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Nanotubi di carbonio: possibili danni ai polmoni

Post n°696 pubblicato il 29 Maggio 2008 da giromapa

Da HWUPGRADE.IT
“Una ricerca ha dimostrato la pericolosità di alcune particelle di nanotubi di carbonio che, se inalate, possono causare infiammazione alla pleura polmonare”
Sono passati circa un paio d'anni dai primi allarmi riguardanti la presunta pericolosità per la salute delle micro-strutture a nanotubi, in virtù della loro forma e dimensione che ne faciliterebbero l'accumulo all'interno dell'organismo.

Non è la prima volta che voci allarmistiche si fondono con altre rassicuranti, specie quando vi è in gioco un potenziale pericolo per la salute. Un dubbio che si sono posti in molti, alcuni dei quali hanno condotto in questo lasso temporale alcuni interessanti test in vivo per fare luce sul problema.

In particolare una ricerca condotta dal dottor Ken Donaldson dell'università di Edimburgo ha avuto l'obiettivo di individuare quali potrebbero essere le particelle effettivamente dannose per la salute dell'uomo. Donaldson osserva come le particelle sottili ed allungate rappresentino la principale minaccia per l'apparato respiratorio, per via di un'incapacità da parte dei polmoni di "filtrare" e di conseguenza eliminare questo tipo di particelle.

All'interno dei polmoni si trovano infatti una serie di cellule, i macrofagi alveolari, deputate all'assorbimento ed espulsione di particelle estranee all'organismo. Si tratta di un normale processo immunitario, conosciuto con il nome di fagocitosi: il macrofago ingloba la particella estranea e (per semplicità di trattazione) la "digerisce".

Donaldson ha quindi condotto una serie di esperimenti iniettando nanotubi di carbonio di differente lunghezza nell'addome dei topi, verificando che solamente i nanotubi di una certa lunghezza risultano essere effettivamente dannosi con la comparsa di infiammazione e piccole cicatrici a carico del mesotelio polmonare, una membrana protettiva altresì conosciuta con il nome di pleura.

L'esperimento ha dimostrato come i macrofagi alveolari siano in grado di inglobare particelle estranee arrivando ad allungarsi fino a 20 micron. Superando questa lunghezza le cellule iniziano ad avere problemi a racchiudere la particella estranea in una struttura, impedendo di fatto il corretto processo di fagocitosi e causando così i problemi poco sopra citati.

La ricerca ha voluto inoltre indagare le conseguenze di un esposizione ai nanotubi di carbonio in modo tale che l'organismo dei topi ne venisse a contatto per normale inalazione (e non per iniezione). In questo caso i piccoli roditori hanno mostrato uno stato infiammatorio culminato a circa una settimana dall'esposizione, per poi ritornare in normali condizioni di salute nel giro di 4-8 settimane.

I risultati degli esperimenti dimostrano quindi la potenziale pericolosità di alcune particelle di nanotubi di carbonio. Attualmente, tuttavia, pur riconoscendo la pericolosità di queste particelle gli studiosi sottolineano che non può essere ancora provato un legame effettivo tra l'esposizione ai nanotubi di carbonio e la comparsa di forme tumorali a carico dell'apparato respiratorio e che ovviamente ulteriori ricerche si spingeranno avanti proprio su questa strada.

La ricerca vuole sensibilizzare le aziende, le industrie e i laboratori di ricerca attivi nei campi delle nanotecnologie, in modo particolare per le persone che si trovano direttamente conivolte nei processi di produzione e smaltimento di questi materiali portando l'esempio di come una cattiva gestione della realizzazione e smaltimento di strutture realizzate in amianto abbiano dato luogo, negli anni passati, a numerosi casi di asbestosi, la cui sintomatologia è molto simile a quanto riscontrato negli esperimenti di Donaldson.

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