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I MIEI BLOG AMICI
Quando l’uomo ANNE SEXTON |
Post n°331 pubblicato il 03 Maggio 2010 da aranciaamaraa
Sono morti gli occhi .
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Post n°330 pubblicato il 18 Aprile 2010 da aranciaamaraa
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Post n°329 pubblicato il 28 Marzo 2010 da aranciaamaraa
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Per un voto onesto
"LA DISPERAZIONE più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile. E questa disperazione avvolge il mio paese da molto tempo". È una riflessione che Corrado Alvaro, scrittore calabrese di San Luca, scrisse alla fine della sua vita. E io non ho paura a dirlo: è necessario che il nostro Paese chieda un aiuto. Lo dico e non temo che mi si punti il dito contro, per un'affermazione del genere. Chi pensa che questa sia un'esagerazione, sappia che l'Italia è un paese sotto assedio. In Calabria su 50 consiglieri regionali 35 sono stati inquisiti o condannati. E tutto accade nella più totale accondiscendenza. Nel silenzio. Quale altro paese lo ammetterebbe? Quello che in altri Stati sarebbe considerato veleno, in Italia è pasto quotidiano: dai più piccoli Comuni sino alla gestione delle province e delle regioni, non c'è luogo in cui la corruzione non sia ritenuta cosa ovvia. L'ingiustizia ha ormai un sapore che non ci disgusta, non ci schifa, non ci stravolge lo stomaco, né l'orgoglio. Ma come è potuto accadere? Il solo dubbio che ogni sforzo sia inutile, che esprimere il proprio voto e quindi la propria opinione sia vano, toglie forza agli onesti. Annega, strozza e seppellisce il diritto. Il diritto che fonda le regole del vivere civile, ma anche il diritto che lo trascende: il diritto alla felicità. Il senso del "è tutto inutile" toglie speranza nel futuro, e ormai sono sempre di più coloro che abbandonano la propria terra per andare a vivere al Nord o in un altro paese. Lontano da questa vergogna. Io non voglio arrendermi a un'Italia così, a un'Italia che costringe i propri giovani ad andar via per vergogna e mancanza di speranza. Non voglio vivere in un paese che dovrebbe chiedere all'Osce, all'Onu, alla Comunità europea di inviare osservatori nei territori più difficili, durante le fasi ultime della campagna elettorale per garantire la regolarità di tutte le fasi del voto. Ci vorrebbe un controllo che qui non si riesce più a esercitare. |
Solidarizzare col senatore Di Girolamo sarebbe eccessivo. Ma condividere il suo stupore per lo sdegno generale che lo circonda, anche tra gli alleati e i presunti oppositori del Pd che due anni fa l’avevano salvato dall’arresto (unici contrari gli Idv) e ora lo vogliono cacciare, questo sì, si può fare. Non si comprende la differenza fra il suo caso, che ha portato persino Berlusconi a scaricarlo, e quelli di Dell’Utri e Cuffaro. Anzi l’unica differenza è a suo favore: Dell’Utri è stato condannato in primo grado per mafia, Cuffaro in appello per favoreggiamento alla mafia, Di Girolamo non ancora. |
E' una stella cometa la felicità una fioca lucina lontana lontana può solo guidare mai illuminare mai essere raggiunta mai può cascare dentro una mano o al centro di un cuore è come una lucciola che brilla nella notte del mondo non può mai essere un arcobaleno e meno che mai avere una pentola d'oro nel punto esatto dove va a finire |
Post n°325 pubblicato il 14 Febbraio 2010 da aranciaamaraa
L'Amore
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Post n°324 pubblicato il 25 Gennaio 2010 da aranciaamaraa
Il tempo conosce . |
Di nuovo, considerate di nuovo Se questo è un uomo, Come un rospo a gennaio, Di nuovo, considerate di nuovo |
MicroMega.net - Lettere alla redazione L’attualità del pensiero di Albert Camus a cinquant’anni dalla morte“Perde la vita in una sciagura d’auto lo scrittore francese Albert Camus”: questo il titolo dell’articolo di Carlo Bo, pubblicato nella terza pagina del Corriere della Sera il 5 gennaio 1960. La sera del 4, una Facel Vega sfrecciava nei dintorni di Auxerre, diretta a Parigi: era guidata dall’editore Michel Gallimard, al suo fianco il premio Nobel per la letteratura (1957) Albert Camus. In località Yonne-Villeblevin il destino bussò alla porta della vita di Camus: lo scoppio di uno pneumatico, l’auto che va a schiantarsi contro il tronco di uno degli alberi che costeggiano la strada, il contachilometri che schizza via dal cruscotto e viene ritrovato a decine di metri di distanza con la lancetta che indica i 165 km/h. Ho voluto cominciare dalla fine nella mia personale celebrazione del cinquantenario della morte di Albert Camus (7 novembre 1913 - 4 gennaio 1960). La fine assurda di un romanziere, filosofo, drammaturgo che aveva posto al centro del proprio pensiero l’assurdità del destino umano. Una celebrazione personale che mi offre anche innumerevoli spunti di riflessione sulla società in cui viviamo. Chi oggi sarebbe disposto a leggere i saggi de “L’uomo in rivolta” o “Lo straniero” o ancora “La peste”, tanto per citare tre titoli di Camus? Eppure questi furono tre libri che riscossero un enorme successo alla loro