbero. «Principale responsabile della denutrizione e della fame sul nostro pianeta è la distribuzione ineguale delle ricchezze. Una ineguaglianza negativamente dinamica: i ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri. Nel 1960 il 20% degli abitanti più ricchi della Terra disponeva di un reddito 31 volte superiore rispetto a quello del 20% dei più poveri. Nel 1998 il reddito del 20% dei più ricchi era 83 volte superiore a quello del 20% dei più poveri. […] È dunque l’attuale giungla del capitalismo selvaggio che è necessario civilizzare. […] Le 225 fortune più grandi del mondo rappresentano un totale di oltre mille miliardi di dollari, l’equivalente del reddito annuale del 47% più povero della popolazione, circa 2,5 miliardi di persone. Negli Stati Uniti il valore totale netto della fortuna di Bill Gates è uguale a quello dei 106 milioni di americani più poveri». Denuncia dei tabù, analisi lucida, dolore e invito a rivoltarsi attraversano anche quest’ultimo libro di Ziegler; con un occhio   alla storia che ci insegna come, dopo i tempi più bui, si possa «ricominciare» come infatti s’intitola l’epilogo. L’ingiustizia regna: «il mondo globalizzato consiste in realtà in una serie di isolotti di prosperità e di ricchezza che fluttuano su un oceano di popoli in agonia […] Una banda internazionale di speculatori di borsa, senza anima né cuore, ha creato un mondo di disuguaglianza, di miseria e di orrore. È urgente porre fine al loro regno criminale ». Ma anche se oggi raggiunge nuovi orrori e si traveste con moderne maschere questa ingiustizia è antica come lo sono le rivolte da una parte e la manipolazione del passato, con gli   storici intenti a cancellare tutto quel che non torna comodo ai potenti. Tre censure, fra le tante, che Ziegler ricorda. Scipione Emiliano che sgozzò a Cartagine «decine di migliaia di persone»: la civiltà romana. Thomas More decapitato nel 1535 per aver osato pensare: l’Inghilterra padre della democrazia. Le rivolte del prete Jacques Roux o dei comunardi stroncate nell’Europa moderna delle pretese universaliste. Tabù sono oggi notizie, in teoria pubbliche, come i dividendi degli azionisti Microsoft, le gravissime accuse nel 2002 dello Zambia contro la Monsanto oppure i massacri di Putin in Cecenia. Cosa fanno le Nazioni Unite? Ben poco, è la dura quanto documentata accusa di Ziegler: la politica dell’Onu è correre in aiuto dei «predatori»; a 40 anni dalla nascita l’Unctad [la Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo]     ha fallito tutti i suoi obiettivi; l’Oms [Organizzazione mondiale della salute] ammette sottovoce i suoi insuccessi mentre le grandi case farmaceutiche estendono il loro controllo; le infamie della triade Fmi, Banca mondiale e Wto sono note a chi frequenta Carta o il suo sito come chiunque voglia documentarsi eppure i   grandi media come le sinistre modernelle riescono a non vederne gli errori né gli insuccessi. Dietro quell’orribile trio ci sono i veri padroni del mercato globale: Chiquita, Nestlè, Novartis, Philip Morris, Shell, Siemens… ovviamente con l’intermediazione più o meno diretta dei Bush, dei Putin come del Mitterrand “africano” e “socialista”. Invitandoci a continuare la lotta, Ziegler ci ricorda i nomi – ignorati dai media o trattati come fossero un mix di panda e di sognatori – di chi si oppone con efficacia contro «l’ordine cannibale»: persone come la norvegese Gro Harlem Brundtland, Riccardo Petrella, il procuratore brasiliano Helio Bicudo, Sergio Vieira de Mello; oppure ong, fondazioni, associazioni gruppi come Antenna, Gain, Terre des hommes… Mentre «i cosmocrati» – cioè «i nuovi signori feudali» – si arricchiscono oltre ogni misura e tutti gli altri continuano a impoverirsi, l’offensiva delle grandi multinazionali – contro i sindacati e contro «la concorrenza sleale del vivente», ma persino contro il dono o la solidarietà – si copre di un comodo mantello, la lotta al terrorismo.«Assistiamo a una rifeudalizzazione del mondo» accusa Ziegler: con «500 transnazionali private» a controllare «il 52 per cento del prodotto interno lordo del pianeta» e con un sistema socio-giuridico e con rapporti di forza che garantiscono loro l’impunità per ogni crimine. Nel capitolo “La barbarie e il suo specchio” Ziegler invita «il movimento democratico a sconfiggere la doppia follia (…) della violenza irrazionale dei jihadisti e della barbarie dei cosmocrati» dichiarando inaccettabile «la scelta fra un impero esasperante e un medioevo insopportabile». Fra l’impero armato e il terrorismo in nome dio, altre vie sono percorribili e i nuovi movimenti le indicano. «Non sono un leader sindacale, né il capo di un movimento di liberazione, ma un intellettuale dai mezzi limitati. Il mio libro presenta una diagnosi» scrive Ziegler nelle ultime righe. «La distruzione dell’ordine cannibale del mondo è affidata ai popoli […] Di che cosa saranno fatte le sue vittorie e le sue sconfitte? Nessuno oggi conosce le risposte». Fra gli strumenti che non dobbiamo stancarci di usare anche la denuncia, «il potere della vergogna». Se la scoperta che miliardi di esseri umani sono privati, con la violenza e l’inganno, dei loro diritti – «lavoro, cibo, salute, conoscenza, libertà e felicità» –   induce a vergognarsi da qui possiamo partire per rifiutarci di accettare «la barbarie cosmocratica» e dare un piccolo aiuto per iniziare a smantellarla. «Bisogna rimettere il mondo nella giusta posizione, con la testa in alto e i piedi in basso. Bisogna distruggere la mano invisibile del mercato. L’economia non è un fenomeno naturale: è solo uno strumento che deve essere posto al servizio di un unico scopo, la ricerca della felicità comune».

