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« malavitosi eletti in Parlamentoi giornali italiani sono liberi? »

che sarà mai altri 5 anni di B.

Post n°70 pubblicato il 15 Aprile 2008 da p_i_a_n_o
 

“La maggioranza degli italiani ha deciso che vuole altri 5 anni di Berlusconi. Lo hanno deciso in vari modi: a destra votandolo, a sinistra dividendosi durante le elezioni e anche prima. E dividendosi sono riusciti a
concludere poco in due anni di governo, sono riusciti a far cadere Prodi prima
che riuscisse a combinare qualche cosa di sostanziale. La mia unica speranza e’
che questa strada ci porti da qualche parte. Continuo a credere nell’esistenza
di un disegno positivo della storia e in una saggezza dei popoli (sul lungo
periodo). Evidentemente la situazione italiana e’ talmente compromessa che solo un definitivo tzunami Berlusconi puo’ costringere a cambiare cultura. Ma e’
chiaro che questa svolta a destra la pagheremo cara. Ed e’ anche chiaro che il
Movimento si trova di fronte a un trivio. E dalla scelta che ognuno compira’
nei prossimi anni dipendera’ tutto. Le 3 alternative sono: le proteste di
piazza; i referendum; la costruzione di frammenti di vita ed economia
alternativa. Credo che queste elezioni porteranno alla radicalizzazione di una
parte del Movimento che scegliera’ la via delle proteste di piazza. Ma sono
convinto che questo portera’ soltanto a una repressione durissima. E credo che
la maggioranza schiacciante di Berlusconi tagliera’ ogni speranza di cambiare
rapidamente qualche cosa con strumenti come il referendum. Quello che abbiamo
davanti e’ un blocco di interessi monolitico, rafforzato da un risultato
elettorale plebiscitario. Non ci faranno fare nessun referendum, daranno
un’aggiustatina alle leggi che vogliamo abrogare e tanti saluti. Certo questo
non vuol dire che il V-day di Beppe Grillo non serva a niente. La denuncia
serve sempre. Ma togliamoci dalla testa che otterremo il crollo della
partitocrazia in tempi brevi. Potremo solo impegnarci in una battaglia di
contenimento degli abusi piu’ gravi. A mio parere l’unica via e’ quella della
costruzione concreta di pezzi di un mondo mgliore. La politica dei piccoli
passi concreti, dei piccoli risultati subito. Per spiegare meglio cosa intendo
mi viene in mente l’esperienza dei Micro Huertos cileni, i Micro Orti. Si tratta di una storia poco conosciuta. Una di quelle storie che alla sinistra
mammuth non interesano. Dopo il colpo di stato in Cile la sinistra fu spazzata
via. Tutti i suoi dirigenti a tutti i livelli erano fuggiti, incarcerati o
morti.  Fu allora che, in ambienti
cattolici, inizio’ a svilupparsi questo progetto di agricultura nelle favelas
intorno ai quali si raccolsero molti superstiti del Movimento. Grazie a
numerose ricerche ed esperimenti realizzati, in quegli anni si era sviluppata
una nuova idea di agricoltura intensiva su piccolissima scala, capace di
offrire rendimenti altissimi per metro quadrato. Iniziarono così l’organizzazione di corsi su come produrre il cibo per una
famiglia di 4 persone in 50 metri quadrati di orto, impiegando tecniche
incredibili di coltivazione sinergica tra diverse piante, copiata dai Maja e
dalla Biodinamica. In questo modo si aiutarono centinaia di migliaia di
famiglie cilene a sopravvivere in anni difficilssimi, si sviluppo’ il senso
della cooperazione e del valore dell’impegno individuale, e si posero quindi le
basi per una rinascita culturale del paese. E oggi il movimento dei Micro
Huertos e’ una realta’ che si e’ diffusa in tutto il Sud America, che e’
riuscita realmente a migliorare la qualita’ della vita di milioni di persone. Da
decenni sosteniamo che l’errore essenziale del movimento progressista italiano e’ stato quello di non mettere al primo posto le pratiche sociali che cambiano
la vita della gente, e di prediligere invece il teatrino della politica e la
spettacolarita’ liturgica delle proteste di piazza. Non sono i discorsi o i cortei che cambiano la testa delle persone ma i modi di
vivere. Le componenti maggioritarie del Movimento progressista italiano hanno
sempre considerato poco o nulla importanti l’informazione sessuale, la
formazione culturale, la cooperazione solidale, l’economia alternativa, i
gruppi di acquisto, il cambiamento degli stili di vita. I numeri sono chiari:
si stima che siano almeno 3 milioni in Italia gli oppositori radicali, quella
galassia che va da Beppe Grillo a Lilliput, alla Sinistra Arcobaleno e che
comprende poi una galassia di altre entita’. Di questi, quanti aderiscono a un
gruppo di acquisto? Quanti hanno consociato il loro contratto telefonico?
Quanti hanno approfittato della possibilita’ di non consumare piu’ energia
elettrica prodotta dal petrolio? Vogliamo esagerare? Diciamo 100mila persone. Si
parla sempre della necessita’ di convincere il popolo della necessita’ del
cambiamento. Ma non ci serve oggi convincere il popolo. PRIMA e’ necessario che
noi si riesca a convincere chi gia’ e’ schifato di questo mondo - ed e’ gia’
convinto che vorrebbe il cambiamento - a smetterla di limitarsi a parlare e a
partecipare ogni tanto a un corteo. Se riuscissimo a convincere il 10% di questi tre milioni di oppositori verbali
a consociare in modo rivoluzionario i loro consumi assisteremo a veri
cambiamenti. 300mila persone che comprano tutte assieme costituirebbero una
forza economica notevole e possono determinare l’esistenza di nuovi prodotti e
servizi. Ad esempio, possono farsi produrre l’auto elettrica domani mattina. A
questo punto speriamo che chi fino ad oggi si e’ illuso che la protesta di
piazza o il voto potessero cambiare questo paese si ricreda e comprenda che
abbiamo una sola possibilita’ ed e’ sui tempi lunghi. La consociazione dei consumi e’ oggi l’unico strumento in mano alle fasce piu’
deboli della popolazione per affrontare una crisi economica che sara’ spietata.
Risparmiare energia e iniziare a produrla in proprio (grazie ai finanziamenti
del solare e dell’eolico), tagliare i costi di acquisto di prodotti e servizi,
sono le uniche scelte che oggi possono portare le famiglie a un risparmio
dell’equivalente di due stipendi e mezzo all’anno lo abbiamo ripetuto fino alla
nausea. Due stipendi e mezzo, per una famiglia di lavoratori, non sono
bruscolini e sfido chiunque a dimostrare che e’ possibile un risultato, anche
lontanamente simile a questo, con altri metodi di lotta. Questo vuol dire
sviluppare l’economia alternativa! Si tratta di un grande, vitale, obiettivo. E’
la strada di Yunus e della Banca dei Poveri. Ma e’ necessario che chi vuole
un’Italia diversa inizi a consumare in modo diverso. Il nostro potere e’ nella
nostra forza come consumatori. Da anni ripetiamo la frase di Alex Zanotelli: VOTI OGNI VOLTA CHE FAI LA SPESA! E’ ora che il
Movimento progressista metta questo principio al centro della propria filosofia
e capacita’ di cambiamento.” (Jacopo Fo)

 
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