Creato da Nekrophiliac il 21/02/2005

DARK REALMS V2

So, I've decided to take my work back underground. To stop it falling into the wrong hands.

 

 

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Post N° 33

Post n°33 pubblicato il 28 Marzo 2005 da Nekrophiliac
 
Foto di Nekrophiliac

SLAYER: SEASONS IN THE ABYSS (1990)

Ultima recensione dello speciale pasquale sugli Slayer e il loro periodo di massimo splendore 1983-1990, spero, in anticipo di non aver annoiato, ma conclamare la loro gloria non è mai cosa vana e sciocca. Dove ero rimasto ieri? Ah già, sull'onda del successo, gli inarrestabili Slayer, realizzarono un grandissimo tour mondiale, il “World Sacrifice Tour”, facendosi conoscere a destra e a manca, in ogni caso, bisognava ora mettere d’accordo un po’ tutti: i tanti nostalgici della velocità dei primi album e i pochi che avevano apprezzato le melodie dell’ultimo lavoro. Tre giorni prima del mio sesto compleanno, il 9 ottobre 1990, pubblicarono Season In The Abyss. Micidiale. Gli Slayer avevano, comunque, ottenuto buoni responsi in seguito all'uscita di South Of Heaven (1988), pur facendo storcere il naso a chi avrebbe desiderato un altro gioiello di furia sonica ricalcante i fasti di Reign In Blood (1986). Seasons In The Abyss fu la risposta: metà dei pezzi furono veloci, sulla scia di quelli di Reign In Blood, ma con un ragionato mixaggio più vicino a quello di South Of Heaven (1988), ed i restanti melodici, mid-tempo based, incredibilmente d'impatto. Pur essendo al loro quinto studio album, gli Slayer dimostrarono una sorprendente freschezza compositiva, elaborando un disco originale e fedele ai canoni della loro produzione. Per tutto il disco sembra emergere,non più la voglia di spaccare gli strumenti come in passato,ma piuttosto quella di creare atmosfere pesanti e lugubri, diverse dal recente passato. Ancora forte fu l'attitudine thrash, ma si avvertirono grandi cambiamenti nell'aria. Il suono delle chitarre si fece più corposo e la complessità raggiunse limiti incredibili in episodi come la title-track per la cura dei leads e per la meravigliosità delle strutture ritmiche. Il drumming di un immenso Dave Lombardo raggiunse livelli stratosferici per inventiva e potenza. Tom Araya contribuì in modo massiccio alla stesura dei testi delle canzoni, ma fu sempre affiancato sia da Kerry King che da Jeff Hanneman. Anche per questo motivo, ne fuoriuscì un album sicuramente diverso da tutti i precedenti. L'episodio perfetto. Il disco, co-prodotto da Rick Rubin, Andy Wallace e gli Slayer stessi, li rese una delle band più importanti del globo. Un milione di copie vendute in pochissimo tempo, due milioni di copie vendute al giorno d'oggi. L'accoppiata di produttori non sbagliò un colpo, e gli Slayer vinsero disco d'oro e di platino. Tutte le testate giornalistiche ne parlano in toni veramente entusiastici, regalando agli Slayer ancora più pubblico ed affermazione, addirittura il disco fu accolto dai più come il migliore della loro discografia e votato da “Kerrang” come disco dell'anno. Signore e signori, figli del metallo e non, miei fratelli, Seasons In The Abyss è una bomba. Ogni canzone, ogni riff, sprigiona emozioni da tutti i pori. Devastante è l'opener War Ensemble, una delle migliori canzoni di sempre del quartetto californiano, che conferma la loro ferocia, ottimo il lavoro dei due chitarristi Jeff Hanneman e Kerry King che fanno veramente il diavolo a quattro in ogni singolo assolo. War Ensemble, insomma, apre il disco ricalcando lo schema di Angel of death: sfuriata iniziale, due strofe veloci, fase mid-tempo e ripresa finale in up-tempo. Il risultato? Folgorante. Quando la band ha registrò il rispettivo video nell'ottobre del 1990, Tom Araya doveva inizialmente muovere le labbra mantenendo la voce in playback. La folla costrinse la band a suonarla totalmente dal vivo.

