Come tutti saprete in questi giorni abbiamo assistito ad una crisi finanziaria che ha mobilitato i governi di moltissimi paesi per evitare possibili disastri.
Il Papa Benedetto XVI ha affermato "I soldi scompaiono solo la parola di Dio è solida" frase di cui hanno parlato tantissimo mentre in pochi hanno saputo che il vaticano, l'anno scorso, su consiglio di esperti finanziari, ha pensato bene di trasformare le sue azioni in lingotti d'oro obbligazioni e contanti per aggirare la crisi che si stava per abbattere nei mercati.
The Tablet, la rivista del Regno Unito che ha scoperto e messo alla luce la vicenda ha ironizzato: “la roccia di Pietro, su cui è stata fondata la Chiesa, si è trasformata in una roccia d’oro”. Mi sembra superfluo aggiungere altro.
In alto un video sull'otto per mille.
Vaticano stai attento che prima o poi a furia di ingrassare la sedia si spezza...
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Messaggi del 18/10/2008
Post n°500 pubblicato il 18 Ottobre 2008 da dammiltuoaiuto
L’ACCUSA DEL VETERANO LA TERZA BOMBA NUCLEARE di Maurizio Torrealta con la collaborazione di Alessandro Rampietti IL VIDEO http://www.rainews24.it/ran24/rainews24_2007/inchieste/08102008_bomba/video_ITA.asp
Nell’inchiesta un veterano americano che ha partecipato a “Desert Storm”, accusa l’Amministrazione americana di aver utilizzato una piccola bomba nucleare a penetrazione di 5 chilotoni di potenza nella zona tra la città irachena di Basra ed il confine con l’Iran. Si tratta dunque di un indizio che richiede lo sviluppo di un vasto lavoro di verifiche che noi di Rainews24 vogliamo svolgere coinvolgendo giornalisti di altri paesi, i centri sismici che hanno registrato l'evento ai quali richiediamo ulteriori dati sulle onde sismiche, e le organizzazioni internazionali preposte al monitoraggio nucleare. La redazione ha deciso di trasmettere questa intervista perché la situazione sanitaria a Basra ha raggiunto livelli di pericolosità davvero critici: i decessi annuali per tumore, secondo il responsabile del reparto oncologico dell’ ospedale di Basra , Dott Jawad Al Ali , sono aumentati da 32 nel 1989 (prima della guerra del Golfo) a più di 600 nel 2002. Il Dipartimento della Difesa statunitense chiamato ad esprimersi sulle accuse del veterano ha dichiarato che durante “Desert Storm” sono state utilizzate solo armi convenzionali. LA TERZA BOBMBA ATOMICA Rainews24 di Maurizio Torrealta :::->Scheda tecnica del filmato<-::: Titolo: La terza bomba atomica Serie: Inchieste Rainew24 Emittente: Rainew24 Trasmesso il: 09/10/08 Genere: documentario Inchiesta A cura di: Maurizio Torrealta Audio: Italiano Sottotitoli: n.d.
:::->Trama<-::: |
Politkovskaya Fare luce sull' avvocato di mia madre PONDENTE LEONARDO COEN MOSCA - Il processo contro i presunti assassini di Anna Politkovskaya comincerà il 17 novembre: lo ha stabilito ieri, durante l' udienza preliminare, il tribunale militare di Mosca che giudicherà i quattro imputati, tre dei quali accusati di concorso in omicidio: un ex funzionario della polizia criminale di Mosca, Sergej Khadzhikurbanov, accusato d' aver fornito l' indirizzo della giornalista al commando che uccise la giornalista; e i fratelli Dzhabrail e Ibragim Makhmudov, che materialmente pedinarono per giorni la Politkovskaya, mentre un terzo fratello, Rustam, indicato come il killer, è latitante. Il quarto imputato, Pavel Riaguzov, è il tenente colonnello dei servizi segreti (Fsb), sospettato di abusi d' ufficio e associazione per delinquere. L' inchiesta non avrebbe appurato la sua complicità nell' omicidio, ma lo ritiene membro della stessa banda. E lui stesso ha chiesto d' essere giudicato da un tribunale militare. All' udienza preliminare, ieri, c' erano i figli di Anna, Ilia e Vera. Cosa avete provato, quando sono entrati in aula i complici dell' assassino di vostra madre? È Ilia che risponde: «Li ho visti in faccia per la prima volta. È stato duro. Mi è difficile dire che sentimenti ho provato. Ho cercato di farmi forza. Di pensare alla verità. Io aspetto la verità. Sul banco degli imputati però ci sono solo i pesci piccoli. Non i mandanti, e non il killer». Non c' era nemmeno l' avvocatessa Karina Moskalenko, che ha denunciato d' essere