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La lettera del giovane Ratzinger “basta con il celibato dei preti”!

Post n°904 pubblicato il 06 Novembre 2011 da dammiltuoaiuto
 

La lettera del giovane Ratzinger “basta con il celibato dei preti”

Come riporta Repubblica, c’è forte imbarazzo dopo la pubblicazione da parte di Sueddeutsche Zeitung di una missiva, scritta da nove giovani teologi, tra i quali figura “un certo” Joseph Ratzinger, in cui veniva messo in discussione “l'obbligo del celibato per i sacerdoti cattolici” .

La missiva, datata 9 febbraio 1970 (Ratzinger aveva 42 anni), recita (ecco uno stralcio):

"Pieni di timor di Dio  poniamo la questione della situazione d'emergenza della Chiesa. Le nostre riflessioni riguardano la necessità urgente di una riflessione e di un approccio differenziato sulla legge del celibato della Chiesa. Siamo convinti che ciò sia necessario al più alto livello ecclesiastico".

"Chi ritiene superfluo un simile chiarimento ci sembra abbia poca fede nell'invito del Vangelo e della Grazia di Dio" , "Teologicamente è ingiusto non ripensare il tema alla luce della nuova situazione storica e sociale. Specialmente i preti giovani si chiedono, alla luce dell'acuta crisi delle vocazioni, come questi problemi della vita della Chiesa e dei suoi pastori potranno essere risolti nei prossimi anni"

Voglio ricordare che Joseph Ratzinger, attuale Papa Benedetto XVI, è molto legato al partito di governo, il Cdu di Angela Merkel, che spinge fortemente per l' obbligo del celibato.

Sembra non ci fu mai risposta alla lettera e che sia rimasta negli archivi, ma qualcuno, dopo 41 anni ha deciso di tirarla fuori!

 
 
 

L’Italia di Berlusconi è al ristorante ? FORSE MOLTI ITALIANI LI TROVERA' NELLE MENSE DELLA CARITAS

Post n°903 pubblicato il 06 Novembre 2011 da dammiltuoaiuto
 

L’Italia di Berlusconi è al ristorante ?

Certo, diciamo la verità, ci vuole un bel coraggio. Affermare in un consesso internazionale come il G20 di Cannes (dove siamo stati appena commissariati) che l’Italia non è un paese in crisi, significa avere una bella faccia tosta, oltre che coraggio. O, più semplicemente, la faccia del nostro premier, visto che è stato lui a dire ai giornalisti di mezzo mondo che i nostri ristoranti sono pieni, che i consumi non sono calati, che le località di villeggiatura questa state erano colme e che gli aerei viaggiano sempre esauriti!

Stiamo, ahimè!, ai fatti. Da uno studio della Coldiretti si evince che nel triennio 2008-10 i consumi alimentari sono calati in Italia del 6%. E i dati più recenti ci dicono che c’è da aggiungere un altro 4% nel primo trimestre 2011. In particolari nel settore delle carni (-5%), della frutta (addirittura -9%) e del pesce(-8%).

Gli operatori turistici hanno appena finito di dire che se non ci fosse stato il settembre assolato, avrebbero tutti chiuso la stagione delle vacanze in rosso. E vogliamo dimenticare che la Sardegna, mèta ambita e preferita da tutti gli italiani, ha risentito pesantemente dell’improvviso caro-traghetti?
Non basta. Nel suo rapporto annuale l’istituto di statistica(Istat) ha scritto che “un italiano su quattro è a rischio povertà” o di esclusione sociale, vale a dire quasi il 25% della popolazione. Ma il ministro dell’Economia Tremonti ha contestato l’affermazione. “Alzi la mano chi è povero”, ha detto secondo un quotidiano. Curioso: in aperto dissidio con Berlusconi su tutto il maxiemendamento e però eccolo d’accordo con lui sul benessere del Paese..