uscita. Gli addetti ai lavori di oggi, la critica, hanno secondo me una comprensione parziale e stucchevole dell’opera di Camus, il quale viene sì considerato un protagonista della letteratura del ‘900, ma è ormai avviato verso il lido della scomodità. “Per definizione, lo scrittore non può mettersi oggi al servizio di quelli che fanno la storia: egli è al servizio di quelli che la subiscono”: ve lo immaginate uno scrittore di oggi che, nel discorso di conferimento del Nobel, pronunci tali parole? Io faccio una certa fatica a immaginarmelo. L’unico scopo del vivere umano è per Camus nella lotta, nella ribellione, nel combattere le ingiustizie sociali e le manifestazioni di scarsa o inesistente umanità (per esempio, riguardo alla pena di morte disse: “Se la natura condanna a morte l’uomo, che almeno l’uomo non lo facesse…”) Ma i nostri tristi tempi, nascosti dietro insensate risate isteriche, tramite i media, ci impongono tutti i giorni di non riflettere, di non avere contatti con la realtà, di non togliere il velo che ricopre le inquietudini dell’animo umano. Insomma, bisogna essere come i modelli che propone la TV, e moltissimi –ahimè- ci sono cascati. Al giorno d’oggi, certa bella gente brillante come lo sterco, certi individui intelligenti quanto un’incudine, dinanzi a certe considerazioni si comportano come quei selvaggi ai quali si mostravano per la prima volta uno specchio, una forchetta, un fiammifero; solo che, mentre questi ultimi si incuriosivano di certi semplici manufatti e cercavano di apprenderne l’utilizzo, la bella gente alla moda e simpatica nutre quasi esclusivamente un senso di ostilità verso ciò che potrebbe portare un beneficio al proprio pensiero, e lo rifugge. L’intera opera di Camus (ma naturalmente anche di altri grandi come lui) pone in luce il vuoto spaventoso che s’è impadronito delle menti e dei cuori nella nostra epoca. Epoca in cui è apparsa un’altra forma di analfabetismo, oltre a quella riconosciuta, che impedisce di identificare i segni e di dar loro un senso: mi sto riferendo a quell’analfabetismo che consente di leggere solo le prime sillabe di una grande opera letteraria, e che poi intima la resa a quel lassismo cerebrale senza speranza che porta a chiudere il libro capitato per caso fra le mani e ad accendere la TV. Il rigore intellettuale è ormai divenuto una chimera. “L'assurdo nasce dal confronto fra la domanda dell'uomo e l'irragionevole silenzio del mondo.” “La speranza equivale alla rassegnazione. E vivere non è rassegnarsi.” “La rivolta consiste nell'amare un uomo che non esiste ancora.” “Non sarai mai felice se continui a cercare in che cosa consista la felicità. Non vivrai mai se stai cercando il significato della vita.” Questi alcuni aforismi di Albert Camus, per il quale la strada maestra dell'uomo che pensa è quella di combattere contro l'assurdo e la mancanza di senso dell'esistere. Un assurdo che non è nella natura dell'uomo in quanto tale, ma nei “modi” con cui l'uomo struttura negativamente il proprio esistere e il proprio convivere. Far fronte alla Peste (che nella sua opera simboleggia anche la dittatura) è possibile nella solidarietà e nella collaborazione. Gli uomini, se uniti da ideali positivi perseguiti con determinazione e forza, devono sempre rimanere vigili in attesa che “...la peste torni ad inviare i suoi ratti”. (Postilla: in questi giorni in cui si discute se intitolare una via a Craxi, volevo ricordare che a Milano c’è un Largo Alberto Camus…) Barbara X |
SIGNOR Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul "processo breve" e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei. |
Post n°320 pubblicato il 02 Novembre 2009 da aranciaamaraa
Come sassi cavi |
Come un branco di lupi che scende dagli altipiani ululando
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Post n°318 pubblicato il 13 Ottobre 2009 da aranciaamaraa
Disse l'orso alla farfalla: |
Il Il mare fuori il mare dentro a sfidare il cielo il primo a sfidare la ragione il secondo. E sono immensità e abissi e notti di luna a fecondarlo di lame d'argento per partorire ogni mattina quel bambino di fuoco a rinnovare ancora una volta il miracolo del giorno che nasce. Il mare dentro invece non ha orizzonti nè fondo nè cielo per tetto non ha colori nè profumi solo moti o stasi. Inutile indagarne l'origine o cercare di intravederne la fine si può solo intuire l'infinito dentro il finito. |
Post n°315 pubblicato il 05 Settembre 2009 da aranciaamaraa
Ho perso le parole... Cadute,rotolate fuori dalla fessura della bocca come monete senza valore. Sono andate via in silenzio senza farsi notare, senza disturbare. Adesso io e te di fronte tu roccia io fiume e la vita nel mezzo a separarci a unirci aspettando un alito di vento ad aprirci le vele a cucircele sul cuore... |
Mi si è rotto qualcosa
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. Virgola rossa che pulsa . |
Inviato da: pgmma
il 14/11/2014 alle 20:12
Inviato da: occhineriocchineri
il 30/05/2014 alle 14:47
Inviato da: amici.futuroieri
il 22/07/2011 alle 02:54
Inviato da: unadonnaperAMICAdgl
il 21/07/2011 alle 20:36
Inviato da: LunaAsyatica
il 12/10/2010 alle 18:24