stata avvelenata, probabilmente con il mercurio. «Io non so se quel che le è successo è da collegarsi al nostro caso, perché Karina si occupa di tanti affari clamorosi e pericolosi. Però, qualcosa di grave deve esserci se la polizia francese ha avviato un' indagine. Ma è ancora troppo presto per esprimere giudizi concreti. Occorre fare luce». Parlando di cose concrete, è vero che avete chiesto un processo «trasparente», a porte aperte? «Sì. Anche gli imputati l' hanno chiesto. Il tribunale militare deciderà il 17 novembre. Spero che si possa mettere ordine in un' inchiesta che ha prodotto una quantità di informazioni enorme, ma che nel merito non è andata a fondo. Il processo attuale è solo una piccola base per una futura inchiesta. Qui manca tutto: oltre ai mandanti, al killer, non si parla neanche degli intermediari». C' è qualcosa che trova discutibile, nell' istruzione del processo? «La posizione stralciata del tenente colonnello Riaguzov. Penso che debba essere processato con gli altri, per due motivi. Primo: è stato membro costante della stessa banda che ha ucciso mia madre. Secondo, ma è la mia impressione personale, è che materialmente lui è stato complice dell' omicidio». Crede che il processo possa avere un impatto sull' opinione pubblica russa? «Davanti a questo tribunale ci sono tanti giornalisti e tante tv. Vuol dire che il caso Politkovskaya interessa. Ma aspetto di leggere i giornali e di vedere i notiziari tv. Sinora, dell' inchiesta se ne è occupata solo Novaja Gazeta, il giornale per cui lavorava mia madre. È stata la conferma di una pessima tradizione: l' attività di mia madre era circoscritta solamente al suo giornale, gli altri la ignoravano, soprattutto la tv». - LEONARDO COEN |
Antonio Russo, un film, una mostra fotografica, uno spettacolo e un dibattito PESCARA. In occasione dell'anniversario della morte del giornalista Antonio Russo, la Fondazione che porta il suo nome, promuove la seconda edizione de "L'informazione che non muore". Abruzzese, reporter di guerra di radio radicale, testimone instancabile sempre in prima linea nelle zone calde del pianeta, Antonio Russo viene ucciso il 16 ottobre del 2000 proprio per la documentazione scottante e scomoda che era riuscito a raccogliere su una guerra terribile di cui poco si parla. L'evento prenderà il via venerdì 17 ottobre alle ore 20,30 al cinema Asterope di Francavilla al Mare, con la proiezione de "L'inquilino di via Nicoladze", un film-inchiesta ispirato alla vicenda del giornalista abruzzese. Si tratta di una pellicola del 2003 del regista Massimo Guglielmi, interpretata da un convincente Roberto De Francesco, vincitrice del Premio FACIBA e del Premio CICT UNESCO come miglior film per contenuti culturali e sociali. Al film seguirà un incontro-dibattito con la partecipazione dei protagonisti, moderato dal giornalista del TG5 – Canale 5 Toni Capuozzo. L'appuntamento continua sabato 18 ottobre con due momenti di riflessione sui temi dell'informazione nei conflitti bellici e del ruolo svolto dai reporter di guerra: Alle 9,30 apertura de "Gli Occhi del Reporter di guerra", una mostra fotografica multimediale dei reporter Fausto Biloslavo e Gian Micalessin. Dall'Afghanistan alla Birmania, dall'Angola al Kosovo, dal Libano all'Iraq una selezione di 33 scatti fotografici tra i più significativi e toccanti raccolti dai due giornalisti nei venticinque anni trascorsi nelle aree geografiche più calde del pianeta. Alle 10,30 protagonisti diventano gli studenti delle quarte e quinte classi superiori degli istituti di Pescara e Chieti che potranno assistere allo spettacolo di teatro-narrazione "La Voce dei Silenzi" con Alessio Tessitore: un ritratto della figura umana e professionale di Antonio Russo per la regia di Sabatino Ciocca. Alle 12,00 seguirà l'incontro–dibattito dal titolo "Cecenia, Balcani e non solo. E' più difficile fare la guerra o costruire la pace?". Interverranno volti noti del giornalismo televisivo e firme autorevoli della carta stampata: Guido Alferj (inviato speciale), Fausto Biloslavo (Il Giornale e Il Foglio), Toni Capuozzo (TG5 – Canale 5), Aldo Forbice (RADIO1 – Zapping), Gabriella Simoni (Studio Aperto – Italia1), Francesca Sforza (La Stampa). |