 
 
 

Maria Rita D`Orsogna, paladina dell`ambiente

Post n°715 pubblicato il 07 Febbraio 2010 da dammiltuoaiuto
 

http://www.italianosdargentina.com.ar/index.php?IdNot=30578


Maria Rita D`Orsogna, paladina dell`ambiente



Docente al Dipartimento di Matematica della California State University, a Northridge, è innamorata dell'Abruzzo di cui è strenuo difensore contro ogni speculazione.

LOS ANGELES.-Ci vogliono poche parole per definire la vita e l'impegno di Maria Rita D'Orsogna, salita agli onori delle cronache per la sua difesa del territorio abruzzese dal terribile assalto delle trivelle petrolifere. Una vita intrisa di impegno, e mutuata da una fede profonda che ne fanno l'unica vera paladina della lotta contro la distruzione dell'ambiente regionale in cambio di insignificanti guadagni localistici.

«Sono orgogliosa per quanto sono riuscita a fare, e spero che non mi manchino le energie per fare ancora di più - afferma Maria Rita -. Non avrei mai immaginato di avere dentro di me tutto questo coraggio. Non si è ancora capito che l'unico bene non delocalizzabile è il territorio, e che occorre proteggerlo invece che sottoporlo a scempi di varia natura. In teoria l'Abruzzo è la regione verde d'Europa. Il futuro non può essere quello di estrarre idrocarburi di bassa qualità, sia in terra che in mare. Non sarebbe piuttosto un ottimo segnale, turistico, di immagine, economico, se la regione Abruzzo, invece di abbracciare il petrolio, decidesse di diventare la regione più "solare" d'Europa? Con più territori protetti? Con più agricoltura organica?».

La differenza di base fra i due Paesi è che qui i cittadini credono di poter cambiare le cose e si danno da fare. C'è un attivismo maggiore, e il senso che le cose possono cambiare se uno lo vuole davvero. In Italia c'è molto più fatalismo, a torto o a ragione. Non va bene secondo me».

Figlia di emigranti abruzzesi giunti nel Bronx, Maria Rita D'Orsogna veste i panni di chi ha vissuto la propria infanzia e la propria adolescenza in entrambe le realtà sociali: quella americana e quella italiana. I primi anni d'infanzia trascorsi a New York vennero spazzati via dal ritorno in Italia della famiglia, con conseguente sradicamento per una bambina nei primi passi della socializzazione.

