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Messaggi del 23/10/2008
L'Ocse: «Davanti al nostro Paese
solo Messico, Turchia, Portogallo, Stati Uniti e Polonia» ROMA Negli anni passati in Italia come in altri paesi avanzati la crescita economica ha prevalentemente favorito chi era già ricco, e in questo modo si è ulteriormente aggravato il divario a discapito dei poveri. A lanciare l’allarme è l’Ocse - Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - con un rapporto pubblicato oggi su redditi, disuguaglianza e povertà. Il peggioramento dei divari tra ricchi e poveri è un fenomeno molto esteso, colpisce i tre quarti dei 30 paesi che fanno parte dell’organizzazione parigina, ma la penisola finisce nella non lodevole lista degli stati in cui, in più, si assiste anche ad un aggravamento del divario tra i più abbienti e la classe media. Si conquista un poco invidiabile primato negativo, l’Italia, in questo rapporto dell’Ocse: dalla metà degli anni ’80 ad oggi ha visto la disuguaglianza su redditi da lavoro, risparmi e capitale aggravarsi del 33 per cento, rileva il rapporto nella scheda dedicata al bel paese. «Si tratta del più elevato aumento nei paesi Ocse, dove l`aumento medio é stato del 12 per cento», avverte l’organizzazione parigina, e questa tendenza è proseguita durante i primi anni novanta. In questo modo, da livelli di disuguaglianza in linea con la media, ora l’Italia si ritrova a valori che invece sono più da «Europa del Sud», dice ancora l’Ocse. «La disuguaglianza é rimasta ad un livello comparativamente elevato. Tra i 30 paesi Ocse oggi l`Italia ha il sesto più grande gap tra ricchi e poveri». Il rapporto riconosce che sono state adottate delle contromisure: «L`Italia ha in parte colmato il crescente gap tra ricchi e poveri aumentando la tassazione sulle famiglie e spendendo di più in prestazioni sociali per le persone povere. Sorprendentemente, l`Italia é uno dei tre soli paesi Ocse che ha aumentato la spesa in prestazioni rivolte ai poveri negli ultimi dieci anni». Ma i dati nudi e crudi restano allarmanti: il reddito medio del 10 per cento degli Italiani più poveri è circa 5000 dollari, tenuto conto della parità del potere di acquisto, quindi sotto la media Ocse di 7000 dollari. Il reddito medio del 10 per cento più ricco è circa 55000 dollari, sopra la media Ocse. «I ricchi hanno beneficiato di più della crescita economica rispetto ai poveri ed alla classe media». Sempre nella scheda dedicata all’Italia, in positivo l’Ocse riconosce anche la diminuzione del tasso di povertà ottenuta tra la metà degli anni novanta e il 2005. «La povertà minorile è scesa in modo particolarmente rapido, dal 19 al 15 per cento» e solo in Gran Bretagna si è registrata una diminuzione di questa portata. «Ciononostante - si legge - un tasso di povertà minorile del 15% è ancora sopra la media Ocse del 12 per cento». «Sanità, educazione ed alloggi forniti dal settore pubblico riducono la disuguaglianza nella distribuzione del reddito più che nella maggior parte dei paesi Ocse. Ma in Italia la mobilità sociale è più bassa che in altri paesi, come Australia o Danimarca. Figli di famiglie povere hanno una più bassa probabilità di diventare ricchi rispetto ai figli di famiglie ricche. La ricchezza è distribuita in modo più diseguale rispetto al reddito: il 10 per cento più ricco detiene circa il 42 per cento del valore netto totale. In confronto, il 10 per cento più ricco possiede circa il 28 per cento del totale del reddito disponibile». Presentando il rapporto, il segretario generale dell’Ocse Angel Gurria ha meso in guardia dai pericoli nascosti nella disuguaglianza, spronando i governi ad affrontare la questione. Non si può più gestire facendo leva su strumenti fiscali e redistibuzione sociale: bisogna intervenire sul mercato del lavoro, dove si sono creati quei mutamenti che hanno fatto peggiorare i divari. «La crescente disuguaglianza tende a dividere. Polarizza le società, crea divisioni regionali tra paesi e allarga la