L’amore per gli Slayer è davvero senza limiti. Un brano che ha fatto storia è Blood Red. Nient’altro che un monumento sonoro alla pura potenza. La terza traccia è Spirit In Black, uno dei due singoli estratti dall’album, che dire… aggressiva, furiosa, veloce, gli ingredienti del successo degli Slayer sono qui tutti racchiusi. Una traccia in più, ennesima sorpresa compositiva: Expendable Youth. Una canzone sulla violenza delle gang giovanili composta da Kerry King. Pezzo lento che meraviglia per la versatilità dimostrata dai quattro musicisti d'oltre oceano nel saper cambiare i tempi di esecuzione con una facilita disarmante. Tocca poi all’agghiacciante Dead Skin Mask, una controversa canzone scritta stavolta da Tom Araya. È d’obbligo segnalarla perché avviò la saga dei testi dedicati alle vicende dei serial killer realmente esistiti e delle loro contorte menti malate. I primi esperimenti furono fatti con Kill Again (Hell Awaits, 1985) e Criminally Insane (Reign In Blood, 1986) ma non c'era nessun riferimento preciso. In Dead Skin Mask sono raccontate le gesta di Ed Gein, un tranquillo ragazzo di campagna che alla morte della madre impazzì e cominciò a compiere efferati delitti contro le donne. Divenne uno psicopatico cannibale che amava costruire delle rozze maschere con la pelle delle sue vittime per indossarle assieme agli abiti della madre morta. Pare che Ed Gein fosse ispirato dall'immenso amore che nutriva per la madre, severissima e devotissima donna cattolica, che lo costrinse per evitargli tentazioni peccaminose ad un'esistenza di isolamento. Catturato, fu poi rinchiuso in manicomio dove vi rimase fino alla fine dei suoi giorni. Che testo da brividi! Tornando al brano, risulta essere particolarmente indovinata l’idea di inserire una voce femminile che recita la parte di una vittima sopra quella di Tom Araya che intona una mortale melodia al di sotto di riffs fenomenali. La violenta Hallowed Point, invece, è da head-banging convulso, infatti, decolla a razzo, ma ha durata di tre minuti scarsi. Ogni membro è perfettamente al suo posto: Tom Araya è espressivo e incazzato, i tiratori d’ascia, Kerry King e Jeff Hannerman tritano riffs e assoli da paura, e Dave Lombardo alle pelli è indescrivibile. Una sorta di marcia militare apre Skeletons Of Society, ennesima traccia composta dal mitico Kerry King. Nonostante i tempi siano più lenti si muove solenne e implacabile, impreziosita, tra l’altro, dai soliti creativi riffs. L’ottava traccia è la cattiva Temptation. Solitamente, non se ne comprende la grandezza, la si trascura. Di fronte a un grande testo, vomitato da Tom Araya, soprattutto nel ritornello, c’è solo da inchinarsi, per non parlare poi dei caotici campi di tempo. Tritatutto proprio come lo è la conseguente e furiosa Born Of Fire che lascia senza fiato, praticamente è da cardiopalma. L’album,spedito, ha così raggiunto la sua degna conclusione, è la onerosa title-track, Seasons In The Abyss, la mia traccia preferita, dove gli Slayer, secondo il mio più che modesto parere, raggiungono il loro apice espressivo musicale. Innanzitutto, fu il secondo singolo estratto e il rispettivo video fu girato durante la guerra del golfo, in Egitto.

La band suonò persino ad un concerto, in quel periodo, sempre in Egitto. Sembra inoltre che i soldati americani utilizzassero la musica altissima per spaventare i loro nemici irakeni, così come accadde in Vietnam. Ricordate le scene di “Apocalypse Now”? Seasons In The Abyss è da estasi dei sensi: un puro concentrato di thrash potentissimo, oscuro e molto evocativo, dove ad un’intro particolarmente “dark” si contrappone un sound pesante come un macigno sul quale le due asce fanno piovere una vertiginosa cascata di tenebrosi assoli. Questo brano rende davvero bene lo spirito del disco, peraltro ben esplicato anche nell’assurda copertina raffigurante una specie di volto putrescente che vomita croci e crani umani in un baratro a forma di croce. In conclusione, questo è disco praticamente perfetto, per lo stile e per il dosaggio dei pezzi e va a formare insieme con i due precedenti una dorata triade del thrash metal da tramandare irrimediabilmente ai posteri. << When victory is to survive and death is defeat >>.

 
 
 
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