Anna Politkovskaja e Antonio Russo. Due nomi i cui destini si intrecciano tragicamente. Entrambi giornalisti, entrambi uccisi nel mese di ottobre: Antonio il 16 nel 2000 a Tbilisi, in Georgia, Anna il 7 nel 2006 a Mosca. Sia la Politkovskaja che Russo si occupavano di Cecenia, e chi scrive di Cecenia muore. Così scriveva l'Information Safety and Freedom, organizzazione di giornalisti a difesa della libertà di stampa, che aveva collegato in un comunicato stampa l'assassinio di Anna all’uccisione di Antonio. Entrambi avevano denunciato al mondo intero le atrocità perpetrate sulla popolazione civile cecena, ed entrambi erano diventati scomodi per il Cremlino. Chi li ha uccisi e perché? Non ci sono ancora risposte a queste domande. Proprio ieri è iniziato il processo-farsa per l’omicidio della Politkovskaja che vede alla sbarra tre ceceni, i fratelli Dzhabrail e Ibragim Makhmudov e Sergheji Khadzhikurbanov. A due anni dalla sua morte il presunto esecutore materiale, Ruslan Makhmudov, è latitante e ricercato in Europa, mandante e movente sconosciuti, anche se secondo il procuratore generale Cajka il mandante è da ricercare all’estero alludendo chiaramente a Berezovsky nemico numero uno di Putin. Sempre ieri abbiamo appreso la drammatica denuncia che Karina Moskalenko, l’avvocato che difende la famiglia della Politkovskaja, ha fatto alla Radio “Eco di Mosca”: “Mi hanno avvelenata con una sostanza che ha tutte le caratteristiche del mercurio”. Ancora una volta l’ombra dei servizi segreti russi, la sconcertante vicenda dell’avvocato ricorda il caso dell’ex-ufficiale dei servizi segreti russi Aleksandr Litvinenko. Ancora una volta si vuole oscurare la verità. Se qualcuno pensava che la Russia di Medvedev era cambiata si era sbagliato. Se per Anna un processo-farsa si farà per Antonio non ci sarà nemmeno quello. Sulla sua morte non è stata fatta chiarezza anche se la matrice russa, è emersa subito dopo il suo assassinio. Nel suo ultimo intervento pubblico Russo aveva parlato del possibile uso dei proiettili all’uranio impoverito in Cecenia, in una conferenza sull’impatto ambientale della guerra in Cecenia che la Federazione Russa aveva fortemente contrastato. Qualche giorno, prima della sua morte, Antonio aveva parlato alla madre di una videocassetta sulle torture e le violenze dei reparti speciali russi ai danni della popolazione cecena. Probabilmente, si trattava delle prove che Russo aveva raccolto sull'utilizzo di armi non convenzionali contro i bambini ceceni. Il corpo di ANTONIO fu ritrovato sulla strada che da Tbilisi porta al confine con l’Armenia, su quella strada all’epoca c’era una base russa. Antonio morì per schiacciamento della cassa toracica: Mamuka Areshidze, un ex parlamentare che aiutò Russo in Georgia, ha detto: "Penso che sia stato ucciso perché qualcuno voleva occultare il materiale che lui aveva raccolto: questo è il motivo per cui le cassette sono scomparse. So che gli agenti delle forze di sicurezza sono esperti nella tecnica di schiacciare le persone a morte senza lasciare nessun segno di violenza". Anche la Politkovskaja aveva del materiale scottante sulla Cecenia che stava per essere pubblicato. Chi l’ha uccisa sperava di averla messa a tacere per sempre sparando quei 5 colpi. Invece Anna attraverso i suoi scritti continua ad urlare oggi più che mai la sua lotta contro l’ingiustizia, diventando simbolo di libertà e democrazia. Lei che non indossava casacche di nessun partito è diventata l’anima ispiratrice dei gruppi più forti dell’opposizione, di tutti coloro che in Russia vogliono un’altra Russia. “Anna la sua vita, la morte e la sua luce sono diventati la fiamma dell’opposizione intera. Ognuno di noi si spartirà i sogni della sua anima” ha detto Garry Kasparov ex campione di scacchi ed esponente dell’opposizione. Antonio Russo, a 8 anni dal suo assassinio, è stato ricordato stamattina in una conferenza stampa a cui ha aderito anche l’Associazione Annaviva. La conferenza si è tenuta sotto il palazzo dell'Eni all’Eur per richiamare i dirigenti dell'Ente Nazionale Idrocarburi e il governo italiano, azionista di maggioranza, a non subordinare il rispetto della democrazia e dei diritti umani in Russia agli interessi economici e agli accordi