Creato da: sticcoenzo il 14/01/2012
Ricordi ed esperienze di Enzo Sticco

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LE NOSTRE POSIZIONI NEI CONFRONTI DEL GRUPPO “DAVIDE & GIONATA”

Post n°14 pubblicato il 08 Marzo 2012 da sticcoenzo


Nel 1981 nacque il gruppo di omosessuali cattolici “Davide e Gionata” a Torino. E’ rimasto su internet il vecchio indirizzo nel quale si asseriva che l’associazione era legata al Gruppo Abele di Don Ciotti. Pertanto la memoria non mi inganna : Don Luigi Ciotti patrocinò la nascita del circolo e questo è un particolare non irrilevante per le considerazioni che esporrò nel corso della presente trattazione.


Nonostante il mio desiderio di impegnarmi in campo sociale, non volli militare in un circolo di omosessuali cattolici per vari motivi. A mio modo di vedere, la stessa espressione “omosessuali cattolici” è un ossimoro al pari di “carnivori vegetariani”. In secondo luogo, rifuggo da ogni legame con la Chiesa Cattolica che sembra contare nelle file delle sua gerarchie una più alta percentuale di omosessuali non dichiarati di qualsiasi altra istituzione equivalente. Inoltre mi preoccupa assai l’elevato numero di pedofili che operano in essa e che, nonostante i reiterati tentativi di insabbiamento, alimentano continui scandali, contribuendo in tal modo a creare nell’opinione pubblica non poca confusione tra le due categorie: i pedofili e gli omosessuali.


Per quanto mi riguarda, ci tengo a non essere confuso con la categoria dei pedofili, verso la quale il mio atteggiamento, così com’era quello di Domenico , è di repulsione ed intolleranza. Quanto ai prelati omosessuali in the closet, non ho parole per esprimere adeguatamente il mio biasimo. Ne conosco alcuni. Uno, in particolare, sacerdote e professore universitario, agisce con inqualificabile cinismo, passando con disinvoltura dalla somministrazione dei sacramenti all’appuntamento con il giovanotto di turno che, dopo essere stato indegnamente sfruttato come mero oggetto sessuale, sarà poi mandato in strada in situazione di estremo disagio. Di questo religioso conosco nome e cognome ma, per ovvie ragioni, non posso renderli noti. Voglio solo aggiungere che definire tale comportamento semplicemente ipocrita è troppo poco. E’ qualcosa di molto più grave.


Domenico Russo, pur condividendo le mie riserve, mantenne una mentalità più elastica, accettò di militare nel circolo “Davide e Gionata”, fu referente di Don Luigi Ciotti, emerse come figura di rilievo e conseguì eccellenti risultati pratici a favore della comunità gay, che a quei tempi aveva una consistenza ed una visibilità molto maggiori di adesso. Personaggio autorevole, con adeguate doti umane ed un’infinita generosità, impose ai soci norme di comportamento che bandivano qualsiasi trasgressione, elaborò ed attuò un protocollo per l’accoglienza di persone con problemi esistenziali di accettazione e difficoltà relazionali con le famiglie di origine od eventuali partner. Furono invitati a parlare ospiti illustri, esperti, medici, psichiatri e teologi di avanguardia e furono organizzati seminari sull’emergenza AIDS con gruppi cattolici di altre città. Anche se i rapporti con gli altri gruppi “Abele” non furono idilliaci, le soddisfazioni non gli mancarono e furono il giusto premio per un’attività nella quale spendeva tutto se stesso.


Molta acqua è passata sotto i ponti dalle aperture di Giovanni XXIII e del Concilio Vaticano II, nonché dagli insegnamenti di Padre Pellegrino e nel frattempo l’impegno di Don Luigi Ciotti a favore del circolo “Davide e Gionata” veniva, forse, sopraffatto dalle preoccupazioni del manager di una casa editrice e di numerosi gruppi di volontariato mentre la sua reperibilità era resa sempre più difficile dalle cautele imposte dalla sua lotta contro la mafia. Troppe preoccupazioni per un uomo solo, per quanto carismatico, e troppi cambiamenti nell’aria che si respirava nel mondo cattolico. Fatto sta che il circolo “Davide e Gionata”, per una serie di motivi che intuisco e, soprattutto, per la sua contraddizione di base, nel 2007 deliberava lo scioglimento. Mi sia consentito supporre che tale scioglimento, con il nuovo clima instaurato dal Pastore Tedesco, deve essere stato accolto dal Cardinale Poletto di Torino e dallo stesso Don Ciotti con un sospiro di sollievo.


Probabilmente, quest’ultimo non è a conoscenza del trapasso di Domenico Russo e del mio profondo dolore, pur avendo avuto contatti con entrambi. Ma se così non fosse, il fatto che non mi sia pervenuto da parte sua alcun biglietto di condoglianze sarebbe per me fonte di molta delusione, perché significherebbe che, al momento della verità, il prelato avrebbe preferito attenersi al protocollo di comportamento dei benpensanti piuttosto che al concetto di carità cristiana predicato da Mons. Bettazzi.

Ora avverto più che mai l’incongruità di quella messa di Natale che Don Ciotti ci teneva tanto a celebrare al cospetto di una congregazione di omosessuali non rassegnati affatto alla castità. Che significato aveva? Non certo di ravvedimento per le persecuzioni e i roghi inflittici dalla Chiesa fino a non molti secoli fa. Anche lui, nonostante i buoni propositi, che non ho alcuna difficoltà a riconoscergli, non è riuscito a risolvere l’insanabile contrasto tra la nostra esistenza e gli insegnamenti della chiesa cattolica. A differenza di Don Ciotti, il mio defunto padre, Giovanni Sticco, cattolico devoto ed integerrimo, ancorché non sostenuto da approfonditi studi teologici, era pervenuto ad un sintesi perfetta della sua fede e del suo sentimento di padre come si evince da quanto scrisse in una lettera stilata pochi giorni prima di spirare, perché Domenico ed io la leggessimo dopo il suo trapasso. Ne riporto la prima frase:


Caro Enzo, caro Domenico


Questa lettera, indirizzata ad entrambi perché ormai occupate lo stesso posto nel mio cuore, non porta data in quanto diventerà attuale quando Dio vorrà; ma purtroppo gli anni – anche se sempre uguali - aumentano con velocità spaventosa sulle mie spalle e inesorabilmente questo scritto diventa ogni giorno più attuale.

Non voglio scivolare nel sentimentalismo, ma desidero cogliere l’occasione di questo blog per onorare la memoria di mio padre che, ribadisco, era un cristiano esemplare, mite ed estremamente generoso, esprimendogli la mia profonda gratitudine per avere trovato nella sua fede vissuta ogni giorno con coerenza, coraggio ed abnegazione, motivi validi per accettare, come volontà di Dio, una situazione che inizialmente deve averlo sconvolto, e per essere arrivato al punto da manifestare pari affetto per me e il mio compagno di vita. Se le sorelle di Domenico leggeranno queste righe avranno motivo di riflettere.

 
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