«In Italia sono arrivata all'età di 7 anni quando mia madre decise di tornare a vivere in Abruzzo. Fu per me un piccolo trauma: dal Bronx alle campagne d'Italia dei primi anni Ottanta. Non parlavo l'italiano, non capivo le usanze locali; è stato difficile fare amicizia. Per anni abbiamo fatto la spola tra le due nazioni. Forse è anche per questo che sono sempre stata un po' un pesce fuor d'acqua mentre vivevo in Abruzzo. Con il tempo, però, ho imparato ad amarne la natura, i ritmi, le tradizioni, la vita contadina, il contatto con la terra. Ma ho sempre saputo che sarei tornata a vivere in America «da grande».

Maria Rita tornò negli Stati Uniti con uno scambio estivo tra il Fermilab, al Centro di ricerca di Fisica di Chicago, e l'Università di Padova. Tre mesi vissuti quasi come una vacanza, passata però a perfezionare quella passione per la fisica che ne ha sempre distinto il percorso di studio, e che poi è diventato la sua professione. «Sono venuta a fare il dottorato in Fisica prima nel Maryland e poi a Los Angeles. Abituarsi al sistema scolastico americano, e imparare a vivere così lontano dalla propria famiglia in maniera permanente, è stato molto duro per me, ma strada facendo mi sono innamorata di Los Angeles, e non sono più voluta venire via. Vivo in questa città da più di dieci anni e la sento mia. E mi sento molto più fortunata dei miei genitori, che da migranti dovettero affrontare viaggi difficili e costosi, e accontentarsi di comunicazioni rare con l'Italia».

Insegnante al Dipartimento di Matematica della California State University, a Northridge, ricercatrice nel campo della Statistica meccanica, nei modelli matematici e nella simulazione computerizzata, Maria Rita D'Orsogna rappresenta, in realtà, il modello ideale dell'ultima generazione migrante italiana. Quella che all'estero ci va per meriti professionali e che viene considerata come «cervello in fuga»: quella che mantiene alto l'affetto nei confronti della sua terra d'origine senza paura di scendere in campo. «Mi sento pienamente italiana, ma allo stesso tempo mi sento anche pienamente americana - conferma Maria Rita -. Sono due realtà che mi appartengono allo stesso modo. Molto spesso mi trovo a spiegare l'Italia agli americani e l'America agli italiani. Ci sono molti luoghi comuni e generalizzazioni da una parte e dall'altra. Voglio bene all'Italia, e seguo tutte le vicende politiche ed economiche della nostra nazione. Ma osservare da lontano l'innegabile declino - soprattutto morale - del nostro Paese, fa molto male».

Chiamata a partecipare a numerose conferenze in ambito matematico e fisico, Maria Rita non ha esitato a scendere in campo per lottare contro lo scempio che si sta abbattendo sul territorio abruzzese, offrendo la sua professionalità per dimostrare il grave errore che le istituzioni pubbliche hanno commesso nella programmazione territoriale per il prossimo futuro.

«Credo che impegnarsi per il bene comune sia un dovere di tutti gli italiani, ovunque essi vivano. Thomas Jefferson diceva che il prezzo da pagare per la democrazia è l'eterna vigilanza. Vivere lontani, al giorno d'oggi, non è una scusante per non interessarsi dell'Italia e per non fare del proprio meglio per aiutare a migliorare la nostra nazione. Sarebbe molto bello che chi ha lasciato l'Italia per un motivo o per l'altro, continuasse ad esserne parte attiva, cercando di re-importare le esperienze positive dei Paesi d'adozione. Ho trovato solidarietà e ammirazione da parte dei colleghi italiani che vivono qui ma, in generale poco impegno concreto. Ci vuole molta dedizione, e credo che il mio attivismo sia puramente americano. Lottare per il bene comune è molto più difficile in Italia che negli Stati Uniti, dove le regole sono più chiare e ci sono più mezzi e organizzazioni di riferimento».

