Creato da Nekrophiliac il 21/02/2005

DARK REALMS V2

So, I've decided to take my work back underground. To stop it falling into the wrong hands.

 

 

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Post N° 47

Post n°47 pubblicato il 27 Aprile 2005 da Nekrophiliac
 
Foto di Nekrophiliac

PLACEBO: WITHOUT YOU I'M NOTHING (1998)

I Placebo nascono artisticamente a Londra nel 1994 dall'unione di talenti musicali di diverse nazionalità: il cantante androgino Brian Molko è infatti per metà americano e per metà scozzese, mentre il bassista Stefan Olsdal ha origini svedesi; a questi si unisce Robert Schultzberg, che si alterna alla batteria con l'unico inglese doc del gruppo, Steve Hewitt. I Placebo debuttano nel 1996 con l'album omonimo e conquistano subito il pubblico inglese con il loro glam-rock. Tutte le ossessioni e le angosce sentimentali di Brian Molko straripano in Without You I'm Nothing, secondo album dei Placebo che vede la luce due anni dopo. Questo lavoro è una tappa fondamentale nel percorso ideale che il gruppo ha compiuto dal punk che caratterizzò il precedente lavoro, verso le sonorità più rock delle produzioni successive, senza comunque mai rinnegare le proprie radici. Si tratta di un album "di facile ascolto", con cui si familiarizza all'istante. Probabilmente la spiegazione del fatto è da ricercare nell'amalgama di influenze musicali che, ben mescolate, costituiscono nel loro insieme i Placebo.  Affiorano, a tratti, affinità con i Cure degli anni '80, con un certo stile glam tipico degli anni '70, in particolare con il David Bowie di "Ziggy Stardust" e con il rock grunge dei primi anni '90. Rispetto al primo album, comunque, nel complesso il loro sound si e' molto raffinato ed anche i testi sembrano averne risentito. In particolare, i temi trattati pongono particolare risalto ai rapporti interpersonali, affrontando temi spesso ambigui, come ambigua e' la loro stessa natura, ma seguendo percorsi non banali. È una carrellata di esperienze violente e di paura per il mondo esterno, la vena compositiva del cantante è di eccezionale efficacia, propone ombrosi disegni di omosessualità, amore passionale e un senso d'insofferenza che impregna tutto il disco. Unico difetto potrebbe essere un eccessivo lavoro di produzione, che passa però in secondo piano perché si resta intrappolati nel vortice di suoni ed emozioni ambigue, ma estremamente tangibili, che il gruppo regala in ogni singola traccia. L’inizio del disco, con l’incedere trascinante di Pure Morning, proclama intenzioni serissime, lasciando ad altri il brivido di regalare alle radio un commestibile ritornello pop, nonostante le ritmiche metalliche industriali, che diventano irresistibili nel chiamare in causa dissonanze tipiche dei Sonic Youth su una rullata di batteria che ricorda gli U2 dell'ultimo periodo. Singolo per eccellenza e forse brano più conosciuto della band, Pure Morning, si apprezza il timbro di voce sensuale del cantante che, nel ben noto video, cammina in orizzontale su un grattacielo sotto gli occhi di una folla stupita. Inarrestabile, martellante, implacabile. 

Il resto dell’album rappresenta un approccio a tutti i generi del rock, fatto con la presunzione necessaria a chi si candida come "next big thing". Dalla seconda alla terza traccia si va dall’assalto quasi punk di Brick Shithouse, vera furia adrenalinica, alla rimarchevole, quieta e ritmata You Don’t Care About Us, che, al seguito di un inizio alla Cure si trasforma in una delicata ballad che non solo fotografa alla perfezione la concezione musicale della band, ma spiega in poche parole il complesso rapporto psicologico che intercorre tra artista e giocani fans: << it’s your age, it’s my rage >>.  L’impossibilità di comunicare. I Placebo sono cresciuti moltissimo rispetto al debut-album e i primi tre energici brani lo dimostrano subito con l'ottima amalgama degli strumenti e la di un’aspra voce. Temi e toni diventano più riflessivi.

Gli amori raccontati dall'enigmatico frontman Brian Molko, capace di essere totalmente donna e uomo alla stesso tempo, restano appesi al respiro dell'amante che ha solo bisogno di una puttana, vale a dire Ask For Answers. L'album registra una morbidezza più diffusa rispetto al precedente che, invece, era costellato di scariche di rabbia. Without You I'm Nothing rientra a pieno in questa dimensione più distesa. C’è, insomma, la capacità di toccare corde profonde che forse solo i grandi talenti possono nascondere dietro grandi piume di struzzo.È una parabola sentimentale combattuta e colma di deliri soggettivi. Without You I'm Nothing descrive di un ragazzo che fugge dai confini sentimentali per entrare in quelli paranoico-ossessivi, connotando come i rapporti sociali sembrano poter aver caratteristiche esclusivamente contorte ed aggrovigliate. Disperata, emozionante dichiarazione d'amore, stilisticamente diversa e per questo superiore, la title-track è la vera “perla” dell'album. È la solitudine che adesso prende maggiore consistenza, ma tutto sembra essere salvato dall'effetto "placebo" delle scariche elettriche e dei ritmi cingolati di Allergic (To Thoughs Of Mother Earth). Qui le chitarre ritornano a graffiare nuovamente, anche se non viene meno l'atmosfera di romanticismo di cui è permeato l'intero disco, mentre The Crawl è un altro lento di quelli che si ricorderanno negli anni a venire. << Il mio corpo è a pezzi e il tuo è sottomesso, intaglia il tuo nome nelle mie braccia >> è Every You Every Me che rimane in scia. Un orecchiabile inno generazionale che trasporta con sé brividi eterni e spicca sul resto in quanto ad intensità. Evocativa.

Da amori dolorosi ad amori imprevedibili: My Sweet Prince. I picchi più alti vengono toccati con tale traccia, che sa di commosso ringraziamento verso un dolce principe, salvatore: << non avrei mai detto, mi sarei ritirato. Non avrei mai pensato di dovermi astenere. Non avrei mai detto mi si sarebbe rivoltato tutto contro e chiudesse il buco della mia vena >>. Praticamente, qualcuno o qualcosa che è riuscito ad allontanare Brian Molko dal dolore della droga. Eros e Tanathos in salsa dark. Cupa e triste, proprio come la successiva Summer’s Gone. L’estata è andata via. Le ultime traccie completano il colpo d'occhio generale di un prodotto davvero ottimo. Scared Of Girls, ovviamente, traccia il tema dell’omosessualità maschile e ritornano, invece, gli amori che non sono mai come sembrano con Burger Queen, dove un malinconico arpeggio di chitarra contorna la triste storia di un omosessuale: << un po’ confuso dalla mancanza di direzione combina i vestiti col suo colorito pallido. Ormai gli serve un giorno intero per avere un'erezione, così va in giro per trovare un contatto. Non ce la fa mai, trova solo un'infezione e sogna di un viso che sia pura perfezione, leggermente confuso dal suo totale rigetto >>. Nota: come nel precedente lavoro del '96 appare una ghost track, ansiosa e veloce, è una virata noisy che contrasta apertamente con la lunghezza e la lentezza dell’ultima traccia. Profondo, vario, enigmatico, ricco di riffs e versi che restano inchiodati in testa, con Without You I'm Nothing, i Placebo attraversano il loro periodo artistico migliore: meno grezzo, più complesso e completo del precedente, nonché meglio curato nei dettagli, il disco è decisamente incisivo e personale. Compatto.

 
 
 
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