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Vaccino melanoma

Post n°92 pubblicato il 25 Gennaio 2008 da giromapa

da L'espresso
L'incidenza del melanoma cutaneo è in crescita in tutto il mondo,
per cause ancora in parte sconosciute. Secondo le stime, in Italia
ci sono circa 7 mila nuovi casi all'anno, distribuiti in un ampio
spettro di età che inizia attorno ai trent'anni e si prolunga fino
alla vecchiaia. La sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi si
aggira attorno al 90 per cento, ma tale valore scende drasticamente
(fino ad arrivare a meno del 10 per cento del totale) nei casi in
cui la malattia venga scoperta in fase già avanzata. Infatti,
quando il tumore dalla cute si è diffuso prima ai linfonodi e da lì
a vari organi, tra i quali il cervello, i polmoni, il fegato,


le armi terapeutiche di provata efficacia sono poche: chirurgia,
immunoterapia, chemioterapia tradizionale. Ma nessuna di esse,
finora, ha saputo incidere realmente sul decorso della malattia
metastatica. Anche per questi motivi il melanoma, da sempre,
rappresenta un modello ideale per valutare, in prima battuta,
l'efficacia di un vaccino. Inoltre, del melanoma sono noti molti
dettagli molecolari, e questo aiuta a progettare molecole a effetto
mirato. Non solo: le cellule del tumore attecchiscono molto bene
negli animali, sui quali si compiono i primi test. In genere,
quindi, le prime sperimentazioni di un nuovo vaccino nell'animale e
nell'uomo si fanno proprio con il melanoma cutaneo e poi, se i dati
sono favorevoli, si procede verso neoplasie più complesse, ma anche
più diffuse come quella del colon, del polmone o della mammella.
Anche Pfizer sta verificando sul melanoma un vaccino basato su un
concetto diverso da quelli esistenti: l'inibizione di una proteina
chiamata Ctla-4 che, nei malati, blocca la produzione di anticorpi
diretti contro il tumore. L'agente che dovrebbe impedire a questa
proteina di agire è un anticorpo monoclonale chiamato tremelimumab,
che dovrebbe sbloccare la risposta immunitaria, consentendo
all'organismo di difendersi con le sue stesse armi, i linfociti T.


 


Dopo gli esperimenti in provetta, i primi dati sull'efficacia di
questo monoclonale sono stati presentati dall'azienda al recente
congresso della European Cancer Conference di Barcellona e sono
incoraggianti. Nelle sperimentazioni, infatti, sarebbe stato
dimostrato, su un centinaio di malati che almeno circa il 10 per
cento risponde in modo significativo e duraturo al vaccino, fino
alla scomparsa dei sintomi della malattia. Al momento sono in corso
sperimentazioni cliniche di fase finale che, se avessero l'esito
sperato, potrebbero portare all'introduzione del tremelimumab nel
giro di un paio d'anni.
(22 gennaio 2008)

 
 
 
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