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Post n°162 pubblicato il 14 Giugno 2019 da ditantestelle
Oltre il nulla di ogni dove. Li riascolti e forse è così che si creano poesie sonore come queste, dove la realtà funziona da limite, quasi da prigione. Hanno considerato un oggetto, non lo hanno solo visto. Lo hanno amato e sofferto. Sofferto come pietra. Immaginavano fors’anche un albero messo tra noi e la vita. Quasi un altolà minaccioso. Forse non solo le cose hanno questa malìa, ma tutto, tutto ciò in quel ciascuno che è, a suo modo, di una singolarissima anima. Hanno compreso tutti coloro che riassorbono quel giudizio universale su tutta un’esistenza rendendosi crudi nel rarefarsi di propria solitudine. E compreso anche chi corre a spiare la coscienza nei gesti, nelle espressioni di volti altrui.
E, siccome ognuno è affidato alla propria 'psicologica' predestinazione, quel ciascuno si fa isola cogli altri mancando di vera comunicativa. Hai percepito una mancanza, la reciproca carità. Anche se di questa assenza, è il dramma, il vero protagonista. Talvolta, la tragedia.
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L’assenza non è forse la forma del vuoto di un nostro desiderio, legittimo o meno, comunque l'impermanente timore della solitudine?
Una risposta fatta bene io non ce l’ho, mi aiuti tu?
:)
L'assenza ..fin troppo presente - è - una tragedia, una sconfitta davvero per tutti.