Rilevo che l’istituto di statistica, organismo di Stato, ha parlato di “rischio di povertà” e non di povertà tout court. Ma poi, è forse una favola degli oppositori del governo che la crisi economica ha gettato sul lastrico milioni di italiani, che oggi potrebbero alzare la mano? Secondo una ricerca del Centro Studi Sintesi di Venezia, su dati forniti dall’Istat(ahia!) e dal Ministero dell’economia (nientemeno!), un contribuente su otto vive sotto la soglia media di “povertà locale”, che va -secondo le zone- dai diecimila ai dodicimila euro annui. E l’impoverimento non è più soltanto meridionale. Il fenomeno è strisciante anche al nord. In testa ai comuni figura, sì, Barletta, città pugliese, ma seguono subito Rimini, Brescia, Massa, Verbania.
E c’è un altro dato, a mio sommesso avviso, preoccupante: l’aumento degli sfratti per morosità. Tremila a Torino, seimilacinquecento a Milano, 2.500 a Genova, ottomila richieste a Roma, cinquemila a Napoli. In totale 150mila famiglie sloggiate. Chissà se vanno al ristorante..

A proposito, dai ristoranti pieni Berlusconi deduce che l’Italia stia bene in salute e in soldi. In realtà sono mutati i comportamenti al ristorante. Intanto la Federconsumatori ha condotto una indagine dalla quale risulta che le cene sono calate del 50%. Diversi ristoratori, poi, sia a Roma che a Milano o a Napoli, mi hanno raccontato che i clienti raramente ormai ordinano “il completo”, ossia antipasto, primo, secondo, contorno e frutta. Adesso le ordinazioni si limitano a un piatto base, che sia primo o secondo, e frutta. Acqua, certo ma un bicchiere di vino, la caraffa insomma e non più una bottiglia come ai bei tempi.

Be’, però bisogna ammettere che il nostro presidente del consiglio non finisce mai di sorprenderci, soprattutto a fine corsa.

- Antonio Lubrano -

http://www.iljournal.it/2011/l’italia-di-berlusconi-e-al-ristorante/275427


Tratto da: L’Italia di Berlusconi è al ristorante ? | Informare per Resistere http://informarexresistere.fr/2011/11/05/l%e2%80%99italia-di-berlusconi-e-al-ristorante/#ixzz1cupv4FL9
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!

 
 
 

I GOVERNI OCCIDENTALI SOSTENGONO ASSAD E IL SUO REGIME SAMGUINARIO

Post n°902 pubblicato il 06 Novembre 2011 da dammiltuoaiuto

I governi occidentali che condannano la Siria e forniscono tecnologia per la repressione di Assad

 