commerciali che vengono sottoscritti dall’asse Roma-Mosca. Hanno ricordato Antonio Russo Massimo Bordin, Direttore di Radioradicale, Marco Perduca, senatore radicale eletto nel Pd, membro della Commissione Esteri. Sono intervenuti, inoltre Bruno Mellano, presidente di Radicali Italiani e Nodar Gabashvili, ex-viceministro degli Affari Esteri della Repubblica della Georgia, Michele Ded Lucia, tesoriere di Radicali Italiani ANTONIO RUSSO, OVVERO: CHI TOCCA LA CECENIA MUORE Sei anni fa veniva assassinato in Georgia Antonio Russo, giornalista freelance che indagava sull’operato russo in Cecenia. Riporto l’articolo pubblicato all’epoca da “The Observer”, ripreso da radical party. Inviato da: costa_merlata Trackback: 0 - Commenti: 0 |
Post n°496 pubblicato il 18 Ottobre 2008 da dammiltuoaiuto
Francavilla a mare - . Iraq, Iran, Libano, Somalia, ex Jugoslavia, Eritrea, Etiopia, Afghanistan, Pakistan, Cecenia, Ruanda, Congo, da ultima l’ex Birmania. Sono solo alcune delle zone “calde” del pianeta, teatro di conflitti internazionali o di sanguinose guerre civili, di cui abbiamo conoscenza grazie al coraggio dei reporter che sfidano il pericolo pur di raccontarli. Il giornalista abruzzese Antonio Russo, ucciso il 16 ottobre 2000 a Tbilisi, in Georgia, era uno di loro e pagò con la vita il dovere di indagare gli aspetti più controversi della guerra in Cecenia.Per il sesto anno consecutivo la Fondazione “Antonio Russo” lo ricorda, premiando i più autorevoli inviati speciali nei territori di guerra con il Premio Nazionale sul Reportage di Guerra “Antonio Russo”. Paolo Carinci Zorro è vivo Reporter di Guerra. Il Premio Russo FRANCAVILLA AL MARE. Iraq, Iran, Libano, Somalia, ex Jugoslavia, Eritrea, Etiopia, Afghanistan, Pakistan, Cecenia, Ruanda, Congo, da ultima l’ex Birmania. Sono solo alcune delle zone “calde” del pianeta, teatro di conflitti internazionali o di sanguinose guerre civili, di cui abbiamo conoscenza grazie al coraggio dei reporter che sfidano il pericolo pur di raccontarli. Antonio Russo (Francavilla al Mare, Chieti, 3 giugno 1960 - Georgia, 16 ottobre 2000) è stato un giornalista, ucciso in circostanze misteriose nei pressi della città georgiana di Tiblisi. Antonio Russo era un free-lance, abituato a vivere in prima persona gli eventi più scottanti. Non aveva voluto iscriversi all'Ordine dei giornalisti e aveva rifiutato offerte di testate blasonate, poiché così si sentiva libero di raccontare senza veti le realtà della guerra e - diceva - le atrocità che le popolazioni civili erano costrette a subire. Russo è stato per molti anni free lance e reporter internazionale di Radio Radicale. Tra le sue corrispondenze più note quelle dall'Algeria, durante gli anni sanguinosi della repressione, dal Burundi e dal Rwanda, che hanno documentato la guerra nella regione dei grandi laghi, e poi dall'Ucraina, dalla Colombia e da Sarajevo. Russo fu inoltre inviato di Radio Radicale in Kosovo, dove rimase - unico giornalista occidentale presente nella regione durante i bombardamenti NATO - fino al 31 marzo 1999 per documentare la pulizia etnica contro gli albanesi kosovari. Nel corso di quelle settimane collaborò anche con altri media italiani e con agenzie internazionali. In quell'occasione fu anche protagonista di una rocambolesca fuga dai rastrellamenti serbi, unendosi ad un convoglio di rifugiati kosovari diretto in treno verso la Macedonia. Il convoglio si fermò durante il percorso e Antonio Russo raggiunse Skopjie a piedi. Di lui non si ebbero notizie per due giornate intere, in cui lo si diede già per disperso. Antonio Russo è deceduto tra la notte del 15/16 ottobre 2000 in Georgia, dove si trovava in qualità di inviato di Radio Radicale per documentare la guerra in Cecenia. Il suo corpo fu ritrovato ai bordi di una stradina di campagna a 25 km da Tbilisi, torturato e livido, con tecniche riconducibili a reparti specializzati militari. Il materiale che aveva con sé - videocassette, articoli, appunti - non fu ritrovato, anche il suo alloggio fu ritrovato svaligiato da appunti e video (pur senza toccare oggetti di valore). Le circostanze della morte non sono mai state chiarite, ma molti hanno avanzato pesanti accuse al governo di Vladimir Putin a Mosca: