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« EVOLUZIONE DEL COSTUME E...I MIEI PROBLEMI CON DOME... »

EDUCAZIONE SESSUALE? NO, GRAZIE.

Post n°16 pubblicato il 08 Marzo 2012 da sticcoenzo


Ai benpensanti che ostentano una grassa ignoranza nutrita di lazzi e di frasi da caserma che nessuna ricerca, per quanto avanzata, riesce a scalfire, desidero far notare che si trovano omosessuali dovunque, non solo in quei settori che la credenza popolare ritiene più congeniali a loro.


Ve ne sono tra i medici (anche tra i colleghi della Binetti), tra i calciatori, tra i pompieri, tra i macellai, tra i magistrati, tra i cappellani e tra i presuli. Le fonti più aggiornate valutano la percentuale all’8% ma si tratta di un dato approssimativo per difetto a causa del notevole numero di omosessuali repressi riluttanti a dichiararsi anche in un test anonimo.


Non è quindi logico che quando un eterosessuale si trova a parlare ad un pubblico, diciamo, di cinquecento persone parta sempre dal presupposto che si tratti di solo eterosessuali.


Gli omosessuali non sono extraterrestri, anche se agli inizi del secolo venivano chiamati uranisti. Può esserlo il vostro vicino di casa o (Dio non voglia!) un membro della vostra famiglia, perché anche un gay ha un papà, una mamma, dei fratelli,degli zii e dei nipoti. Alcuni  hanno atteggiamenti rivelatori ma la maggior parte non ha nessuna nota distintiva né nel fisico né nel comportamento.

Oggi si parla molto di educazione sessuale ma non si sa bene che cosa si intenda con questa espressione. La nostra è, nonostante gli sforzi di chi rema contro,  una società pluralistica nella quale convivono diverse ideologie su ciò che è bene e ciò che è male in campo sessuale, per cui, in pratica il tipo di educazione che può essere impartito a tutti si limita alla profilassi delle malattie veneree e agli accorgimenti per evitare gravidanze indesiderate.


In quanto all’omosessualità, alcuni psicologi che si occupano di educazione sessuale non si discostano molto dai benpensanti da me tratteggiati, come constatai personalmente negli ultimi anni di servizio.


Ero capo d’istituto in una scuola media in cui una psicologa era stata incaricata da un ente locale territoriale di svolgere un corso di educazione sessuale. Avevo appena esaminato il testo di riferimento assai prolisso ma vago e carente, quando la professionista si presentò  con il solito sussiego che caratterizza  lo staff dei centri di igiene mentale quando tratta con il personale docente. Subito colsi l’occasione  per domandarle come si comportava con gli allievi omosessuali con difficoltà di accettazione e con quelli che  manifestavano atteggiamenti di omofobia. La donna rimase per un attimo interdetta, come se le avessi rivolto una domanda sconveniente, infine, assumendo l’espressione di chi ti assesta una bacchettata sulle mani, rispose: “Ma, Preside, a quell’età (11-14 anni) non sanno ancora qual è l’oggetto delle loro pulsioni né hanno manifestazioni di omofobia.”


Udendo ciò, fui io ad avere un momento di smarrimento. "Strano", ribattei, "io sono gay, come si dice adesso, e ricordo con assoluta certezza che a quattro anni sapevo benissimo quale era il mio orientamento sessuale anche se, naturalmente, allora ignoravo che avesse una connotazione negativa. A undici anni, però, me ne resi conto ed intrapresi un percorso lungo e tormentato che andò a buon fine molto tempo dopo, con la mia piena accettazione, come lei stessa può constatare. Non devo questo risultato a nessun psicoterapeuta ma semplicemente alla fortuna di aver trovato il giusto compagno  e di essere stato sostenuto dall’approvazione paterna. Mi rattrista molto, però, pensare  che nulla è cambiato per i ragazzi di oggi  che si trovino ad affrontare gli stessi problemi che resero la mia adolescenza il periodo più buio e triste della mia vita. Trovo poi sconcertante che gli enti locali abbiano deliberato degli stanziamenti semplicemente per insegnare l’uso corretto dei preservativi e niente di più complesso. Così vanno le cose in questo paese dove apparire è più importante che affrontare i veri problemi che avvelenano la vita di molte persone”.


Com’è evidente il mio umore alla fine di quell’infelice colloquio era alquanto depresso e continua ad esserlo tuttora per tutto quanto è successo in seguito. Tuttavia, recentemente una notizia del 02.03.2012 ha un po’ attenuato la mia mestizia.


A Bagheria (Palermo) una coppia etero è stato denunciata  per avere insultato e schiaffeggiato  un ragazzo gay.  Il Giudice di Pace ha condannato i coniugi al pagamento di un’ammenda di € 1200 e al risarcimento dei danni subiti dal giovane e dall’Arcigay (€ 500) costituitasi parte civile.


La decisione può ragionevolmente definirsi storica  perché il magistrato non ha concesso la sospensione della pena , riconoscendo così il danno subito da tutta la comunità di persone LGBT.

 
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