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le torture in Italia

Post n°66 pubblicato il 20 Marzo 2008 da p_i_a_n_o
 

Nei giorni scorsi Giuseppe D'Avanzo ha pubblicato una inchiesta su quello che è accaduto a Genova nel 2001 nella caserma di Bolzaneto dove molti giovani che si trovavano a Genova in occasione dell'incontro del G8 sono stati torturati da esponenti delle "forze dell'ordine" italiani. ' Nei giorni scorsi, nel processo che si sta celebrando a Genova, il pubblico ministero ha chiesto la condanna a 76 anni complessivi
per i 44 imputati nel processo per le torture della caserma di Bolzaneto. Probabilmente non si arriverà alla condanna perchè interverrà la prescrizione (che scatterà, per tutti i capi d'imputazione, nel 2009) e l'indulto (per le eventuali condanne a pene inferiori a tre anni).
Alcune testimonianze di giovani che hanno subito torture.
Una studentessa prelevata da un bar: " Questo poliziotto mi ha subito strappato la macchina fotografica, l'ha lanciata in aria e me l'ha spaccata sul marciapiede. Poi mi ha messo con la faccia al muro, e mi ha detto: se stai ferma non ti facciamo niente. Intanto sentivo urla da dentro il locale, perchè continuavano a
prendere ragazzi, così, cioè, a caso. I più vicini all'entrata venivano
presi.
A quel punto un altro agente mi ha preso da dietro, dal braccio, e mi ha lanciata proprio verso un cordone di poliziotti, e lì hanno cominciato a picchiarmi. Mi hanno picchiato finché non mi hanno buttato in terra, uno mi è saltato sulla schiena, mi ha bloccato la schiena col ginocchio, e ha cominciato a dirmi "cosa ci fai qui, ragazzina, lo vedi che non lo sai cos'è la globalizzazione?", e intanto un altro mi schiacciava la mano con lo scarpone; e dietro questi altri poliziotti che mi dicevano "puttana comunista", "troia comunista", "te lo facciamo vedere noi cos'è la globalizzazione", e continuavano a insultarmi [...] Quando
hanno visto che nel mio zaino c'erano gli obbiettivi della macchina
fotografica e i rullini, uno di questi agenti ha detto "ah, eri a fare le fotografie... questi poi te li caccio tutti su per il culo". [...] Io, insomma, ero scioccata. Non ci potevo credere che mi stavano arrestando [...]Ci
hanno portato allo Star Hotel, e lì c'erano tantissimi poliziotti,
anche delle donne in borghese. Per cui io mi sono fidata, diciamo, del
fatto che c'erano delle donne e ho chiesto aiuto a loro, gli ho detto
"ma io non ho fatto niente! ero dentro un bar, dentro un bagno", e
quando uno di questi agenti, che era un capo evidentemente, perchè era
in borghese e tutti lo trattavano insomma come se fosse un capo della
polizia, ha sentito che io dicevo che ero in un bagno, ha detto "eri in bagno a fare i pompini?", e un altro dietro ha detto "e dopo ce li fai vedere".
Io a quel punto ho capito che non avevo nessuna possibilità di spiegare
quali erano le mie motivazioni, era una situazione abbastanza irreale
[...]A Bolzaneto, poi, ho
attraversato un corridoio di agenti, che si erano messi ai due lati,
erano vestiti di verde, erano della polizia penitenziaria. E mentre
siamo passati ci hanno picchiati, ci davano botte sulla testa per farcela tenere bassa., di modo che non li guardassimo in faccia; e poi allungavano le gambe per farci cascare. Mi hanno portato fino in fondo al corridoio , dove c'era la cella delle donne. [...] E poi stavano sempre sul cancelletto che dava sul corridoio, ed era una minaccia continua, ripetuta per ore. Venivano e dicevano "sono
morti tre dei nostri agenti, invece di voi ne è morto uno solo, e
quindi dobbiamo far pari, entro stasera qualcuno di voi dovrà morire"
, oppure alla nostra cella, quella delle donne, le minacce erano soprattutto di tipo sessuale, "tanto entro stasera vi scoperemo tutte". Venivano e ci sceglievano, soprattutto i ragazzi più giovani [...] "io mi prendo quella, te prenditi quell'altra". Poi quand'è diventato più buio si mettevano anche alla finestra e facevano sempre questa scelta su chi avrebbero violentato [...] Ci
hanno ordinato di stare con la faccia al muro, con la testa bassa, e lì
vedevo con la coda dell'occhio che venivano messi altri ragazzi via via
sempre in qusta posizione nel corridoio. A un certo punto, quando
eravamo abbastanza, ci hanno ordinato di metterci in fila indiana, e ci hanno ordinato di alzare il braccio destro, a fare un saluto romano praticamente. Ci hanno fatto camminare lungo il corridoio, così, come proprio dei burattini. E ci dicevano "guarda come sono belli ora questi sporchi comunisti, guarda come va meglio adesso". Lì proprio a me sembrava di essere in un incubo."
Uno psicologo prelevato dalle forze dell'ordine: "
Sono stato fatto mettere con la faccia verso il muro, a gambe larghe e braccia alzate sopra la testa [...] C'era un clima di efferatezza,
da lì in avanti per diverse ore, hanno continuato ad entrare in questa
stanza persone di vario tipo [..] e che usavano violenza nei confronti
di tutti i detenuti, che ovviamente si trovavano nella situazione anche
di
non riuscire a vedere quando poteva arrivare un colpo, e da chi. Sentivo colpi sordi intorno a me, inferti agli altri detenuti; a me sono arrivati colpi e botte al torace, ho ricevuto un calcio nei testicoli, è stata fatta sbattere la testa contro un muro
, come per invitarmi ad assumere una posizione più confacente alle richieste di queste persone [...] Una cosa mi ha veramente agghiacciato. Il fatto che alcuni di questi personagi avessere intonato un motivetto che diceva "1-2-3, viva Pinochet; 4-5-6, morte agli ebrei; 7-8-9, il negretto non commuove", e la canzoncina si concludeva con "Sieg Heil, apartheid".

 

 
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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 23/03/08 alle 11:40 via WEB
Auguri per una serena e felice Pasqua...
Kemper Boyd
(Rispondi)
 
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