Antonio Russo aveva infatti cominciato a trasmettere in Italia notizie scottanti circa la guerra, e aveva parlato alla madre, solo due giorni prima della morte, di una videocassetta scioccante contenente torture e violenze dei reparti speciali russi ai danni della popolazione cecena. Secondo i suoi amici, Russo aveva raccolto prove dell'utilizzo di armi non convenzionali contro bambini ceceni [1]. ricordo la sua voce, su radio radicale, la mattina mentre facevo colazione prima di andare a scuola. da pristina, nascosto in una cantina durante la pulizia etnica della città, dopo che i serbi avevano gentilmente pregato i giornalisti di togliersi dalle palle e quelli non se l'erano fatto ripetere... e ricordo l'ansia per tre giorni di silenzio, quando si pensava che l'avessero preso, e poi di nuovo la sua voce energica, dopo una fuga in colonnato con i profughi fino a skopje. poi la cecenia, i suoi dubbi, le ricerche, poi all'improvviso il ritrovamento del suo corpo e l'eco del suo annuncio: aveva dei filmati, davanti ai quali aveva pianto, filmati orribili, forse torture su bambini ceceni, agghiacciante e incontrovertibile prova di gravissime violazioni dei diritti umani da parte dei russi, gli stessi che in quei giorni cercavano di tagliare fuori il partito radicale dall'onu accusandolo di... pedofilia e narcotraffico. e dopo quella morte di 16 ottobre 2000, la morte di un giornalista italiano ammazzato a percosse... silenzio. peggio, cazzate. la guerra in cecenia è un abominio e il comportamento della stampa a riguardo anche. la velina del provvidenziale terrorismo islamico è stata recepita e riferita, e una volta che il conflitto ha cessato di essere di moda, le sinistre hanno provveduto a indignarsi di qualcos'altro in qualche altro salotto. ma dopotutto, non riesco a pensare che il sacrificio di Antonio sia stato inutile... finchè ci sono ancora persone che ricordano il suono della sua voce. PAOLO CARINCI
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Libertà di stampa in Italia: siamo trentacinquesimi dati 2007 Ogni anno Reporters sans Frontieres stila una classifica mondiale della libertà di stampa nel mondo prendendo in considerazione vari criteri come le aggressioni e le minacce ricevute dai giornalisti, la censura, il pluralismo dei mezzi di informazione, le pressioni economiche. Nel 2007 il nostro paese si è piazzato al 35° posto su 169 paesi, risalendo 5 posizioni rispetto al 2006; il Rapporto evidenzia però che molti giornalisti continuano ad essere minacciati da gruppi mafiosi che gli impediscono di realizzare il loro lavoro in totale sicurezza. Liberta' di stampa nel mondo: il 2007 in cifre ...e in internet... Fonte: Reporters sans Frontieres
Le donne fanno le notizie (30 settembre 2008) |
Libertà di stampa? Reporter sens frontière (Rsf) ha pubblicato la prima classifica mondiale della libertà di stampa e non sono mancate le sorprese. Innanzitutto va rilevato che, pluralismo e libertà nella diffusione delle notizie non sono una prerogativa dei paesi più ricchi e sviluppati. Basti pensare che il Costa Rica precede in classifica gli Stati Uniti e diverse nazioni europee. L'Italia, a causa dell'irrisolto conflitto di interessi del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, si piazza al quarantesimo posto, superata da paesi latinoamericani come Ecuador, Uruguay, Paraguay, Cile ed El Salvador, oltre che da Stati africani come Benin, Sudafrica e Namibia. La maglia nera dei peggiori del gruppo spetta a tre nazioni asiatiche: Corea del Nord, Cina e Myanmar. In fondo alla classifica figurano anche la maggior parte dei paesi arabi, a partire da Libia, Tunisia e Iraq, dove è semplicemente impensabile che un giornale o una testata radiotelevisiva possa criticare il capo dello Stato o l'operato del governo. R.s.f. assegna invece buoni voti ad alcune realtà africane come Benin, Sudafrica, Mali, Namibia e Senegal, tutte collocate nelle prime cinquanta posizioni e in condizione di vantare una reale libertà di stampa. I peggiori nell'Africa nera risultano essere Eritrea (132ma), Zimbawe (123mo), Guinea Equatoriale (117ma), Mauritania (115ma) e dal 109mo al 105mo posto, Liberia, Rwanda, Etiopia e Sudan. (Reporters sens frontiéres).
