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23/5/2005 - 09,43
Nel saggio Il tradimento, che è possibile leggere in Peur aeternus, James Hillman prende in esame le possibili reazioni al tradimento, indicando tra queste quelle che bloccano la coscienza e quelle che la emancipano.
Innanzitutto la vendetta, che è una risposta emotiva che salda il conto ma non emancipa la coscienza, perchè quando è immediata non ha altro significato se non quello di scaricare una tensione, mentre quando è procrastinata, quando attende l'occasione buona, restringe la coscienza in fantasie di astiosità e crudeltà, impedendole di fare qualsiasi altra esperienza. La vendetta rattrappisce l'anima.
Non diversamente opera il meccanismo della negazione. Quando in un rapporto uno dei due subisce una delusione, la tentazione è quella di negare il valore dell'altro prima idealizzato. Non si è voluto vedere l'ombra dell'altro quando si era innamorati, ora, dopo il tradimento, si ricaccia l'altro per intero nella sua ombra. Due eccessi, dove prima l'amore cieco e poi il cieco odio dicono quanto infantile e primitiva è la nostra anima.
Più pericoloso è il cinismo, che non solo nega il valore dell'altro, ma fa dire che l'amore è sempre una delusione, che i grandi amori sono per gli ingenui, cercando, in questo modo, di cicatrizzare la fiducia infranta. Con i cocci dell'idealismo si costruisce la filosofia del rude cinismo, capace solo di offrire un ghigno a quella che un tempo era la propria stella.
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