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Nella decima lezione della sua celebre Introduzione alla psicoanalisi, Freud avverte con molta chiarezza - come al solito - il suo pubblico:
Poiché è la prima volta che in questa lezione si parla di contenuti della vita sessuale, mi sento in dovere di dirvi qualcosa a proposito del modo in cui intendo trattare questo tema. La psicoanalisi non trova alcun motivo per dissimulare e alludere, non ritiene necessario vergognarsi perché si occupa di questa importante materia, pensa che sia corretto e decente chiamare tutto col suo vero nome, e spera che questo sia il modo migliore per tenere lontani secondi pensieri importuni. Il fatto che si parli davanti a un pubblico composto di persone di entrambi i sessi non può cambiare nulla di quanto abbiamo detto. Come non vi è una scienza in usum delphini, così non ve n'è una per educande, e le signore che si trovano fra voi hanno fatto capire con la loro presenza in quest'aula che vogliono essere equiparate agli uomini.
A quasi un secolo di distanza, e con una rivoluzione sessuale di mezzo (rivoluzione che forse deve qualcosa alla stessa psicoanalisi, e che nonostante tutto è riuscita a tradirsi e fallire), l'appello di Freud ci suona un po' patetico. Siamo pronti a pensare: "ma dove sono oggi le educande?" In un mondo in cui le donne sono ancora di fatto discriminate - sul lavoro, nella vita sociale - non ci si aspetta comunque di veder arrossire una qualsiasi timida ragazzetta solo perché si parla di sesso. Anzi. Siamo sicuri di trovarla in prima fila. Non è dunque questo, quel che ci preoccupa... E allora?
Allora succede che le parole di Freud, apparentemente anacronistiche, fanno riflettere lo stesso - sempre che si voglia spendere un minimo di tempo a tradurre, trasporre e contestualizzare. Nell'epoca della liberazione femminile (ma dove, alla fine?) la rimozione sessuale ha preso, nella società, strade diverse e contorte. Strade che non esitiamo a definire - cercando di fare nostra la lezione di Freud, e sforzandoci di chiamare le cose con il loro nome - tendenzialmente perverse. In poche parole: la pornografia è solo l'ennesimo tentativo di nascondere la verità. Esattamente come ne La lettera rubata di Poe, l'occultamento nasce dall'apparentemente chiara esposizione al pubblico.
Nessuna vergogna, quindi, nessuna pruderie fuori luogo, ma anche nessuna perversione. C'è solo bisogno di chiamare la rosa con il suo nome.
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Auguri per una serena e felice Pasqua...Kemper Boyd
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io accetto in parte le conclusioni di freud: cioè...
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Salve a tutti, Napoli Romantica, continua anche in...
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è vero. non ci ho mai pensato...aspetto le conclusioni di...
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