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“Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi”, scrisse a suo tempo Bertold Brecht. Giusto. Anzi, sacrosanto. Ma la nostra nazione con diverse regioni, e zone, saldamente sotto il controllo delle cosche mafiose, di eroi ne ha bisogno come il pane. E’ inutile negarlo. Giorgio Bocca nella sua rubrica settimanale su “l’espresso” scriveva qualche anno fa che l’Italia sta tacitamente ed inesorabilmente cedendo poco a poco il controllo dei suoi territori all’illegalità; fino a venti anni fa la linea di illegalità era “sotto Napoli” mentre oggi si può tranquillamente affermare che è “sotto Roma” che l’illegalità domina. Ed in piena estensione del fenomeno dell’illegalità di stampo mafioso è uscito nel 2006 questa opera prima che è un potentissimo atto di denuncia contro le cosche camorristiche che insaguinano principalmente la Campania, sto parlando ovviamente di “Gomorra” di Roberto Saviano, ed. Mondadori. Che questa denuncia giornalistica sia un atto di eroismo lo testimonia il fatto che questo coraggioso ragazzo del ’79 (avete letto bene, Roberto Saviano non ha ancora trent’anni) è costretto dall’uscita del suo libro a vivere perennemente sotto scorta, a non uscire di casa, a leggere quotidianamente le minacce di morte che appaiano sui muri della sua città. Troppe le cose raccontate nel suo libro per “fargliela passare liscia”: i meccanismi della gestione del traffico di droga, l’assistenza/previdenza parallela istituita dalla camorra per i suoi affiliati, la gestione del mercato delle firme false, la gestione del traffico dei rifiuti tossici che da tutta Europa vengono smaltiti nelle campagne campane uccidendo con i tumori tutti i campani. Personalmente però quello che mi fa più rabbia e mi porta a scrivere di “Gomorra” solo ora a due anni di distanza dalla sua uscita, è vedere che un ragazzo coraggioso come Saviano, venga attaccato in televisione da un ormai pseudo-giornalista come Emilio Fede usando gli stessi argomenti dei camorristi. Ovvero Fede rinfaccia a Saviano di aver “fatto i soldi” con il suo libro. Ci sarebbe da ridere se questo ragazzo, non scontasse quotidianamente il prezzo del suo coraggio. Ma che il primo difensore mediatico di Silvio Berlusconi, rinfacci a qualcun’altro dei (giusti) guadagni di un proprio libro, è roba da guinness dei primati dell’indecenza e della faccia di bronzo. Per contrastare l’azione dei tanti Emilio Fede di questo paese cerco nel mio piccolo di rilanciare la proposta fatta al festivalettratura di Mantova da Domenico De Masi. PROPONIAMO ROBERTO SAVIANO PER IL PREMIO NOBEL PER LA PACE. Diamoci da fare, facciamo girare la voce, e rilanciamola in ogni situazione. Il ragazzo se lo merita.
Alessandro Chiometti by AlexJC | commenti |
Post n°492 pubblicato il 18 Ottobre 2008 da dammiltuoaiuto
Il vaticano ha messo al sicuro le proprie ricchezze Lo IOR consta di un patrimonio stimato (nel 2008) di 5 miliardi di euro, 44 mila conti correnti (riservati a dipendenti vaticani, ecclesiastici ed una ristretta quantità di enti privati). Rilevanti sono gli investimenti esteri, in prevalenza in titoli di Stato o portafogli a basso rischio. Gli interessi medi annui oscillano dal 4 al 12%. Non esistendo tasse all'interno dello Stato vaticano, si tratta di rendimenti netti.(wiki) |
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