di Luca Rinaldi

“E’ paradossale tra le tante cose – rifletteva Morozov all’inizio di ottobre al Festival de L’Internazionale – che i governi occidentali esaltino la Rete e la tecnologia, salvo poi permettere che le stesse aziende fornitrici di tecnologia collaborino e facciano forniture agli stessi dittatori, come successo nel caso di Gheddafi”. Qui Morozov si riferisce ai rapporti commerciali scoperti dai corrispondenti del Wall Street Journal che, visitando l’edificio in cui gli uomini del regime monitoravano le telefonate tra i dissidenti, hanno scoperto le tracce di rapporti commerciali tra alcune società occidentali specializzate nella sorveglianza e nelle intercettazioni di comunicazioni on-line.
Ovviamente in quelle aziende fornitrici di tecnologie non poteva mancarne una italiana. E’ l’impresa lombarda Area Spa che sta installando in Siria tecnologie per intercettare il traffico internet.
Di seguito vi propongo un pezzo che avevo lasciato nel dimenticatoio, che torna di attualità sull’incontro con Morozov e il blogger cinese Michale Anti al Festival della rivista Internazionale. Buona lettura
Macché primavere figlie di internet, e basta illusioni sulla Rete
Tunisi, Il Cairo e la cosiddetta ‘primavera araba’ non sono figli di Internet. Parola di Evgeny Morozov, uno che di ingenuità se ne intende. La riflessione di Morozov, ricercatore, blogger e autore del libro “The Net Delusion” (uscito lo scorso 26 ottobre), scava sotto la superficialità di chi reputa le recenti rivolte nel mondo arabo un prodotto di Facebook, Twitter , blog, social network e social media.
Questo il filo conduttore che ha accompagnato l’incontro al Festival de L’Internazionale, in corso a Ferrara, “L’utopia del Web – Il lato oscuro della libertà su internet” a cui hanno partecipato Evgeny Morozov, Michael Anti giornalista e blogger cinese, intervistati da Luca Sofri, direttore de Il Post e presenza fissa del Festival.
L’ atteggiamento di Morozov non è assimilabile agli instancabili apocalittici di internet, convinti che sia un mezzo “micidiale” (Gasparri & Mulè docet), e nemmeno a tutti coloro convinti che senza Facebook la ‘primavera araba’ non avrebbe mai visto la luce. Morozov, dal palco del cinema Apollo, dove è ospite al Festival de L’internazionale, spiega invece come “l’eccessiva importanza data dai governi occidentali a questi mezzi potrebbe portare invece a non comprendere le vere ragioni del cambiamento sociale e, anzi, alcuni regimi autoritari – aggiunge – riescono a sfruttarli per reprimere e sorvegliare le dissidenze sul nascere”.
Per Morozov quindi non è vera l’equazione “più tecnologia uguale più liberta”, ma, osserva il ricercatore nato in Bielorussia, oggi residente in California  “se i governi occidentali fossero veramente interessati al miglioramento della democrazia, si occuperebbero di più di fare pressioni su chi i servizi internet li fornisce”, riferendosi agli Internet Service Provider e a chi fornisce le tecnologie per la navigazione.
Una mancanza di sobrietà nel giudizio politico sull’impatto della Rete che prima di tutto fa male al cittadino, che rischia di cascare nel vortice dell’attivismo da tastiera che mette in pace con la coscienza e assolve l’opposizione da tutti i peccati. La mobilitazione on-line, come spiega ancora Morozov, non può bastare per garantire il successo delle iniziative per cambiare la società
Michael Anti rimane sul tema dei fornitori di servizi e delle tecnologie per internet, spiegando anche la difficoltà di poter far partire una rivoluzione on-line in Cina, dove i server, ubicato sullo stesso territorio cinese rimangono sotto lo stretto controllo del politburo.
Così i grandi operatori del web arrivano in Cina, stipulano joint-venture economiche, ma i server li lasciano a Pechino e “A fare le spese di tutto questo sono gli utenti. Facebook, Google e i colossi della rete, stanno facendo la parte dei maiali – conclude Anti – che mangiano con mister Johns nella fattoria degli animali”. Problema questo che, secondo Morozov dovrebbe diventare una preoccupazione per la politica dei paesi occidentali, che invece rimane a guardare “convinta che siano problemi della società civile”.
“E’ paradossale tra le tante cose – riflette Morozov – che i governi occidentali esaltino la Rete e la tecnologia, salvo poi permettere che le stesse aziende fornitrici di tecnologia collaborino e facciano forniture agli stessi dittatori, come successo nel caso di Gheddafi”. Qui Morozov si riferisce ai rapporti commerciali scoperti dai corrispondenti del Wall Street Journal che, visitando l’edificio in cui gli uomini del regime monitoravano le telefonate tra i dissidenti, hanno scoperto le tracce di rapporti commerciali tra alcune società occidentali specializzate nella sorveglianza e nelle intercettazioni di comunicazioni on-line
Insomma, Facebook e Twitter non possono fare la rivoluzione, e spesso spengono i moti dell’attivismo reale perché, per citare ancora Morozov “molti sono convinti che sia sufficiente disegnare i baffi sulla foto del presidente di turno per essere dissacrante”. Come conclude Michael Anti, vedendo nei social network comunque un luogo di dibattito mai conosciuto prima in Cina, “La Rete non è una rivoluzione, ma è rivoluzionaria”. Ma là fuori, sembrano far capire i due ospiti del Festival, il mondo ti aspetta.

http://lucarinaldi.blogspot.com/2011/11/i-governi-occidentali-che-condannano-la.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+LucaRinaldi+%28Luca+Rinaldi%29


Tratto da: I governi occidentali che condannano la Siria e forniscono tecnologia per la repressione di Assad | Informare per Resistere http://informarexresistere.fr/2011/11/05/i-governi-occidentali-che-condannano-la-siria-e-forniscono-tecnologia-per-la-repressione-di-assad/#ixzz1cuooXjdX
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