voragine tra ricchi e poveri - ha detto Gurria, secondo quanto riporta un comunicato dell’Ocse -. Impedisce la mobilità tra generazioni, rendendo più difficile per le persone di talento ottenere ciò che meritano. Anche se il ruolo delle agevolazioni fiscali resta importante, i nostri dati confermano che la sua efficacia è scemata negli ultimi dieci anni. Cercare di colmare i divari solo tramite la spesa sociale significa intervenire sui sintomi invece che sulla malattia». «La parte più rilevante della crescita delle disuguaglianze deriva dai cambiamenti nel mercato del lavoro. È lì che i governi devono agire - ha detto ancora Gurria - I lavoratori con basse qualifiche stanno avendo difficoltà sempre più gravi per trovare una occupazione. Il modo migliore per ridurre la povertà è aumentare l’occupazione». |
OCSE:SI ALLARGA FORBICE REDDITI, FORTE DISUGUAGLIANZA ITALIA
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Lo dice l'Organisation of Economic Cooperation and Development
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Emanuela Di Pasqua |
Secondo il rapporto 'Growing Unequal' nel nostro Paese dagli anni '80 a oggi Case popolari a Bari ROMA - Negli ultimi anni in Italia si è pesantemente aggravato il divario tra ricchi e poveri. Secondo il rapporto dell'Ocse Growing Unequal?, che analizza la distribuzione del reddito e la povertà all'interno dei 30 Paesi che compongono l'organizzazione, l'Italia è infatti al sesto posto per il gap tra le classi sociali, dopo Messico, Turchia, Portogallo, Stati Uniti e Polonia. La disuguaglianza economica è cresciuta del 33 per cento dalla metà degli anni Ottanta a oggi, contro una media Ocse del 12 per cento. Un dato sul quale hanno inciso pochissimo le recenti misure adottate a favore dei più poveri, che pure gli autori del Rapporto elogiano, sottolineando come solo tre Paesi Ocse, tra i quali appunto l'Italia, negli ultimi 10 anni abbiano varato misure per sostenere i redditi più bassi. Ma le misure non hanno inciso nel dato di fondo: "I ricchi hanno beneficiato maggiormente della crescita sociale rispetto ai poveri o alle classi medie". La povertà favorisce naturalmente l'esclusione, e pertanto la mobilità tra le classi sociali "è più bassa in Italia rispetto a paesi come l'Australia o la Danimarca. - si legge nel rapporto - I figli di genitori poveri hanno molte meno probabilità di accedere alla ricchezza". La ricchezza è distribuita in modo anche più diseguale delle entrate: infatti in Italia il 10 per cento dei più abbienti possiede il 42 per cento della ricchezza totale e il 28 per cento delle entrate globali. In effetti dal rapporto Ocse emerge un generale aumento della disuguaglianza in tutti i Paesi del mondo. Il gap si è allargato, oltre che in Italia, anche in Canada e in Germania, mentre è diminuito in Messico, Grecia e Regno Unit. Ma in Italia i dati di riferimento sono notevolmente peggiori: "Il reddito medio del 10 per cento degli italiani più poveri è di circa 5000 dollari (l'equivalente di circa 3770 euro ndr), tenuto conto della parità del potere di acquisto, quindi sotto la media Ocse di 7000 dollari (l'equivalente di circa 5280 euro, ndr). Il reddito medio del 10 per cento più ricco è circa 55000 dollari (l'equivalente di circa 41500 euro, ndr), sopra la media Ocse". <!-- OAS_RICH('Middle'); //--> <SCRIPT language='JavaScript1.1' SRC="http://ad.it.doubleclick.net/adj/N2263.repubblica.it/B3092296.7;abr=!ie;sz=180x150;ord=683682808?"> </SCRIPT> <NOSCRIPT> <A HREF="http://ad.it.doubleclick.net/jump/N2263.repubblica.it/B3092296.7;abr=!ie4;abr=!ie5;sz=180x150;ord=683682808?"