Autrice di decine di pubblicazioni, in gran parte incentrate sui modelli matematici applicati alla biologia, la docente della State University è referente della Physical Review Letters, della Physical Review E, dell'Institute of Electrical and Electronics Engineers Conference Proceedings, e membro dell'American Physical Society, della Società per le applicazioni matematiche per l'industria, e della Biophysical Society, ma l'intensa attività professionale non le fanno perdere di vista la vita comunitaria e la sua voglia di incontrare altri italiani.

«La nostra è una famiglia che è sempre stata in bilico fra due continenti: mio padre viaggia ancora fra l'Abruzzo e New York, mio fratello vive a Boston. In qualche modo, però, siamo rimasti tutti molto uniti, e abbiamo imparato a rendere speciali tutti i momenti in cui siamo insieme fisicamente, da una parte o dall'altra del globo. Ho conosciuto molti italiani che vivono nella California del sud, soprattutto tramite canali informali, amici di amici e così via. Ovviamente ci sosteniamo a vicenda, a volte frequentiamo festival di cinema italiano, o altre manifestazioni legate all'Italia. Forse anche grazie alla lontananza da casa, siamo molto uniti e senza campanilismi. Ci sono alcune cose che solo altri italiani possono capire. Però, secondo me, occorre sforzarsi di non restare troppo chiusi nelle proprie comunità d'origine, e di aprirsi per apprezzare al meglio ciò che questo Paese ha da offrire. Per quanto mi riguarda, cercherò di fare del mio meglio per mantenere e tramandare le nostre tradizioni, anche se so che saranno inevitabilmente americanizzate. Cucino all'italiana e leggo libri italiani (ma non solo) di cui faccio incetta ogni volta che vengo in Italia. Se avrò dei figli, farò in modo che trascorrano le loro estati in Italia, e cercherò di far sì che parlino l'italiano correntemente. E'mportante conoscere e apprezzare le proprie origini, specie qui in America dov'è tutto così mescolato. Quando sai chi sei, è più facile sapere dove vai». (Generoso D'Agnese-Messaggero di sant'Antonio" di febbraio/Inform)
   

 

Intervista a Maria Rita D'Orsogna

L´ABRUZZO  DIVERRA'  SORELLA DEL TEXAS?

E' l'angosciosa domanda dei cittadini della Regione ai quali si vogliono imporre pareri e desideri degli "altolocati" dell'olio ed industrie connesse.

 

 

Maria Rita D'Orsogna, Docente di matematica all'Università della California, la "Giovanna d'Arco" abruzzese-americana impegnata nella battaglia contro la petrolizzazione dell'Abruzzo.

di LINO MANOCCHIA

Los Angeles (California, Usa), 31 Ottobre 2009. Quasi non bastasse la "petrolizzazione" della Basilicata, che ha provocato innumerevoli danni ecologici, come un treno senza controllo questo sconcio politico-economico si sposta in Abruzzo dove l’Eni, caposquadra, ha in programma la  trivellazione e costruzione di pozzi e raffinerie, che cozzano con il turismo agricolo e vinicolo  tradizionale della regione. Tra le condannate al "capestro dell'olio" figurano Ortona, Pineto, Vasto, San Vito Marina, Silvi e Alba, mentre per l'interno appaiono anche il Parco  Nazionale   d'Abruzzo e la Majella. In una parola avremo una sorella del Texas Abruzzese". La moderna Giovanna d'Arco di nome Maria Rita D'Orsogna, professoressa di matematica all'Università della California, nata e cresciuta nel Bronx, il sobborgo italiano della Grande Mela, ha impugnato la simbolica spada ed ha lanciato l'attacco. E dopo aver enunciato il pro e contro della situazione, ammette che il nuovo consiglio regionale,guidato da Gianni Chiodi, purtroppo, non ha ancora capito la gravità del problema. Alla precisa dimostrazione del fallimentare proposito si sono  associati con accorati appelli centinaia di abruzzesi benpensanti e desiderosi di risolvere questa incresciosa manovra. Patetica, esplicita la lettera della intelligente, combattiva ventisettenne giuliese Ludovica Raimondi la quale, nella sua sgomenta e precisa missiva, tra l'altro, chiede a Chiodi: "...Perchè ha scelto la strada del silenzio? Sa bene che abbiamo l'enorme fortuna di vivere dei prodotti che la terra ci regala in ogni stagione. Sa bene che anche quando si vive altrove il cuore e' rivolto a questa terra che  regala sempre amore e rigenera gli animi al solo sorgere e tramontar del sole"...Ma Chiodi, ci chiediamo, avrà tempo di leggere le migliaia di missive o finiranno anch'esse nel più profondo, silenzioso pozzo? Va ricordato che nel 2008 venne presentata una protesta all'allora Presidente Ottaviano Del Turco ( occupato dall’affaire dei sei milioni di euro in tangenti). Una moratoria venne approvata sempre contro il volere di Del Turco, la quale restò, tuttavia, valida  sino al 2010. Che ne direbbe Chiodi di una estensione della moratoria oltre il 2010, per la quale sono state raccolte 50.000 firme? Oppure il

