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1 giugno 2016

Post n°826 pubblicato il 01 Giugno 2016 da donmichelangelotondo

 

Dalla riva al pelago

Buttandoti “a peso morto” fra le braccia di Dio, finalmente

coglierai quanto sono fluttuanti le certezze umane e quanto

invece tu sei “casa fondata sulla roccia”

 

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Io sono uno di quelli che quando va al mare si assicura

che la spiaggia sia estesa tanto da poter fare belle e lunghe

passeggiate. Se decido di fare il bagno mi accerto che ci si

possa tuffare là dove “si tocca”.

Varie volte, sospinto dagli amici, ho tentato di nuotare dove

“non si tocca”, ma la paura mi ha sempre giocato brutti scherzi.

Ho perfino arrischiato di annegare nonostante avessi tra le mani

un remo che dalla barca gli amici mi avevano gettato; volevo

“toccare”, volevo appoggiare i piedi sul fondo, nient’altro mi

poteva rassicurare. Ad ogni tentativo, finiva sempre che immediatamente,

al primo pericolo, tornassi alla riva. Forse per questo non mi sono

mai impegnato a imparare a nuotare.

Raccontavo un giorno ad amici questo mio strano rapporto col mare.

Subito mi subissarono di consigli ed esortazioni perché imparassi

finalmente a nuotare. Uno di loro, per convincermi, mi confessò che

anche lui aveva avuto sempre paura dell’acqua e al mare si comportava

allo stesso modo. Ma i compagni tanto avevano fatto da indurlo a

prender lezioni di nuoto.

Si era affidato ad un bagnino che, portandolo al largo, dove non

si tocca, gli aveva raccomandato: se vuoi imparare a nuotare e

rimanere a galla devi prendere confidenza col mare; nuotare è

una questione di “fiducia”; prima di tutto “devi imparare a fare

il morto”.

Accogliemmo questa espressione con una fragorosa risata e

divertiti ci ripetevamo l’un l’altro, come per apprendere una

lezione: “fa’ il morto”.

Di tanto in tanto, tra amici, siamo soliti confidarci il positivo,

ma anche il negativo, le paure della vita, spronandoci a vicenda

per superarle: “fa il morto”.

Nella vita ci sono periodi più o meno burrascosi, che si tende a

gestire con la propria ragione, a controllare con le proprie forze…

Insomma si vuole stare al sicuro “dove si tocca”.

Ma si attraversano momenti, e spesso molto lunghi, in cui tu non

puoi più nulla, non capisci nessun perché, non tocchi nessuna certezza,

non vedi nessuna luce, anzi sei addirittura nella disperazione.

Proprio in questi momenti ti è chiesto di fidarti “ciecamente” di Dio,

di buttarti “a peso morto” fra le sue braccia. Finalmente coglierai,

sperimenterai quanto sono fluttuanti le certezze umane e quanto

invece tu sei “casa fondata sulla roccia” navigando fra le braccia di Dio.

 
 
 
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