Creato da ditantestelle il 31/05/2010

r a p i d e

Okashi Dozo

 

 

Come

Post n°316 pubblicato il 17 Marzo 2021 da ditantestelle

 

 

 

 

 

In un altrove, più o meno privilegiato, più o meno nascosto, possono vagliarsi ipotesi,  luoghi che abbiano e resistano ad una diversa voce. Pensi allora a dove si allineano assi di linguaggio diverse dal nostro attuale, dove tutto è straparlato e dove può essere possibile ancora una grammatica nuova, una luce da farsi protagonista affermando un richiamo aperto verso un passaggio libero, un paesaggio e un respiro che intuisca l'alba e il tramonto in quel percorso che snoda eloquenza nel raggiungersi. C'è un perseguire ciò che non disarcioni più, ciò che non pieghi, che non occupi più monumentali spazi inutilmente vuoti sottomettendo la vera profondità di pensiero, la chiara, reale consapevolezza di un autentico viaggio interiore.

 

E' il come a farsi presente come concetto antico, anche silenziosamente, ma in grado di manifestarsi col sentimento dove ogni possibile antagonismo possa invece tradursi in un motore, un naturale alveo in quelle circostanze fin da subito percepite, fin da subito pensate. Come in una tavolozza di colori che percorra e domini fino a condursi in una risonanza sottile di un tempo e una memoria. Nessun riferimento colto, nessuna amplificazione, ma un considerare e ritrovare sintonia. Penso alla condizione dell'animo, la pesante ancora dove si somma e si sovrappone la valenza di un eterno naufragio, l'inevitabile senso di perdita, il senso di stranito, cupo abbandono. Un pensiero diffuso che attraversa il grigio del mondo, come fossimo offuscati da un continuo dopoguerra. In un altrove, più o meno nascosto, più o meno fatto di contorno e spessore, in quel mosaico celeste, tento di ridare commossa anima alla pietra e ritrovarci un senso.

 

 

 

 

 

 

 
 
 
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