rappresentante della Regione, insieme all’assessore all’ambiente Daniela Stati, è in tutt’altre faccende affaccendato? Intanto  la D’Orsogna prosegue  nella sua "crociata" per salvare il salvabile dalle  tonnellate di sostanze tossiche micidiali.

Maria Rita, la Sua protesta nasce come fisico che manifesta il dissenso verso  scelte politico-economico, o come donna e cittadina abruzzese, che non ha dimenticato le sue radici pur vivendo negli Stati Uniti?
Tutto nasce dal mio volere bene all'Abruzzo, all'Italia. Ho unito la razionalità di un fisico, l'amore per l'ambiente californiano, la praticità americana, le mie origini contadine.
Cosa rappresenta e porta con sè dell'Abruzzo? E cosa dovrebbe e potrebbe fare questa regione per camminare autonomamente con le proprie gambe, dopo l'effetto terremoto del 6 aprile scorso?
L'Abruzzo sono le mie radici. Porto con me un senso antico del dovere. Abbiamo bisogno di una classe politica intelligente e coraggiosa, che sappia dialogare con i cittadini e programmare razionalmente per il futuro.
Su cosa dovrebbe puntare per rimanere la Regione Verde d'Europa?
Eccellere per protezione dell'ambiente. Diventare la regione più "solare" d'Europa, con più territori protetti, con più agricoltura organica. Un territorio sano ha ritorni in turismo ed economia. Purtroppo l'attuale classe dirigente ha poca creatività e lungimiranza.
Quanto grande e' il desiderio di vincere?
Molto. Specie per i giovani, per un po' idealismo, per testimoniare che anche in Italia il buonsenso può vincere sui prepotenti.

Cosa ha trasferito Lei dell'Abruzzo in America?
La semplicità dei miei rapporti personali. Il gusto per la vita di campagna. Mi piace regalare Montepulciano, artigianato, olio e libri illustrati sull'Abruzzo.
Pensa che il Suo futuro sia in America?
.

Il Suo è l'ennesimo caso di fuga dei cervelli dall'Italia? In che misura particolare questo fenomeno si rivela in Abruzzo?
La mia storia personale è più complicata del "cervello in fuga". Ma e' innegabile che qui ci siano più opportunità. Molti emigrano perchè in Abruzzo le possibilità di ricerca sono poche...
Si è mai sentita sconfitta?
Tante volte. Ma mai definitivamente, mai arresa. Mi sono sempre inventata qualcos'altro per andare avanti.
Ha sempre detto ciò che pensa?
Sì, sempre. Ai politici in particolare.
C'e' talento senza entusiasmo?
Sì, ma non porta lontano.
Cos'è per lei la vita?
Un viaggio pieno di possibilità. Se uno fa le scelte giuste, dosando coraggio, rischi, pause e testardaggine può essere indimenticabile 
Il femminismo è un movimento più etico o politico?
Etico. Tutti dovrebbero avere uguali opportunità e dignità, non solo le donne in quanto tali. Penso a disabili, minoranze etniche, omosessuali, anziani.
Oltre l'amore, cosa La ispira?
Un senso forte di giustizia sociale.
Che aspettano a darle il Nobel?
Per ora sarei contenta di una moratoria a lungo termine contro le trivelle in Abruzzo.
Chi è Maria Rita D'Orsogna?
Una persona libera, curiosa, che non ha paura, con poca malizia.
LINO MANOCCHIA

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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