> <IMG SRC="http://ad.it.doubleclick.net/ad/N2263.repubblica.it/B3092296.7;abr=!ie4;abr=!ie5;sz=180x150;ord=683682808?" BORDER=0 WIDTH=180 HEIGHT=150 ALT="Fare clic qui"></A> </NOSCRIPT> In Italia si è registrato, rileva l'Ocse, una riduzione del tasso di povertà dei bambini, che tra la metà degli anni Novanta e il 2005 è diminuito dal 19 al 15 per cento. Solo nel Regno Unito si è avuto un calo di queste dimensioni, si legge nel rapporto: però un tasso di povertà infantile del 15 per cento "è ancora sopra il tasso medio Ocse del 12 per cento". Le disuguaglianze di reddito e ricchezza si riflettono anche a tavola. Da un'indagine Coldiretti - Swg sui consumi alimentari emerge infatti che la crisi economica sta provocando una polarizzazione nei consumi alimentari e se da un lato cresce in numero di quanti sono costretti a ricercare prodotti a più basso prezzo, dall'altro si assiste ad un consolidamento della domanda di prodotti di alta qualità, tradizionalmente acquistati da fasce di cittadini a più alto reddito. "La metà di coloro che hanno cambiato le proprie abitudini alimentari per effetto della crisi economica lo hanno fatto - sottolinea la Coldiretti - cambiando i luoghi della spesa a favore di bancarelle ed hard discount e modificando il tipo di alimenti acquistati con conseguenze sulla dieta e sulla qualità dell'alimentazione. Ma dall'altra parte, aumenta la domanda di prodotti di elevata qualità e cresce dell'8 per cento la percentuale dei cittadini che acquista regolarmente prodotti a denominazione di origine (sono il 28 per cento) e del 23 per cento di quelli che comperano cibi biologici, i quali però interessano una fetta più ridotta della popolazione (il 16 per cento)". ( 21 ottobre 2008) |
Ocse, in Italia cresce il divario tra ricchi e poveri Un
abisso tra ricchi e poveri. L’Italia è tra i paesi dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che racchiude 30 paesi del mondo, dove la differenza tra chi ha i soldi e chi no è più alta. Non si tratta di “fortune” che capitano alla nascita, ma di una precisa politica dei redditi che ha favorito il profitto a scapito del salario e che da tempo non utilizza strumenti redistributivi. La crescita economica, spiega lo studio Ocse, ha favorito chi era già ricco, e ha fatto sì che le disparità economiche aumentassero nel corso degli anni: «Le famiglie ricche - si legge nel rapporto Growing Unequal - hanno raggiunto risultati particolarmente positivi rispetto alla classe media e alle famiglie che si trovano ai livelli più bassi della scala sociale». Dagli anni Ottanta ad oggi, la disuguaglianza su redditi da lavoro, risparmi e capitale si è aggravata del 33 per cento. «Si tratta – rileva il rapporto – del più elevato aumento nei paesi Ocse, dove l’aumento medio è stato del 12 per cento». La classe media, insomma, è in via di estinzione: avanti di questo passo e nel nostro Paese avremo persone ricche sfondate e gente che tira a campare. Sono messi peggio di noi solo il Messico, dove le differenze sono in assoluto maggiori, la Turchia, il Portogallo, gli Usa e la Polonia. Non c’è invece questo divario economico e sociale così marcato in Danimarca, Svezia e Lussemburgo. Le conseguenze di questo gap, sono soprattutto sociali: «La crescente disuguaglianza - spiegano dall'Ocse - tende a dividere. Polarizza le società, crea divisioni regionali tra paesi e allarga la voragine tra ricchi e poveri. Impedisce la mobilità tra generazioni, rendendo più difficile per le persone di talento ottenere ciò che meritano». Finora, spiega ancora il rapporto, i governi hanno risposto a questo divario in crescita attraverso politiche fiscali e sociali, riconducendo soprattutto il problema al fatto che la popolazione invecchia velocemente e per questo si impoverisce. Ma secondo l’Ocse questa può essere solo una risposta «temporanea», significa «intervenire sui sintomi invece che sulla malattia». Per risolvere davvero la questione bisogna iniziare a preoccuparsi da prima: «L'unica via sostenibile per ridurre le disuguaglianze», spiega il rapporto, è assicurarsi che le persone siano in grado di trovare e mantenere un'occupazione. Questo significa che «i paesi sviluppati devono sforzarsi molto di più per inserire i cittadini nel mercato del lavoro piuttosto che sostenerli con indennità di disoccupazione o pensioni anticipate». |
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