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La fortuna di Cenerentola

Post n°10 pubblicato il 29 Settembre 2014 da donnafat

Chissà cosa avrà pensato Cenerentola nell'attimo nel quale  il principe azzurro la scelse con l'intenzione di ballare con lei dato che la sala pullulava di fanciulle bellissime e di rango elevato. Lei, tutto sommato era soltanto una ragazza che si adoperava con i lavori domestici, pulendo e lustrando la casa nella quale viveva insieme alle sorellastre e alla matrigna, e costretta a continue umiliazioni giorno dopo giorno, e questo le impediva di pensare, che lei in realtà era uguale, se non più desiderabile, di ogni altra ragazza presente. E probabilmente i suoi pensieri migravano lontani, di là dal confine di quella sua dura realtà, sognando giorni diversi da quelli del suo quotidiano, e verosimilmente  con la speranza che potessero concretizzarsi prima o poi. Forse sentiva la solitudine in cuor suo, e sebbene evitasse in ogni modo di non renderla palese la sentiva comunque viva e costante. Poi naturalmente, ebbe la fortuna di ricevere il magico aiuto di cui tutti conosciamo le conseguenze. E come si suol dire, e si dice nelle favole visse felice lontana da stracci e pagliuzze abrasive con cui toglieva l'unto da fornelli e stoviglie, dai pavimenti polverosi e da bucati da fare a mano, e da letti da rifare, e non da meno dalle imposizioni umilianti di cui conosceva bene i contorni, condividendo poi la vita insieme al principe, tra l'altro azzurro, cosa che personalmente lo preferisco al blu se proprio devo dirla tutta, ma a quanto pare a lei piacque. Bontà sua.

Ovviamente è il mio immancabile preambolo del quale non riesco a farne a meno di che se ne dica, presenzia sempre, ma non a lungo, giacchè ora mi accingo a trovare un tono diverso da quello di cui sopra. 

Le donne simili a Cenerentola sono numerose, e spesso pensano che la loro vita è il frutto delle loro azioni, e se ne danno la colpa persino, poichè in maniera rapida la loro auto stima le abbandona, e l'umiliazione prende il sopravvento rendendole fragili e sempre pronte a subire ogni genere di sopruso. 
E non sono diverse dalla ragazza di Perrault, ma quasi peggio. Non vengono prevaricate da matrigne arcigne, ma dal loro uomo, con il quale condividono la quotidianità resa diversa da inaspettati comportamenti da parte di costui, che un tempo usava atteggiamenti magnanimi e per nulla ostili, e che non si sa bene come diventa manesco e crudele.

Se ne parla di continuo, ma purtroppo con scarsi riscontri sulla realtà. Le donne continuano a essere seviziate e uccise persino, e i loro carnefici vivono in totale libertà di fronte alla società, che spesso finge di non vedere o magari è del tutto disinteressata, lasciando in balia di loro stesse le vittime che immancabilmente tacciono la cosa in maniera preordinata persino alle persone a loro più vicine. E nulla cambia nella loro vita.

Mi domando come mai non si vada a cercare l'origine che crea la conseguenza, che è sotto gli occhi di tutti dato che deve pur esserci da qualche parte la motivazione principe, che di principesco non ha nulla c'è da dire.
Cos'è o qual è quella che induce un uomo a picchiare a sangue la propria donna c'è da chiedersi. Che si vada fuori di cervello, per carità può capitare anche al migliore degli uomini, e seppur inammissibile, se rimane un fatto circoscritto al momento è una cosa, ma se diventa abitudine è un'altra: inaccettabile.

Le cronache ci indicano spesso che sono tantissimi gli uomini tendenti a tali pratiche aberranti, e penso che derivi tutto dalla scarsa consapevolezza delle loro madri, che hanno escluso la tollerenza, la uguaglianza, la rinuncia, il rispetto, la fiducia, la consapevolezza e, soprattutto, il saper perdere di fronte alle cose della vita che remano contro quali elementi di educazione ai loro figli maschi, e non da meno a quello di non saper accettare i cambiamenti che la vita impone loro. E creano così uomini che non sanno adeguarsi alle sconfitte, che dubitano di loro stessi, e che usano la violenza per rivalutarsi con l'insana pretesa di scoprirsi forti, usando pugni e calci come maniera di interazione con la donna che pensano di amare, ma che in realtà detestano.

So bene che è solo una sorta di teoria tutta mia, e che tale rimane, tuttavia penso davvero che alcune donne quando diventano madri dimenticano la fermezza, e si lasciano trascinare dall'accondiscendenza, che diventa una costante, e non un premio atto a gratificare. Donne che invogliano a degnigrare le donne stesse, donne che incutono timore e non amore, donne egoiste che impediscono di crescere ai loro figli.

Una donna alleva il proprio figlio, che sarà il compagno di un'altra donna domani. lo so somiglia a una sorta di proclamo, ma è questo che è, e che determina il corso delle occasioni, e sono prevedibili,  e sarebbero perfette se una donna fosse amorevole per principio, affinchè  di Cenerentola amata dal suo principe ne possa essere pieno il mondo, e non solo poche elette. A tutte deve essere concesso di vivere con dignità senza provare vergogna per le violenze subite da un uomo qualunque, il quale obiettivamente non merita di essere definito tale.

 
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